Milano troppo razzista, ritrovi il suo cuore
Come è difficile vivere qui con due figli neri
Lo sfogo di un primario del San Raffaele e della moglie: non c'è integrazione
di LUIGI OFFEDDU
L'altro ieri, la signora Tella ha fatto quello che fa ogni mattina. È andata all'edicola, ha comprato il «Corriere». «E quando l'ho aperto alle pagine di Milano, come faccio sempre perché questa è la mia città che amo, mi sono sentita male. Mi è venuto da piangere: quella discussione sul tram, quello scrittore senegalese, Pap Khouma, fermato per il controllo del biglietto, e i 4 controllori dell'Atm — 4, non uno, ha capito? — i pugni, quei passanti che non intervengono, quell'uomo all'ospedale. Pap, ho pensato, avrebbe potuto essere Matteo. Mio figlio. Matteo, che proprio 15 giorni fa mi ha detto: "Mamma, io torno per un po' in Africa. Io nero, qui a Milano, mi sento a disagio, proprio non riesco a ritrovarmici". L'ha fatto davvero: ora è in Tanzania, prima ancora era in Uganda e anche in Togo, volontario con le organizzazioni internazionali di aiuto. Beh, io pensavo che Matteo, forse, un pochino esagerasse. Non che non gli credessi: ma, dopotutto, qui ha vissuto per 25 anni, quasi da quando è nato. In parte saranno cose della giovinezza, ho pensato. Ma ora, dopo quella notizia di cronaca, comincio a credere che Matteo avesse ragione. E che Milano non abbia più, come si dice, il cuore in mano.
Che stia dimenticando che cosa vuol dire solidarietà, accettazione degli altri. O non l'abbia ancora compreso del tutto. Spero di sbagliarmi, ma tutto questo mi fa male, molto male. A Sara, l'altra mia figlia adottata, il giornale non l'ho fatto neppure leggere».
Tella Fraschini è milanese e biondissima, come il marito Gianfranco, primario di ortopedia al San Raffaele. Sono nati entrambi nel 1952, e sono sposati dal 1977. Nel 1981 lavoravano in Togo, Africa. E lì adottarono Matteo, che aveva pochi mesi e la pelle scura. Come del resto Sara, adottata nel 1985 a Bogotà, in Colombia. Più o meno negli stessi anni, i Fraschini hanno avuto anche altri due figli, Luca e Maddalena. Insomma: due figli biondissimi e due figli dai ricci neri, quello che oggi si chiama una perfetta famiglia multietnica. Con tutti i problemi, e le gioie, che questo può comportare: «Tutto affrontato, sempre insieme. Ma l'altro giorno, ecco, leggere quelle cose è stato davvero duro».
Matteo è un tipo riservato, spiegano i genitori. Ma qualcosa, in questi anni, ha raccontato: le tantissime volte che i vigili lo fermavano, chiedendogli la patente («Sarà un caso, ma a me — dice ora la mamma — non è mai capitato in trent'anni») e quella volta che, mentre guidava l'auto del padre, gli chiesero a muso duro: «Dove l'hai rubata?». O quando, spessissimo, qualcuno si stupiva: «Ohé, ma come parli bene l'italiano!». O quel datore di lavoro che gli rifiutò con mille scuse un posto, ma solo quando lo vide in faccia. E lo offrì invece all'amico, bianco, che lo accompagnava. Un giorno, papà e figli andarono insieme a San Siro, alla partita. Davanti a loro, in gradinata, un gruppo di ultrà urlava contro un calciatore nero: «Scimmia, lavati, torna nella giungla». Poi si voltarono, videro Sara, e perfino loro zittirono.
Tutto si supera, certo, Poi, un giorno, uno apre il giornale e sente un nodo alla gola. «Mi ha fatto male — dice Tella Fraschini — leggere dei controllori Atm che avrebbero detto: qui tu non sei a casa tua… Come secoli fa, allora, come nelle colonie, come nel Far West? Milano, allora, non è la casa nostra, di tutti, di tutti coloro che si comportano bene e vi sanno convivere? E quelli che hanno assistito a tutto e non hanno detto nulla? Giovani, erano giovani, e questo è ancora peggio. Io ci credo ancora a certe cose, se tornassi indietro rifarei ancora tutto, adotterei i ragazzi. E nella mia città abbiamo trovato tante persone meravigliose. Ma mi chiedo: quanti anni ci vorranno ancora perché Milano accetti i diversi o i più deboli? No, l'altro ieri abbiamo ricevuto tutti un bruttissimo esempio civico».
