Buon sangue non mente!
:-))) Sua Cialtroneria dentro... :-) speriamo...
Carolina
non voglio ridere prima del processo..., ma se è colpevole..., allora mi sbellico...!!!
Carolina...
per sua cialtroneria è davvero troppo poco... :-DDD
Avanti Savoia!!!! Avanti così!!!!
Ma tanto sarà il solito magistrato rosso
Avanti Savoia!
Clang Clang Clang...(tripla mandata) ;)
chissa' che non sconti finalmente anche l'assassinio di dirk hamer di quasi 30 anni fa.
"vittorio emanuele di savoia tutta merda la tazza del cesso come faccia a parigi la legge non e' uguale per tutti" Assalti Frontali, "Terre di Nessuno", autoproduzione Roma 1992
ma che avete capito? semplicemente subappaltava lo jus primae noctis...
dal sito de "La Repubblica":
Emanuele Filiberto "esterrefatto". Il figlio di Vittorio Emanuele di Savoia, Emanuele Filiberto, reagisce così, intervistato dal Tg5, alla notizia dell' arresto del padre. Ma l'erede di casa Savoia reagisce con durezza nei confronti del magistrato potentino che ha chiesto e ottenuto l'arresto. "E' l'ennesimo colpo pubblicitario di Henry John Woodcock. Spero che sia certo delle accuse che muove altrimenti sarà l' ultima volta che farà qualcosa", ha detto.
Emanuele Filiberto, che ha spiegato di trovarsi lontano dall'Italia e di essere in procinto di rientrare, ha anche definito "capi di accusa che non hanno niente a che vedere con mio padre" le contestazioni che hanno portato all'arresto di Vittorio Emanuele.
"Lo hanno preso, gli hanno tolto il telefono cellulare e lo stanno portando a Potenza. Lo hanno trattato come un bandito - ha aggiunto - Non si tratta così un uomo di 70 anni che ha anche problemi di salute".
Ho solo evidenziato l'inciso vagamente minatorio di Sua Altezza...
posso dire che (purtroppo) l'inchiesta mi sembra una bufala?
Emanuele Filiberto ancora una volta apre la bocca per darvi fiato, minacciando a vuoto e nulla sapendo (anche) di procedura penale.
Spiace dover constatare che la dinastia di Casa Savoia, anche nel ramo cadetto, sta dando una pessima prova di sè.
Quanto diversi da Vittorio Emanuele I, Umberto I ed Umberto di Savoia.
Il declino è ormai inarrestabile.
Che non regnino più mi pare una vera fortuna per l'Italia, che la gratitudine a Casa Savoia l'ha pagata tutta con la II Guerra Mondiale.
Emanuelino crede ancora di stare in monarchia!?
Drizzt.. certo che vediamo... ma questi non sono tanto normali comunque...
Carolina
dal Re Sciaboletta al Re-cluso...
La "non onorevole" carriera di Vittorio Emanuele di Savoia
Nel corso degli anni alcuni scandali hanno segnato la vita di Vittorio Emanuele: Negli anni '70 venne indagato sia dalla pretura di Venezia per traffico internazionale di armi dal giudice Carlo Mastelloni, sia dalla prefettura di Trento seguita dal giudice Carlo Palermo, caso poi trasferito alla pretura di Roma a causa del notevole peso politico che stava assumendo e che venne alla fine insabbiato. Il 18 agosto 1987, nell'Isola di Cavallo (Corsica), sotto gli effetti dell'alcol durante una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò alcuni colpi di fucile, uno dei quali colpì lo studente tedesco di 19 anni Dirk Jeerd Hamer che stava dormendo in una barca vicina e che morì nel dicembre dello stesso anno dopo una lunga agonia. Nel dicembre del 1991 Vittorio Emanuele venne assolto dalla Camera d'accusa parigina dall'accusa di omicidio volontario e condanato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco. È risultato iscritto alla loggia massonica P2 di Licio Gelli con la tessera numero 1621.
Vittorio Emanuele (Napoli, 12 febbraio 1937), Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, è l'unico figlio maschio dell'ultimo Re d'Italia Umberto II e della regina Maria José. Si sposò con rito civile a Las Vegas l'11 gennaio 1970 e con rito religioso a Teheran con Marina Ricolfi Doria il 7 ottobre 1971, dopo screzi con il padre dovuti alle origini non nobili della moglie, ex campionessa di nuoto e tennis. La coppia ha un figlio, Emanuele Filiberto.Ha vissuto in Svizzera fino al 2002 quando venne abolita la norma costituzionale che obbligava gli eredi maschi di Casa Savoia all'esilio. Durante il periodo dell'esilio suscitò varie polemiche con alcune dichiarazioni infelici: nel 1997, nel corso di un'intervista televisiva, rifiutò di scusarsi per la firma di un Savoia alle leggi razziali, precisando «No, perché io non ero neanche nato», e aggiungendo che quelle leggi non erano poi «così terribili». Finalmente, nel 2002, con un comunicato emesso da Ginevra, prese ufficialmente le distanze dalle leggi razziali, per la prima volta nella storia di Casa Savoia. Sempre nel 2002, dopo l'abolizione dell'esilio, insieme con il figlio giurò per iscritto e senza condizioni fedeltà alla Costituzione Repubblicana e al presidente della Repubblica.
fonte: http://www.canisciolti.info
L'inchiesta della procura di Potenza, partita due anni fa circa, riguardava inizialmente una famiglia potentina che gestiva il mercato dei videogiochi nel Sud Italia. Questa famiglia sarebbe risultata legata a esponenti della criminalità organizzata siciliana che in qualche modo, secondo l'accusa, riciclavano del denaro sporco al Casino di Campione d'Italia.
Tramite intercettazioni telefoniche, gli inquirenti sono risaliti a presunti episodi di corruzione, falso e sfruttamento della prostituzione.
POTENZA - Anche il sindaco di Campione d'Italia, Roberto Salmoiraghi, e' agli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia. Il gip, inoltre, ha deciso alcune misure interdittive.
Mi ricordo un Report su questo bel tomo!
COINVOLTO DIRETTORE MONOPOLI STATO MESSINA (2)
I tre arresti a Messina sono stati eseguiti da agenti della Squadra Mobile della Questura. Ai fratelli Migliardi e a Lagana' sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Uno dei personaggi chiave dell'inchiesta della Procura di Potenza e' il padre dei Migliardi. L'uomo, Rocco Migliardi, 53 anni, e' stato arrestato a Venezia ed e' ritenuto dagli inquirenti uno dei promotori dell'organizzazione criminale. E' indagata a piede libero una donna messinese, Giovanna D'Angelo, moglie di Ignazio Migliardi e titolare della societa' "Italnolo". A questa facevano capo le sale di videogiochi gestite da suo marito con il fratello Giuseppe Migliardi e da Lagana'. Il risvolto messinese dell'inchiesta riguarda esclusivamente illeciti relativi al business dei videogames, che sarebbe stato sfruttato dagli indagati grazie a irregolarita' occultate corrompendo il direttore dei Monopoli di Stato.
I Migliardi e Laganà sono considerati dai giudici soci di V.M. (fonte: TV locale)
Faccio notare che a Messina (come a Trapani) comanda la Massoneria inglese, già coinvolta ...etc etc
Ma il figlio non c'entra nulla, o sbaglio?
L'arrestato è odioso, tanto che mi augurerei che venisse riconosciuto colpevole (e il figlio riesce ad essere perfino peggio del padre!). Ma concordo con Zanardi: mi pare che quel magistrato si sia già reso protagonista in passato di inchieste con spropositato coinvolgimento di nomi noti, che poi non hanno retto alla prova del giudizio.
Kaiser, come
specifico in questo post la notizia, visto il suo passato, non è nell'arresto del padre, quanto nelle dichiarazioni del figlio che, pur non essendo coinvolto penalmente, si dimostra per quello che è, in particolare con questa frase rivolta al pubblico ministero Henry John Woodcock coordinatore dell'inchiesta: «Spero sia certo di quello che dice altrimenti è l'ultima cosa che farà».
Evidentemente, anche se decaduti, gli è rimasta quella patina di nobiltà reale che gli fa credere di essere ancora capo di una nazione...e di poter minacciare chi vuole
Kaiser, a voler essere precisi, non è che il capo di una nazione può "minacciare chi vuole" nell'ottica del IO sono più forte quindi TU taci.
Non dovrebbe funzionare in questo modo non credi?
Bè, nelle monarchie assolute di un tempo credo funzionasse così. Anzi, mi pare che un re non potesse neanche essere giudicato...
Cmq, credo che in questo ci troviamo d'accordo, ex re, regine francesi del cavolo e principi rallysti non li ho mai sopportati
Che poi Bruno Vespa come fa ad essere così cretino da chiamarli "altezza"? Ma non sono reali sti tizi..non lo sono neanche mai stati...sono discendenti,o mi sbaglio?
Ramo cadetto, sì, ma questo non impedirebbe loro di portare la corona.
Avanti, Savoia! Avanti, avantiii...veeeloci...dentro, dai!
Permettete alcune precisazioni?
Vittorio Emanuele ,cosidetto di "Savoia" proprio di Savoia non e` .Sua madre , Maria Jose` del Belgio rimase incinta durante la sua permanenza in Africa ove si era recata come crocerossina nella guerra d` Etiopia . Umberto tra l` atro di tendenze totalmente omosessuali non e` il padre nemmeno delle sue sorelle , fatta forse eccezzione per la prima figlia Maria Pia concepita con tecniche d` avangardia per i tempi. Nel diario di Ciano a riguardo e` riportata una confessione di Maria Jose`risentita di quella situazione pesantissima che malgrado accettava.
Ma a dirla tutta nemmeno Vittoria Emanuele II era figlio di Carlo Alberto , esigenze dinastiche fecero "nascere" quel rozzo uomo dedito alle donne e alla caccia , poi ,che` fortunate situazioni internzionali permisero l` unita` del Paese e` tutt` altra cosa.
Per non farla lunga si puo` affermare con certezza che la famiglia "Savoia"e`da tempo estinta , questi sono degli abusivi che si avvalgono di un nome come se si trattasse di un marchio, queste cose le conoscono perfettamente, e` tutto documentato.
Ma cume se faa a minga mandà a da via el cuu chi merdusi chi che rumpen dumà i cujuni a la gent che lavura tut el dì senza fa tanti storii?
Ma cume se faa a minga ciapai a pesciat in del cuu e traj in dela rutera insema ai ratt.
Ma cume l'ha fai el berluscun a lasai turnaa in italia? Ma perchè se l'è minga purtaa a caa sua?
Porco d'un diavul porco
Sua Bassezza !
I "Savoia" sono estinti da secoli. Gli attuali sono il ramo di Carignano.
Scommetto che il vespone nazionale si sta mangiando i gomiti per non avere preso le distanze in quel Porta Porta in cui abbiamo assistito a penose inefficienze ed incapacità mnemoniche di Vittorio Emanuele.
Con la moglie che suggeriva sottovoce in francese con tono secco ed imperioso !
Peccato che Ranieri abbia lasciato un E-mail tarocca. Comunque complimenti per come scrive bene il milanese!
sì, peccato che io non ci ho capito quasi niente.
Visto che bell'esemplare ci siamo ripreso in casa? E sentire quella buona lana di suo figlio difenderlo a spada tratta argomentando che "l'hanno trattato come un bandito", riferendosi al suo babbino e facendo una sorta di appello a tutti gli Italiai: e perchè, scusa, che cos'è se non un delinquente? Ma già, da un paese che ha riabilitato quel ladrone di Craxi e similia non si può pretendere?
Ringraziamo il giammai rimpianto governo Berlusconi per avere avuto la possibilità di avere un simile nobile uomo nel nostro paese...
In due mesi sono stati arrestati Provenzano, Moggi e Vittorio Emanuele. Che sia queste la triade che segretamente è a capo del paese?
Visto che il maniaco del principe, cercava bambine per i suoi giochetti, noi Italiani veri dovremmo incularci sua moglie, poi la cederemo agli africani.
Berlusconi ed il suo lustrascrpe di Fini ci hanno rifilato di nuovo la tanta merda che i veri ITALIANI
avevano scaricato nelle fogne
Ma cosa hanno poi di tanto questi savoia del cazzo!
Ma lo sapete che sono ZINGARI?
E' si la regina Montenegrina non èra altro che una ZINGARA.
ultimi 3 commenti chiaramente RAZZISTI
Attenzione Italiani VERI, molti nostri politici e devo dire anche di SINISTRA, ci vogliono proporre NUOVI PADRONI, I SAVOIA.
Attenti Italiani, le DITTATURE nascosi così.
NON erano forse RAZZISTI i commenti sui SARDI da parte del savoiardo?
Abbiamo forse poca conoscenza delle telefonate fatte o facciamo gli gnorri?
Non meravigliamoci gente,abbiamo ciò che ci meritiamo e non finisce QUI.
Non arrabbiatevi per i savoia ed altro ancora, ma cosa ce ne importa tanto abbiamo i Reality, i mondiali di calcio,le ferie al mare (non tutti)va bene ed allora cosa volete di più dalla vita?
Dimenticavo, abbiamo anche le tasse (tante)e consiglerei di donare ai savoia l'otto per mille così saremmo dei veri e bravi cittadini attaccati al senso del dovere e della patria.
Il principe vittori emanuele, come molti dicono avrà tanti difetti ma una cosa buona esiste anche in loro
ed è la dolcezza la classe e la bellezza della consorte Marina Doria, donna eccezzionale dal forte carisma e vera sovrana.
Anche io condivido il commento del contetacchia, le tue parole sono pura verità e voglio come te portare il mio personale contributo a favore dei reali di casa Savoia.
Sig. proncipe Vittorio Emanuele, lei possiede al suo fianco una donna stupenda carica di vitalità ed energia umana, una donna bellissima che offre il fascino della sua età catturando l'interesse di pochi intenditori,peccato non si veda spesso in televisione per la gioia dei nostri cuori.
Contetacchia,
Marina Doria non è altro che una donna come tutte le altre: hai letto che belle parole ha speso per il maritino fedifrago: "Poverino", ha detto la nobildonna che ti piace tanto, "è un uomo così buono: dice le preghiere mattina e sera".
Quale nobiltà d'animo: anche i membri della Sacra Inquisizione pregavano tutto il giorno, però...
E' dura vivere all'ombra di un principe e ancor più difficile restarci, in quel cono d'ombra.
Ma che si vergogni un po' anche lei: e poi, contetacchia, vera sovrana di cosa? Sei un nostalgico monarchico: abbiamo la repubblica da sessant'anni... e poi "eccezionale" si scrive con una zeta sola, così, tanto per precisare.
Una pièce teatrale della principessa Yasmin svela l'enigma del termine Fert.
Fert , in provenzale , significa Fortis!
L'etimo dal latino significa porta , reca, da fero fers fert.Tratto dal volume Historia Potorum ed Alke' di Yasmin von Hohenstaufen
Svelato dalla principessa Yasmin , storico genealogista e drammaturga
l'enigma
Fert
dei Savoia !
Fert
La Talea di Fortis Exilles Rinasce
sesta parte della pièce teatrale La Divina Commedia di Adelchi di Yasmin von Hohenstaufen Regista attore Sir Vincent di Bonaventura
Teatro comunale di Monsampolo del Tronto
Presentazione del DVD
a Saint Genis Santonge
Cappella des Avril de Saint Genis de Savoie de Burey Anjou, antenati della Principessa Yasmin che discende dal ramo legittimo di Federico II ed Isabella d'Inghilterra e da Re Poto, nipote di Re Desiderio
Princess Yasmin von Hohenstaufen nella pièce svela l'enigma del Rompicapo della parola "FERT " sul nodo dei Savoia :e' nell'origine del vero nome di Biancamano il capostipite dei Savoia .
Spiegato l'enigma del motto che appare sulle monete di Filiberto e Margherita di Savoia "vincta nodo Herculeo"
La dinastia di Fortis (interscambiabile con Venere ou Aphros Avril della santa progenie detta anche Pietra Exilles)e' detta anche Boaz o Alke' ed era custode dei miti di Ercole (legata al nodo di Ercole)
Il Biancamano era discendente della linea naturale di Avril de Saint Genis ou Apuril de Savoie
Aprile ou Avril de Saint Genis de Savoie
L'enigma della parola Biancamano e' nell'arma avita parlante dei Savoia, che e' quella della Santa Progenie della dinastia merolitingalongobarda, di Poto figlio di Re Adelchi, figlio di Re Desiderio.
L'Arma avita di Re Poto , capostipite dei Principi Puoti e degli Hohenstaufen e' stata di recente scoperta dalla principessa Yasmin , la quale ha rilevato che nei tomi genealogici del Delfinato e della Bretagna , tale pagina era stata stralciata e sostituita. Lo rileva del resto lo stesso Ministero della Cultura di Francia , la quale ha provveduto a rimpiazzare i tomi manomessi con quelli antichi originali, al punto che ne fa espressa menzione.Ecco l'arma avita della dinastia merolitingalongobarda sveva degli Hohenstaufen e dei Puoti che cela anche l'enigma dell'origine per talea ossia naturale dei Savoia E' comprensibile che siano stati gli stessi Borboni e Savoia a dichiarare estinti i Puoti, come legittimi discendenti di Costantino e di Re Desiderio, onde evitare rivendicazioni dei rami legittimi dei discendenti di Re Poto, ossia i Puoti che , nella consulta araldica dei Savoia, vengono indicati solo come marchesi e patrizi, non nel senso di Adelchi che fu Patricius Romanorum et Langobardorum et Bisantii, il piu' alto carisma degli imperatori.
Jesi renascitur proles!Fortis Renascitur Proles!
Traduzione del Dizionario delle Famiglie di Francia Archivi di Stato
"d'oro alla campagna di verde , surmontata a sinistra da un'aquila nera e a destra d'una mano color carne tenente un ramo fiorito verde-motto fortis renascitur proles"
Questa notizia rimpiazza quella che era stata consacrata alla famiglia Avril ou Apuril ,nel tomo di quest'opera
mano , ovvero il termine Car, da cui carpo sta per Kar ovvero la forza , quindi Fortis ovvero Poto (Alke 0 Boaz )interscambiabile con Venere . rinasce dunque il germoglio di Fortis ovvero di Poto o Pothos in greco Desiderio , mito di Venere , da cui i Veiblinghen Hohenstaufen . Ma il Termine Biancamano e' esso stesso nome in codice , in quanto Bianco sta per Blinken Auril ovvero brillare Vrill, Avril Avril , Mano sta per Car o Fortis quindi il signor Biancamano si chiamava Aprile o Fortis ovvero Avril de Savoia , ramo naturale di Re Poto, nipote di Re Desiderio.
Paradossalmente il cognome di Savoia appartiene al ramo legittimo dei principi Puoti ed Avril de Saint Genis Burey Anjou de Savoie , legittimi discendenti di Re Desiderio e di Federico II ed Isabella d'Inghilterra ,Anche se i Savoia furono vassalli di Federico II che nomino' uno di loro vicario imperiale, il Principato avito dei Savoia non appartenne al Conte di Savoia, anche se si fregiava della contea, ratificata nel 1400 come Ducato dall'imperatore Sigismondo. Rivendicare la priorita' del predicato Savoia diventa quindi un diritto dei veri Savoia ossia i discendenti di Re Poto, ovvero i Principi Puoti discendenti dell'imperatore Giovanni Maria di Castrum Poto o Comne ossia i ComnenoPaleologo. Ma certamente la circostanza che Federico II considerasse i Savoia familiari e che si siano piu' volte imparentati e' una circostanza che inclina a tollerare l'uso di tale predicato.
