Processo Enron: quanto è lontana l’America
di Elio Veltri
In America, in tempi brevi, tenuto conto che la sentenza di primo grado diventa esecutiva, hanno processato i capi della Enron, la maggiore delle multinazionali finite in crac. Le previsioni per i due capi, ex amici di Bush, sono di condanne a molti anni di galera a testa, perché i reati contestati, di frode fiscale e falso in bilancio, in America sono puniti severamente. In Italia Tanzi, che ha scavato un buco nel bilancio della Parmalat di oltre 17 miliardi di euro, patteggia una pena di due anni ed è già a casa. In America, in un mese, Bush ha fatto approvare una legge («Sarbanes-Oxeley») bipartisan, che ha introdotto una rivoluzione nella regolamentazione delle società quotate in borsa e nei mercati finanziari. In Italia è stato depenalizzato il falso in bilancio ed è stata approvata una leggina sul risparmio che lascia le cose come prima. In America il procuratore di New York Spitzer ha messo le manette ai più potenti boss delle multinazionali degli scandali, ai capi dell’industria farmaceutica che fa profitti da capogiro ed ha anche confiscato i beni agli imputati che non si comportavano da “pentiti” e cioè non accusavano i loro capi. In Italia tutti gli scandali sono venuti alla luce perché è intervenuta la magistratura, ma i magistrati hanno avuto vita dura e il loro lavoro è stato disprezzato da parte consistente della politica. In America Spitzer ha operato di concerto con le autorità amministrative che lo hanno ringraziato; nessuno ha osato dire nulla e, pure avendo arrestato i finanziatori della campagna elettorale di Bush, il portavoce della Casa Bianca ha detto che le condanne sono eque. In Italia i soliti noti hanno gridato allo scandalo per gli arresti, le detenzioni (di tre mesi), le intercettazioni telefoniche. Le prime parole di Mastella sono state state contro le intercettazioni anche se il neoministro ha detto che di giustizia ne capisce meno di una matricola. Ma se il nostro Paese è tanto filoamericano e i più accaniti “garantisti de noantri” sono più filoamericani di tutti, perché non imitano l’America? Il problema non è né di principio né di lana caprina. È un problema che riguarda gli interessi finanziari ed economici del nostro Paese. La finanza e l’economia sono globali. Le regole no. Ma se da noi le regole si tirano come la pelle dello scroto, perché mai gli imprenditori degli altri Paesi dovrebbero investire i loro soldi puliti in Italia? In costanza di falsificazione dei bilanci e delle scritture contabili, della violenza della criminalità, della richiesta sistematica del pizzo, della inefficienza della pubblica amministrazione, del credito a tassi usurai, gli imprenditori seri non ci vengono. Infatti, non ci mettono piede. Degli investimenti fatti dagli imprenditori americani in Europa, nel 2003, solo il 3% è venuto in Italia e circa zero nel mezzogiorno. Vogliamo continuare a guardare con simpatia l’America solo quando bombarda l’Iraq? Facciamolo pure e avremo solo ricadute negative. D’altronde, gli imprenditori dove dovrebbero andare? Forse a Napoli dove nelle liste per i municipi e il comune si contano 7200 candidati dei quali 205 condannati in primo e secondo grado e 43 con sentenza definitiva? Non fa certo un bell’effetto sapere che il professionismo politico, costituisce con i suoi 500 mila occupati, la prima azienda del Paese. Onestamente nessuno di noi consiglierebbe a un parente o a un amico di investire i suoi soldi puliti a Napoli o a Locri. Un Paese conciato così o cambia o muore. Il governo deve fare la sua parte. Ma mi chiedo anche (come Kennedy) cosa noi tutti siamo disposti a fare per lo Stato.
"In America il procuratore di New York Spitzer ha messo le manette ai più potenti boss delle multinazionali degli scandali, ai capi dell’industria farmaceutica che fa profitti da capogiro ed ha anche confiscato i beni agli imputati che non si comportavano da “pentiti” e cioè non accusavano i loro capi."
In Itaglia invece sarebbe stato bollato come vetero comunista dal centrodestra dell'impresario e come xenofobo-fascista degli ulliwoddisti del centrosinistra.
Evviva l'Itaglia
Elio Veltri il redivivo. Una bella notizia. Fa sempre parte dell'Italia dei Valori ? Ai sui tempi era il dissenziente del socialismo craxiano.
Quasi tutto ciò che scrive è condivisibile, salvo un po' di acredine per l'intervento di Mastella sulla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche.
Bisogna distinguere quelle che hanno rilevanza penale, dalle altre che sono innocue o da 'gossip'.
Ma non si può contestare il diritto di pubblicazione quando tali notizie escono, in modo del tutto illecito, dagli uffici dei P.M.
Non solo.
Peggio quando gli stessi P.M. non ordinano di cassare tutto il materiale intereccetato che non ha rilevanza penale e/o disicplinare.
Che Mastella non sia una matricola è noto, ma dopo un Ministro della Giustizia ingegnere non ci lamentiamo di un Ministro politico puro.
Farà sicuramente meglio.
Grazie a Dio...