Quando loro adottarono Sara e Matteo, spiega Gianfranco Fraschini, «lo facemmo anche perché, come dire, ci fidavamo della nostra Milano, sapevamo che aveva un cuore. Ma ora?». Non bisogna drammatizzare, aggiunge il medico: «Uno può essere stressato dal lavoro, anche a me potrebbe capitare di rimbrottare un paziente e poi scoprire che magari stava molto male. Ma se capitasse, poi lo riconoscerei, mi scuserei. E capisco bene come l'Italia stia attraversando tutte le difficoltà dell'integrazione: la storia di altri Paesi ci conferma quanto sia difficile. Capisco anche che, se dobbiamo vergognarci noi milanesi, devono farlo anche i parigini, là dove può bruciare un albergo per immigrati... Ma dico che qui, a Milano, quei signori dell'Atm erano funzionari in servizio, dunque gente con delle responsabilità, da cui tutti si attendono comportamenti saldi e precisi».
L'Atm continua legittimamente la sua indagine: «Vedremo le conclusioni, magari quei quattro non hanno fatto niente di male. Ma se invece hanno fatto ciò di cui li si accusa, allora hanno dato un esempio deleterio e pericoloso soprattutto alla fascia più debole della popolazione, a quelli che domani potrebbero sentirsi autorizzati ad agire alla stessa maniera. Io non chiedo, non voglio assolutamente, che quei quattro siano puniti in alcun modo. Voglio però, se hanno sbagliato, che almeno dicano "è vero, mi scuso, non dovevo farlo, ho perso la testa, non è stato giusto trattare così una persona. Così non si tratta nessuno, bianco o nero o giallo". Se lo faranno, anche tutti gli altri capiranno. E forse tutti noi milanesi ci sentiremo meglio. Perché questo è qualcosa che riguarda tutti noi: non solo Pap, o Matteo, o Sara, o i funzionari dell'Atm».
Il razzismo si combatte con i fatti. Se - come in molte altre città europee - a guidare i mezzi pubblici, o magari anche i taxi, se tra i controllori dell'ATM, i vigili e i poliziotti cominciassero ad esserci anche cittadini di colore, ai milanesi che nutrono sentimenti razzisti sarebbe più difficile fare le loro esternazioni.
Il contingentamento (come le famose quote rosa) è il primo passo necessario per forzare un cambiamento sociale e culturale che altrimenti resterà sempre fermo allo stadio della petizione di principio.
Otto Bitjoka
cara paola domenichini, il tuo è senza dubbio un buon suggerimento, un principio di uno sviluppo culturale indispensabile per superare l'odio, di razza, di classe.
Questa vicenda una insegnamento lo dà certamente: sono i frutti avvelenati e velenosi di una politica di destra dissennata, oltraggiosa, infamante, da parte di tutte le forze che compongono la c.d. "Casa della Libertà".
C'è nella denominazione della coalizione di centro-destra un che di intrisenco ed involontario sarcasmo, posto che il concetto di 'libertà' viene interpretato in quel modo dai quattro controllori dell'ATM: libertà di insultare, libertà di sospettare, libertà di esercitare la violenza.
Tutto ciò accade mentre il leader del centro-destra sta predicando idee sovversive, una specie di chiamata alle armi, una spcie di "seconda marcia su Roma", a distanza di oltre 60 anni dalla prima.
E sa benissimo che i voti di differenza alla camera non sono 24 mila ma ben 130 mila.
RIPUGNANTE
P.S.:si desidera sapere cosa è successo ai quei 4 controllori ? Quali provvedimenti sono stati adottati dall'ATM, se ne sono stati adottati ?
E' scattata una querela per l'aggressione ?
"è vero,mi scuso"
non credo che questo avverrà. :-(
oltretutto SCUSA è la parola magica che solo pochi conoscono...
...e se non parte dal se' profondo, dalla consapevolezza di aver fatto torto ad altri,
non vedrà mai la luce.
Sono del sud Italia. A Napoli per esempio c'è più di qualche napoletano di colore (vedi sbarco alleati II guerra mondiale)e nessuno fa differenze, per quello che ne so.
Non è questione di colore di pelle.
E' solo questione di IGNORANZA!
Certo, ci vogliono i fatti
(vedi post di Otto BitjoKa/paola domenichini)
ma la testa alla gente non la si può cambiare così, dall'oggi al domani.
Benvenuti sarebbero i buoni esempi da parte di chi pretende posizioni di governo di città come la grande Milano.
Speriamo bene!
Quello che è successo a Pap è incredibile anche se non stupisce. Sia per il fatto che chi vive a Milano conosce bene questi atteggiamenti dei controllori (e non da ieri, sono sempre stati al limite della civiltà), sia per il degradamento dei rapporti di questi anni.
