Da Roma a Trento, la protesta dei detenuti.
«Il rischio è la rivolta»
Sovraffollamento record, caldo, stipendi non pagati: nelle carceri è alta tensione. Manconi: «Indulto e amnistia da soli non bastano»
di Davide Madeddu
Sale la tensione tra il popolo dei detenuti che affolla le 205 carceri d’Italia. Troppo stretti e senza assistenza per poter condividere strutture sempre più vecchie e disastrate. La protesta di ieri a Rebibbia a Roma, dove i detenuti hanno reclamato perché non ricevevano i pagamenti, non è che l’ultima di una serie di manifestazioni che nelle scorse settimane hanno visto scendere sul piede di guerra anche i «colleghi» di Buon Cammino a Cagliari e quelli di Trento e Civitavecchia. Storie differenti ma legate da un unico tesissimo filo rosso. Lillo Di Mauro, rappresentante della Consulta penitenziaria del Comune di Roma è chiaro: «Quando si parte con la speranza di far partire un provvedimento di amnistia e di indulto e poi si dice che è a rischio, è chiaro che le reazioni siano conseguenti. A dicembre - prosegue - abbiamo fatto la marcia per l’amnistia e l’indulto, adesso che sediamo sui banchi del governo, dico, facciamo qualcosa, subito».
Che la situazione, in mancanza di provvedimenti, possa degenerare lo spiega anche Luigi Morsello, ispettore del dipartimento della polizia penitenziaria in pensione. «Il governo non può non farsene carico - scrive in una lettera appello - perché la speranza dell’amnistia e dell’indulto, lungi dal rasserenare gli animi, li esaspererà sempre di più con una velocità esponenziale». La paura è, infatti, che dopo le proteste isolate possa esserci una «rivolta pacifica» provocata dall’esasperazione. «Secondo noi questo tipo di proteste - dice Vittorio Antonini, responsabile dell’associazione Papillon - sono la testimonianza del malessere che cresce. Riteniamo che le posizioni espresse nelle ultime settimane (l’apertura manifestata dal ministro Mastella, ndr) non siano un bluff mediatico - prosegue -. Però ciò che è pericoloso è il continuo rimbalzarsi di responsabilità, senza una effettiva apertura di un dibattito nelle sedi compententi». Quindi l’appello: «Tutti devono essere consapevoli che come ogni forte investimento emotivo davanti a un’ulteriore delusione la rabbia salirebbe. E salendo potrebbe arrivare fin sui tetti». Duro anche Fabrizio Rossetti, responsabile del settore penitenziario della Fp Cgil: «Non ci sono soldi per far funzionare le strutture». Gli fa eco Riccardo Arena di «Radiocarcere». Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia, annunciando l’impegno totale del ministero, precisa: «Riteniamo che l’amnistia e l’indulto, due provvedimenti correlati, siano non solo indispensabili ma è scontato che da soli non bastino». Manconi spiega: «Ci sono direttrici di fondo di radicale riforma di struttura che possono e devono essere adottate, innanzi tutto nella direzione della depenalizzazione prima e decarcerizzazione. Nel corso del 2005 sono entrati nelle carceri italiane 9619 stranieri, responsabili solo di un illecito amministrativo».
Amnistia e indulto, a questo punto, sono assolutamente indispensabili!
Le notizie altalenanti a riguardo proprio non aiutano.
Pare che il rischio sia grosso, e dunque si proceda a concederli!
Che poi si sa che urgono altre misure di riforma di tutta la struttura per tentare di sistemare meglio tutto ciò che è strettamente correlato al mondo della giustizia in generale e delle carceri in particolare.
Ma intanto,dopo tante altalene, il primo passo non può essere che questo : amnistia e indulto!
Il resto a seguire subito dopo!
Luigi,se non erro, si tratta di un settore da troppo tempo trascurato, con conseguenze vissute sulla propria pelle non solo dai detenuti ma anche da tutto il personale che opera all'interno delle carceri. Tu ne sai qualcosa...;-)
C'è davvero bisogno che si diano da fare...
Sulla cronaca romana di Repubblica si parla della situazione a Rebibbia. C'è stata una "rivolta" pacifica causata da problemi soprattutto organizzativi (stipendi, posta etc.) ma anche legati ad una certa "severità" del direttore (solo tre telefoni, difficoltà nelle visite). Mi piacerebbe avere da Luigi Morsello un'opinione sulle scelte nel trattamento dei detenuti (specialmente per quanto riguarda il regime di visita e a prescindere dalle deficienze organizzative ed economiche del sistema carcerario).
Art. 18 L. n.354/1975 (ordinamento Penitenziario):
(Colloqui, corrispondenza e informazione)
1.I detenuti e gli internati sono ammessi ad avere colloqui e corrispondenza con i congiunti e con altre persone, anche al fine di compiere atti giuridici.
2.I colloqui si svolgono in appositi locali sotto il controllo a vista e non auditivo del personale di custodia.
3.Particolare favore viene accordato ai colloqui con i familiari.
4.L'amministrazione penitenziaria pone a disposizione dei detenuti e degli internati, che ne sono sprovvisti, gli oggetti di cancelleria necessari per la corrispondenza.
5.Può essere autorizzata nei rapporti con i familiari e, in casi particolari, con terzi, corrispondenza telefonica con le modalità e le cautele previste dal regolamento.
