Il caso Mastoglia
di Marco Travaglio
Nel suo strepitoso dvd «Il caso Scafroglia», da ieri in libreria, Corrado Guzzanti lancia un appello alla Nazione: «C’è una tensione esagerata nel Paese, un clima di continuo scontro fra i giudici da una parte e i criminali dall’altra,una contrapposizione frontale.
Uno steccato invalicabile fra giudici e criminali. Ma perché? Vogliamo dire una parola di riappacificazione? È vero, in Italia sono morti molti giudici. Ma sono morti anche molti gangster…». Il brano risale al 2002, quando Corrado non poteva prevedere l’avvento di Clemente Mastella alla Giustizia. Ma parlava come se lo sapesse. I suoi paradossi satirici illuminano, meglio di qualunque editoriale, la deriva imboccata dal dibattito sulla giustizia da quando Bellachioma impone il suo pensiero unico a reti unificate. Anche ora che non governa più. È il berlusconismo «extra moenia», che fa breccia anche nell’Unione.
L’altro giorno il ministro di Clemenza ha raccolto meritati applausi a Regina Coeli, quando ha detto, senza nemmeno rendersi conto di quel che diceva: «Sarò più il ministro dei detenuti che quello dei giudici».
Poi ha raccolto meritate perplessità all’assemblea dell’Anm, quando ha invitato i magistrati ad andare in ufficio alle nove del mattino. Quelli si aspettavano una parola chiara sull’annunciato decreto per radere al suolo la boiata dell’ordinamento giudiziario targata Castelli.
Ma non se ne fa più nulla: semplice disegno di legge, con tempi eterni, e solo per bloccare alcuni punti della controriforma, che per il resto piace un sacco a mezza Unione.
Poi il ministro di Clemenza ha rischiato di scavalcare Corrado Guzzanti: è stato quando ha invocato una «pacificazione fra giustizia e politica». Come se i processi a carico di alcuni politici non dipendessero dai gravi reati commessi da questi, ma da una guerra dichiarata dai giudici alla politica.
È un po’ come dire che, visto che ogni giorno vengono processati decine di mafiosi, occorre pacificare la giustizia e la mafia. Superare gli steccati, ecco.
Ma il dato più stimolante del discorso mastelliano è l’annuncio di un «patto sulla giustizia con l’opposizione». Nella fretta, il ministro s’è dimenticato di precisare con chi precisamente, del centrodestra, verrà stipulato il suddetto patto. Forse perché c’è solo l’imbarazzo della scelta. Berlusconi, imputato di corruzione giudiziaria e sei volte prescritto per falso in bilancio, sembra l’interlocutore ideale, anche perché considera tutti i giudici (non solo italiani) «matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana» e la giustizia tout court «un cancro dello Stato di diritto che dobbiamo estirpare».
Anche Previti potrebbe fare il caso nostro, ma solo per due ore al giorno, essendo per il resto della giornata detenuto a domicilio per via di una condanna per corruzione giudiziaria: bisognerà profittare dell’ora d’aria.
Dell’Utri invece è ancora a piede libero: dall’alto della sua condanna definitiva per frode fiscale e di quelle provvisorie per estorsione e mafia, potrebbe fornire un valido contributo. Anche An possiede una miriade di interlocutori ideali.
Storace, indagato per associazione a delinquere perché faceva spiare i suoi avversari politici. Oppure Alemanno, inquisito per i fondi illeciti di Parmalat. O, se proprio si vuole andare sugli incensurati, l’ex sottosegretario Mantovano, che paragonò la sentenza Dell’Utri alle «rappresaglie dei nazisti in fuga dall’Italia».
Poi c’è la Lega, che il patto sulla giustizia ce l’ha nel sangue: a parte Castelli, che alla Giustizia ha già dato tanto, c’è il leader Bossi, condannato per la maxitangente Enimont; c’è Maroni, pregiudicato per resistenza a pubblico ufficiale; c’è Calderoli, in appello per lo stesso reato e in udienza preliminare a Verona per attentato all’unità nazionale insieme all’intero vertice leghista.
È lo stesso Calderoli che due anni marciava dietro una bara dedicata al procuratore Papalia, al grido di «Papalia il più terrone che ci sia».
