Giornalisti a ore
di Marco Travaglio
Lo scandalo, negli Stati Uniti, è enorme. S’è scoperto che ben 77 televisioni spacciano da anni per notizie gli spot confezionati dall’amministrazione Bush e da grandi corporation. Due istituti di ricerca sulla libertà di stampa hanno raccolto 40mila firme per una petizione al Congresso «contro la frode nei notiziari». Così, su richiesta del Congresso, la Commissione federale alle comunicazioni ha aperto un’inchiesta che potrebbe costare multe salate a chi gabella per notizie gli spot. Ma un senatore repubblicano ha già proposto una legge per sostituire le multe con il carcere. La notizia non ha avuto alcuna eco in Italia. Anche perché ciò che fa scandalo in America da noi è la regola. Se si dovesse multare chi fa tg a base di spot, i direttori delle principali testate sarebbero nullatenenti e vivrebbero sotto i ponti. L’altro giorno il Tg2 titolava la notizia del tracollo della Casa delle libertà alle elezioni amministrative: «Roma-Milano, pareggio». E non ci sono solo i tg. L’altra sera, a Porta a Porta, l’insetto ha allestito una marchetta di due ore per Franco Marini che ha imbarazzato lo stesso ospite. Roba da far impallidire il risotto di D’Alema e il duetto canoro Apicella- Bellachioma. Tre inviati sguinzagliati sui monti d’Abruzzo, regione natìa di Marini e dello stesso Vespa, cantavano le gesta del lupo marsicano, le virtù dello zafferano indigeno e le appassionanti avventure della pipa dell’illustre invitato. Poi, non bastando i tromboni in studio, ha fatto irruzione la fanfara della Brigata Alpina, sotto gli occhi del terreo e incolpevole presidente del Senato. Chissà se in America si accontenterebbero di una multa.
Ecco, lo scandalo Usa potrebbe aiutarci a ridefinire il concetto, ormai piuttosto elastico, di «giornalista». Come classificare, per esempio, Maurizio Costanzo, per il quale sta scattando la mobilitazione democratica onde salvare il prezioso contributo suo e della sua signora alla libera informazione? E Mimun, cos’è esattamente Mimun? A prescindere (per carità di patria) dal Tg1 che ci infligge da quattro anni, leggiamo nell’«Indagine sul calcio» di Oliviero Beha che Clemente J. fu consigliere d’amministrazione della Lazio ai tempi dell’ottimo Cragnotti, finché quest’ultimo finì nel suo habitat naturale: Regina Coeli. Ecco, che ci fa un giornalista nel Cda di un club del pallone? Ed è per questo o per altri imperscrutabili motivi che il Cda Rai sta per traslocarlo dal Tg1 a Rai Sport, in piena Calciopoli?
A questo proposito, il compagno Lamberto Sposini, beccato in amorevoli conversari telefonici con l’amico Moggi prima e dopo le sue imbarazzanti comparsate telecomandate al Processo di Biscardi, fa il giro delle sette chiese fra giornali e tv per rifarsi una verginità e accusare il direttore del Tg5 Carlo Rossella di varie nefandezze e «condizionamenti politici». Dio solo sa quanto poco amiamo Rossella, ma quando è attaccato da Sposini ci vien voglia di abbracciarlo. Perché Sposini, nel Tg5 di Rossella, non era un fattorino. Era il vicedirettore. Per due anni, non per due giorni. Ma, quando si dice la combinazione, s’è accorto degli orrendi condizionamenti rosselliani giusto alla vigilia delle ultime elezioni. E a chi ora gli chiede la differenza fra i condizionamenti politici su Rossella e i condizionamenti moggiani su di lui, risponde serafico: «Ma al Processo si stava come al bar sport, facevo il tifoso e ovviamente dicevo cose smaccatamente pro Juve, ci andavo apposta!». L’interessante precisazione introduce la figura del giornalista part-time, che a una cert’ora smette di essere giornalista e diventa tifoso. Purtroppo però la gente non lo sa, anche perché la didascalia continua a segnalarlo come «giornalista». Forse indossando una maschera di Pulcinella, o direttamente di Lucianone, o magari sottotitolando «spazio pubblicitario a cura della Gea Word», si potrebbe scongiurare l’equivoco. Che, fra l’altro, può fornire un comodo alibi per le peggiori nequizie nella vita quotidiana. Un tizio rincasa alle 5 del mattino con evidenti tracce di rossetto sulla camicia, raccontando alla moglie di essere reduce da un pellegrinaggio sulle orme di santa Rita da Cascia. Quando questa (la moglie, non santa Rita) lo caccia di casa a pedate, lui risponde che non parlava da marito, ma da gigolò. A questo punto la consorte obietta che non si può essere mariti a intermittenza. Ma lui replica che anche Sposini faceva così con la Juve, e nessuno gli ha mai detto niente. Il che, diciamolo francamente, non è bello.
Che dire, siamo in un paese schifoso. Dove fare il giornalista consiste, nella migliore delle ipotesi, nel preparare spot infarciti di commenti di parte (sempre che si ricordino di mandare quelli di entrambe le fazioni), sempre trascurando ciò che è l'essenza dell'informazione: il fatto.
