Se dipendesse da noi...
di Alberto Crespi
Scriviamo con due film in competizione ancora da vedere, ma è improbabile che l'argentino Cronica de una fuga e soprattutto il messicano El laberinto del fauno spostino gli equilibri. Il concorso si è mostrato. Noi ci eravamo sbilanciati al terzo giorno e rimaniamo della nostra idea: Volver, di Almodovar, merita la Palma d'oro. Quasi allo stesso livello mettiamo Babel del messicano Iñarritu, qualche gradino più sotto Indigènes del franco-algerino Rachid Bouchareb che ci ha commosso per il tema, ma è molto meno originale come film: daremmo un premio «nobile» a lui come al Ken Loach di The Wind that Shakes the Barley, si tratta di due film che tengono in vita la memoria di due popoli - gli irlandesi e i maghrebini - vittime di poteri imperialistici, delle potenze coloniali - l'Inghilterra e la Francia - che hanno avuto la sfortuna di incrociare nella propria storia. E gli italiani? Hanno fatto un'ottima figura. Sia Il Caimano, sia L'amico di famiglia sono fra i migliori titoli del concorso. Votare per Almodovar non significa sminuirli. Il film di Sorrentino ha una sua surreale stranezza che magari colpirà i giurati, ma ci sarebbe sembrato più giusto un premio a Le conseguenze dell'amore, in concorso nel 2004.
Sul film di Moretti, vorremmo ribadire che è di gran lunga il film più importante dell'anno per noi italiani, per i motivi extra-cinematografici che ben conosciamo; e che è molto bello, molto personale, con idee - squisitamente cinematografiche - folgoranti. Ma non è il più bel film di Moretti: Caro diario era più originale (ben pochi cineasti saprebbero tenere mezz'ora di grande cinema raccontando i propri problemi di salute) e La stanza del figlio era più perfetto e soprattutto più universale. E qui subentra il discorso sul quale spacchiamo il capello in quattro (vanamente) dall'inizio: quanto capiranno, i giurati, del Caimano? Wong Kar-Wai riconoscerà Mao Ze Dong sul poster dell'inquadratura iniziale (la strepitosa scena del matrimonio marxista-leninista), ma capirà di chi si parla quando si parla di Berlusconi? Riassumendo: noi vogliamo la Palma d'oro a Volver, il resto va tutto bene. Saremmo molto felici se Silvio Orlando vincesse il premio come miglior attore, ma ha un concorrente formidabile nel Depardieu di Quand j'etais chanteur. Saremmo felici se Kim Rossi Stuart vincesse la Caméra d'or (il premio agli esordienti). Saremmo ancora più felici se il premio alla regia andasse a Jasmine Trinca... ovvero, alla regista che osa proporre un film su Berlusconi nel paese di Berlusconia. In Italia avremmo bisogno di esordienti così: nella realtà, non solo nel Caimano. È un'utopia. Per ora.
Un solo commento: uno che dice, anzi scrive "più perfetto" !
Meglio lasciar perdere i suoi giudizi.