Europressf.palestro@libero.it
Fondazione Federico II
Questo è un sito amatoriale e non ufficiale della Dinastia Hohenstaufen, tuttavia abbiamo sempre documentato che giammai la legittima Dinastia Hohenstaufen ha percepito un obolo per Concessioni Nobiliari o Patrocini, ciò è stato elogiato ampiamente dalla stampa tedesca, inglese e persino da quella del Sud Italia, "Regno di Federico II" - click here-
La segreteria
della principessa
Yasmin von Hohenstaufen, in relazione a insinuazioni diffuse da un periodico della Campania
che allude a sua appartenenza massonica , puntualizza:"La principessa Yasmin e' solo dinasticamente Sovrana del Supremo Magistero del legittimo Scozzesimo , ma non ha alcun rapporto con la massoneria italiana."
Ed Ecco la lettera inviata al direttore della testata , Gentile Direttore , ai sensi vigenti leggi stampa formulasi richiesta di tempestiva rettifica e precisazione in merito all'odierno servizio relativo a Massoni . Si e' tirato
senza alcun senso,in ballo un nome trasparente e pulito , assolutamente estraneo alle vicende di cui narra l'articolo.
La principessa Yasmin tutela i diritti umani e pur precisando che non stimava il Savoia, ha ritenuto
che fosse stato vittima di un trattamento
eccessivo.
Certamente non aveva ascoltato la considerazione o il trattamento che V.E. riserva alle donne e ai bambini...
Il Pm di Potenza ha fatto un lavoro eccellente , ma nel caso del Savoia ed altri, avrebbe ottenuto di piu' semplicemente inviando avviso di garanzia
Auspichiamo che si interessi anche di difendere come garantista dei piu' deboli lle vittime del terremoto nella Regione Marche ,oltre che delle dive e massoni.
, .ll nome della prof dr. Yasmin Gelsomina Aprile di Burey Anjou
ou Avril de Saint Genis von Hohenstaufen Puoti di Canmore e' quello
di
una principessa in quanto diretta discendente del figlio di Federico II ed Isabella d'Inghilterra
del ramo provenzale Avril de Burey Anjou Plantagenet de Saint Genis . La principessa e' altresi una diretta discendente di Re Desiderio, in quanto pronipote del Principe Poto, figlio di Re Adelchi e Capostipite dei Puoti. E' semplicemente Sovrana del Legittimo scozzesismo in virtu' di un diritto agalmonico e genetico-dinastico.Non ha alcun rapporto con la Massoneria Italiana che non ha mai voluto riconoscere o legittimare .E' giornalista, gia' Presidente per 15 anni della multinazionale Reader's Digest, docente di corsi post un. per 20 anni columnist alla Stampa di Torino Rai , Nbc. Plurilaureata,Storico, scrittrice , autrice di saggi sul management , drammaturga, si occupa di diritti umani, ha fondato l'Ucle Ucert. E' nato nel Palazzo del Principe marchese Francesco Puoti medico chirurgo, suo
bisnonno.Rettifichiamo che non e' nata a Valle di Briano ma
aVilla di Briano. Per quanto riguarda le pretese dei cosidetti falsi re di Svevia, la fondazione ha preso le distanze, con diffida come si evince dal sito www.federicostupormundi.it
www.hohenstaufen.org.uk
www.geocities.com/k_hohenstaufen
Nulla ha da dividere con la realta' italiana cui e' assolutamente estranea.Non deve niente a nessuno e non ha mai chiesto nulla a nessuno!La principessa e' francescana e garantista, ed ama definirsi l'umile serva dei servi del Signore, pronta pero' a scendere in campo come un guerriero dal cuore impavido, per difendere i piu' deboli e , per la giustizia, anche a favore di un nemico.
Gentile Direttore,in relazione alla rettifica , ai sensi leggi stampa ,puntualizziamo,per l'ecologia della comunicazione, che la Principessa Yasmin non conosce , ne' ha mai conosciuto lo storico Luciano Pelliccioni ed e' indifferente alla circostanza che l'abbia difesa .Probabilmente la confusione nasce dalla circostanza che lo storico che cura il restauro del Castello Hohenstaufen di Fiordimonte della Principessa, sia l'arch.Guido Pelliccioni che non ha assolutamente legami di parentela con il suindicato omonimo Luciano.
Con preghiera di pubblicazione
Segreteria Fondazione Federico II
www.hohenstaufen.org.uk
La Principessa Yasmin Gelsomina Elisabetta von Hohenstaufen Plantagenet Aprile di Buren Anjou Avril de Saint Genis Puoti Comneno Canmore(ai sensi disp. trans. Cost. Ital. il cognome e' Aprile di Hohenstaufen Puoti o semplicemente Aprile ) e' discendente diretta di
Costantino, degli imperatori Valentiniani, di Re Desiderio di Federico II ed Isabel d'Anjou Plantagenet!"
La Principessa Aprile von Hohenstaufen Puoti, detiene tali nomi sia sui documenti storico-agalmonici che su quelli anagrafici-ufficiali attuali -click here. PUOTI SONO I PRINCIPI DI CASTELPOTO, CHE DERIVA IL SUO NOME DA RE POTO FIGLIO DI RE ADELCHI E NIPOTE DI RE DESIDERIO, PRONIPOTE DI GALLA PLACIDA COSTANZO E COSTANTINO IL GRANDE.
Certamente c'e' chi abusa del cognome Hohenstaufen senza esserlo, nonostante la diffida dei legittimi eredi, (gli storici hanno documentato che quanto scriveva lo storico Pelliccioni di Poli, (a prescindere se abbia o no tentato di incassare danaro per perizie compiacenti , a dire di uno di essi, ) ed. Pamom sul testo Tre Falsi Re di Svevia , identificando i "truffatori araldici", corrisponde al vero).
http://www.federicostupormundi.it/a_proposito_dei_d.htm
La dinastia Aprile di Hohenstaufen Puoti Avril de Buren Anjou Plantagenet ha sempre deplorato chi vende patacche , mantelli, gadgets e titoli: di certo non si puo' dire questo dei legittimi Hohenstaufen, (Aprile von Hohenstaufen Puoti ou Avril de Burey Anjou Hohenstaufen Plantagenet Puoti ), che giammai hanno concesso titoli o onorificenze o mantelli e patrocini, se non a proprie spese, "cum animo donandi ", e solo per alti meriti.
http://www.geocities.com/k_hohenstaufen/avviso1.html
www.federicostupormundi.it/a_proposito_dei_d.htm - 358k -
Se il mercatino delle patacche è repellente anche in Monarchia , e' disgustoso che sia nata una industria di mantellari e pataccari invasati in una Repubblica, dove tale costume dovrebbe essere perseguito penalmente.
http://www.federicostupormundi.it/a_proposito_dei_d.htm
"Il Vero Gotha e' il Corpus Saecularium Principum di Worms , poiche' il vero sangue di Anania di Gothard , da cui la dinastia, e' quello di King Alaric Veruli von Saxen Coburgo Gotha, antenato di Princess Yasmin ,Re Desiderio, attraverso Gallia Placida , Costanza, Eudoxia e King Gaiseric Veruli"(Genealogia di Goering)
I Titoli Imperiali Svevi (Hohenstaufen Plantagents Avril de Burey d'Anjou Puoti Comneno), NON FURONO GIAMMAI SOGGETTI ALLA RATIFICA DI CUI ALL'ART. 23 DEL REGIO DECRETO 21.01.1929 N. 61, CHE LEGITTIMAVA L'USO NEL REGNO DI TITOLI NEL REGIO REGISTRO DI STATO DI ROMA, NE' DI CONSERVAZIONE IN ORIGINALE NELL'ARCHIVIO DELL'ISTITUTO E CONSULTA ARALDICA, POICHE' NON CONCESSI DA CHICCHESSIA, NE' POTEVANO COSTITUIRE ELEMENTO DI CONSERVAZIONE IN ORIGINALE NELL'ARCHIVIO DELLA CONSULTA ARALDICA, NON RIVESTENDO LA FUNZIONE DI PROVVEDIMENTO NOBILIARE, NE' SOVRANO DI GRAZIA, NE' DI ATTI GOVERNATIVI DI GIUSTIZIA, QUINDI DA NON SOTTOPORRE AL PARERE DELLA GIUNTA ARALDICA ITALIANA, NE' PER DECRETO DEL CAPO DI GOVERNO PRIMO MINISTRO SEGRETARIO DI STATO. LA REGIA STIRPS VEIBLINGEN, GENITRICE DI IMPERATORI E' TALE SOLO AUCTORITATE DOMINI. GLI HOHENSTAUFEN SONO IMPERATORI E RE PER DIRITTO EREDITARIO E NASCONO RE
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Copyright © 1994-2002 Encyclopædia Britannica, Inc.
Sources Encylopedia Britannica 2002, Expanded ion DVD
The Hohenstaufen were a dynasty of Kings of Germany, many of whom were also crowned Holy Roman Emperor and Dukes of Swabia. The proper name, taken from their castle in Swabia, is Staufen.
When the last member of the Salian dynasty, Henry V, Holy Roman Emperor, died without an heir there was controversy about the succession. Frederick and Conrad, the two current male Staufens, were grandsons of Henry III, Holy Roman Emperor and nephews of Henry V. After the death of the intervening king and emperor Lothar III of Supplinburg, in 1137, Conrad became Conrad III of Germany.
Contents
1 Members of the Hohenstaufen family
1.1 Holy Roman Emperors and Kings of Germany
1.2 Dukes of Swabia
2 See also
Copyright © 1994-2002 Encyclopædia Britannica, Inc.
Sources Encylopedia Britannica 2002, Expanded ion DVD
The Hohenstaufen were a dynasty of Kings of Germany, many of whom were also crowned Holy Roman Emperor and Dukes of Swabia. The proper name, taken from their castle in Swabia, is Staufen.
When the last member of the Salian dynasty, Henry V, Holy Roman Emperor, died without an heir there was controversy about the succession. Frederick and Conrad, the two current male Staufens, were grandsons of Henry III, Holy Roman Emperor and nephews of Henry V. After the death of the intervening king and emperor Lothar III of Supplinburg, in 1137, Conrad became Conrad III of Germany.
Contents
1 Members of the Hohenstaufen family
1.1 Holy Roman Emperors and Kings of Germany
1.2 Dukes of Swabia
2 See also
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COMUNICATO ANSA - ADNKRONOS
DA "IL GIORNALE"
IL PAPA PERDONI FEDERICO II
__________________________
Members of the Hohenstaufen family
Holy Roman Emperors and Kings of Germany
Conrad III, king 1138-1152
Frederick I Barbarossa, king 1152-1190, Emperor after 1155
Henry VI, king 1190-1197, Emperor after 1191
Philip of Swabia, king 1198-1208
Frederick II, king 1208-1250, Emperor after 1220
Henry (VII), king 1220 - 1235 (under his father)
Conrad IV, king 1237-1254 (under his father)
The last ruling Hohenstaufen, Conrad IV, was never crowned emperor. After a 20 year period the first Habsburg was elected king.
Dukes of Swabia
Note: Some of the following dukes are already listed above as German Kings
Frederick I, Duke of Swabia (Friedrich) (r. 1079 - 1105)
Frederick II, Duke of Swabia (r. 1105 - 1147)
Frederick I, Holy Roman Emperor (Frederick III of Swabia)(r. 1147 - 1152) King in 1152 and Holy Roman Emperor in 1155
Frederick IV, Duke of Swabia (r. 1152 - 1167)
Frederick V, Duke of Swabia (r. 1167 - 1170)
Frederick VI, Duke of Swabia (r. 1170 - 1191)
Conrad II, Duke of Swabia (r. 1191 - 1196)
Philip of Swabia (r. 1196 - 1208) King in 1198
Frederick II, Holy Roman Emperor (r. 1212 - 1216) King in 1212 and Holy Roman Emperor in 1220
Henry (VII) of Germany (r. 1216 - 1235), King 1220 - 1235
Conrad IV (r. 1235 - 1254) King in 1237
Conrad V (Conradin) (r. 1254 - 1268)
See also: Dukes of Swabia family tree
See also
List of monarchs of Naples and Sicily. Hohenstaufen kings ruled in Sicily from 1194 till Manfred of Sicily was killed in the Battle of Benevento in 1266.
During the Third Reich, the Waffen-SS named an SS Panzer division Hohenstaufen in honour of this family.
also called Staufer Dynasty,
German dynasty that ruled the Holy Roman Empire from 1138 to 1208 and from 1212 to 1254. The founder of the line was the count Friedrich (died 1105), who built Staufen Castle in the Swabian Jura Mountains and was rewarded for his fidelity to Emperor Heinrich IV. (1050-1106) by being appointed duke of Swabia as Friedrich I in 1079. He later married Heinrich's daughter Agnes. His two sons, Friedrich II, duke of Swabia, and Konrad, were the heirs of their uncle, Emperor Heinrich V. (1086-1125), who died childless in 1125. After the interim reign of the Saxon Lothair III. (1075-1137), Konrad became German king and Holy Roman emperor as Konrad III. (1093-1152) in 1138. Subsequent Hohenstaufen rulers were Friedrich I. Barbarossa (1123-1190) (Holy Roman emperor 1155?90), Heinrich VI. (1165-1197) (Holy Roman emperor 1191?97), Philip of Swabia (king 1198? 1208), Friedrich II. (1194-1250) (king, 1212?50, emperor 1220?50), and Conrad IV (king 1237?54). The Hohenstaufen, especially Friedrich I and Friedrich II, continued the struggle with the papacy that began under their Salian predecessors, and were active in Italian affairs.
The Last Empress of imperial dynasty Avril von Hohenstaufen Burey Anjou Plantagenet is H.I.R.H. Princess Yasmine Aprile von Hohenstaufen Puoti (1946 Chateau Princes Puoti Palais Puoti- Villa di Briano)
Copyright © 1994-2002 Encyclopædia Britannica, Inc.
Sources Encylopedia Britannica 2002, Expanded ion DVD
H.I.R.H. Princess Yasmin von Hohenstaufen
La Prof.ssa Yasmin Aprile di Burey Anjou von Hohenstaufen Puoti Canmore dopo aver conseguito tre lauree e varie specializzazioni,è stata Top Manager in numerose Multinazionali. Docente Universitaria in Usa di Strategia della Leadership ed Evolutionary Management.
Columnist La Stampa -L'Economico-Tuttoscuola-Prospettive nel Mondo-Globo;giornalista Rai-NBC. Euromanager F.I.P.P.-F.A.E.P.-A.I.E.
General Manager ,Vice Presidente e Presidente di Selezione dal Reader's Digest. Presidente Comitato Internazionale ONU Diritti Umani.
Scienziata Epistemologa semeiologa,storico medievale ed egittologa,archeologa,è autrice di saggi sul Management Transnazionale e ricopre prestigiosi incarichi diplomatici.E' stata responsabile della Comunicazione e della Sicurezza per i Paesi Onu.
Ha promosso numerose direttive europee tra cui la famosa direttiva in materia di Tutela Giuridica nell'Informatica e nella Cibercomunicazione con Lord Thompson.
Ha curato il "Codice Etico delle Multinazionali".Ha ricevuto il premio "Una vita al Giornalismo",quale Martire della Libertà. Ha sempre comunque preferito l'autonomia morale al successo>
Prof Yasmin von Hohenstaufen Aprile di Burey Anjou Puoti Hohenzollern
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18 maggio 07 Messaggero
La principessa von Hohenstaufen rivela:
«Massimo Troisi era un nobile»
NAPOLI (16 maggio) - Massimo Troisi era un nobile. Lo sostiene la principessa Yasmin von Hohenstaufen, discendente di Federico II e di Eleonora di Aquitania, facendo riferimento a un «archivio inedito» federiciano che, assicura, comprova la discendenza dell'attore napoletano e le sue origini cavalleresche e nobiliari.
«Massimo Troisi - spiega la principessa - discendeva da Rinaldo Troisi, valletto di Federico II, che gli conferì la dignità cavalleresca nel 1248. Il nome avito dei Troisi era Trogisio: Francesco Trogisio fu consigliere di Manfredi, e nominato podestà di Firenze. Riccardo Trogisio passò alla cronaca per la sua abilità nei duelli e per la sua attività di falconiere presso l'imperatore. Secondo le Cronache era lo stesso Federico a privilegiare la scelta dei valletti, di cui apprezzava il talento e la fedeltà». Non solo: «La tradizione di corte vuole che il lignaggio del cavaliere Rinaldo Troisi ascendesse al nobile chierico de Troyes, autore di numerose sagre del Graal, vissuto alla corte di Eleonora di Aquitania, proveniente da Vaube e dalla Champagne. Una ascendenza di straordinaria valenza letteraria ed epico-cavalleresca».
Dopo Totò ecco un altro "principe della risata". E' Massimo Troisi, afferma la principessa Yasmin discendente di Federico II...
Notizie - Cinema
Scritto da Anna Fusco (Ag. Partenopress)
giovedì 17 maggio 2007
La famiglia di Massimo Troisi vantava origini cavalleresche e nobiliari: lo sostiene la principessa Yasmin von Hohenstaufen, discendente di Federico II e di Eleonora di Aquitania, facendo riferimento a un ''archivio inedito'' federiciano che, assicura, comprova la discendenza dell'attore napoletano. ''Massimo Troisi - spiega la principessa - discendeva da Rinaldo Troisi, valletto di Federico II, che gli conferi' la dignita' cavalleresca nel 1248. Il nome avito dei Troisi era Trogisio: Francesco Trogisio fu consigliere di Manfredi, e nominato podesta' di Firenze. Riccardo Trogisio passo' alla cronaca per la sua abilita' nei duelli e per la sua attivita' di falconiere presso l'imperatore. Secondo le Cronache era lo stesso Federico a privilegiare la scelta dei valletti, di cui apprezzava il talento e la fedelta'''. Non solo: ''La tradizione di corte vuole che il lignaggio del cavaliere Rinaldo Troisi ascendesse al nobile chierico de Troyes, autore di numerose sagre del Graal, vissuto alla corte di Eleonora di Aquitania, proveniente da Vaube e dalla Champagne. Una ascendenza di straordinaria valenza letteraria ed epico-cavalleresca''.
EUROPRESS 13 maggio 07
Troyes
Il Mattino 17.5.07
La principessa Yasmin von Hohenstaufen
, discendente di Federico II e di Eleonora di Aquitania,
conferisce il " CINGULUM MILITARE DI TROYES" alla memoria dell'attore Massimo Troisi.Rivelazioni inedite sulle origini cavallereresche e nobiliari della dinastia Troisi , proveniente da Troyes e vissuta alla corte di Federico II nel napoletano.La pronipote di Federico svela un archivio inedito federiciano sulla famiglia Troisi.
Massimo Troisi , discendeva da Rinaldo Troisi , valletto di Federico II, che gli conferi' la dignita' cavalleresca nel 1248.Il nome avito dei Troisi era Trogisio , famiglia cui fu concesso il cingulum militare.Francesco Trogisio fu consigliere di Manfredi, e nominato podesta' di Firenze. Riccardo Trogisio passo' alla cronaca per la sua abilita' nei duelli e per la sua attivita' di falconiere presso stupor Mundi. Secondo le Cronache era lo stesso Federico a privilegiare la scelta dei valletti, di cui apprezzava il talento e l fedelta'. La tradizione di corte vuole che il lignaggio del cavaliere Rinaldo Troisi ascendesse al nobile chierico de Troyes , autore di numerose sagre del Graal , vissuto alla corte di Eleonara di Aquitania , proveniente da Vaube e dalla Champagne.Una ascendenza di straordinaria valenza letteraria ed epico-cavalleresca.Difficile pensare che il disincanto di Massimo Troisi, cultore di Pasolini e di De Filippo, avesse origini graaliche. Si spiegherebbe cosi' forse la grandezza della sua maschera vivente che cela un carisma inafferrabile e metafisico, trasformando l'arte del teatro di De Filippo , in teatro immortale , poiche' Massimo attingeva acqua fresca da avite sorgenti della sua memoria genetica.
