Milano, un sindaco oppure una padrona
Ferrante ci crede La missione (quasi) impossibile è battere Berlusconi a casa sua
di Luca Fazio
Perdiamo. No, ce la facciamo. Cominciamo a prenderla con filosofia. Le uniche notizie confortanti sono due, anche se al miracolo ci credono in pochi, tranne il candidato sindaco Bruno Ferrante, che a poche ore dal voto fa benissimo a dire «vinciamo al primo turno». Comunque vada, a Palazzo Marino Gabriele Albertini non lascerà nemmeno un ricordino, è stato un sindaco insignificante che l'ha azzeccata una volta sola, quando si è fatto fotografare in mutande per reclamizzare un noto stilista, e il suo fisico asciuttino. Letizia Moratti - per il cognome che porta, come sua cognata Milly, perché questa volta è anche derby - almeno non potrà scomparire per i cinque anni del mandato: se vincerà farà la padrona, magari caritatevole. La seconda buona notizia è che mai come questa volta il centrosinistra milanese ci aveva creduto.
Comunque andrà a finire, attenderemo l'analisi del come e del perché anche questa volta l'Unione abbia fatto di tutto (l'ha fatto apposta?) per demolire una candidatura non esaltante ma comunque dignitosa, al punto da tenere insieme, sulla carta, gli ingrigiti ex poteri forti della Milano anni '80 (una tristezza) e le ali estreme meno retrò del movimento milanese, da sempre freddino con la politica istituzionale. Ferrante non è certo tipo da scaldare i cuori, ma in fondo, quando è stato lasciato solo - cioé sempre, ma l'ha capito troppo tardi - è stato l'unico che ha saputo dire «qualcosa di sinistra». Mentre i suoi sostenitori si nascondevano, o peggio, facevano a gara a chi invitava Letizia Moratti al corteo del primo maggio, comico gesto riparatore dopo che era stata fischiata dai «sanbabilini rossi» del 25 aprile.
Quello è stato il capolavoro politico di Lady Moratti, che nel frattempo aveva già fatto di tutto, lifting fotografico compreso, per ammorbidire la sua immagine da Crudelia, gelida massacratrice della scuola. Dopo quei due cortei, anche i più speranzosi hanno sentito che forse Ferrante, non per colpa sua, si era giocato le elezioni. Certo il politico Ferrante ha le sue colpe. Ma è chiaro che, per esempio, ingessato com'è nel suo doppiopetto da ex prefetto, non poteva certo infiammare la platea femminile più esigente degli ultimi anni, le donne «uscite dal silenzio» del movimento milanese, infuriate per qualche involontaria uscita da galantuomo anni '50, ma tuttavia disposte a votarlo. «Se vinco, metà squadra sarà rappresentata da donne», si è subito scusato esagerando.
Ma vincere è davvero impossibile? Dopo il colpaccio di scena del 9 aprile, meglio mettere le mani avanti. Del resto i più fiduciosi (i sondaggi parlano di quasi testa a testa attorno al 50%) qualche ragione ce l'hanno. La città, frastornata dalle politiche, non sente come dovrebbe queste elezioni amministrative. Poco male, si dice: se l'affluenza alle urne sarà bassa, Ferrante potrebbe sperare di arrivare al ballottaggio, e poi vincere (la CdL ha 5 punti più dell'Unione, ma in aprile ha votato l'86% dei milanesi, cifra enorme). E oggi c'è il sole...Inoltre, nonostante i milioni di euro spesi, tutti sanno che Milano è la città più ostile al ministro della pubblica istruzione, e che i genitori e gli insegnanti di ReteScuole sono una potenza che vale migliaia di voti. Se Ferrante vince, si dice, sarà merito di ReteScuole, certo non dei «big» dell'Unione che si sono limitati a goffe comparsate. Peccato, perché, tra battibecchi e programmi confusi, domani a Milano si vota pro o contro Berlusconi, e qui si vede che la malattia è dura sconfiggere.
insomma, chi non deve sentirsi sconfitto è proprio l'ex-Prefetto Ferrante, tutti gli altri sì e sta loro bene.
VADANO A CASA. CAMBINO MESTIERE.
adesso si 'ciuccino' cinque anni di Mortizia !
un dubbio: il giornalista non si chiama Luca Fazzo ?
alberto, anche qui il mio registro è diverso
Luigi, Luca Fazzo esiste anche ma è della redazione milanese di Repubblica :)
Mi era parso un errore di scrittura.
grazie.
P.S.: conosco Luca Fazzo, so che è della redazione milanese di Repubblica.