6.I detenuti e gli internati sono autorizzati a tenere presso di sé i quotidiani, i periodici e i libri in libera vendita all'esterno e ad avvalersi di altri mezzi di informazione.
7.Abrogato.
8.Salvo quanto disposto dall'articolo 18-bis, per gli imputati i permessi di colloquio fino alla pronuncia della sentenza di primo grado e le autorizzazioni alla corrispondenza telefonica sono di competenza dell'autorità giudiziaria, ai sensi di quanto stabilito nel secondo comma dell'articolo 11. Dopo la pronuncia della sentenza di primo grado i permessi di colloquio sono di competenza del direttore dell'istituto.
9.Abrogato."
Art. 37 Regolamento di esecuzione della legge n.354/1975:
"(Colloqui)
1. I colloqui dei condannati, degli internati e quelli degli imputati dopo la pronuncia della sentenza di primo grado sono autorizzati dal direttore dell'istituto. I colloqui con persone diverse dai congiunti e dai conviventi sono autorizzati quando ricorrono ragionevoli motivi.
2. Per i colloqui con gli imputati fino alla pronuncia della sentenza di primo grado, i richiedenti debbono presentare il permesso rilasciato dall'autorità giudiziaria che procede.
3. Le persone ammesse al colloquio sono identificate e, inoltre, sottoposte a controllo, con le modalità previste dal regolamento interno, al fine di garantire che non siano introdotti nell'istituto strumenti pericolosi o altri oggetti non ammessi.
4. Nel corso del colloquio deve essere mantenuto un comportamento corretto e tale non recare disturbo ad altri. Il personale preposto al controllo sospende dal colloquio le persone che tengono comportamento scorretto o molesto, riferendone al direttore, il quale decide sulla esclusione.
5. I colloqui avvengono in locali interni senza mezzi divisori o in spazi all'aperto a ciò destinati. Quando sussistono ragioni sanitarie o di sicurezza, i colloqui avvengono in locali interni comuni muniti di mezzi divisori. La direzione può consentire che, per speciali motivi, il colloquio si svolga in locale distinto. In ogni caso, i colloqui si svolgono sotto il controllo a vista del personale del Corpo di polizia penitenziaria.
6. Appositi locali sono destinati ai colloqui dei detenuti con i loro difensori.
7. Per i detenuti e gli internati infermi i colloqui possono avere luogo nell'infermeria.
8. I detenuti e gli internati usufruiscono di sei colloqui al mese. Quando si tratta di detenuti o internati per uno dei delitti previsti dal primo periodo del primo comma dell’articolo 4-bis della legge e per i quali si applichi il divieto di benefici ivi previsto, il numero di colloqui non può essere superiore a quattro al mese.
9. Ai soggetti gravemente infermi, o quando il colloquio si svolge con prole di età inferiore a dieci anni ovvero quando ricorrano particolari circostanze, possono essere concessi colloqui anche fuori dei limiti stabiliti nel comma 8.
10. Il colloquio ha la durata massima di un'ora. In considerazione di eccezionali circostanze, è consentito di prolungare la durata del colloquio con i congiunti o i conviventi. Il colloquio con i congiunti o conviventi è comunque prolungato sino a due ore quando i medesimi risiedono in un comune diverso da quello in cui ha sede l'istituto, se nella settimana precedente il detenuto o l'internato non ha fruito di alcun colloquio e se le esigenze e l'organizzazione dell'istituto lo consentono. A ciascun colloquio con il detenuto o con l'internato possono partecipare non più di tre persone. E' consentito di derogare a tale norma quando si tratti di congiunti o conviventi.
11. Qualora risulti che i familiari non mantengono rapporti con il detenuto o l'internato, la direzione ne fa segnalazione al centro di servizio sociale per gli opportuni interventi.
12. Del colloquio, con l'indicazione degli estremi del permesso, si fa annotazione in apposito registro.
13. Nei confronti dei detenuti che svolgono attività lavorativa articolata su tutti i giorni feriali, è favorito lo svolgimento dei colloqui nei giorni festivi, ove possibile.".
Come si vede, le norme sono adeguate, occorre solo applicarle correttamente.
Pino, rivolta pacifica è un ossimoro.
Hanno protestato per vari motivi (io non ho la pagina romana di Repubblica), che però sono emersi agli onori della cronaca.
Ti mando privatamente un mio intervento.
Pino, e allora ?
Risposta alla mia mail dal sistema:
"Your message
To: colaiacoto@tiscali.it
Subject: CARCERI.
did not reach the following recipient(s):
colaiacoto@tiscali.it on Tue, 13 Jun 2006 14:08:09 +0200
Problema di comunicazione SMTP con il server di posta elettronica
del destinatario. Contattare l'amministratore del sistema.
User unknown>"
Pino, se ci sei batti un colpo !
qui ci sarà molto bisogno della mia confraternita di più giovani colleghi !
Datti pace Luigi Morsello, Pino è scomparso, fattene una ragione.
Scusate, non sono scomparso, e che non vedendo commenti per un po' non ho più aperto il post. Luigi, ti ho mandato un messaggio privato.
visto 'angelo custode' ?
stavolta hai toppato, Pino non è scomparso.
ricevuta la mail, ti ho risposto.
Se verrà accettata la proposta di amnistia, quanto tempo occorre prima che la situazione vada in vigore? Grazie!