Segreteria Meeting delle Muse
www.hohenstaufen.org.uk
www.federicostupormundi.it
"NEUROBIOLOGY OF LEADERSHIP"
Traduzione Italiana a cura
di Prof. V. Colonna.
L'esigenza di un centro di autorità universale che diventi Onfalos delle forze centrifughe della crescente frammentazione, fluidità di realtà locali. La sfida della Leadership del postmoderno nell'evoluzione del Cervello.
Ritratto di Princess Yasmin von Hohenstaufen. Dipinto di Princess Rosemarie Aprile von Hohenstaufen Puoti Veruli von Saxen Macedonio.
Nessuna Leadership può avere successo senza Lobi Frontali lubrificati da una grande autonomia e gradi di libertà etica.
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La Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Saint Genis- PRESIDENTE ONORARIO COMITATO SCIENTIFICO FONDAZIONE FEDERICO II- vara la Campagna contro l'esordio giovanile dell'Alzheimer
-8 Giugno 2003- Arles -S.A.I.R.la Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Saint Genis, durante il Convegno Studi "Il Sigillo della Sacra Scienza" , Genesi della Dinastia dei Taumaturghi "Sancta Propago "-Avril de Saint Genis",vara il Centro Studi Internazionale "Avril de Saint Genis Hohenstaufen " per lo studio e la ricerca delle Malattie Genetiche.La Campagna di studi verte sulla ricerca dei markers genetici di suscettibilita' allo sviluppo dell'Alzheimer-Disease per lo Screening della popolazione e la Diagnosi precoce. Gia' da anni il Comitato scientifico della Fondazione Federico II e' impegnato nell'approfondire i meccanismi molecolari responsabili della Alzheimer "giovane" , malattia ereditaria di cui e' stata individuata la proteina convolta nella patogenesi,ossia la presenilina1.
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La Principessa Yasmin ha creato la Fondazione "Sol Invictus" per la tutela ed il recupero dei bambini celebrolesi ed autistici.
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La Principessa Yasmin ha fondato Ucert -Unione Centro Energie Alternative Trasnazionale-(Cop9Mi-Prot.Kyoto)
http://notes.romanes.free.fr/images/catalan66/stgenis/texte.htm
http://notes.romanes.free.fr/images/catalan66/standre/texte.htm#
HOHENSTAUFEN RING
HOHENSTAUFEN DYNASTY
HOHENSTAUFEN RING II
LIBERO 17.08.2006 - PRINCESS KATHRIN, LA PIU' BELLA DEL REAME
LA SINDONE PRESSO GLI HOHENSTAUFEN- PRINCESS KATHRIN- AGOSTO 06
La Sindone presso gli HohenstaufenAgosto 2006 Hic Christus adoratur et pascitur",
Le Bende di Cristo ereditate dagli Hohenstaufen
http://www.federicostupormundi.it/
click-here
EURONEWS
Princess Yasmin e' Presidente di Free Press Association
Il vero Volto di Cristo dalle Bende degli Hohenstaufen Aprile de Burey Anjou Avril de Saint Genis
http://www.federicostupormundi.it/corpus_saecularium_principum.htm
I Crittogrammi della Cappella di Avril de Saint Genis riportano:"istaoperafreiiuspinon
rescegene" ovvero "Rinasce la dinastia degli Hohenstaufen(Staufer) ", infatti Spinon traduce Colonna a dal greco Kellein , dal latino ex Cellere, ovvero Celsus , Alto(Hohen, ossia Hohenstaufen ) -
Istaoper ,in latino provenzale , traduce Extaufer ovvero Staufer, Staufen ovvero Ex Freya o Daufer , nome arcano di Re Desiderio da cui la dinastia Sveva discende . Rescegene,traduce Rinasce.
Crittogrammi che celano il nome arcano della Staufer Dinasty .
Devise :Fortis(nel linguaggio delle Carte del Graal Fortis e' Venere, quindi FREYA Ex Friius o Staufer o Daufer ) renascitur Proles
Saint Genis de Poully(da pula, chioccia ovvero uovo, onfalos, betilo, della Santa Progenie) - Monastère de Saint Michel de Cuxa
Blasone della Capppella Avril deSaint Genis
della Dinastia Aprile di Saint Genis recante il Grifone e d il leone affrontati, per rappresentare il potere temporale e spirituale della Dinastia che custodiva le bende di Cristo. Il medesimo stemma del Grifone e del Leone a fronte lo troviamo sulla Campana della Principessa Annemarie Aprile di Saint Genis donata alla Cattedrale di Lyon, da cui dipendeva il monastero di Saint Genis.
Cappella Avril (VEIBIL o Staufer Ex Freya )de Saint Genis(Sancta Propago) Burey (Buren Hohenstaufen)Anjou(Plantagenet) di Federico IV , figlio di Federico II von Hohenstaufen ed Isabella Anjou Plantagenet.
! "Yaesou Six REX
MAISON IMPERIAL HOHENSTAUFEN.
Le Bende di Cristo ereditate dagli Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou.
SCOPERTA ECCEZIONALE della Principessa Yasmin Hohenstaufen: LA TOMBA DI YESUS SIX REX- Cappella Avril de Saint Genis di San Michele-
Potior Augustus Valens Imperator, capostipite dei Principi Puoti Putiatin di Odessa e Costantinopoli.
AVRIL de BUREY d'Anjou.
Ossia Aprile von Hohenstaufen Plantagenet
PALAZZO DEI PRINCIPI PUOTI- VILLA DI BRIANO
CORPUS SAECULARIUM PRINCIPUM
HOHENSTAUFEN CASTLE
Castello Hohenstaufen, Alfi di Fiordimonte
Domus Alpheim
siti amatoriali club federiciani
http://www.geocities.com/f_hohenzollern/castelalfi.html
http://www.federicostupormundi.it/hohenstaufen_castle.htmhttp://
Aberycastle Avrilcastle Castello Aprile(Avril de Burey Anjou)
Re Poto,figlio di Re Adelchi.
Gennaio 2007
Fondazione Re Adelchi
Teatro Fredrikstad. di Oslo
Regista Bjorn Larssen
Historia Regis Desiderii
di
Princess Yasmin von Hohenstaufen
La Divina Commedia di Adelchi
Adelchi
pièce teatrale di Princess Yasmin von Hohenstaufen , tratta da Historia Potorum ed Alke'
La Pièce teatrale e' un viaggio nell'Ade , ove dimora la dinastia di Re Desiderio e della Regina Ansa.
L'opera ristabilisce la verita' storica di Re Adelchi, rispetto alla tragedia del Manzoni che per esigenze artistiche , descrive la morte di Re Desiderio, di Ermengarda di Re Desiderio e della Regina Ansa nello scenario dell'abbazia longobarda di Santa Giulia . In realta' Adelchi riusci' a fuggire a Costantinopoli , unitamente al figlio Re Poto, ove muto' nome in Flavius Potior Jovius Teodatis Patricius Bisanti,in onore dei suoi avi Costantino il Grande , Potior Augustus Valens,Imperatore Valentiniano, Galla Placidia, ed attraverso il figlio Poto ,capostite dei Principi Puoti, diretti discendenti degli Imperatori Comneno Paleologo Anghelos , di Costantinopoli , fondando inoltre la dinastia dei Canmore(Potior)Re d'Inghilterra e di Scozia.L'opera si fonda su documenti storici aliundi ed inediti, in quanto lo stesso Paolo Diacono , storico ufficiale della Dinastia, prigioniero i Carlo Magno ,fu costretto a manipolare la storia della dinastia di Re Desiderio , il quale mori' a Corbie in Francia, in un convento, ove visse , dopo essere stato accecato da Carlo Magno. L'opera ristabilisce la verita' su Ermengarda, il cui vero nome era Desiderata, la quale non mori' nel Monastero della Sorella badessa Ageltrude a Santa Giulia, Brescia, bensi' in Asia Minore, in quanto fuggi' con i due figli di Carlo Magno,a Costantinopoli con Adelchi , su una nave ove prese posto anche la stessa sorella di Carlo Magno Gisla, sposa di Adelchi che segui' il marito ed il figlio, nella reggia di Costantiopoli, presso l'imperatrice Irene di Bisanzio, cugina di Re Adelchi.Una sorte piu' infelice tocco' ai figli di Gerberba , sorella di Adelchi e moglie di Carlomanno, fratello di Carlo Magno, la cui figlia di primo letto Ghisel , ILDEGARD ,sposo' Re Poto , figlio di Adelchi .
La sorella di Re Poto, Ageltrude sposo' Re Ugo di Spoleto, divenendo Imperatrice d'Italia, mentre un'altra sorella , di nome Ansperga sposo' il duca di Baviera ed un'altra, Anselberga ,il Re Radelchi di Benevento.DALLA TRAGICA VICENDA ENERGONO PARTICOLARI INEDITI DI MANIPOLAZIONI STORICHE DALLA FALSA DONAZIONE DI COSTANTINO ALLE ORIGINI DEI GRANDI CASATI BIZANTINI E DEI REGNANTI D'EUROPA . Re Desiderio e' cosi vivo nelle piu' grandi dinastie d'Europa, dai Baviera, Sassonia , agli Altavilla, Ai Riurik , ai Wittelsback, Agli Hohenstaufen, Hannover Coburgo Gotha e Plantagenets .
L'opera raggiunge l'acme della tragedia umana dei Re Taumaturghi della dinastia graalica merolitinga-longobarda bizantina.
2. Tempietto of Santa Maria in Valle, Cividale, founded 761 by King
blazon puoti
3. Desiderius and Queen Ansa, maritime connection with Constantinople. Stucco decoration
PRINCIPI PUOTI di Costantinopoli
Dinastia Augusta Imperiale Comneno Paleologo di Poto
Dinastia Imperiale Poto o Puoti :secondo la tradizione la dinastia bizantina dei Puoti, o DesPoti, ovvero Despota o “Desposini” erano familiari di Gesù, discendenti di Davide, detti anche Alkè ovvero attributo del Signore, da “Pietra Potente”, o “Pietra del Signore”. Lo stemma dei Puoti è quello di Davide, un leone rampante verso un braccio le cui dita imitano la bocca del serpente, per evocare il simbolo taumaturgico del farmaco. Erano detti anche “Terapeuti”. L’arma parlante dichiara che la Scienza taumaturgica è il vero potere.
La Dinastia Puoti discendeva infatti dagli imperatori e despoti Paleologo Comneno di Castrum Poti o Castrum Comne, nei pressi di Costantinopoli e dai despoti di Trebisonda a Poti(Castrum Poti)in Georgia .Il termine patrizi a Bisanzio, e' dell'aristozrazia sovrana e non da confondere con il termine patrizio della consulta araldica italiana . I Puoti ,infatti ,discendevano da Flavio Isacco di Castrum Komne , da cui Comneno .Flavio Isacco era discendente di Flavius Poto o Potior Jovius Teodatis Patricius e Princeps Bisantii, figlio di Re Adelchi, rifugiatosi a Costantinopoli presso La cugina Imperatrice Irene di Bisanzio , dopo la vittoria di Carlo Magno sui Longobardi.Ivi Adelchi muto' nome in Flavius Iovius Teodatis Patricius Bisantii et Romanorum ,unitamente al figlio Poto ,che diede origine ai Comneno Paleologo . Il termine Poto o Il Potente e' intercambiabile con il termine Paleologo , in quanto l'etimo Pale significa forte, potente, ma anche vecchio, antico, attributo del potere.I Puoti di Santa Maria a Vico, Arienzo, Pozzuoli, Patrizi di Bisanzio, sono in in realta' i veri e legittimi discendenti degli imperatori di Bisanzio Comneno Paleologo o Geronti detti Seniore , detti anche despoti .Giovanni , Basilio ed Alfonso Poto detti Seniore o Jerontes Paleologo,nella seconda meta' del 1400, sono sfuggiti all'eccidio dei Turchi a Costantinopoli, riparando presso i familiari Aragona , nel sud Italia .La registrazione della nobilta' dei seggi del sud Italia , riporta riduttivamente che sono patrizi di Bari, in realta' erano Principi despoti e Patrizi di Bisanzio, arrivati a Bari . La circostanza che il Crollalanza riporti semplicemente che furono Marchesi per il matrimonio con l'unica figlia del marchese Palmieri(dinastia plantageneta) cela solo la preoccupazione di cammuffare che il termine Patricius Bisantii et Romanorum era il rango degli Imperatori, rango ambito persino da Carlo Magno. Se per i re dell'epoca era naturale trattar da familiari i Puoti , certamnete alcun interesse avevano a registrare nei loro almanacchi il rango imperiale dei legittimi e diretti discendenti di Re Poto, figlio di Re Adelchi , non solo discendente di Costantino il Grande ed Elena , dinastia davidica, quanto di Galla Placidia, e Costanzo , eredi di Costantino e degli Imperatori Potior Valens Valentiniani. Quindi Adelchi e' capostipite degli imperatori Comneno Paleologo di Castrum Poti o Komne . E' riduttivo infatti definire patrizi e marchesi i Puoti ,in quanto gli imperatori despoti , essendo nobilta' straniera, ereditaria e non concessa da Re Italiani, non subisce la regolamentazione della consulta araldica di tali regni che avevano tutto l'interesse di far dimenticare il Rango imperiale e reale dei Puoti discendenti diretti di Re Desiderio , primo Re d'Italia e degli imperatori di Oriente ed Occidente.
Yasmin von Hohenstaufen
Historia Potorum
CASTELLO PUOTI
or CAENCASTLE
South Wall of the Castle, a huge fortress in the center of the city
Il Castello Puoticastle
di Caen
e
miniatura :Re Desiderio , Re Adelchi,alla sua destra il delfino Poto, la figlia Ageltrude ed il figlio principe Answaldo
Atto di donazione da parte di Re Desiderio alle monache di Santa Giulia..Dal baldacchino si evidenzia la ostensione della sindone che fu custodita
da Re Desiderio, dal figlio Adelchi e dal nipote Poto ,capostipite degli imperatori Comneno che l'affidarono al cugino Barbarossa
ed infine a Federico II.(archivi inediti di Princess Yasmin Cappella Avril de Saint Genis de Burey Anjou)
Blazon Principi Puoti
Dalla pièce teatrale di Yasmin von Hohenstaufen, emerge invece che Adelchi non mori' a Brescia, ma fuggi' a Costantinopoli
Adelchi di Manzoni alla presenza di Desiderio re dei Longobardi, sconfitto da Carlo.
Rappresentazione teatrale del 1960
Abbazia di Sant Giulia, fondata da Re Desiderio e dalla Regina Ansa.
Yasmin von Hohenstaufen
Historia Potorum
La vera Storia di Adelchi , rispetto alle finzioni letterarie di Manzoni
[PDF]
Adelchi
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o Ermengarda, figlia di Desiderio, con uno de’ suoi. figli, e di Gisla sua figlia con Adelchi. Stefano III scrive. ai re Franchi la celebre lettera, ...
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t341.pdf - Pagine simili
Theatre of Dublin
Green Princes Foundation
Regista Julius o ' Brien
"King Frederich IV von Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Plantagenet "
*
"Della Rosa Fronzuta saro' Pellegrino"
*
"LA DIVINA COMMEDIA DI ADELCHI"
*
pièces
di Yasmin von Hohenstaufen
gennaio 2007
***
La Principessa Yasmin
von Hohenstaufen
ha commemorato l'attore italiano Aroldo Tieri di Corigliano (CS)conferendogli alla memoria , unitamente al Sovraintendente Onorario del Teatro Queen Elisabeth of Plantagenet ,Regista Attore Sir Vincent di Bonaventura, il charter "una vita per il Teatro. "
Meeting of Muses
[PDF]
Adelchi
Dinastia Imperiale
Puoti
di Costantinopoli
ed.Alkè
Discendenza di Re Poto,figlio di Re Adelchi-
Gli Imperatori Comneno Paleologo Anghelos Ducas
Dinastia dell'Imperatore Giovanni Maria Poti o Comneno despota di Poti(Georgia)
Manzoni, notizie storiche dalla tragedia Adelchi.
Principi Puoti LO STEMMA Avito dei Puoti era il Serpente
.Non sembra suscitare dubbi l’etimologia del nome di CASTELPOTO.
Il paese avrebbe preso il nome da Potone, duca longobardo, nipote del principe Radelchi di Benevento e che fu prigioniero di Siconolfo di Salerno entrando a far parte in uno scam-bio di prigionieri nell’anno 844, come si rileva dal “Chronicon Anonimi Salernitani”.
Oltre queste esistono altre due interpretazioni circa l’origine del nome Castelpoto.
La prima del Rev. De Mennato che, considerando la posizione geografica del paese, domi-nante sul tracciato della Via Latina, ne fa derivare il nome dall’etimo latino “Castrum Po-tens”.
L’altra è avvalorata da un memorialista napoletano sulla base di un’iscrizione funeraria che si trova nella chiesa della “Pietra Santa”, in Napoli, sulla tomba di un giovane sacerdote di casa Puoti.
Principi Puoti LO STEMMA Avito dei Puoti era il Serpente azzurro di Re Desiderio.
POTI(Puoti)
O lo Stemma dell'Aquila bicipite d'oro su rosso .
