La rivolta dei gay al Pride di Torino pensando al mito dei neri di Soweto
di Vladimir Luxuria
A volte certe date sono felicemente vicine: il 16 e il 17 giugno. Il 16 giugno ricorrono 30 anni dalla strage di Soweto in Sudafrica, il 17 giugno, cioè oggi, ci sarà il Pride nazionale a Torino (che chiameremo LGBTQ Pride, ovvero lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer anteponendo la “L” di lesbica alla “G” di gay come piccolo risarcimento di rispetto per le donne rispetto a una politica eterosessuale maschilista e misogina).
Il 16 giugno del 1976 a Soweto ci fu una repressione violenta di una pacifica protesta di studenti liceali contro l’apartheid, ovvero quella segregazione razziale nei confronti dei neri, chiamati con disprezzo “coloured” nata nel 1954, secondo la quale esistevano ad esempio spiagge per bianchi e spiagge per neri. Oggi il termine “apartheid sessuale” è usato per indicare le discriminazioni nei confronti della comunità lgbtq. Gli studenti sudafricani vennero uccisi a fucilate dai poliziotti con una tale reazione di indignazione che la rivolta contro il razzismo non terminò fino alla sconfitta del razzismo bianco; nel 1976, infatti, solo gli Usa e la Gran Bretagna rifiutarono di imporre sanzioni contro il Sudafrica per la sua politica razziale condannata già dal 1961 dall’Onu (altro che concetto di “democrazia” da export!). Il 28 giugno del 1969, dall’altro capo del mondo, a New York, avvenne la rivolta di Stonewall, certo, per fortuna senza spargimento di sangue, ma non per questo meno risoluta nel chiedere più uguaglianza per tutti: da quella data sono scaturiti tutti i Pride che si tengono in molte città, tra cui, quest’anno, proprio a Torino. Il Sudafrica ha conosciuto cosa significa sentirsi discriminati non per un atteggiamento assunto ma per una propria naturale condizione di vita. Da questo punto di vista è interessante conoscere un personaggio sudafricano che è stato militante due volte, sia per l’African National Congress (ANC) che per la Gay Association of South Africa (GASA); lui è Simon Tseko Nkoli ed è scomparso per Aids a novembre del 1998. Il suo caso fece scalpore perché nel 1957 si presentò a casa dai suoi e lui, nero, presentò André, il suo compagno, bianco, afrikaaner. Non si sapeva neanche se fosse più scandalosa l’omosessualità o il fatto che si trattasse di una coppia mista, fatto sta che Simon ebbe una vita difficilissima: venne arrestato nel 1984, gli stessi anni di prigionia di Nelson Mandela e anche del futuro Ministro della Difesa, Patrick Lekot.
L’11 febbraio del 1990 su decisione di de Klerk il prigioniero Nelson Mandela venne liberato e il 27 aprile 1994 si tennero le prime elezioni democratiche. Le prigionie hanno fatto conoscere persone legate dall’ideale di un mondo diverso dove la diversità non venisse discriminata, al punto che il Ministro Lekot, a proposito di Simon dichiarerà: “Come potremmo dire che uomini e donne come Simon, che hanno lavorato così duramente contro l’apartheid, come potremmo dire che ora devono essere discriminati a loro volta? ” Aver pagato sulla propria pelle di un colore diverso il peso della discriminazione ha spinto il Sudafrica a essere l’unica nazione davvero “gay friendly” di tutto il continente africano. Oggi città come Torino, Capetown e Johannesburg contano numerose associazioni, discoteche e saune. Ma c’è una differenza tra l’Italia e il Sudafrica: solo da noi non sono state riconosciute legalmente le unioni civili. Nel 1996 il Sudafrica è stato il primo Paese al mondo a inserire nella sua Costituzione i diritti per lesbiche e gay, con un apposito articolo che specifica che lo Stato non può discriminare ingiustamente, direttamente o indirettamente, nessun cittadino su diversi aspetti, incluso quello dell’orientamento sessuale. Secondo il “Labor Relations Act” è illegale la discriminazione sul lavoro contro gay e lesbiche. Il 30 novembre 2004 la Corte Suprema d’Appello ha dato il via libera all’unione di una coppia formata da due lesbiche: Marie Fourie e Cecilia Bonthuys. In seguito all’appello presentato dal Governo che rivendicava la competenza del Parlamento per queste decisioni etiche il 1 dicembre 2005 la Corte Costituzionale ha bocciato con una sentenza per incostituzionalità la legislazione vigente sul matrimonio perché, appunto, esclude le coppie dello stesso sesso. Seguendo il criterio della antidiscriminazione la Corte ha stabilito che la legge fosse emendata sostituendo la parola “coniuge” dove si legge adesso “marito” o “moglie”: se fra 12 mesi il Parlamento non avrà modificato la legge eliminando la discriminazione entreranno in vigore automaticamente le correzioni decise dalla Corte.
