Ambasciatore Usa: donne velate, niente luce peggiora la vita in Iraq
Diventa pubblico un memorandum riservato inviato a Condoleezza Rice
di Zalmay Khalilzad
1. Il personale iracheno del settore degli Affari pubblici lamenta il fatto che gruppi islamisti e miliziani hanno avuto una influenza negativa sulla vita di tutti i giorni. Le molestie sull’abbigliamento e sulle abitudini sono sempre più forti. I funzionari riferiscono anche che i tagli all’energia e il prezzo del carburante hanno determinato un decremento della qualità della loro vita.
DIRITTI DELLE DONNE
2. Due delle nostre tre dipendenti di sesso femminile denunciano che le molestie sono aumentate a far tempo dalla metà di maggio. Una, donna sciita che predilige l’abbigliamento occidentale, è stata consigliata da una donna sconosciuta nel suo quartiere di Baghdad di portare il velo e di non guidare l’auto.
Ha detto che alcuni gruppi stanno spingendo le donne a coprirsi persino il viso, un passo che non è stato fatto nemmeno in Iran.
3. Un’altra, una donna sunnita, ha detto che la gente del suo quartiere molesta le donne e dice loro di coprirsi e di
non usare il cellulare. Ha riferito che il tassista che la conduce ogni giorno nella Zona Verde le ha detto di non poterla far salire sul suo taxi se non si copre il capo. Una donna del settore affari pubblici porta ora l’abaya (come il chador) dopo aver ricevuto delle minacce.
4. Le donne sostengono di non essere in grado di individuare i gruppi che esercitano pressioni nei loro confronti. Gli avvertimenti vengono da altre donne, talvolta da uomini che potrebbero essere sunniti o sciiti, ma che in ogni caso sono conservatori. Alcuni ministeri, segnatamente il ministero dei Trasporti controllato dai seguaci di al-Sadr, hanno costretto le donne ad indossare lo hijab (velo fino ai piedi) al lavoro.
5. Membri del personale hanno riferito che ora è pericoloso per gli uomini indossare pantaloncini corti. Non permettono più ai figli di giocare all’aperto in pantaloncini corti. Persone che indossano i jeans in pubblico sono state aggredite.
SFRATTI
6. Un collega ci ha implorato di aiutare una sua vicina sfrattata dalla casa nella quale viveva da 30 anni, in applicazione di una norma di legge caduta in disuso. La donna, una curda, dice che non sa dove andare, ma il tribunale è sordo. Questi sfratti potrebbero essere la risposta delle nuove autorità sciite ad iniziative simili prese dai curdi contro gli arabi in altre zone del paese
TAGLI A ENERGIA E CARBURANTE
7. Tutti i dipendenti confermano che già nell’ultima settimana di maggio l’energia veniva erogata per un’ora e interrotta per le successive sei ore. L’approvvigionamento è migliore vicino agli ospedali, vicino alle sedi dei partiti politici e nella Zona Verde.
8. Tutti i dipendenti hanno un contratto di fornitura con il generatore del quartiere e pagano la bolletta mensilmente. Una dipendente paga 7.500 dinari iracheni per ampere per ricevere 10 ampere al mese. In cambio la sua famiglia riceve la corrente 8 ore al giorno e il servizio cessa alle 2 del pomeriggio.
9. File ai distributori di benzina. Un dipendente ci ha detto che aveva fatto la fila per 12 ore nel suo giorno libero per fare il pieno di benzina. Un altro membro dello staff Iraq ci ha confermato che i prezzi del carburante al mercato nero superavano i 1.000 dinari iracheni al litro (il prezzo ufficiale, sovvenzionato è di 250 dinari al litro).
RAPIMENTI, LA MINACCIA DEL PEGGIO
10. Un dipendente ci ha informato che suo cognato era stato rapito. L’uomo è stato in seguito rilasciato ma lo stress per la famiglia e’ stato enorme. Una dipendente curda sunnita ha ricevuto ad aprile una minaccia contro la sua vita. Ha preso un permesso e si è trasferita all’estero con la famiglia.
11. Ad aprile i dipendenti hanno cominciato a riferire che il comportamento delle guardie ai posti di controllo della Zona Verde era cambiato. Sembravano miliziani e in taluni casi apparivano provocatori. Una dipendente ci ha chiesto di poter avere un accredito come «Stampa» perchè le guardie sventolavano la sua targhetta di dipendente dell’ambasciata e gridavano rivolti ai passanti «ambasciata». Queste informazioni se giungono alla orecchie sbagliate sono una condanna a morte.
12. Gira una storiella tra i dipendenti: a marzo su 9 dipendenti solo le famiglie di quattro di loro sapevano che i loro congiunti lavoravano per l’ambasciata.
13. Non possiamo chiamare i dipendenti durante il fine settimana o in un giorno festivo senza far saltare la loro «copertura». Una dipendente sunnita ci ha detto che le pressioni della famiglia e l’impossibilità di parlare del suo lavoro sono condizioni dure da sopportare. Ci ha detto che la maggior parte dei suoi familiari credono che gli Stati Uniti – che si ritiene abbiano il totale controllo del paese e tollerino la condizione di malessere in cui l’Iraq versa – stiano punendo la popolazione come faceva Saddam.
14. Alcuni membri del nostro personale non portano a casa i cellulari americani in quanto questo li renderebbe un bersaglio degli insorti.
15. Abbiamo cominciato ad eliminare i documenti nei quali appaiono i cognomi del personale.
TENSIONI SETTARIE ALL’INTERNO DELLE FAMIGLIE.
16. Le linee di demarcazione etniche e settarie stanno diventando parte integrante del modo in cui i media si propongono all’opinione pubblica. A fine maggio una dipendente sciita ci ha detto che non può più guardare la televisione con sua madre, sunnita, perchè sua madre dà la colpa dei fallimenti del governo al fatto che gli sciiti sono al potere.
17. Sullo sfondo di rapporti sociali frantumati, sono aumentate le tensioni. Una donna sunnita avrebbe insultato una donna sciita che la criticava per il suo modo di vestire troppo libero.
18. Un altro dipendente ci dice che la vita fuori della Zona Verde è diventata «emotivamente insopportabile». Dice che partecipa ad un funerale «ogni sera».
19. I membri del personale dicono che valutano di giorno in giorno come muoversi in modo sicuro in pubblico. Spesso se debbono spingersi fuori dei quartieri in cui risiedono adottano il vestiario, il linguaggio e gli atteggiamenti del luogo in cui si recano.
20. Dopo Samarra, gli abitanti di Baghdad hanno affinato le loro capacità di sopravvivenza. I membri del nostro personale e i nostri contatti sono diventati bravissimi nel modificare il comportamento per evitare gli «Alasa», cioè a dire gli informatori che segnalano la presenza di «estranei» nel quartiere. La mentalità Alasa si va sempre più diffondendo nella misura in cui le forze di sicurezza non riescono a conquistare la fiducia della cittadinanza.
quindi la dottrina wilsoniana non funziona ancora.
generali,mano piu' rigida con questi bambini disobbedienti!