A mio avviso siamo al di là del razzismo, che si innesta su una perdita di rispetto reciproca generalizzata. Non stiamo granché messi bene.
non solo a chi ha la pelle nera. questi atteggiamenti li ho visti spesso (da parte dei sedicenti tutori dell'ordine) nei confronti di cinesi (anche turisti).
ha ragione paola: bisogna dare la cittadinanza italiana a piu' persone possibili, integrarle e farle lavorare anche nei posti pubblici.
e mandare a fare in culo i razzisti ogni volta che si puo' (il che esclude essere da soli contro una curva di bestiacce da stadio: bisogna anche pensare alla salute)
Ciao a tutti,
non avevo letto questa notizia che fa molto male, però non credo sia giusto metterla in relazione causa-effetto con la nostra beneamata giunta di destra.
Milano (purtroppo) è una città razzista, come razzista è la maggioranza degli italiani. La giunta di destra è solo una conseguenza (e i rari governi di timido centro-sinistra sono come "incidenti di percorso", ma a Milano non ne ricordo).
Il razzismo nasce da giovani (e prosegue da benestanti cittadini di età matura) quando si cercano argomenti per sentirsi "superiori" al prossimo (a prescindere dal colore della pelle), e quando argomenti non ce ne sono si cercano i confronti di conto corrente, di automobile-suv, di tv al plasma.
E quando proprio non si ha niente allora va bene anche il colore della pelle (ma anche le preferenze sessuali sono un ottimo argomento).
Nasce tutto dalla più bieca ignoranza e basta guardarsi intorno per vedere quanti biechi ignoranti respirino la stessa aria che noi respiriamo.
Di sicuro l'amata destra non ha mosso un ditino per mitigare certe tendenze xenofobe e razziste, anzi le cavalca come il suino si rotola gioioso nel fango del porcile, ma il Male è dentro l'individuo.
Ciao
Condivido tutti i commenti, e sono insieme disgustato e preoccupato.
Solo una cosa purtroppo non posso sottoscrivere: che tutto ciò sia il prodotto della "casa delle libertà". No, purtroppo i sentimenti di razzismo, ma anche più in generale di discriminazione del diverso, si trovano diffusi fra tutti i cittadini. Preesistevano purtroppo alla CdL e si trovano negli ambienti dove meno te li aspetteresti. Poi, certo, il centrodestra li segue, li vezzeggia, se ne fa un vanto, li cavalca per convinzione e per bieco tornaconto elettorale. Ma non li crea.
Bisogna rifletterci molto: la società diventa sempre più multirazziale (ma anche: si diffondono sempre più diversi modelli di convivenze, ecc). Come fare per favorire l'integrazione fra modelli diversi? come smontare le barriere psicologiche?
Qualche spunto: - ruolo della scuola - partecipazione dei "nuovi cittadini" alla vita civile e politica (es. elezioni locali, ecc) - la comunità religiosa di appartenenza è il giusto mediatore fra il "nuovo" e la società italiana? non dovremmo piuttosto favorire il sorgere di associazioni "laiche"? - possibili "discriminazioni positive".....
tanto per ribadire il concetto che tutto il mondo è paese...
simili scene di violenza bestiale e gratuita, si vedono o perlomeno si vedevano anche a Torino...
parecchi anni fa, ad un fatto simile ho assistito su un bus a poche fermate da Porta Palazzo...
ero su bus anch'io con le mie belle stampelle, "distorsione a un ginocchio", quando un giovane magrebino, con un braccio solo, è salito con la sua mercanzia..., subito 4 facce da c*** gli si sono avvicinate e hanno iniziato a prenderlo in giro, dandogli dello storpio ecc...
lui non voleva lo scontro ed ha cercato di scendere...
ma glielo hanno impedito... e hanno iniziato a spintonarlo, nessuno altro interveniva e mi sono alzato...
quando la situazione è degenerata (lo stavano menando in 4 e lui si difendeva come poteva...),è intervenuta prima di me una ragazza che ha iniziato a picchiare come una furia uno dei teppisti, ma in due contro 4 non c'era molto da fare, nel frattempo sono intervenuto anch'io (ero dall'altra perte del bus ) eravamo sul fondo del bus a pestarci come dei forsennati, quando il bus ha aperto le porte, sono scesi tutti, lasciandoci da soli, senza che a nessuno venisse in mente di darci una mano...(vigliacchi schifosi...)
quando i 4 hanno desitito, eravamo messi davvero maluccio...
la ragazza, ne ha prese un sacco, aveva il viso tumefatto, il magrebino perdeva sangue dal naso, dal sopracciglio, aveva un occhio semichiuso e io mi son dovuto fare altre 2 settimane di convalescenza per il ginocchio, la mascella più che dolorante..., lenti distrutte ecc.... l'unica nota positiva (sic..!!) e che i due che se la son presa con me si siano persi un'pò di denti e si siano fatti male anche loro, (almeno a giudicare da come erano conciati...)
quella ragazza, giovanissima, il cui viso, lo ricordo solo gonfio (mentre ad una fontana ci davamo una ripulita sotto gli sguardi schifati della gente), è un emblema per me...
il coraggio allo stato puro... semplicemente unica...
il magrebino..., un ragazzo lontano da casa..., che come noi sbarcava il lunario...,
i 4 ita(g)liani, per loro non ho parole...