E come trascurare la parte più presentabile della Cdl, quel bocciolo dell’Udc, detta anche «Io c’entro»? C’è Piercasinando, che telefonò la sua «stima e amicizia» a Dell’Utri alla vigilia della condanna, e lo fece pure sapere. C’è il segretario Cesa, miracolato dalla prescrizione per le mazzette che portava a Prandini. Senza dimenticare la corrente siciliana, quasi tutta ai ferri con l’eccezione di Totò Cuffaro, imputato solo di favoreggiamento alla mafia. Ecco, le premesse per un bel patto bipartisan sulla giustizia ci sono tutte. Quando si comincia?
Era meglio morire da piccoli.
Sacrosanta verità darth..:D
Prima la pillola dolce (la grazia a Pietrostefani e la (spero) prossima grazia a Sofri) e poi la pillola amara.
Già visto mille volte nel modus operandi DC.
No, questa volta Marco Travaglio non ti seguo più.
Con questo articolo mi dai l'impressione di chi fa di mestiere il 'bastian contrario'.
Allora, di carceri non sai nulla, è evidente, è una deficienza, non una colpa.
La tua interpretazione della frase del ministro di Giustizia (e di Grazia, non di Clemenza come derisoriamente tu lo nomini) è faziosa e capziosa.
E lo sai bene, perchè è chiarissimo il senso dell'invito di Mastella, solo un bastian contrario di mestiere lo può deformare come hai fatto tu.
Non puoi non sapere che il Presidente Napotilano ha fatto conoscere il suo dissenso sull'uso del decreto-legge, pur sapendo che molti costituzionalisti hanno dichiarato percorribile quella strada.
Non restava che la strada del disegno di legge, nel cui interno si è tentato di inserire (non so se con successo, ma lo sapremo nei prossimi giorni) un escamotage per ricorrere ugualmente al decreto-legge per le scadenze di giugno di entrata in vigore di due decreti delegati del nuovo Ordinamento giudiziario.
Se non ti piace Mastella, allora fattene una ragione.
Io non l'ho votato, ma sto seguendo con attenzione i suoi primi passi, che non mi sembrano sbagliati.
Poi ti faccio una esortazione Marco.
Se dovesse fallire l'approvazione di una legge di concessione di amnistia ed indulto, vacci tu a spegnere gli incendi nelle carceri, vedrai che sarà un'esperienza molto formativa per te.
Se poi hai qualcosa che non va al fegato, una volta si passavano le acque a Fiuggi.
Segui il consiglio.
Mastella è sotto osservazione, come è ovvio. Soprattutto nel passaggio dai buoni propositi ai fatti. Ma non mi sembra che i primi giudizi della magistratura siano analoghi a quelli di Travaglio, specie sul riallacciamento delle relazioni con la classe politica. La via del disegno di legge è stata accolta male, questo è vero, ma non è una scelta imputabile a un mastellone inciucista.
Insomma chi vivrà vedrà.
Qualcuno dovrebbe chiarire meglio il Mastella-pensiero.
A me pare che il suo sia un invito alla pacificazione fra magistratura e politica, ma detto così sembra una eresia.
credo che sia praticabile una interpretazione nel senso che devono cessare gli attacchi alla magistratura da parte del centro-destra, che ne ha fatto una specie di sport nazionale nel quinquennio di governo appena alle spalle.
non è mica obbligatorio essere favorevoli all'amnistia.
Travaglio è sempre stato contrario, indipendentemente da chi c'era al governo.
Mah, qui Travaglio tocca solo di rimando l'argomento amnistia, mi sembra secondario.
Il punto centrale rimane l'interpretazione delle intenzioni di Mastella. E Travaglio riporta male il dibattito in corso. Perché i magistrati sono incazzati come delle bisce per l'entrata in vigore della riforma Castelli e lo sono per gli effetti concreti che questa avrà, da cui hanno messo in guardia in ogni modo da tempo.
Nessuno invece ha messo in discussione la necessità di rapporti più aperti e di rispetto reciproco, anzi.
Travaglio non è nè un giurista nè un politico, anche se fa politica con il mestiere di giornalista.
l'ostilità, che viene riferita (io non lo so di prima faccia) verso l'amnistia e l'indulto è pregiudiziale e perciò stesso non raccoglibile.
ad ognuno il proprio mestiere.
no, questa volta non lo seguo.
l'amnistia e l'indulto sono provvedimenti di clemenza, non di Clemente.