In Italia non ci sarebbe neanche bisogno di sostituire le parole “marito” e “moglie”, l’articolo 29 della Costituzione parla solo di “coniugi” e di “società naturale fondata sul matrimonio”, dove anche sul concetto di “natura” non abbiamo nulla da eccepire: anche essere gay, lesbiche o trans è assolutamente naturale!
Credo che Torino possa gemellarsi idealmente con Soweto quest’anno, vista la vicinanza delle date e del feeling: nel 1976 molti studenti neri si rifiutarono di scrivere in afrikaans e vennero espulsi; oggi molte persone si rifiutano di accettare codici etici imposti da politici bigotti o da vescovi invadenti, l’imposizione eterosessista per cui ciò che non è come te è da escludere, espellere. Da questo punto di vista vediamo con preoccupazione quelle nazioni a noi vicine che sono riuscite a superarci in quanto a omofobia, ovvero la Russia e la Polonia dove l’integralismo religioso si sta sposando (e questa si che è un’unione pericolosa) con un nazionalismo filo-hitleriano.
Molti saranno a Torino e se manca il sindaco poco importa... ci sarà una presenza meno fisica ma più spirituale che ci guiderà: quella del militante sudafricano Simon.
Questo Pride lo dedichiamo a te.
Premesso che trovo la vicenda tremenda, tristissima, martoriata anche dall'AIDS, per cui la solidarietà umana non può mancare, devo però osservare che l'interpretazione che dà l'on.le Vladimir Luxuria dell'art., 29 della Costituzione mi pare, a dir poco, ardita se non spericolata.
L'art. 29 recita:
"La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare."
Un pochino diverso da come lo dice l'onorevole.
Sulla materia vi sono ben n.809 massime giurisprudenziali pubblicate.
Per ultimo la Corte Costituzionale, che riproduco:
"Sono inammissibili le q.l.c. dell'art. 9 comma 2, della delibera statutaria il della regione Umbria approvata dal consiglio regionale in prima deliberazione 2 aprile 2004 e in seconda deliberazione il 29 luglio 2004, censurato, in riferimento agli art. 2, 5, 29, 117 comma 2 lett. l), e 123, cost., nella parte in cui dispone che la regione tutela "forme di convivenza" ulteriori rispetto a quelle costituita dalla famiglia. Premesso che il ruolo di rappresentanza generale degli interessi delle rispettive collettività, riconosciuto alle regioni dalla giurisprudenza costituzionale, è rilevante e giustifica l'esistenza, accanto ai contenuti necessari degli statuti regionali, di altri possibili contenuti, sia che risultino ricognitivi delle funzioni e dei compiti delle regioni, sia che indichino aree di prioritario intervento politico o legislativo, che si esprimono attraverso proclamazioni di finalità da perseguire, a tali enunciazioni, anche se inserite in un atto-fonte, non può tuttavia essere riconosciuta alcuna efficacia giuridica, collocandosi esse precipuamente sul piano dei convincimenti espressivi delle diverse sensibilità politiche presenti nella comunità regionale al momento dell'approvazione dello statuto ed esplicando una funzione di natura culturale o anche politica; nè tali proclamazioni sono assimilabili alle norme programmatiche della Costituzione, alle quali va riconosciuta una funzione di integrazione e di interpretazione delle norme vigenti, sicché, non avendo la disposizione impugnata una funzione normativa, essa è priva di idoneità lesiva (C. cost. n. 40 del 1972, n. 829 del 1988, n. 196 del 2003, n. 2 del 2004).
Corte costituzionale, 6 dicembre 2004, n. 378"
Insomma, è fondante il concetto di famiglia naturale Non c'è spazio per interpretazioni, tanto è vero che si rende necessaria una legge ordinaria che deve rispettare il principio costituzionale.
la lotta all'apartheid è apicale nella storia.
bravo Al e bravo Sen. Guadagno!
Carolina
Senatore? Non è deputata?
Cmq, si, l'apartheid è tra le pagine più tristi del dopoguerra, però in Sud Africa sono riusciti a superarlo senza guerre e spargimenti di sangue, grande risultato.
Hai ragione: deputato! http://www.camera.it/chiosco.asp?position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&cp=1&content=deputati/Composizione/leg15/NuoveSchede.asp?IdPersona=301519
Sorry.
Carol