Princes Puoti
(Princes Desiderio)
de gueules ,à l'aigle bicephale
DESPOTA
Gli Imperatori Puoti Comneno di Poti Paleologo Anghelos Ducas .Brig in irlandese significa potere , bri , rinomanza , possanza, bri,0 poto, breed , vecchio(paleo).Komne , potens , o Poto, Paleologo , Poto , il potente o vecchio.(Geronte o Senior Seniore, da cui Giovanni, Basilio ed Alfonso Poto il Seniore, figli di Rogiero Paleologo Comneno di Castrum Poto ,Costantinopoli, ed Elena d'Aragona, nipote di Alfonso d'Aragona )
Discendenza di Re Adelchi detto Adelkis, rifugiatosi, dopo l'ascesa del cognato Carlo Magno,presso la cugina Irene di Bisanzio. Adelchi, in memoria dei suoi avi ,Costantino, Potior Valens Valentiniano ,Gallia Placida .Costanzo, muta il nome in Flavius Iovius Patricius Teodatis Potior, principe despota di Costantinopoli:il figlio
Flavius Jovius Poto ( detto anche Potone) Despota Patrizio di Costantinopoli , da cui la dinastia Commander o Despota dei Potior detti poi Comneno di Poti
I Puoti di Castello Puoti o Castelpoto, da Poto, figlio di Re Adelchi e Gisla sorella di Carlo Magno , sono capostipiti, attraverso Sikelgaita della dinastia Altavilla, da cui Costanza , madre di Federico II, e direttamente in linea di primogenitura di Giovanni IV Comneno di Colchidia (o Poti in Georgia ) (Despota di Colchida citta' della Georgia che prese il nome di Poti dal Sovrano Comneno su cui nel 1578 fu eretta la fortezza del sultano Murrad III , detta Poti dal nome avito di Comeno in Georgia .A Costantinopoli il nome Poto, scompare fino all'epoca di Giovanni Comneno , la cui dinastia s'appellera' Poti , dal nome della cittadella eretta dall'imperatore Giovanni IV di Comneno, detto appunto Poti, (Georgia)
I titoli imperiali dei Puoti e degli Hohenstaufen sono imprescrittibili, irrinunciabili, in quanto non concessi, ma ereditati.Gli Hohenstaufen- Plantageneti e Puoti hanno diritto al titolo di Altezza Imperiale, fino alla fine dei tempi.La dinastia che discende dal mito della Venus Genitrix(Der Veibil) di Sonichilde ,nipote di Teodolinda (Vedi la chioccia dalle uova d'oro, a Monza)si rifa' al diritto longobardo-bizantino e non subisce la legge salica.E' pertanto legittima l'eredita' imperiale per linea femminile, come dal diritto longobardo bizantino. I titoli del ramo svevoanglicano e bizantino longobardo - degli Hohenstaufen e dei Puoti sono ereditari e non concessi da potenza straniera, pertanto non furono mai soggetti all'art, 23 del R.D. 21.01.1929.n.61
Genealogia dei Puoti o Poti a Costantinopoli
1081 - 1118 ALESSIO I Comneno o Comader despota o Poto -Potior (1048-Costantinopoli 1118).fu terzogenito di Giovanni Comneno e nipote dell’Imperatore Isacco I Comneno. Durante il periodo di agitazioni dei Ducas e loro associati, Alessio e i suoi fratelli figurarono fra gli oppositori. Scoppiata una rivolta nel 1081, Alessio occupo’ Costantinopoli, detronizzando Niceforo III. Combatte' in Epiro contro i Normanni di Roberto il Guiscardo, in Tracia contro i Peceneghi (battaglia di Levunio, 1091). Rialzo’ le sorti dell’Impero da abile diplomatico. Concluse un accordo con Venezia (1082) che gli assicuro’ un aiuto della flotta veneziana in cambio di considerevoli vantaggi economici. Questo accordo segno’ l’inizio della grande fortuna delle Repubbliche Marinare Italiane. Regno' durante la prima Crociata, quando la stessa Costantinopoli fu minacciata dall'avanzata dei Selgiuchidi: invio' allora una legazione dal Papa Urbano II, al sinodo di Piacenza, invocando aiuto. In seguito, insospettito dalle ambizioni dei nuovi venuti, cambio’ politica ed avverso’ la formazione dei Regni Latini d’Oriente.
HISTAMENON
1118 - 1143 GIOVANNI II Comneno (1088-Tauro 1143) figlio e successore di Alessio I fu considerato il piu’ grande dei Comneni. Rafforzo’ l’Impero e sconfisse i Peceneghi (Berrhoia, 1122). Lotto’ contro gli Ungari (1124-1128) per avere il controllo sui Serbi, Dalmati e Croati. Nel 1126 ratifico’ il trattato con Venezia, pur concedendo favori a Pisani e Genovesi. Riconquisto’ gran parte dei possedimenti turchi, sottomettendo la Cilicia, Antiochia (Piccola Armenia,1138), Tripoli ed Edessa. In politica interna, il Regno di Giovanni II Comneno fu caratterizzato dal sorgere di fondazioni religiose.
HYPERPERON
1143 - 1180 MANUELE I Comneno (c.ca 1122-1180), quarto figlio e successore di Giovanni II Comneno, tento’ una politica di restaurazione in Italia (cerco' di attuare l'Impero Universale) che provoco’ il dissanguamento delle finanze bizantine. Respinse gli attacchi dei Serbi, degli Ungari e dei Normanni, condotti da Ruggero di Sicilia. Appoggio' le citta' guelfe italiane contro Federico Barbarossa. Fini' per conquistare la Serbia (1172), entro' in conflitto con Venezia, preoccupata dai trattati firmati dal Comneno con Genova (1169) e con Pisa (1171), e firmo’ con essa un trattato di pace solo nel 1175. Fu sonoramente sconfitto dai Turchi a Miriocefalo (1176). In definitiva, per mantenere le forze militari, l’Imperatore peggioro’ in modo sensibile le condizioni economiche, che promossero la trasformazione dell’Impero ad una forma feudale.
HYPERPERON
1180 - 1183 ALESSIO II Comneno (Costantinopoli 1167-1183) fu figlio di Manuele I Comneno e di Maria di Poitiers-Antiochia. Regno’ sotto la tutela della madre e favori’ i Latini. Fu costretto ad accettare come collega Andronico I, suo cugino (1182), che lo fece strangolare. Fu sposo di Agnese, figlia di Re Luigi VII di Francia.
Di questo regno non sono state identificate monete, ne' sembra siano state coniate
1183 - 1185 ANDRONICO I Comneno (1122-1185), figlio di Isacco Comneno e nipote di Alessio I, arrivo' al potere facendo uccidere Alessio II. Valoroso soldato, intelligente e senza scrupoli, divenne l’antagonista del cugino, l’Imperatore Manuele I, che lo fece piu’ volte incarcerare. Ma, dopo varie avventure e dopo la morte del cugino, riuscito ad evadere, approfittando di una sollevazione popolare, entro’ in Costantinopoli (1182). Fece allora uccidere la Reggente e si fece associare al trono, ma dopo l’Incoronazione (1183), fece strozzare anche Alessio II Comneno e ne sposo’ la giovane vedova Agnese di Francia. Incomincio’ un opera di eliminazione della famiglia imperiale e dell’aristocrazia a lui ostile perche’ danneggiata dalle sue riforme, specialmente agrarie. Con la scusa di vendicare i Latini, gli Ungheresi ed i Normanni di Sicilia sbarcarono a Durazzo, raggiunsero Salonicco e puntarono su Costantinopoli. Qui scoppio’ una rivoluzione ed egli fu spodestato da Isacco II Angelo, acclamato Imperatore. Andronico, sorpreso mentre tentava di fuggire, fu trucidato dalla folla. Il figlio primogenito di Andronico, Manuele, fu capostipite degli Imperatori di Trebisonda.
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1185 - 1195 ISACCO II Angelo (I Regno) (c.ca 1155-1204), benche’ fosse il favorito di Andronico I Comneno, riusci’ a far sollevare il popolo contro di lui e lo rovescio’ dal trono (1185), mentre i Normanni occupavano Tessalonica e gli Ungheresi la Dalmazia. Incapace di comandare sui nobili, Isacco II obero’ il popolo di imposte e provoco’ la loro sollevazione. I Bulgari lo sconfissero nel 1190 e 1194. Fu favorevole ai Latini, aiutando la terza Crociata, dopo essersi accordato con Federico Barbarossa (1190), ma nel 1195 fu detronizzato dal fratello Alessio III Angelo che lo fece accecare.
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1195 - 1203 ALESSIO III Angelo Comneno (+1210) detronizzo’ il fratello Isacco II Angelo, lo imprigiono’ e lo fece accecare. Fu uomo inetto e gaudente e lascio’ l’Impero in mani inette che lo indebolirono ancor piu’. Vennero cosi’ perdute molte regioni e molti Governatori divennero di fatto indipendenti. Fu cosi’ che Alessio IV Angelo, suo nipote e figlio di Isacco II, con l’appoggio dell’Imperatore Enrico VI, concluse un’alleanza con i Capi della IV Crociata e con i Veneziani, che occuparono Costantinopoli (1203). In seguito alla creazione dell’Impero Latino, fu detronizzato dai Crociati. Alessio III fuggi’ in Tracia e successivamente in Asia Minore. Qui cerco’ di opporsi al genero Teodoro I Lascaris, che si era fatto riconoscere Imperatore a Nicea (1204), ma fu preso ed imprigionato in un monastero dove rimase fino alla morte.
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1203 - 1204 ISACCO II Angelo (c.ca 1155-1204 ) (II Regno) e ALESSIO IV Angelo (1182-Costantinopoli 1204). Alessio, imprigionato dallo zio Alessio III, che aveva imprigionato anche suo padre Isacco II, riusci’ a fuggire in Occidente (presso il cognato Filippo di Savoia) ed a far interessare alla causa del padre alcuni Principi occidentali ed i Veneziani. Quando con la IV Crociata, i Latini si impadronirono di Costantinopoli (luglio 1203), Isacco II Angelo fu rimesso sul trono. Fu pero’ assassinato, con il figlio Alessio IV (prima imprigionato, poi strangolato) che egli aveva associato a se' nel Regno, da Alessio V Ducas Murzuflo, genero di Alessio III Angelo. Cio’ avvenne perche’ quest’ultimo seppe ben sfruttare il malcontento popolare per le concessioni che i due Imperatori avevano dovuto fare ai Latini.
HYPERPERON
1204 ALESSIO V Ducas Marzuflo (+1204) regno' pochi mesi, ucciso dai Crociati durante la IV Crociata.
Il Despotato d'Epiro e gli altri Stati derivati dalla frammentazione dell'Impero bizantino, al 1204.Il Despotato d'Epiro fu uno degli Stati a nascere dallo smembramento dell'Impero bizantino nel 1204 durante la quarta crociata. Esso reclamò il titolo di "erede" dello stesso Impero, come anche l'Impero di Nicea e l'Impero di Trebisonda.
Michele I Ducas Non si conosce la data di nascita, e dove sia nato, morì nel 1214 a Corfù. Despota d'Epiro a partire dal 1204 fino al 1214.
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Dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1204, i cittadini Greci cercavano di radunarsi in alcune zone, per difendersi dai Latini. Michele I vide quindi spalancarsi una porta per il dominio nella zona. Prendendo con sè dei soldati a lui fedeli, difese dai Latini l'Epiro; vedendo ciò i cittadini Greci, sia della Tessaglia che del Peloponneso, si posero sotto il suo protettorato. Michele I fu descritto dai cittadini Greci come un secondo Noè, in quanto dava riparo ai Greci dall'"alluvione" dei Latini.
Michele I aveva una famiglia di provenienza Imperiale, visto che Isacco II di Bisanzio e Alessio III di Bisanzio, erano suoi cugini.
Il governo
Michele I, malgrado avesse chiesto a Giovanni Camatero (il vecchio patriarca di Costantinopoli) di riconoscerlo Imperatore Bizantino, non ebbe questo privilegio. L'ex-patriarca gli preferì Teodoro I di Nicea; non avendo avuto il titolo di Imperatore, Michele I si sottomise alla chiesa cattolica.
Enrico di Fiandra domandò a Michele I fedeltà all'Impero latino, e la ottenne col matrimonio della figlia di Michele I con suo fratello, Eustachio, nel 1209. Michele I non prestò fede a questa alleanza, confidando nella protezione delle montagne, che avrebbero fermato tutti i Latini con cui avesse stretto e rotto alleanze. Nel frattempo i parenti di Bonifacio fecero rivendicazioni sull'Epiro, e Michele I nel 1210 strinse un'alleanza coi Veneziani per attaccare l'Impero di Tessalonica in mano alla casata dei Bonifacio. Michele I si dimostrò disumano coi suoi prigionieri, arrivando a crocifiggere alcuni preti latini. In risposta, Papa Innocenzo III lo scomunicò. Enrico tornò in città in quell'anno e costrinse Michele I ad una nuova alleanza nominale.
La fine
Ma questi si dedicò piuttosto a catturare altre città strategiche che erano in mano latina, come Larissa, Durazzo e Ohrid, e ad assicurarsi il controllo della via Ignazia per Costantinopoli. Egli prese inoltre controllo dei porti sul golfo di Corinto. Nel 1214 catturò Corfù ai Veneziani, ma fu ucciso dal fratellastro Teodoro, che dopo gli subentrò al trono.
Conflitti con Nicea e la Bulgaria
Teodoro si preparò immediatamente per attaccare Tessalonica, e combattè i Bulgari. Enrico di Fiandra morì mentre stava per contrattaccare; nel 1217 Teodoro catturò il suo successore Pietro di Courtenay, e molto probabilmente lo fece uccidere. L'Impero latino, comunque, fu distratto dal crescente potere di Nicea e non potè impedire a Teodoro di prendere Tessalonica nel 1224. Nel 1225, in seguito alla presa di Adrianopoli da parte di Giovanni III di Bisanzio, Teodoro e strappo a sua volta la città a quest'ultimo; si alleò inoltre con i Bulgari e scacciò i Latini dalla Tracia. Nel 1227 Teodoro si incoronò Imperatore bizantino, nonostante non fosse riconosciuto dalla maggior parte dei Greci, specialmente dal Patriarca di Nicea. Nel 1230 ruppe l'alleanza con la Bulgaria, sperando di spodestare Ivan Asen II, che lo aveva trattenuto dall'attaccare Costantinopoli. Nella battaglia di Klokotnitsa (nei pressi di Haskovo, in Bulgaria), lo zar bulgaro sconfisse, catturò ed accecò Teodoro; suo nipote Michele II prese il potere in Epiro. Teodoro fu infine rilasciato e governò Tessalonica come vassallo insieme a suo fratello Manuele.
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Sovranità niceana e bizantina
L'Epiro non si riprese mai completamente dalla sconfitta. Michele II perse Tessalonica a favore di Nicea nel 1246 e si alleò con i Latini contro questa. Nel 1248 Giovanni III costrinse Michele a riconoscerlo come Imperatore, e in cambio lo riconobbe Despota d'Epiro. La nipote di Giovanni Maria sposò il figlio di Michele Niceforo; inoltre, nello stesso anno, la figlia di Michele , Anna, sposò Guglielmo II di Villehardouin, principe d'Acaia, e Michele preferì onorare quest'alleanza piuttosto che quella con Giovanni. Egli fu sconfitto nel conflitto seguente e il vecchio despota Teodoro fu nuovamente catturato, morendo in prigionia.
Teodoro II Lascaris si alleò con Michele, e i loro bambini, fidanzati da Giovanni molti anni prima, finalmente si sposarono nel 1256; Teodoro ricevette in cambio Durazzo. Michele non accettò il trasferimento di questa città, e l'anno successivo si rivoltò, sconfiggendo un'armata niceana guidata da Giorgio Acropolita. Mentre Michele marciava su Tessalonica, fu attaccato da Manfredi di Sicilia, che catturò l'Albania e Corfù. Michele allora si alleò immediatamente con lui, dandogli in moglie la figlia Elena. Dopo la morte di Teodoro II, Michele, Manuele e Guglielmo II combatterono il nuovo Imperatore niceano Michele VIII Paleologo. L'alleanza era molto instabile, e nel 1259 Guglielmo fu catturato durante la disastrosa battaglia di Pelagonia. Michele VIII continuò a combattere per conquistare la capitale di Michele II, Arta, lasciando le sole città di Giannina e Vonitsa nelle mani di Michele II. Arta fu recuperata nel 1260, mentre Michele II era impegnato contro Costantinopoli.
Invasioni italiane
Dopo la restaurazione del potere imperiale a Costantinopoli da parte di Michele VIII nel 1261, egli tartassò ripetutamente l'Epiro, costringendo il figlio di Michele II, Niceforo, a sposare sua nipote Anna Cantacuzena nel 1265. Michele VIII considerava l'Epiro uno stato vassallo, mentre Michele II e Niceforo continuavano ad allearsi coi Principi d'Acaia e coi Duchi d'Atene. Nel 1267 Corfù e gran parte dell'Epiro furono catturati da Carlo I d'Angiò, e nel 1271 Michele II morì; Michele VIII non tentò però di annettere direttamente il despotato. Egli permise a Niceforo di succedere e di trattare con Carlo, che prese Durazzo nello stesso anno. Nel 1279 Niceforo si alleò con quest'ultimo contro Michele, accettando di diventare vassallo di Carlo. Subito dopo la sconfitta di Carlo Niceforo egli perse l'Albania a favore dei bizantini.
Sotto Andronico II, Niceforo rinnovò l'alleanza con Costantinopoli; tuttavia fu convinto ad allearsi con Carlo II di Napoli nel 1292, sconfitto in seguito dalla flotta di Andronico. Niceforo diede in sposa la propria figlia al figlio di Carlo, Filippo I di Taranto, e vendette a lui molti dei suoi territori. Dopo la morte di Niceforo l'influenza bizantina crebbe leggermente sotto Anna, cugina di Andronico II, che governò come reggente per il proprio figlio Tommaso. Nel 1306 essa si rivoltò contro Filippo in favore di Andronico; gli abitanti latini furono espulsi, ma fu costretta a restituire alcuni territori a Filippo. Nel 1312 questi smise di reclamare proprio l'Epiro ma pose piuttosto una rivendicazione sul defunto Impero latino.
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Collasso del Despotato
Anna riuscì a far sposare Tommaso con una figlia di Andronico, ma egli fu assassinato nel 1318 da Nicola Orsini, che ne sposò la vedova e prese il controllo dello Stato. Egli fu riconosciuto da Andronico, ma fu detronizzato nel 1323 da suo fratello Giovanni. Questi fu avvelenato nel 1335 da sua moglie Anna, che tenne la reggenza per suo figlio Niceforo II. Nel 1337 Andronico III, arrivato nella zona per supportare gli Albanesi contro gli Ottomani, riconquistò tutto l'Epiro. Niceforo II si rifugiò in Italia, dove la vedova di Filippo di Taranto, Caterina di Valois, lo mise a capo di una rivolta in Epiro. La ribellione fallì, e gli fu fatta sposare Maria Cantacuzena, figlia di Giovanni VI Cantacuzeno.
L'Impero cadde presto in una guerra civile tra Giovanni V Paleologo e Giovanni VI, e l'Epiro cadde nelle mani dei Serbi. Niceforo II riuscì a riconquistarlo nel 1356, aggiungendo all'impero la Tessaglia. Niceforo morì sedando una rivolta albanese nel 1359, e il Despotato fu reintegrato nell'Impero.
L'Impero di Trebisonda fu uno degli Stati successori dell'Impero bizantino sorti nel 1204, subito dopo la caduta di Costantinopoli durante la quarta crociata.
1 Fondazione
2 Acme
3 Declino e crollo
4 Imperatori di Trebisonda
Fondazione
L'Impero di Trebisonda fu uno dei tre piccoli stati greci a sorgere alla caduta di Costantinopoli a opera dei Crociati nel 1204, assieme all'Impero di Nicea della dinastia Paleologhi e al Despotato d'Epiro della dinastia Angeli. Esso fu fondato da Alessio I grazie all'aiuto delle truppe fornite dalla Regina Tamar di Georgia, con cui conquistò Trebisonda, il Sinope e la Paflagonia, nella parte settentrionale dell'Anatolia, con i passi della catena del Ponto.
Alessio I, che era nipote dell'Imperatore bizantino Andronico I Comneno e un discendente del Re Davide il Costruttore di Georgia attraverso sua nonna Katay, figlia di Davide I, fece di Trebisonda la propria capitale e reclamò il titolo di legittimo successore dell'Imperatore bizantino. L'Imperatore Andronico era stato deposto e ucciso nel 1185. Suo figlio Manuele Comneno fu accecato e morì per le ferite. Le fonti concordano che Rusudan, moglie di Manuele e madre di Alessio I e Davide I, fuggì da Costantinopoli per sfuggire alla persecuzione di Isacco II Angelo, successore di Andronico. Non è chiaro se si diresse in Georgia o sulla riva meridionale del Mar Nero, da Poti che prende il nome dal loro vero etimo , la famiglia dei Comneno traeva le proprie origini, ma ci sono alcune prove che gli eredi avevano organizzato un territorio semi-indipendente con capitale Trebisonda nel 1204.
I governanti di Trebisonda usarono i titoli di Grande Comneno (Megas Komnenos o Potior ) e di Imperatore fino al crollo, nel 1461; a volte ci si riferisce a questo stato col nome di "Impero Comneno".