Le giunte comunali non decidono le caratteristiche degli strati profondi su cui poggia la convivenza di una popolazione, casomai ne sono un'espressione, correttissimo. Ma non dimentichiamo che possono avere un'influenza enorme sulla direzione che queste spinte dal basso possono prendere. Un'influenza anche indiretta: tollerare nel dibattito posizioni demagogicamente discriminatorio crea un clima su cui gli episodi più gravi prosperano. Allo stesso modo in cui un governo lassista sui temi della legalità abbassa la riprovazione collettiva verso i comportamenti fraudolenti, di fatto favorendoli.
Non c'è una ricetta prestabilita per affrontare i problemi della convivenza, né tantomeno dell'immigrazione. Fino a che non li affronti nello specifico non puoi sapere come possono essere risolti, perché le astratte posizioni di principio non sono sufficienti.
Certo che una città lasciata a se stessa e socialmente disgregata comincia già con il piede sbagliato. A Milano il livello di convivenza non è esaltante nemmeno tra cittadini non disagiati, quindi figurarsi dove incidono anche altri problemi sostanziali.
Giusto per la cronaca Pap Khouma è un signore di 50 anni, gentile, istruito, non sprovveduto, in Italia da anni con cittadinanza, mediatore a sua volta in passato. Se una cosa del genere può capitare a lui siamo davvero alla frutta.
il commento del genio è stato cancellato...
però..., dato che capita a fagiolo, vorrei dire al genio che aveva postato..., che mi è capitato proprio l'anno scorso..., di aver a che fare con due medici, di cui uno sicuramente proveniente dal sud est asiatico e uno dall'africa subsahariana..., ebbene, due persone favolose, sia dal punto di vista professionale, sia da quello umano..., cosa che non ho potuto dire del medico del PS, (sic..!!un italico...)
drizzt :complimenti a te e alla ragazza (santa subito)
grazie antonella_c...
ma nel mio caso sapevo che bene o male me la sarei cavata..., poi sono un attaccabrighe... e non sopporto certe cose...
lei invece..., era un piccolo grande cuore... non ha fatto conti sulla capacità di picchiatrice..., ma solo con la sua voglia di giustizia e umanità... un'adorabile folle...
se la rincontrassi, mi metterei a piangere...
concordo con paolo zinna sul fatto che la cdl non ha creato questi mostri ,ma gli faccio anche notare che sono questi personaggi che han creato la cdl .
drizzt, hai tutta la mia ammirazione, che va anche a quella ragazza.
incredible che esistano ancora persone come voi. BRAVI !
a paolo zinna dico che la CdL ha fatto da catalizzatore.
Io sto dalla parte dei controllori. Gli stranieri sono arroganti altro che tolleranza . Vedo molte volte immigrati che minacciano i controllori sui mezzi pubblici e non fanno il biglietto(anche degli italiani non fanno il biglietto ma se scoperti non aggrediscono i lcontrollore), immigrati magrebini che si ubriacano,sudamerican iche fanno feste nei parchi e sporcano dappertutto,african iche vendono roba contraffatta vicino ai nostri stuoendi monumenti,cinesi che non rispettano le regole di chiusura dei negozi e fanno concorrenza sleale sfruttando manodopera clandestina,alloggi di case popolari date allo straniero da pochi anni in Italia,macellerie islamiche sempre aperte e potrei continuare parlandovi degli insulti rivolti nei miei confronti da arabi quando prima di Italia. Francia portavo in giro la bandiera mentre andavo a casa di un mio amico.
Molti itaiani odiano gli immigrati perchè hanno tolto lavoro e stato sociale agli italiani delle classi più basse e portato degrado. Purtroopo questa è la realtà e quest oè il risultato de lbuonismo.
Gli immigrati sono serviti ai sindacati agli italiani ricchi che li sfruttano e alla caritas ma hanno portato disagio alla grande parte della popolazione.
E poi perchè il poeta africano alla domanda di far vedere l'abbonamento non lo ha subito mostrato?
saluti
http://italy.peacelink.org/migranti/articles/art_16537.html
Porrei particolare attenzione al passaggio:
"Il controllo è stato effettuato quando lo scrittore era GIA' SCESO DAL TRAM
da diversi minuti e di conseguenza non rientrava nei compiti dei controllori
di ATM, che invece al grido di "sei a casa nostra e devi seguire le nostre
regole" hanno deciso di effettuarlo comunque a calci e pugni."
... Proprio dei galantuomini, i tuoi controllori, vittime di un sistema che li minaccia costantemente...
... Hai qualche altra idiozia da dire, Stefano?