Perchè utilizzando quella porcata di metodo (si noti l'omaggio al buon Calderoli), è impossibile offrire un adeguato servizio al cittadino medio, cui nemmeno passa per la testa di investire un euro per il Corriere o per Repubblica.
Se poi aggiungiamo le piaghe che Bellachioma infligge al sistema televisivo, di cui controlla inverecondamente (si potrà dire "inverecondamente"? Mah) diciamo almeno 4 dei tg nazionali... Ecco, si ritorna al "siamo un paese schifoso".
Non ci fossero giornalisti come il Marco nazionale (Travaglio, non Pannella) chissà quante favole spacciate per verità rivelate sarebbero parte del nostro bagaglio di esperienze teleguidate.
Mi chiedevo, al tempo, che ci facesse Sposini (come anche alcuni magistrati in funzione di giudici sportivi) nella gazzarra di Aldo Biscardi; me lo sono chiesto, senza potermi dare una rispota soddisfacente.
D'altronde, Biscardi capitava, per pco, solo durante qualche mio forsennato torneo di 'zapping'.
Adesso lo so.
Grazie a questo gustosissimo articolo di Travaglio.
;-)
Ormai smetto di incensare Marco, per non suonare monotono, ma vorrei far notare una frase, che è sintomo di vera classe.
"Ed è per questo o per altri imperscrutabili motivi che il Cda Rai sta per traslocarlo dal Tg1 a Rai Sport, in piena Calciopoli?"
Come diceva Pasolini: io so, ma non ho le prove. E' dalla qualità di certe intuizioni che si vede la stoffa di un giornalista-intellettuale. E col tempo ne vedo sempre di più nei pezzi di Marco.
marco, riconoscere il valore e la forza etico-morale (merce rara ai tempo d'oggi) di un giornalista non significa incensarlo.
:-)
...mauro. :)
No, il fatto è che ogni volta che Alberto posta un articolo di Travaglio lascio commenti quasi estasiati... sembro una ragazza pompom di Marco!
Se nel programma di Biscardi ci stava pure un magistrato juventino... direi che il tutto si commenta da solo.
Avere rinunciato alla tivvù anni fa mi fa sentire un vero privilegiato. Salvo entrare in crisi quando iniziano i mondiali di calcio e sottopormi al pellegrinaggio tra amici, parenti, bar. E così capita di vedere anche un tg: inutile dire che, privo di assuefazione, l'impatto sui visceri è veramente nauseabondo. Impossibile non notare, ad esempio, che il famoso "panino" è già stato riscaldato e riciclato ad uso della nuova maggioranza. Basta. Buttate via la tivvù. Magari dopo i mondiali. Si vive meglio. Molto.
scusa mauro, i miei occhi non sono più così buoni come una volta.
michele, non estremizzare, non buttare via il bambino con l'acqua sporca !
Ma sì, lo ammetto, ogni tanto vado da mia sorella la domenica sera a vedere fazio gabanelli dandini...
Travaglio ha un solo pregio, scrivere quello che pensa e scriverlo bene.
In un paese anormale come il nostro questo raro pregio trasforma le suddette qualità, che dovrebbero essere lo standard minimo di ogni giornalista, in eccezione di cui sorprendersi ed esaltarsi.
Mi chiedevo, al tempo, che ci facesse Sposini (come anche alcuni magistrati in funzione di giudici sportivi) nella gazzarra di Aldo Biscardi; me lo sono chiesto, senza potermi dare una rispota soddisfacente.
Secondo me, al solito, travaglio la fa lunga.
Il "processo del lunedì" era una specie di sceneggiata ridicola, con litigate a comando, dove ognuno faceva la sua parte, peraltro destinata ad un pubblico sempre più di basso livello.
Così come la fanno lunga quelli con la litania del "calcio ferito", a partire dagli ultras, che quasi sempre sono bande di delinquenti e ricattori.
Il calcio è un gioco -nulla più- e siccome questo è un paese strutturalmente corrotto anche il calcio lo è. La cosa, però, non mi pare grave.
Vi assicuro che ci sono problemi di maggior rilievo.
dedalus, penso che attorno al calcio ruoti una vera e propria industria con migliaia (se non centinaia di migliaia) posti di lavoro che possono diventare a rischio.
Credo che per questo motivo occorre rimotivare i milioni di tifosi ed appassionati.
Certo che ci sono problemi più impellenti, ma nel settore questa è la massima urgenza e occorre farsene carico, come stanno facendo il commissario straordinario Rossi ed il giudice sportivo Borrelli.
Non vale l'alibi del peggio per giustificare il male o quanto meno tollerarlo.
Bah, fiuto l'aria e sono sicuro che tutto finirà con qualche capro espiatorio messo alla gogna da una folla giustizialista (ed altrettanto corrotta) guidata da gazzettieri ignoranti e populisti.
non è nè da Guido Rossi nè da Francesco Saverio Borrelli !