Trebisonda controllava inizialmente un territorio compatto, sulla costa meridionale del Mar Nero, comprendente le moderne province turche di Sinop, Ordu, Giresun, Trabzon, Bayburt, Gumushane, Rise e Artvin; nel XIII secolo controllò anche Perateia, che includeva Cherson e Kerch nella penisola di Crimea. Davide Comneno si espanse rapidamente verso occidente, occupando prima Sinope, quindi la Paflagonia e poi l'Eraclea pontica, fino a che i suoi territori confinarono con quelli dell'Impero di Nicea. Questo strappò a Trebisonda i domini a ovest di Sinope nel 1206. Sinope stessa fu presa dai Selgiuchidi nel 1214.
Acme
Mentre il Despotato d'Epiro crollò dopo appena sessant'anni dalla sua costituzione, e l'Impero di Nicea si occupava di riprendere Costantinopoli e togliere di mezzo lo stato fantoccio dell'Impero latino, solo per essere inglobato nel 1453 dagli Ottomani, Trebisonda cercò di sopravvivere più a lungo dei propri rivali diretti, gli altri stati successori.
L'Impero Comneno fu perpetuamente in conflitto prima col sultanato d'Iconio, poi con gli Ottomani, oltre che con Bisanzio, le Repubbliche marinare italiane, e specialmente Genova, la quale aveva una base a Salmastro o Amasia, e minacciava i suoi confini. Il titolo di impero era più teorico che pratico, la cui difesa venne garantita soprattutto aizzando i rivali uno contro l'altro e offrendo principesse in matrimonio con generosissime doti, soprattutto ai Turchi dell'Anatolia interna.
La distruzione di Baghdad da parte di Hulegu Khan nel 1258 rese Trebisonda l'estremo baluardo occidentale della via della seta, ed ebbe accesso ad enormi ricchezze sotto l'ala protettrice dei Mongoli. Marco Polo tornò in occidente dal suo viaggio in Cina attraverso questa città, nel 1295. Durante il governo di Alessio III (1349-1390) la città divenne uno dei maggiori centri commerciali e culturali al mondo.
Manuele III successe al padre Alessio III nel 1390 e si alleò con Tamerlano, traendo vantaggio dalla vittoria di questo sugli Ottomani nel 1402 alla Battaglia di Ankara. Suo figlio Alessio IV diede due delle sue figlie in moglie a Jihan Shah, Khan dei Kara Koyunlu, e ad Ali Beg, Khan degli Ak Koyunlu, rivali tra loro, mentre la sua figlia maggiore Maria divenne la terza moglie dell'Imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo. Pero Tafur, che visitò la città nel 1437, riportava che la città aveva meno di 4000 soldati.
Giovanni IV non potè fare altro che vedere il proprio impero fare la fine di Costantinopoli: il Sultano Ottomano Murad II tentò di prendere la capitale per mare nel 1442, ma fu bloccato dal mare in burrasca; durante l'assedio di Belgrado da parte di Maometto II nel 1456, il governatore ottomano di Amiso attaccò la città e, sebbene sconfitto, prese molti prigionieri e riscosse un forte tributo.
Declino e crollo
Giovanni IV si stava preparando ad un attacco stringendo alleanze: diede sua figlia in moglie al figlio di suo cugino, Uzun Hasan, Khan degli Ak Koyunlu, di sangue cristiano, capo della tribù del Montone Bianco, in cambio della sua promessa di proteggere Trebisonda; ottenne inoltre la protezione degli emiri di Sinope e Karamania, e dal Re e dalle principesse di Georgia. Sfortunatamente, il successore di Giovanni, suo fratello Davide, salito al trono nel 1459, ripudiò questi trattati. Strinse piuttosto alleanze con varie potenze europee per ottenere aiuto contro gli Ottomani, vaneggiando di oscuri piani e complotti che comprendevano la conquista di Gerusalemme. Maometto venne a sapere di queste trattative, e fu ancor più provocato dalla richiesta di Davide II di rimuovere il tributo imposto al fratello. La risposta arrivò nel 1461: Maometto partì da Bursa con una grande armata, prima dirigendosi verso Sinope, il cui emiro si arrese presto, quindi a sud attraverso l'Armenia, per neutralizzare Usun Hasan. Una volta isolata Trebisonda, Maometto vi si diresse prima che gli abitanti potessero venire a sapere del suo arrivo, e strinse d'assedio la città, che resistette un mese prima che l'Imperatore si arrendesse il 15 agosto 1461. Alcuni castelli guidarono una resistenza isolata per qualche settimana. L'Impero di Trebisonda era ricco grazie alle miniere d'argento e all'antica via commerciale di Tabriz. In seguito il sostantivo in italiano "trebisonda" , in "perdere la trebisonda", perdere la testa ricorrendo al fatto che era un luogo raggiungibile con tutte le rotte del Mar Nero, come rifugio dei marinai. Il luogo fu così tempestato di tragici naufragi. Un'altra causa fu che essendo l'ultimo baluardo bizantino, l'ultima città a essere indipendente.
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Imperatori di Trebisonda
Alessio I Comneno (1204–1222)
Davide I Comneno (1204–1214)
Andronico I Gido Comneno (1222–1235)
Giovanni I Axuco Comneno (1235–1238)
Manuele I Comneno (1238–1263)
Andronico II Comneno (1263–1266)
Giorgio Comneno (1266–1280)
Giovanni II Comneno (1280–1297)
Teodora Comnena (1284–1285)
Giovanni II Comneno (1280–1297)
Alessio II Comneno (1297–1330)
Andronico III Comneno (1330–1332)
Manuele II Comneno (1332)
Basilio Comneno (1332–1340)
Irene Palaeologina (1340–1341)
Anna Comnena (1341)
Michele Comneno (1341)
Anna Comnena (restaurata, 1341–1342)
Giovanni III Comneno (1342–1344)
Michele Comneno (restaurato, 1344–1349)
Alessio III Comneno (1349–1390)
Manuele III Comneno (1390–1416)
Alessio IV Comneno (1416–1429)
Giovanni IV Comneno (1429–1459)
Davide II Comneno (1459–1461)
Estratto da "
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Giovanni IV Comneno fu imperatore di Trebisonda dal 1429 al 1459.
Salì al trono dopo la morte del padre Alessio IV Comneno, di cui era il primogenito.
Ebbe il compito di far resistere Trebisonda, nonostate la caduta di Costantinopoli. Il sultano ottomano Murad II tentò di prendere la capitale per mare nel 1442, ma fu bloccato da una burrasca. In seguito, durante l'assedio di Belgrado da parte di Maometto II nel 1456, il governatore ottomano di Amiso attaccò Trebisonda e, sebbene sconfitto, prese molti prigionieri e riscosse un forte tributo.
Giovanni IV si preparò a resistere stringendo alleanze: diede sua figlia in moglie al figlio di suo cugino, Uzun Hasan, Khan degli Ak Koyunlu, di sangue cristiano, capo della tribù del Montone Bianco, in cambio della sua promessa di proteggere Trebisonda; ottenne inoltre la protezione degli emiri di Sinope e di Karamania, e dal re e dalle principesse di Georgia.
Giovanni IV detto Poto da Poti , citta' cui diede il nome in Georgia e di cui fu Despota, morì nel 1459 dopo trenta anni di glorioso governo e gli sucedette il fratello Davide II Comneno.
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Davide II Comneno fu l'ultimo imperatore di Trebisonda dal 1459 fino al 1461, anno in cui la città cadde.
Succedette al fratello Giovanni IV Comneno e, salito al potere, ne annullò tutte le alleanze per collegarsi invece con le Repubbliche Marinare e gli Occidentali, vagheggiando piani di una nuova Crociata per riconquistare Gerusalemme.
Quando l'imperatore ottomano Maometto II, venne a sapere di queste trattative, gli chiese nel 1461 un tributo che gli venne negato: la reazione di Maometto fu immediata, partì da Bursa con un enorme esercito, prima dirigendosi verso Sinope, il cui emiro alleato di Trebisonda si arrese in breve tempo, e attaccando quindi l'Armenia, il cui re, Usun Hasan, nonostante gli stretti rapporti con Trebisonda, fu costretto anch'egli alla resa.
Trebisonda era quindi isolata dal resto dell'Asia e Maometto II procedette alla conquista dell'ultimo brandello rimasto dell'Impero Bizantino antecedente alla quarta crociata: l'intervento fu rapido e silenzioso, tanto che contadini non diedero nessun allarme e Maometto potè stringere d'assedio la città, difesa da soli 5000 uomini. Dopo un mese di assedio Davide II si arrese il 15 agosto 1461 e solo alcuni castelli proseguirono una resistenza isolata per qualche settimana.
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Alessio IV Comneno fu imperatore di Trebisonda dal 1416 fino al 1429.
Figlio di Manuele III Comneno diede due delle sue figlie in moglie a Jihan Shah, Khan dei Kara Koyunlu, e ad Ali Beg, Khan degli Ak Koyunlu, rivali tra loro, mentre la figlia maggiore Maria divenne la terza moglie dell'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo.
Tafur, che visitò la città nel 1437, riportava che vi fossero tenuti meno di 4000 soldati.
Alessio IV morì nel 1429, gli sucedette il figlio maggiore Giovanni IV Comneno despota di Poti (Georgia)
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Giovanni Comneno o Poti,(figlio di Giovanni) ,despota di Trebisonda ,detto Seniore ,per distinguerlo dall'Infante Giovanni )che fu inviato come ambasciatore dallo zio ,Davide Comneno ,nella Repubblica Marinara di Amalfi ,e' capostipite dei Poto o Poti di Salerno,Caserta ,Benevento, derivati da Poto figlio di Re Adelchi che a Costantinopoli aveva mutato nome in Flavius Jovius .Tale linea e' consanguinea con quella di Potone ed Adelchi , nipoti di Re Radelchi e di Ansperga(sorella di Adelchi e figlia di Re Desiderio ) zia di Poto , nipote di Re Desiderio. Infatti Re Radelchi aveva sposato Anseperga , figlia di Re Desiderio.
Dai Poto Comneno derivano i Puoti , discendenti della Principessa Giovanna Puoti di Heristal Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Plantagenet, nonna della Principessa Yasmin. Dal ramo dei Puoti Allegro ou Alegre d'Alegre de Hochstaden de Hostade, ramo del Principe chirurgo Francesco Puoti , Cavaliere dello Spirito Santo e dell'Annunziata, discende invece la Principessa Filly Allegro , madre della Principessa Yasmin. VO
Princes Allegro ou Alegre de Hochstaden de Hostade
VON HOCKSTADEN Hostade ou Alegre de PUOTI BOAZ di BOURBON-BUSSET- (aquila dispiegata d'argento o bianca in campo rosso Alegre de Hochstaden de Hostade
Discendenti di Re Desiderio e del Principe Baud Poto -Fortis
Da Historia Potorum
Poto , figlio di Re Adelchi e Gisla, sorella di Carlo Magno
Dinastia Puoti di Heristal -
Poto muta il nome a Costantinopoli, come il padre Adelchi che si chiamera' Flavius Jovius Patricius Teodatis Potior , Despota e Patrizio di Bisanzio-
da cui i Comnander o Comnender , ovvero Despota , ovvero Poto.
Il nome Poto o Poti torna con la Dinastia di Giovanni Poto , da Poti in Georgia, figlio di Giovanni IV Comneno despota di Colchide che prese il nome di Poti
Giovanni Comneno o Poti,(figlio di Giovanni) ,despota di Trebisonda ,detto Seniore ,per distinguerlo dall'Infante Giovanni fu inviato come ambasciatore dallo zio Davide Comneno nella Repubblica Marinara di Amalfi ,e' capostipite dei Poto o Poti di Salerno,Caserta ,Benevento, derivati da Poto figlio di Re Adelchi che a Costantinopoli aveva mutato nome Flavius Jovius .Tale linea e' consanguinea con quella di Potone ed Adelchi , nipoti di Re Radelchi, zio di Poto , nipote di Re Desiderio. Infatti Radelchi aveva sposato Anseperga , figlia di Re Desiderio.
Dai Poto Comneno derivano I Puoti Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Plantagenet ed i Granduchi Principi Putiatin Pavlov Romanov
I Puoti Comneno
Discendenza di Re Adelchi detto Adelkis divenuto Flavius Iovius Patricius Teodatis Potior principe despota di Costantinopoli:il figlio
Flavius Jovius Poto ( detto anche Potone) Despota Patrizio di Costantinopoli , da cui la dinastia Commander o Despota dei Potior detti poi Comneno-I Puoti di Castelpoto derivano da Giovanni IV Comneno di Colchidia (detta Poti in Georgia ) (Despota di Colchida citta' della Georgia che prese il nome di Poti dal Sovrano Comneno su cui nel 1578 fu eretta la fortezza del sultano Murrad III , detta Poti dal nome avito di Comeno in Georgia .
1081 - 1118 ALESSIO I Comneno o Comader despota o Poto -Potior (1048-Costantinopoli 1118).fu terzogenito di Giovanni Comneno e nipote dell’Imperatore Isacco I Comneno. Durante il periodo di agitazioni dei Ducas e loro associati, Alessio e i suoi fratelli figurarono fra gli oppositori. Scoppiata una rivolta nel 1081, Alessio occupo’ Costantinopoli, detronizzando Niceforo III. Combatte' in Epiro contro i Normanni di Roberto il Guiscardo, in Tracia contro i Peceneghi (battaglia di Levunio, 1091). Rialzo’ le sorti dell’Impero da abile diplomatico. Concluse un accordo con Venezia (1082) che gli assicuro’ un aiuto della flotta veneziana in cambio di considerevoli vantaggi economici. Questo accordo segno’ l’inizio della grande fortuna delle Repubbliche Marinare Italiane. Regno' durante la prima Crociata, quando la stessa Costantinopoli fu minacciata dall'avanzata dei Selgiuchidi: invio' allora una legazione dal Papa Urbano II, al sinodo di Piacenza, invocando aiuto. In seguito, insospettito dalle ambizioni dei nuovi venuti, cambio’ politica ed avverso’ la formazione dei Regni Latini d’Oriente.
HISTAMENON
1118 - 1143 GIOVANNI II Comneno (1088-Tauro 1143) figlio e successore di Alessio I fu considerato il piu’ grande dei Comneni. Rafforzo’ l’Impero e sconfisse i Peceneghi (Berrhoia, 1122). Lotto’ contro gli Ungari (1124-1128) per avere il controllo sui Serbi, Dalmati e Croati. Nel 1126 ratifico’ il trattato con Venezia, pur concedendo favori a Pisani e Genovesi. Riconquisto’ gran parte dei possedimenti turchi, sottomettendo la Cilicia, Antiochia (Piccola Armenia,1138), Tripoli ed Edessa. In politica interna, il Regno di Giovanni II Comneno fu caratterizzato dal sorgere di fondazioni religiose.
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1143 - 1180 MANUELE I Comneno (c.ca 1122-1180), quarto figlio e successore di Giovanni II Comneno, tento’ una politica di restaurazione in Italia (cerco' di attuare l'Impero Universale) che provoco’ il dissanguamento delle finanze bizantine. Respinse gli attacchi dei Serbi, degli Ungari e dei Normanni, condotti da Ruggero di Sicilia. Appoggio' le citta' guelfe italiane contro Federico Barbarossa. Fini' per conquistare la Serbia (1172), entro' in conflitto con Venezia, preoccupata dai trattati firmati dal Comneno con Genova (1169) e con Pisa (1171), e firmo’ con essa un trattato di pace solo nel 1175. Fu sonoramente sconfitto dai Turchi a Miriocefalo (1176). In definitiva, per mantenere le forze militari, l’Imperatore peggioro’ in modo sensibile le condizioni economiche, che promossero la trasformazione dell’Impero ad una forma feudale.
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1180 - 1183 ALESSIO II Comneno (Costantinopoli 1167-1183) fu figlio di Manuele I Comneno e di Maria di Poitiers-Antiochia. Regno’ sotto la tutela della madre e favori’ i Latini. Fu costretto ad accettare come collega Andronico I, suo cugino (1182), che lo fece strangolare. Fu sposo di Agnese, figlia di Re Luigi VII di Francia.
Di questo regno non sono state identificate monete, ne' sembra siano state coniate
1183 - 1185 ANDRONICO I Comneno (1122-1185), figlio di Isacco Comneno e nipote di Alessio I, arrivo' al potere facendo uccidere Alessio II. Valoroso soldato, intelligente e senza scrupoli, divenne l’antagonista del cugino, l’Imperatore Manuele I, che lo fece piu’ volte incarcerare. Ma, dopo varie avventure e dopo la morte del cugino, riuscito ad evadere, approfittando di una sollevazione popolare, entro’ in Costantinopoli (1182). Fece allora uccidere la Reggente e si fece associare al trono, ma dopo l’Incoronazione (1183), fece strozzare anche Alessio II Comneno e ne sposo’ la giovane vedova Agnese di Francia. Incomincio’ un opera di eliminazione della famiglia imperiale e dell’aristocrazia a lui ostile perche’ danneggiata dalle sue riforme, specialmente agrarie. Con la scusa di vendicare i Latini, gli Ungheresi ed i Normanni di Sicilia sbarcarono a Durazzo, raggiunsero Salonicco e puntarono su Costantinopoli. Qui scoppio’ una rivoluzione ed egli fu spodestato da Isacco II Angelo, acclamato Imperatore. Andronico, sorpreso mentre tentava di fuggire, fu trucidato dalla folla. Il figlio primogenito di Andronico, Manuele, fu capostipite degli Imperatori di Trebisonda.
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1185 - 1195 ISACCO II Angelo (I Regno) (c.ca 1155-1204), benche’ fosse il favorito di Andronico I Comneno, riusci’ a far sollevare il popolo contro di lui e lo rovescio’ dal trono (1185), mentre i Normanni occupavano Tessalonica e gli Ungheresi la Dalmazia. Incapace di comandare sui nobili, Isacco II obero’ il popolo di imposte e provoco’ la loro sollevazione. I Bulgari lo sconfissero nel 1190 e 1194. Fu favorevole ai Latini, aiutando la terza Crociata, dopo essersi accordato con Federico Barbarossa (1190), ma nel 1195 fu detronizzato dal fratello Alessio III Angelo che lo fece accecare.
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1195 - 1203 ALESSIO III Angelo Comneno (+1210) detronizzo’ il fratello Isacco II Angelo, lo imprigiono’ e lo fece accecare. Fu uomo inetto e gaudente e lascio’ l’Impero in mani inette che lo indebolirono ancor piu’. Vennero cosi’ perdute molte regioni e molti Governatori divennero di fatto indipendenti. Fu cosi’ che Alessio IV Angelo, suo nipote e figlio di Isacco II, con l’appoggio dell’Imperatore Enrico VI, concluse un’alleanza con i Capi della IV Crociata e con i Veneziani, che occuparono Costantinopoli (1203). In seguito alla creazione dell’Impero Latino, fu detronizzato dai Crociati. Alessio III fuggi’ in Tracia e successivamente in Asia Minore. Qui cerco’ di opporsi al genero Teodoro I Lascaris, che si era fatto riconoscere Imperatore a Nicea (1204), ma fu preso ed imprigionato in un monastero dove rimase fino alla morte.
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1203 - 1204 ISACCO II Angelo (c.ca 1155-1204 ) (II Regno) e ALESSIO IV Angelo (1182-Costantinopoli 1204). Alessio, imprigionato dallo zio Alessio III, che aveva imprigionato anche suo padre Isacco II, riusci’ a fuggire in Occidente (presso il cognato Filippo di Savoia) ed a far interessare alla causa del padre alcuni Principi occidentali ed i Veneziani. Quando con la IV Crociata, i Latini si impadronirono di Costantinopoli (luglio 1203), Isacco II Angelo fu rimesso sul trono. Fu pero’ assassinato, con il figlio Alessio IV (prima imprigionato, poi strangolato) che egli aveva associato a se' nel Regno, da Alessio V Ducas Murzuflo, genero di Alessio III Angelo. Cio’ avvenne perche’ quest’ultimo seppe ben sfruttare il malcontento popolare per le concessioni che i due Imperatori avevano dovuto fare ai Latini.
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1204 ALESSIO V Ducas Marzuflo (+1204) regno' pochi mesi, ucciso dai Crociati durante la IV Crociata.
Il Despotato d'Epiro e gli altri Stati derivati dalla frammentazione dell'Impero bizantino, al 1204.Il Despotato d'Epiro fu uno degli Stati a nascere dallo smembramento dell'Impero bizantino nel 1204 durante la quarta crociata. Esso reclamò il titolo di "erede" dello stesso Impero, come anche l'Impero di Nicea e l'Impero di Trebisonda.
Michele I Ducas Non si conosce la data di nascita, e dove sia nato, morì nel 1214 a Corfù. Despota d'Epiro a partire dal 1204 fino al 1214.
I
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La nascita di uno stato
La zona dell'Epiro, governata da Michele I, era la vecchia provincia di Nicopoli.
Dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1204, i cittadini Greci cercavano di radunarsi in alcune zone, per difendersi dai Latini. Michele I vide quindi spalancarsi una porta per il dominio nella zona. Prendendo con sè dei soldati a lui fedeli, difese dai Latini l'Epiro; vedendo ciò i cittadini Greci, sia della Tessaglia che del Peloponneso, si posero sotto il suo protettorato. Michele I fu descritto dai cittadini Greci come un secondo Noè, in quanto dava riparo ai Greci dall'"alluvione" dei Latini.
Michele I aveva una famiglia di provenienza Imperiale, visto che Isacco II di Bisanzio e Alessio III di Bisanzio, erano suoi cugini.
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Il governo
Michele I, malgrado avesse chiesto a Giovanni Camatero (il vecchio patriarca di Costantinopoli) di riconoscerlo Imperatore Bizantino, non ebbe questo privilegio. L'ex-patriarca gli preferì Teodoro I di Nicea; non avendo avuto il titolo di Imperatore, Michele I si sottomise alla chiesa cattolica.
Enrico di Fiandra domandò a Michele I fedeltà all'Impero latino, e la ottenne col matrimonio della figlia di Michele I con suo fratello, Eustachio, nel 1209. Michele I non prestò fede a questa alleanza, confidando nella protezione delle montagne, che avrebbero fermato tutti i Latini con cui avesse stretto e rotto alleanze. Nel frattempo i parenti di Bonifacio fecero rivendicazioni sull'Epiro, e Michele I nel 1210 strinse un'alleanza coi Veneziani per attaccare l'Impero di Tessalonica in mano alla casata dei Bonifacio. Michele I si dimostrò disumano coi suoi prigionieri, arrivando a crocifiggere alcuni preti latini. In risposta, Papa Innocenzo III lo scomunicò. Enrico tornò in città in quell'anno e costrinse Michele I ad una nuova alleanza nominale.
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La fine
Ma questi si dedicò piuttosto a catturare altre città strategiche che erano in mano latina, come Larissa, Durazzo e Ohrid, e ad assicurarsi il controllo della via Ignazia per Costantinopoli. Egli prese inoltre controllo dei porti sul golfo di Corinto. Nel 1214 catturò Corfù ai Veneziani, ma fu ucciso dal fratellastro Teodoro, che dopo gli subentrò al trono.
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Conflitti con Nicea e la Bulgaria
Teodoro si preparò immediatamente per attaccare Tessalonica, e combattè i Bulgari. Enrico di Fiandra morì mentre stava per contrattaccare; nel 1217 Teodoro catturò il suo successore Pietro di Courtenay, e molto probabilmente lo fece uccidere. L'Impero latino, comunque, fu distratto dal crescente potere di Nicea e non potè impedire a Teodoro di prendere Tessalonica nel 1224. Nel 1225, in seguito alla presa di Adrianopoli da parte di Giovanni III di Bisanzio, Teodoro e strappo a sua volta la città a quest'ultimo; si alleò inoltre con i Bulgari e scacciò i Latini dalla Tracia. Nel 1227 Teodoro si incoronò Imperatore bizantino, nonostante non fosse riconosciuto dalla maggior parte dei Greci, specialmente dal Patriarca di Nicea. Nel 1230 ruppe l'alleanza con la Bulgaria, sperando di spodestare Ivan Asen II, che lo aveva trattenuto dall'attaccare Costantinopoli. Nella battaglia di Klokotnitsa (nei pressi di Haskovo, in Bulgaria), lo zar bulgaro sconfisse, catturò ed accecò Teodoro; suo nipote Michele II prese il potere in Epiro. Teodoro fu infine rilasciato e governò Tessalonica come vassallo insieme a suo fratello Manuele.
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Sovranità niceana e bizantina
L'Epiro non si riprese mai completamente dalla sconfitta. Michele II perse Tessalonica a favore di Nicea nel 1246 e si alleò con i Latini contro questa. Nel 1248 Giovanni III costrinse Michele a riconoscerlo come Imperatore, e in cambio lo riconobbe Despota d'Epiro. La nipote di Giovanni Maria sposò il figlio di Michele Niceforo; inoltre, nello stesso anno, la figlia di Michele , Anna, sposò Guglielmo II di Villehardouin, principe d'Acaia, e Michele preferì onorare quest'alleanza piuttosto che quella con Giovanni. Egli fu sconfitto nel conflitto seguente e il vecchio despota Teodoro fu nuovamente catturato, morendo in prigionia.
Teodoro II Lascaris si alleò con Michele, e i loro bambini, fidanzati da Giovanni molti anni prima, finalmente si sposarono nel 1256; Teodoro ricevette in cambio Durazzo. Michele non accettò il trasferimento di questa città, e l'anno successivo si rivoltò, sconfiggendo un'armata niceana guidata da Giorgio Acropolita. Mentre Michele marciava su Tessalonica, fu attaccato da Manfredi di Sicilia, che catturò l'Albania e Corfù. Michele allora si alleò immediatamente con lui, dandogli in moglie la figlia Elena. Dopo la morte di Teodoro II, Michele, Manuele e Guglielmo II combatterono il nuovo Imperatore niceano Michele VIII Paleologo. L'alleanza era molto instabile, e nel 1259 Guglielmo fu catturato durante la disastrosa battaglia di Pelagonia. Michele VIII continuò a combattere per conquistare la capitale di Michele II, Arta, lasciando le sole città di Giannina e Vonitsa nelle mani di Michele II. Arta fu recuperata nel 1260, mentre Michele II era impegnato contro Costantinopoli.
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Invasioni italiane
Dopo la restaurazione del potere imperiale a Costantinopoli da parte di Michele VIII nel 1261, egli tartassò ripetutamente l'Epiro, costringendo il figlio di Michele II, Niceforo, a sposare sua nipote Anna Cantacuzena nel 1265. Michele VIII considerava l'Epiro uno stato vassallo, mentre Michele II e Niceforo continuavano ad allearsi coi Principi d'Acaia e coi Duchi d'Atene. Nel 1267 Corfù e gran parte dell'Epiro furono catturati da Carlo I d'Angiò, e nel 1271 Michele II morì; Michele VIII non tentò però di annettere direttamente il despotato. Egli permise a Niceforo di succedere e di trattare con Carlo, che prese Durazzo nello stesso anno. Nel 1279 Niceforo si alleò con quest'ultimo contro Michele, accettando di diventare vassallo di Carlo. Subito dopo la sconfitta di Carlo Niceforo egli perse l'Albania a favore dei bizantini.
Sotto Andronico II, Niceforo rinnovò l'alleanza con Costantinopoli; tuttavia fu convinto ad allearsi con Carlo II di Napoli nel 1292, sconfitto in seguito dalla flotta di Andronico. Niceforo diede in sposa la propria figlia al figlio di Carlo, Filippo I di Taranto, e vendette a lui molti dei suoi territori. Dopo la morte di Niceforo l'influenza bizantina crebbe leggermente sotto Anna, cugina di Andronico II, che governò come reggente per il proprio figlio Tommaso. Nel 1306 essa si rivoltò contro Filippo in favore di Andronico; gli abitanti latini furono espulsi, ma fu costretta a restituire alcuni territori a Filippo. Nel 1312 questi smise di reclamare proprio l'Epiro ma pose piuttosto una rivendicazione sul defunto Impero latino.
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Collasso del Despotato
Anna riuscì a far sposare Tommaso con una figlia di Andronico, ma egli fu assassinato nel 1318 da Nicola Orsini, che ne sposò la vedova e prese il controllo dello Stato. Egli fu riconosciuto da Andronico, ma fu detronizzato nel 1323 da suo fratello Giovanni. Questi fu avvelenato nel 1335 da sua moglie Anna, che tenne la reggenza per suo figlio Niceforo II. Nel 1337 Andronico III, arrivato nella zona per supportare gli Albanesi contro gli Ottomani, riconquistò tutto l'Epiro. Niceforo II si rifugiò in Italia, dove la vedova di Filippo di Taranto, Caterina di Valois, lo mise a capo di una rivolta in Epiro. La ribellione fallì, e gli fu fatta sposare Maria Cantacuzena, figlia di Giovanni VI Cantacuzeno.
L'Impero cadde presto in una guerra civile tra Giovanni V Paleologo e Giovanni VI, e l'Epiro cadde nelle mani dei Serbi. Niceforo II riuscì a riconquistarlo nel 1356, aggiungendo all'impero la Tessaglia. Niceforo morì sedando una rivolta albanese nel 1359, e il Despotato fu reintegrato nell'Impero.
L'Impero di Trebisonda fu uno degli Stati successori dell'Impero bizantino sorti nel 1204, subito dopo la caduta di Costantinopoli durante la quarta crociata.
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1 Fondazione
2 Acme
3 Declino e crollo
4 Imperatori di Trebisonda
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Fondazione
L'Impero di Trebisonda fu uno dei tre piccoli stati greci a sorgere alla caduta di Costantinopoli a opera dei Crociati nel 1204, assieme all'Impero di Nicea della dinastia Paleologhi e al Despotato d'Epiro della dinastia Angeli. Esso fu fondato da Alessio I grazie all'aiuto delle truppe fornite dalla Regina Tamar di Georgia, con cui conquistò Trebisonda, il Sinope e la Paflagonia, nella parte settentrionale dell'Anatolia, con i passi della catena del Ponto.
Alessio I, che era nipote dell'Imperatore bizantino Andronico I Comneno e un discendente del Re Davide il Costruttore di Georgia attraverso sua nonna Katay, figlia di Davide I, fece di Trebisonda la propria capitale e reclamò il titolo di legittimo successore dell'Imperatore bizantino. L'Imperatore Andronico era stato deposto e ucciso nel 1185. Suo figlio Manuele Comneno fu accecato e morì per le ferite. Le fonti concordano che Rusudan, moglie di Manuele e madre di Alessio I e Davide I, fuggì da Costantinopoli per sfuggire alla persecuzione di Isacco II Angelo, successore di Andronico. Non è chiaro se si diresse in Georgia o sulla riva meridionale del Mar Nero, da dove la famiglia dei Comneno traeva le proprie origini, ma ci sono alcune prove che gli eredi avevano organizzato un territorio semi-indipendente con capitale Trebisonda nel 1204.
I governanti di Trebisonda usarono i titoli di Grande Comneno (Megas Komnenos) e di Imperatore fino al crollo, nel 1461; a volte ci si riferisce a questo stato col nome di "Impero Comneno".
Trebisonda controllava inizialmente un territorio compatto, sulla costa meridionale del Mar Nero, comprendente le moderne province turche di Sinop, Ordu, Giresun, Trabzon, Bayburt, Gumushane, Rise e Artvin; nel XIII secolo controllò anche Perateia, che includeva Cherson e Kerch nella penisola di Crimea. Davide Comneno si espanse rapidamente verso occidente, occupando prima Sinope, quindi la Paflagonia e poi l'Eraclea pontica, fino a che i suoi territori confinarono con quelli dell'Impero di Nicea. Questo strappò a Trebisonda i domini a ovest di Sinope nel 1206. Sinope stessa fu presa dai Selgiuchidi nel 1214.
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Acme
Mentre il Despotato d'Epiro crollò dopo appena sessant'anni dalla sua costituzione, e l'Impero di Nicea si occupava di riprendere Costantinopoli e togliere di mezzo lo stato fantoccio dell'Impero latino, solo per essere inglobato nel 1453 dagli Ottomani, Trebisonda cercò di sopravvivere più a lungo dei propri rivali diretti, gli altri stati successori.
L'Impero comneno fu perpetuamente in conflitto prima col sultanato d'Iconio, poi con gli Ottomani, oltre che con Bisanzio, le Repubbliche marinare italiane, e specialmente Genova, la quale aveva una base a Salmastro o Amasia, e minacciava i suoi confini. Il titolo di impero era più teorico che pratico, la cui difesa venne garantita soprattutto aizzando i rivali uno contro l'altro e offrendo principesse in matrimonio con generosissime doti, soprattutto ai Turchi dell'Anatolia interna.
La distruzione di Baghdad da parte di Hulegu Khan nel 1258 rese Trebisonda l'estremo baluardo occidentale della via della seta, ed ebbe accesso ad enormi ricchezze sotto l'ala protettrice dei Mongoli. Marco Polo tornò in occidente dal suo viaggio in Cina attraverso questa città, nel 1295. Durante il governo di Alessio III (1349-1390) la città divenne uno dei maggiori centri commerciali e culturali al mondo.
Manuele III successe al padre Alessio III nel 1390 e si alleò con Tamerlano, traendo vantaggio dalla vittoria di questo sugli Ottomani nel 1402 alla Battaglia di Ankara. Suo figlio Alessio IV diede due delle sue figlie in moglie a Jihan Shah, Khan dei Kara Koyunlu, e ad Ali Beg, Khan degli Ak Koyunlu, rivali tra loro, mentre la sua figlia maggiore Maria divenne la terza moglie dell'Imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo. Pero Tafur, che visitò la città nel 1437, riportava che la città aveva meno di 4000 soldati.
Giovanni IV non potè fare altro che vedere il proprio impero fare la fine di Costantinopoli: il Sultano Ottomano Murad II tentò di prendere la capitale per mare nel 1442, ma fu bloccato dal mare in burrasca; durante l'assedio di Belgrado da parte di Maometto II nel 1456, il governatore ottomano di Amiso attaccò la città e, sebbene sconfitto, prese molti prigionieri e riscosse un forte tributo.
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Declino e crollo
Giovanni IV si stava preparando ad un attacco stringendo alleanze: diede sua figlia in moglie al figlio di suo cugino, Uzun Hasan, Khan degli Ak Koyunlu, di sangue cristiano, capo della tribù del Montone Bianco, in cambio della sua promessa di proteggere Trebisonda; ottenne inoltre la protezione degli emiri di Sinope e Karamania, e dal Re e dalle principesse di Georgia. Sfortunatamente, il successore di Giovanni, suo fratello Davide, salito al trono nel 1459, ripudiò questi trattati. Strinse piuttosto alleanze con varie potenze europee per ottenere aiuto contro gli Ottomani, vaneggiando di oscuri piani e complotti che comprendevano la conquista di Gerusalemme. Maometto venne a sapere di queste trattative, e fu ancor più provocato dalla richiesta di Davide II di rimuovere il tributo imposto al fratello. La risposta arrivò nel 1461: Maometto partì da Bursa con una grande armata, prima dirigendosi verso Sinope, il cui emiro si arrese presto, quindi a sud attraverso l'Armenia, per neutralizzare Usun Hasan. Una volta isolata Trebisonda, Maometto vi si diresse prima che gli abitanti potessero venire a sapere del suo arrivo, e strinse d'assedio la città, che resistette un mese prima che l'Imperatore si arrendesse il 15 agosto 1461. Alcuni castelli guidarono una resistenza isolata per qualche settimana. L'Impero di Trebisonda era ricco grazie alle miniere d'argento e all'antica via commerciale di Tabriz. In seguito il sostantivo in italiano "trebisonda" , in "perdere la trebisonda", perdere la testa ricorrendo al fatto che era un luogo raggiungibile con tutte le rotte del Mar Nero, come rifugio dei marinai. Il luogo fu così tempestato di tragici naufragi. Un'altra causa fu che essendo l'ultimo baluardo bizantino, l'ultima città a essere indipendente.
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Imperatori di Trebisonda
Alessio I Comneno (1204–1222)
Davide I Comneno (1204–1214)
Andronico I Gido Comneno (1222–1235)
Giovanni I Axuco Comneno (1235–1238)
Manuele I Comneno (1238–1263)
Andronico II Comneno (1263–1266)
Giorgio Comneno (1266–1280)
Giovanni II Comneno (1280–1297)
Teodora Comnena (1284–1285)
Giovanni II Comneno (1280–1297)
Alessio II Comneno (1297–1330)
Andronico III Comneno (1330–1332)
Manuele II Comneno (1332)
Basilio Comneno (1332–1340)
Irene Palaeologina (1340–1341)
Anna Comnena (1341)
Michele Comneno (1341)
Anna Comnena (restaurata, 1341–1342)
Giovanni III Comneno (1342–1344)
Michele Comneno (restaurato, 1344–1349)
Alessio III Comneno (1349–1390)
Manuele III Comneno (1390–1416)
Alessio IV Comneno (1416–1429)
Giovanni IV Comneno (1429–1459)
Davide II Comneno (1459–1461)
Estratto da "
8:12 AM
storici ha detto...
Giovanni IV Comneno fu imperatore di Trebisonda dal 1429 al 1459.
Salì al trono dopo la morte del padre Alessio IV Comneno, di cui era il primogenito.
Ebbe il compito di far resistere Trebisonda, nonostate la caduta di Costantinopoli. Il sultano ottomano Murad II tentò di prendere la capitale per mare nel 1442, ma fu bloccato da una burrasca. In seguito, durante l'assedio di Belgrado da parte di Maometto II nel 1456, il governatore ottomano di Amiso attaccò Trebisonda e, sebbene sconfitto, prese molti prigionieri e riscosse un forte tributo.
Giovanni IV si preparò a resistere stringendo alleanze: diede sua figlia in moglie al figlio di suo cugino, Uzun Hasan, Khan degli Ak Koyunlu, di sangue cristiano, capo della tribù del Montone Bianco, in cambio della sua promessa di proteggere Trebisonda; ottenne inoltre la protezione degli emiri di Sinope e di Karamania, e dal re e dalle principesse di Georgia.
Giovanni Maria Comneno di Poti (da cui Giovanni Maria Puoti) IV morì nel 1459, dopo trenta anni di glorioso governo e gli succedette il fratello Davide II Comneno.
..
Davide II Comneno fu l'ultimo imperatore di Trebisonda dal 1459 fino al 1461, anno in cui la città cadde.
Succedette al fratello Giovanni IV Comneno e, salito al potere, ne annullò tutte le alleanze per collegarsi invece con le Repubbliche Marinare e gli Occidentali, vagheggiando piani di una nuova Crociata per riconquistare Gerusalemme.
Quando l'imperatore ottomano Maometto II, venne a sapere di queste trattative, gli chiese nel 1461 un tributo che gli venne negato: la reazione di Maometto fu immediata, partì da Bursa con un enorme esercito, prima dirigendosi verso Sinope, il cui emiro alleato di Trebisonda si arrese in breve tempo, e attaccando quindi l'Armenia, il cui re, Usun Hasan, nonostante gli stretti rapporti con Trebisonda, fu costretto anch'egli alla resa.
Trebisonda era quindi isolata dal resto dell'Asia e Maometto II procedette alla conquista dell'ultimo brandello rimasto dell'Impero Bizantino antecedente alla quarta crociata: l'intervento fu rapido e silenzioso, tanto che contadini non diedero nessun allarme e Maometto potè stringere d'assedio la città, difesa da soli 5000 uomini. Dopo un mese di assedio Davide II si arrese il 15 agosto 1461 e solo alcuni castelli proseguirono una resistenza isolata per qualche settimana.
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Alessio IV Comneno fu imperatore di Trebisonda dal 1416 fino al 1429.
Figlio di Manuele III Comneno diede due delle sue figlie in moglie a Jihan Shah, Khan dei Kara Koyunlu, e ad Ali Beg, Khan degli Ak Koyunlu, rivali tra loro, mentre la figlia maggiore Maria divenne la terza moglie dell'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo.
Tafur, che visitò la città nel 1437, riportava che vi fossero tenuti meno di 4000 soldati.
Alessio IV morì nel 1429, gli sucedette il figlio maggiore Giovanni IV Comneno despota di Poti (Georgia)
8:23 AM
storici ha detto...
Giovanni Comneno o Poti,(figlio di Giovanni) ,despota di Trebisonda ,detto Seniore ,per distinguerlo dall'Infante Giovanni fu inviato come ambasciatore dallo zio Davide Comneno nella Repubblica Marinara di Amalfi ,e' capostipite dei Poto o Poti di Salerno,Caserta ,Benevento, derivati da Poto figlio di Re Adelchi che a Costantinopoli aveva mutato nome in Flavius Jovius .Tale linea e' consanguinea con quella di Potone ed Adelchi , nipoti di Re Radelchi, zio di Poto , nipote di Re Desiderio. Infatti Radelchi aveva sposato Anseperga , figlia di Re Desiderio.
Dai Poto Comneno derivano I Puoti Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Plantagenet
...
Da Historia Potorum
Poto , figlio di Re Adelchi e Gisla, sorella di Carlo Magno
Dinastia Puoti di Heristal -
Poto muta il nome a Costantinopoli, come il padre Adelchi che si chiamera' Flavius Jovius Patricius Teodatis Potior , Despota e Patrizio di Bisanzio-
da cui i Comnander o Comnender , ovvero Despota , ovvero Poto.
Il nome Poto o Poti torna con la Dinastia di Giovanni Poto , da Poti in Georgia, figlio di Giovanni IV Comneno despota di Colchide che prese il nome di Poti
Giovanni Comneno o Poti,(figlio di Giovanni) ,despota di Trebisonda ,detto Seniore ,per distinguerlo dall'Infante Giovanni fu inviato come ambasciatore dallo zio Davide Comneno nella Repubblica Marinara di Amalfi ,e' capostipite dei Poto o Poti di Salerno,Caserta ,Benevento, derivati da Poto figlio di Re Adelchi che a Costantinopoli aveva mutato nome Flavius Jovius .Tale linea e' consanguinea con quella di Potone ed Adelchi , nipoti di Re Radelchi, zio di Poto , nipote di Re Desiderio. Infatti Radelchi aveva sposato Anseperga , figlia di Re Desiderio.
Imperatore Giovanni Maria Comneno Despota di Poti ----------------
Dai Poto Comneno derivano I Puoti Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Plantagenet ed i Granduchi Principi Putiatin Pavlov Romanov e i Canmore
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La linea di Giovanni Comneno di Poti (Georgia) e' quella di un
Giovanni Poto ed Alfonso Poto Seniore(Jerontes o Paleologo, per linea femminile discendenti di Alfonso d'Aragona) che appare, nella seconda metà del XV secolo
I Potiers , ramo dei Comneno(di Poto)
Il Principato di Antiochia apparteneva alla Dinastia dei Poitiers,dinastia merolitinga della linea degli avi di Re Desiderio.)-
Ultimo Re Dinastico di Gerusalemme e' la Principessa Yasmin Avril de Burey Anjou Hohenstaufen Puoti Comneno), diretta discendente dei Comneno, Federico II ed Isabella d'Inghilterra.
Il principato di Antiochia dev'essere ratificato dal Re dinastico ed effettivo di Gerusalemme e non titolare.
Origine merolitinga di Potiers detta poi Poitiers il cui nome risale a Gens Potitia , dinastia patrizia di avita origine romana, dedita ai segreti di Ercole,identificata nella linea sicambrica merovingia litinga risalente a Costantino, Potior Valens Valentiniano ,Re Desiderio , di cui ultimo discendente il ramo Puoti Comneno Poitiers
La storia della Provincia di Rieti
IL MONACHESIMO E LA FORMAZIONE DI NUOVE STRUTTURE ECONOMICHE E SOCIALI
Questo momento di ampie e profonde trasformazioni del tessuto sociale ed economico di gran parte dell'Europa fu marcato dalla grande diffusione del monachesimo, in provincia di Rieti rappresentato principalmente dall'abbazia di Farfa, che assunse un ruolo con connotazioni ben precise.
Nella Langobardia, infatti, le grandi abbazie, come Farfa, che vantavano un patrimonio fondiario ed un prestigio ben superiore a quello degli episcopi, furono investite anche di funzioni politiche.
I re ed i duchi longobardi non raggiunsero mai una concordia salda e continuativa con il papa e con i vescovi e, in Sabina, la frizione non si allentò mai, tanto che l'abbazia di Farfa finì per costituire un ostacolo insormontabile all'espansione del patrimonio di s. Pietro lungo la riva sinistra del Tevere per tutto il periodo longobardo.
Dall'VIII secolo il subentrare della documentazione farfense consente di seguire più da presso il modificarsi delle strutture insediative e l'affermarsi di un nuovo modo di sfruttamento del suolo.
Un paesaggio agrario dominato da grandi patrimoni fiscali, già intaccati ed inframmezzati però da allodi coltivati da piccoli possessori, a dimostrare la difficoltà e le incertezze nell'individuare le forme più adatte alla gestione delle nuove unità fondiarie che si stavano formando.
Al momento della conquista franca, il sistema curtense importato d'Oltralpe non mancò di trovare un substrato già predisposto ad accettare il nuovo modello di gestione dei grandi patrimoni fondiari, organizzato intorno alle curtes, aziende agrarie di una certa complessità appartenenti ad enti religiosi o a laici potenti, con al centro un nucleo terriero, normalmente abbastanza compatto, gestito direttamente dal proprietario attraverso l'utilizzazione di servi e contornato da una nebulosa di casae coloniciae, piccole aziende destinate principalmente alla riconquista dell'incolto gestite al contrario in modo più autonomo da coloni liberi od anche da servi liberati o meno, i quali, oltre a versare un canone annuo normalmente in natura, fisso o parziario, erano obbligati a contribuire alla coltivazione delle terre padronali attraverso una serie di prestazioni d'opera, misurate in giornate lavorative, che venivano richieste nei periodi di maggiore intensità delle attività agricole, come la vendemmia, la semina, la fienagione, la mietitura.
La richiesta pressante esercitata dai pontefici sui re longobardi per vedere restituita la Sabina, o meglio il patrimonium Sabinense, al papato si avviò a conclusione nel 781.
Papa Adriano I, rievocando sia titoli di possesso antichi, conservati presso lo scrinium lateranense, sia promesse recenti compiute da Carlomagno nel 774 di concedere a s. Pietro l'intero patrimonio della Sabina per la preparazione delle lampade sacre e per il sostentamento dei poveri, e pressando da vicino il re franco, riuscì ad ottenere la restituzione del patrimonio sabino, ben al di là delle aspettative.
La terminazione tra Sabina pontificia e Reatino fu molto complessa e costellata da aspri contrasti con i ceti dirigenti longobardi reatini che si vedevano privati in un sol colpo di tutti i beni fondiari che possedevano nell'area tiberina, con un grave contraccolpo sul piano economico.
Anche la diocesi reatina finì per essere amputata del territorio della diocesi di Cures e delle zone che aveva eroso anche alla diocesi foronovana.
In tal modo quella che doveva essere una semplice restituzione di beni patrimoniali finì per determinare la definizione di un confine lineare, ben delimitato e certo, tra la diocesi di Forum Novum, ampiamente ingrandita territorialmente, e quella di Rieti, fortemente penalizzata.
Parallelamente alla forte perdita di peso di Rieti, si intensificò l'attività riorganizzatrice dei potenti monasteri benedettini, come Farfa e s. Salvatore Maggiore, che innescò abbastanza precocemente processi di riaggregazione del popolamento in forme concentrate, attraverso la creazione di villaggi.
Un processo che fu interrotto, o forse meglio rallentato, dalla crisi dell'impero carolingio.
Un crollo che coinvolse rapidamente anche le strutture periferiche, soverchiate dalle incursioni saracene, non causa, ma effetto della crisi generata dal clima di generale sfaldamento della funzione pubblica e di graduale dissolvimento del potere centrale.
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LO STANZIAMENTO LONGOBARDO
La penetrazione longobarda nella Sabina avvenne con modo che, per quanto riguarda le prime fasi, non sono ben chiare, come del resto non sono ben delineate le tappe della formazione del ducato longobardo di Spoleto, fondato dal duca Faroaldo I, in modo del tutto indipendente dal regno longobardo del nord, dopo il 575-576.
Faroaldo compì diverse incursioni contro Roma, ma la spallata decisiva la dette il secondo duca di Spoleto Ariulfo che, nel 592, dopo aver devastate le terre sabine, si scagliò con la massima violenza contro Roma, assediandola tanto pressantemente da costringere papa Gregorio Magno a sollecitare ed ottenere, probabilmente dietro un cospicuo compenso in denaro, una tregua, che liberasse la città dalla soffocante pressione.
Da questo momento la Sabina tiberina fu controllata stabilmente dai longobardi del ducato di Spoleto, con i confini del ducato che si estesero fino al Tevere, tranciando i collegamenti del ducato romano con il nord lungo la sponda sinistra del fiume.
La stessa diocesi di Cures, ormai priva di pastore e di fedeli, fu aggregata nel gennaio del 593 a quella di Nomentum da papa Gregorio Magno, che aveva preso atto della precarietà della situazione ed aveva tentato di riorganizzare profondamente le strutture diocesane laziali scompaginate tanto dalla spinta longobarda quanto dalla depressione economica e dalla disastrosa crisi demografica.
Al contrario Rieti, unico centro demico di una certa rilevanza sopravvissuto nell'area appenninica occidentale all'incalzare degli accadimenti di VI secolo, divenne un importante gastaldato, fortemente autonomo, del ducato di Spoleto, dove si erano insediati i gruppi dirigenti longobardi.
Posto ai margini meridionali del ducato, Rieti mutò radicalmente la funzione svolta fino ad allora, trasformandosi nel nuovo baricentro territoriale della regione sabina.
Successivamente anche la diocesi reatina, con l'espansione del potere dei vescovi, divenuti espressione, tra VII e VIII secolo, dei gruppi dirigenti longobardi locali, riuscì ad affermare la sua influenza fino al Tevere, inglobando de facto il territorio della diocesi spopolata di Cures Sabini, dimostrando come i confini delle strutture religiose si siano gradualmente adeguati a quelli politici, nonostante l'opposizione del papato.
Anche nella diocesi di Forum Novum, l'odierna Vescovío, nella Sabina tiberina, sopravvissuta allo stanziamento longobardo ed alla dissoluzione del municipio, appare evidente l'intima connessione tra cariche religiose e gruppi dirigenti longobardi, si veda il caso paradigmatico del presbiter Uvaldipertus, protagonista nel 768 dell'elezione dell'antipapa Filippo e sepolto poi a Vescovio dopo la sua tragica uccisione a Roma.
Alla fase dello stanziamento longobardo a Rieti è riferibile un sepolcreto, che doveva essere sito, poco meno di un chilometro fuori porta Cintia dal quale furono parzialmente recuperati alcuni reperti, associati con ossa equine, appartenenti ad almeno due corredi funerari, uno maschile ed uno femminile, materiali confluiti in seguito nella collezione Castellani, attualmente al museo di Villa Giulia a Roma.
I corredi sono costituiti da due grosse fibule d'argento di produzione locale, databili alla fine del VI secolo, in altri ornamenti in bronzo, otto teste di chiodi che ornavano probabilmente un scudo o un elmo da parata, sei caratteristici fermagli, due semplici affibbiagli da cintura ed una moneta d'oro bizantina.
PUOTI
Dinastia bizantina longobarda merolitinga carolingia, ebbe origine da Dagoberto II.
Arma: Serpente Taumaturgico di Re Desiderio; il Leone Davidico; l'Aquila Bicipite del Sacro Romano Impero, in memoria degli Imperatori Potior Valens Valentiniani da cui discendono.
Discende da Re Poto e Hildegard Gisela Heristal , figlia di Carlo Magno.Re Poto era figlio di Gisla Heristal, Regina di Austrasia, sorella di Carlo Magno, e di Re Adelchi, figlio di Re Desiderio e della Regina Ansa, pronipote dei Re Taumaturghi del Galles, di Gallia Placida e Costanzo, figlio di Costantino il Grande. La Dinastia Puoti - Principi di Castello Puoti o Castelpoto(BN) . Patrizi Principi Despoti di Costantinopoli.Re Poto, detto a Costantinopoli Flavius Jovius Patricius Comander o Despota da cui anche l'epiteto di Potior o Comneno, per il ramo di primogenitura vitale nella Dinastia Puoti di Heristal Comneno Canmore Aprile von Hohenstaufen d'Avril de Burey d'Anjou ,e Lascaris per quello cadetto , e' Capostipite dei Puoti di Napoli, Benevento, Caserta,Salerno.
Parentele: la sorella di Re Poto, Ageltrude ,Duchessa di Spoleto, fu Regina ed Imperatrice d'Italia.Il Fratello Answaldo, Principe- Abbate a Montecassino.Re Poto e' capostipite di Sikelgaita , madre di Ruggero d'Altavilla e degli Hohenstaufen .Le figlie di Re Desiderio , nonno di Re Poto ,diedero inizio alle Dinastie Regnanti d'Europa, tra cui i Baviera, gli Hohenstaufen, e gli Allegro d'Alegre Hochstaden de Hostade, Wittelsback, Saxen Coburgo Gotha, Hessen, d'Orange, Galles, Essex.Gerberga sposo' CarlomannoErmengarda fu data in sposa a Carlo MagnoAnselperga sposo' Re Radelchi di SalernoAnsberga Badessa di Santa Giulia(Brescia)
postato da Prof.ssa. A. Ventimiglia
CANMORE,
POTIOR or PUOTI
List of monarchs of Scotland
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The Royal Coat of Arms of Scotland, as used before 1603
The monarch of Scotland was the head of state of the Kingdom of Scotland. According to tradition, the first King of Scots was Cináed I of Scotland, who founded the state in 843, although this is disputed on a number of different grounds. Some modern historiography would tend to see his grandson Constantine II of Scotland as the creator of the Kingdom of Alba which became known in English as Scotland. The title fell out of use in 1707 when the Kingdom of Scotland merged with the Kingdom of England to form the Kingdom of Great Britain. Thus Queen Anne became the last Queen of Scotland and the first Queen of Great Britain. The two kingdoms had shared a monarch since 1603, and Charles II was the last Scottish monarch to actually be crowned in Scotland, at Scone in 1651.
Contents
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1 Style
2 Houses
3 List of monarchs of Scotland
3.1 House of Alpin (Ailpean)
3.2 House of Strathclyde
3.3 House of Alpin?
3.4 House of Alpin (Restored)
3.5 House of Dunkeld
3.6 House of Moray
3.7 House of Dunkeld
3.8 First Interregnum
3.9 House of Balliol (Bailiol)
3.10 Second Interregnum
3.11 House of Bruce (Bruis)
3.12 House of Balliol
3.13 House of Stewart
3.14 House of Stuart-Lennox
3.15 Jacobite Claimants
3.16 Other Claimants
4 References
5 See also
[edit] Style
Main article: Style of the monarchs of Scotland
By the twelfth century Scotland's monarchs were using both the style rex Scottorum, king of the Scots and rex Scotiae, king of Scotland, in Latin documents. This continued until the 17th century; the last three monarchs before the Act of Union only used the style King or Queen of Scotland. In the high middle ages, the vernacular style seems to have continued to be rí Alban or Ard rí Alban, King of Scotland or High King of Scotland.
[edit] Houses
Although genealogists divide the monarchs of Scotland into "Houses", based on continental European ideas of dynasties, it appears that the kings and queens of Scotland, insofar as they thought about their ultimate origins, traced their descent from Fergus Mór, the legendary founder of Dál Riata said to have flourished in the late 5th century, and from his grandson Gabrán mac Domangairt and brother Loarn mac Eirc. James VI is recorded as saying that he was a "Monarch sprunge of Ferguse race". After the Restoration of 1660, when Jacob de Wet was commissioned to produce portraits of Scotland's past and present rulers for Holyrood Palace, the series began with Fergus Mór.
[edit] List of monarchs of Scotland
[edit] House of Alpin (Ailpean)
Kenneth I (Modern Gaelic: Coinneach I mac Alpin; Old Gaelic: Cináed mac Ailpín) (c.843–858)
Donald I (Domhnall I; Domnall mac Ailpín) (858–862)
Constantine I (Causantín mac Cináeda) (862–877)
Áed (Aodh; Áed mac Cináeda) (877–878)
[edit] House of Strathclyde
Eochaid (Eochaidh; Eochu) (878–889)
[edit] House of Alpin?
Giric (Giric; Giric mac Dúngail) (878–889)
[edit] House of Alpin (Restored)
Donald II (Domhnall II; Domnall mac Causantín) (889–890)
Constantine II (Causantín mac Áeda) (900–943)
Malcolm I (Calum I; Máel Coluim mac Domnaill) (943–954)
Indulf (Indulbh; Idulb mac Causantín) (954–962)
Dub (Dubh; Dub mac Maíl Choluim) (962–967)
Culen (Cuilean; Cuilén mac Iduilb) (967–971)
Kenneth II (Coinneach II; Cináed mac Maíl Choluim) (971–?)
Amlaíb (Amlaíbh; Amlaíb mac Iduilb) (after 973–977)
Kenneth II (Coinneach II; Cináed mac Maíl Choluim) (977–995)
Constantine III (Constantín III; Causantín mac Cuilén) (995–997)
Kenneth III (Coinneach III; Cináed mac Duib) (997–1005)
Malcolm II (Calum II; Máel Coluim mac Cináeda) (1005–1034)
[edit] House of Dunkeld
Duncan I (Donnchadh I; Donnchad mac Crínáin) (1034–1040)
[edit] House of Moray
MacBeth (MacBeatha; Mac Bethad mac Findláich) (1040–1057)
Lulach (Lulach mac Gillai Comgain) (1057–1058)
[edit] House of Dunkeld
Coronation of King Alexander III on Moot Hill, Scone. Scottish kings, by ancient tradition, were always supposed to be crowned at Scone.
Malcolm III (Calum III; Máel Coluim mac Donnchada) (1058–1093)
Donald III (Domhnall III; Domnall mac Donnchada) (1093–1094)
Duncan II (Donnchadh II; Donnchad mac Maíl Choluim) (1094)
Donald III (Domhnall III; Domnall mac Donnchada) (1094–1097)
Edgar (Eagar/Eadgar; Etgair mac Maíl Choluim) (1097–1107)
Alexander I (Alasdair I; Alaxandair mac Maíl Choluim) (1107–1124)
Saint David I (Daibhidh I; Dabíd mac Maíl Choluim) (1124–1153)
Malcolm IV (Calum IV; Máel Coluim mac Enric) (1153–1165)
William I (Uilleam I; Uilliam mac Enric) (1165–1214)
Alexander II (Alasdair II) (1214–1249)
Alexander III (Alasdair III) (1249–1286)
Margaret (Mairead; Maighread) (1286–1290)
Recognized as Queen by the Guardians of Scotland in the Treaty of Salisbury, Margaret, called the Maid of Norway, is nevertheless sometimes omitted from lists of Scots monarchs as she never set foot in Scotland and was never crowned at Scone
King Malcom Canmore (Malcom III-1031-1093)
Malcolm "Canmore" ('ceann' means head or chief and 'mor' means great, Potior , Poto ) was the son of King Duncan I and went into exile in Northumberland when his father was killed by Macbeth
(in 1040 in Forres, Morayshire).
Malcolm founded the dynasty of theCanmore Dynasty
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Adalgis
sottostante Endonartece, delimitato da due colonne, presenta sugli archi esterni una triplice effigie di S. Giulia in croce, a sottolineare il legame con la sottostante chiesa benedettina, che della martire cartaginese accoglie le reliquie, qui trasportate da Adelchi, figlio di re Desiderio.
Clicca su una delle seguenti scritte
Adalgis est un prince lombard d'Italie, fils du roi Desiderius, plus connu sous le nom de « Didier ». Son père élu en 757, il est associé au trône dès 759.
Après la capitulation de son père dans Pavie assiègée par les Francs de Charlemagne (mars 774), voyant la fin irremédiable du royaume lombard, il décide de fuir et se réfugie à Byzance (775) où il reçoit le titre de patrice. ou Patricius Romanorum et Bisatii
De Byzance, il espère pouvoir reconquérir le royaume lombard et prendre le pouvoir mais échoue dans sa tentative d'invasion par l'Italie du Sud, soutenu par l'impératrice Irène ; il est repoussé en 787 par une coalition composé du jeune prince lombard Grimoald III de Bénévent, vassal de Charlemagne, et des Francs. Il meurt au cours de l'expédition ou peu après à Byzance, en 788.
Il a inspiré l'œuvre de l'écrivain italien Manzoni, « Adelchi » (nom italien d'Adalgis)
Royaume lombard
Liens externes [modifier]
[1] : Représentation d'Adalgis.
birt: Abt 120
deat: 162
marr:
Vitislaus King Of The Veruli
deat: 127
Anarnia Of Gothland
marr:
deat: Unknown
Genealogy of Princess Aphrodite Veruli von Saxen Coburgo Gotha Aprile von Hohenstaufen Puoti daughter of Prince Alaric Evanghelos Veruli and Princess Rosemarie Aprile von Hohenstaufen Puoti Macedonio.
HILDA of the Vandals married Frode VII of Denmark who died in 548. Hilda was the daughter of
HILDERICUS, King of the Vandals in Africa 522/30, died in 530. Hildericus was the son of
HUNERICUS (Honoricus), King of the Vandals in Africa 477.85, died in 485. He married Eudoria, daughter of Emperor Valentinian (see Roman Emperors-Constantine). Hunericus was the son of
GENERIUS, King of the Vandals in Spain in 427, founded Vandal Kingdom in Africa in 437, died in 477. Generius was the son of
GUNDERICUS was first to bring Vandals into Spain. He married Elisa of Granada. Gundericus was the son of
CORISCO, King of the Vandals in 450, married Flora. Corisco was the son of
RADAGAISUS I the Vandal, King of the Veruli in 388, died in 405. He married Cella. Radagaisus I was the son of
MIECISLAUS I, King of the Veruli 340.88, died in 388. Miecislaus was the son of
WISIMAR, King of the Veruli 292.340, died in 340. He married Amatasunta, a Saxon Princess. Wisimar was the son of
ALBERIC I, King of the Veruli 237.92, died in 292. Alberic I was the son of
TENERIC, King of the Veruli 201-37, died in 237. He married Bigonna, a Thuringian Princess. Teneric was the son of
DIETERIC, King of the Veruli 162-201, died in 201. He married Diana of Triers. Dieteric was the son of
ALARIC I, King of the Veruli 127-62, married Bela of CoIn in Germany. Alaric I was the son of
VITISLAUS, King of the Veruli 91.127, married Anarnia of Gothland. Vitislaus was the son of
VITISLAUS I, King of the Veruli 35-81 A.D., married Tiburnia of Norway. Vitislaus I was the son of
HUTTERUS, King of Veruli, died in A.M. 4079 or 35 A.D. He married Judith of Finland. Hutterus was the son of
ANTHYRIUS II, King of the Veruli, died in A.M. 3970. He married Mary of Jutland. Anthyrius II was the son of
ALIMER, King of the Veruli, died in A.M. 3908. He married Ida of Island Rugen. Alimer was the son of
ANAVAS, King of the Veruli, died in A.M. 3833. He married Duthva, a Sarmatian. Anavas was the son of
ANTHYRIUS I, 1st King of the Veruli, was born in A.M. 3684 and died in A.M. 3724 or 320 B.C. He married Symbulla, a Gothic Princess.
Ref: Royal Genealogies, p. 369; Cambridge Medieval History, p. 132; Magna Charta, pps. 163 and 1356.
La Divina Commedia di Adelchi di Yasmin von Hohenstaufen restituisce la vera dimensione storica dei fatti al personaggio Adelchi . Lo stesso Manzoni
dichiaro' di aver operato una mistificazione storica, di cui si penti'. Solo nel 2004 , Princess yasmin von Hohenstaufen,la diretta discendente di Adelchi , capostipite dei principi
Puoti di Comneno Paleologo Canmore , restituisce la verita' ala vicenda umana e storica dell'ultimo Re Dei Longobardi.
Siamo in questo modo giunti all'anno 1820. I Manzoni sono nuovamente a Brusuglio. A partire dall'ottobre dello stesso anno, ritornato in città, il Manzoni concepisce per la prima volta il proposito di occuparsi di una nuova tragedia, L'Adelchi. Questa tragedia è - si può dire - il frutto della lezione del Thierry: come preparazione preliminare il Manzoni compie un'opera di documentazione scrupolosa sulla storia dei Longobardi conquistatori e delle popolazioni italiche asservite. Il suo interesse va dunque ben oltre il semplice personaggio tragico di Adelchi: il fatto è però che, data la natura del genere teatrale, questo interesse deve restare subordinato alla trama, ai dialoghi fra i personaggi, a quei vincoli che un'opera teatrale porta inevitabilmente con sé. Ma c'è di più: il Manzoni, appena terminata la sua fatica, se ne dichiara insoddisfatto. Il suo intento era infatti di ottenere un componimento misto di storia e d'invenzione: invece, come scrive al Fuariel, quando la tragedia era avanti assai, egli si rese conto che in essa non v'era nulla di autenticamente storico, e che, anzi, il personaggio di Adelchi aveva una "tinta romanzesca", che malissimo si addiceva all'esigenza superiore, quella della verità della resa artistica. Nessun artificio, nessuna forzatura era ammissibile agli occhi del Manzoni in un'opera che dovesse veramente definirsi artistica. Il "romanzesco" era proprio questo, per lui in questo momento, una forzatura della verosimiglianza in carattere fittizio, in cliché, che non avrebbe mai potuto servire al fine etico superiore che gli abbiamo visto esprimere nel citato passo della Lettre.
Re Desiderio
CONVEGNO SUL " Redde Quod debes".
Restituite a Re Desiderio ciò che gli appartiene.
Chateau Corbie, 2 dicembre 2005.
Istituto di Filologia e Storia, Archivi Nazionali di Francia
Croce di Re Desiderio, Museo Civico dell'età Cristiana di Brescia. Reca il ritratto di Galla Placidia con i figli Valentiniano e Onoria del V Secolo.
Donazione di Costantino (Constitutum Constantini). E' un documento falso, indirizzato da Costantino I a papa Silvestro, in cui l'imperatore riconosce al papa una donazione territoriale, il primo nucleo dello Stato Pontificio. Si tratta in realtà di un diploma redatto a Roma da un monaco greco intorno al 761 su incarico di papa Paolo I (757-767) per sancire l'alleanza tra la Chiesa e i Franchi a scapito di Re Desiderio, Re Adelchi e del figlio Re Poto (Capostipite dei Puoti), legittimi eredi degli Imperatores Potiores, ossia Costantino, Costanza e Galla Placida, cui Costantino il Grande trasmise i propri carismi . Secondo il testo, Costantino avrebbe affidato ai pontefici romani ogni potere su Roma, sull'Italia e su tutte le regioni occidentali dell'Impero ed i poteri Spirituali e Temporali dell'Impero. Il documento venne inserito nelle False decretali (IX sec.). Alla metà del XII secolo la donazione era considerata, all'interno del movimento riformatore e pauperistico, la responsabile della ricchezza della Chiesa e della sua corruzione.
Corona Ferrea, da Teodolinda venne trasmessa al discendente Re Desiderio, primo Re d'Italia, Rex Romanorum et Longobardorum, Patricius et Defensor Romanorum et Bisantii.
Costantino il Grande uccide il Leone. Pietro da Cortona si ispirò allo stemma avito di Re Poto (Puoti) per rappresentare l'Imperatore Costantino il Grande.
Valla, La Donazione di Costantino
La fama di Lorenzo Valla è dovuta principalmente al fatto che, dimostrando la falsità della presunta “donazione di Costantino”, egli ha “smascherato” la Chiesa, che con quel documento giustificava il proprio potere temporale e rivendicava privilegi nei confronti dell'Impero. Quello di Valla non intende essere un lavoro esclusivamente di tipo filologico, ma anche una analisi dell'epoca storica in questione. Importante l'atteggiamento di fondo, che è quello di un uomo moralmente indignato di fronte alla menzogna e alla truffa perpetrate per secoli.
L. Valla, De falso credita et ementita Constatini donatione declamatio, II, 6; IX, 32-33
Prima di confutare il testo della Donazione, unica difesa di costoro, difesa non solo falsa ma stolta, occorre che mi rifaccia un po' indietro.
Per prima cosa dimostrerò che Costantino e Silvestro non erano giuridicamente tali da poter legalmente l'uno assumere, volendolo, la figura di donante e poter quindi trasferire i pretesi regni donati che non erano in suo potere e l'altro da poter accettare legalmente il dono (né del resto lo avrebbe voluto).
In seconda istanza, dimostrerò che anche se i fatti non stessero cosí (ma sono troppo evidenti), né Silvestro accettò né Costantino effettuò il trapasso del dono, ma quelle città e quei regni rimasero sempre in libera disponibilità e sotto la sovranità degli imperatori. In terza istanza dimostrerò che nulla diede Costantino a Silvestro, ma al papa immediatamente anteriore davanti al quale Costantino era stato battezzato; furono doni del resto di poco conto, beni che permettessero al papa di vivere. Dimostrerò (quarto assunto) che è falsa la tradizione che il testo della Donazione o si trovi nelle decisioni decretali della Chiesa o sia tolto dalla Vita di Silvestro: non si trova né in essa né in alcuna cronaca, mentre invece si contengono nella Donazione contraddizioni, affermazioni infondate, stoltezze, espressioni, concetti barbari e ridicoli. Aggiungerò notizie su altri falsi o su sciocche leggende relativamente a donazioni di altri imperatori. Tanto per abbondare aggiungerò che, anche se Silvestro avesse preso possesso di ciò che afferma di aver avuto, una volta che o lui o altro papa fosse stato deietto dal possesso non avrebbe piú possibilità di rivendica, né a norma delle leggi civili né delle ecclesiastiche, dopo sí lunga interruzione. Al contrario (ultima parte della mia discussione) i beni tenuti dal Papa non conoscono prescrizioni di sorta. [...]
Taccio di molti monumenti storici e dei templi di Roma; si trovano ancora (e molte ne posseggo io) monete di oro di Costantino già cristiano e poi di quasi tutti i successori con questa iscrizione, in lettere latine non greche, sotto l'immagine della croce: Concordia orbis. Se ne troverebbero numerose anche dei sommi pontefici, se mai avessero imperato su Roma: non si trovano invece né di oro né di argento né alcuno ricorda di averle viste, mentre non poteva non battere proprie monete chiunque avesse comandato a Roma [...].
“E decretiamo e stabiliamo che tenga il primato tanto sulle quattro sedi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Costantinopoli, quanto su tutte le chiese dell'universa terra. Anche il pontefice che nei secoli futuri sarà a capo della sacrosanta Chiesa romana, sia il piú alto a capo di tutti i sacerdoti e di tutto il mondo, e tutte le cose che toccano il culto di Dio e servano a rafforzare la fede dei Cristiani, siano disposte dal papa”. Non voglio far notare la barbarie della lingua, quando dice princeps sacerdotibus invece che princeps sacerdotum, che a poca distanza usi existerit ed existat; e che avendo detto in universo orbe terrarum aggiunga poi totius mundi, come se volesse dire due concetti diversi o volesse abbracciare anche il cielo che è una parte del mondo, quando buona parte dell'orbe terracqueo non era sotto Roma; che distinse, come se non potessero coesistere insieme, il procurare fidem vel stabilitatem; e confuse insieme sancire e decernere; e come se Costantino prima non avesse deciso con gli altri, lo fa decernere e sancire (come se stabilisse sanzioni, pene) e per giunta lo fa sancire insieme con il popolo. Quale cristiano potrebbe sopportare ciò e non rimprovererebbe il papa, severamente e quasi direi da censore, per avere pazientemente sopportato e ascoltato volentieri queste cose, cioè che, mentre la sede romana ha ricevuto il suo primato da Cristo, [...] si dica ora che tale primato lo abbia ricevuto da Costantino appena cristiano, come da Cristo? Avrebbe voluto dire ciò quel moderatissimo imperatore, avrebbe voluto udirlo quel religiosissimo papa? Lontana da ambedue tanta enorme empietà.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. X, pagg. 84-86, 88)
Puoti (Poti) di Bisanzio
Flavius Iovius Patricius Gajus di Comneno o Commander o Potior
Miniatura del Re Longobardo Adelchi, figlio di Re Desiderio e della Regina Ansa. Adelchi
Le Reliquie del Golgota furono custodite da Elena, Costantino, Re Desiderio e dal figlio Re Adelchi, il quale, si rifugiò a Bisanzio con il figlio Poto, mutando il nome in Flavius Iovius Teodosius Despota Bisantii da cui i Comneno o Commander che ebbero in consegna le reliquie del Golgota. Le reliquie passarono poi a Federico I detto Barbarossa, in virtù della circostanza che la madre del Barbarossa (Giuditta di Baviera) era pronipote di Re Desiderio. Il Barbarossa era quindi consanguineo dell'Imperatore Comneno discendente dei Puoti che chiese agli Svevi, cugini, di metterle al sicuro. ( da "La Sindone e le Bende presso Federico II, di Yasmin von Hohenstaufen)
Discendenti diretti di Costantino, Galla Placida, Re Desiderio, sono i Pronipoti in linea di primogenitura di Re Poto, figlio di Re Adelchi e della Regina Gisla Heristal, sorella di Carlo Magno, linea vivente nella Dinastia di HIRH Principessa Giovanna Puoti di Heristal Hohenstaufen Plantagenet Comneno Hohenzollern Canmore Altavilla Avril de Burey d'Anjou, nonna dei Principi Aprile von Hohenstaufen Puoti.
Totem dei Principi Puoti adottato anche dai Visconti, discendenti per ramo femminile e cadetto da Re Poto, nipote di Re Desiderio
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Che dire poi della bella moglie Ansa, sicuramente meno nota anche perchè non ha goduto della "pubblicità" che il Manzoni ha riservato agli altri membri della sua famiglia, ma certamente figura importante per Desiderio e per le vicende politico-religiose di quel tempo.
Fu una donna intelligente, colta, forte e di grande bellezza, una figura che fa innamorare, ispiratrice e collaboratrice del marito grazie alla sua intuizione politica di grande apertura che la portò a ipotizzare la costituzione di un unico regno d'Italia in collegamento con tutta l'Europa.
Paolo Diacono, grande storico dell'età longobarda, dedicò ad Ansa un'epigrafe che chiude così:
compendierò in poche parole:
ogni piena d'amore,
ogni lume d'intelletto,
ogni splendore di opere
tutti risiedevano insieme a te,
splendida Regina.
Altra donna di poca visibilità, ma di grande spessore è la figlia Anselperga, badessa del monastero di San Salvatore: le badesse erano parte integrante nella trama politica del regno.
Non si sa se avessero autonomia politica, certo è che la badessa sedeva nel coro con il manto regale e non era soggetta alle autorità nè civili nè religiose.
Militante in campo culturale è Adelperga, altra figlia di Desiderio, allieva di Paolo Diacono, andata in moglie al duca di Benevento, unica della famiglia che non fu trascinata in disgrazia con la sconfitta di Pavia.
Diede sviluppo alla scrittura e alla cultura del sud tracciando le basi di quella che poi diventerà la scuola salernitana. (3. continua....)
C'era una volta la storia della Storia.....le altre tappe
1. C'era una volta un'Abbazia...anzi c'è ancora
2.Desiderio, l'ultimo dei re longobardi
Per saperne di più
Sabato, a Leno, il convegno "Tra cultura ed economia.La seconda bonifica leonense"
Il sito dell'Abbazia di Leno
L'archivio perduto rinasce in Internet
Data di pubblicazione: 13/09/2002 - ore 06.01
DEUS MEUMQUE IUS
Discendenza di Re Adelchi
ELISABETTA Visconti (Milan [1374]-Munich 2 Feb 1432, bur Munich Unsere Liebe Frau). The necrology of Scheftlarn records the death "IV Non Feb 1432" of "Elysabeth ducissa coniunx Ernesti ducis Bawarie"[12]. m (Pfaffenhofen/Ilm 26 Jan 1395) ERNST von Bayern, son of JOHANN II Duke of Bavaria & his wife Katharina von Görz (1373-Munich 2 Jul 1438, bur Munich Unsere Liebe Frau). He succeeded his father in 1397 as ERNST I joint Duke of Bavaria, jointly with his uncle Duke Stephan III.
Royal House Bavaria
discendenti di Re Desiderio
Wittelsbach Coat of Arms
Nel 568 l'Italia fu invasa dai Longobardi. Erano costoro dei barbari originari della Scandinavia, ferocissimi e implacabili guerrieri dalla forza distruttiva. L'etimologia del loro nome è incerta: qualcuno sostiene che esso derivasse da "Longobardiz" (guerrieri che attraversano il mare) altri credono che fossero così chiamati per via delle lunghe barbe (Longbarte) che erano soliti portare, o per la lunga lancia (alabarda) che essi usavano in guerra vedi anche:
• Santa Giulia
Casa Ernesti de Saxe-Coburgo-Gota discendenti di Re Desiderio.
Saxe-Coburgo-Gota ou Saxónia-Coburgo-Gota (em Alemão Sachsen-Coburg-Gotha) era um antigo ducado semi-independente da Alemanha situado no atual estado de Turíngia, pertencente aos chamados Ducados Ernestinos já que eram governados pelos duques da linha Ernestina da casa de Wettin.