«Furio Colombo? Si vede lontano un miglio che sia un conservatore, inoltre, essendo stato direttore dell'Unità, è anche un comunista!...».
Trovate un politico che domani dichiarerà questo, si vince una foto del mare salentino :-)
questa riforma nel complesso possiede potenti proprietà lassative, questo è indubbio...ma sinceramente sono anni che vedo di buon occhio una drastica riduzione dei parlamentari, il 30-40% dei quali risulta essere una manica di mangiapane a tradimento. e non vuole essere un discorso da "piove, governo ladro!", ma semplicemente una valutazione lucida dell'inutilità di tenere a libro paga un numero spropositatamente elevato di parlamentari, quasi tutti schiavi delle linee del partito a cui sono affiliati.
tanto è inutile raccontarsi le barzellette: riducendo il numero di parlamentari non si riduce di certo la percentuale di nullafacenti politici, che rimane drammaticamente invariata, ma quantomeno si pagano centinaia di stipendi in meno e si dà agli elettori un forte segnale di responsabilizzazione. non sarà una vera svolta efficientistica, ma quantomeno è un inizio.
NO a "questa" riforma. SI ad una riduzione dei parlamentari.
Scusate, ma non posso credere che dopo tutte le bufale propinate da Silvio siamo ancora qui a credere a queste prese per i fondelli. Ragazzi, abolizione dell'ICI, riduzione dei parlamentari, sono pura demagogia. E' il solito populismo leghista.
nico: comincia per Sandro e finisce per Bondi?
forse comincia per romano e finisce per prodi...ma almeno lui non è presidente di un partito,così evita che certi suoi esponenti lo critichino come fanno alcuni stipendiati DSini che insultano D'Alema...
con un piccolo gruppo ho steso questa sintesi della questione referendaria. se a qualcuno interessa può farla girare, magari con gente di cui non sa le idee politiche o a cui non piacesse Colombo etc. ma anche un po' con tutti.
Cari amici, il 25 e il 26 giugno si potrà votare per confermare o meno, mediante referendum, le consistenti modifiche (50 articoli cambiati + 3 nuovi) apportate alla Costituzione dal vecchio Parlamento su iniziativa dell'allora Presidente del Consiglio. Data l'importanza dell'argomento – la Carta Costituzionale, come a suo tempo la Magna Charta, "non conosce sovrani"! – ho voluto documentarmi per evitare un voto "viscerale". Ho letto entrambi i testi e propongo qui le riflessioni che mi sembrano più importanti.
La rappresentanza. I parlamentari rappresentano ancora la Nazione ed esercitano sempre le funzioni "senza vincolo di mandato". Cosa giusta, spesso ignorata nei comportamenti, ma valida comunque per tutti indistintamente. Tuttavia nella nuova camera dei deputati (unica perché l'attuale senato, pur fatto da eletti su base regionale, è soppresso), questi non godono degli stessi diritti. Solo i deputati appartenenti alla maggioranza possono votare la "sfiducia costruttiva", evitare lo scioglimento delle camere e indicare un nuovo Primo Ministro da impegnare sul programma della maggioranza. I deputati dell'opposizione non hanno diritto di voto. Altro che rappresentare la Nazione!
I poteri. Solo un buon equilibrio dei poteri è garanzia di un buon funzionamento delle istituzioni (persino nel gioco del poker non esiste una combinazione di carte sicuramente vincente!), ma nella nuova Carta si manifesta uno sbilanciamento rilevante. È la camera, e non viceversa, ad avere bisogno della fiducia del Primo Ministro; questi può imporre il suo scioglimento al Presidente della Repubblica, che perde l'autonomia di questa facoltà. Inoltre si profilano conflitti di competenza interni al potere legislativo, con l'istituzione del Senato Federale e la soppressione del sistema bicamerale. Ci saranno leggi varate della camera, dal senato, leggi bicamerali, leggi del senato modificate dal governo, proposte di modifica del senato a leggi della camera, commissioni e comitati paritetici per il contenzioso in materia… bella semplificazione! Altri squilibri derivano dal rafforzamento della componente politica del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale.
La chiarezza. Ho sempre avuto caro il mio libricino 1095 collezione legale di Pirola con il testo della Costituzione. Un testo anche molto difficile, ma chiaro, molto più chiaro e sintetico delle leggi ordinarie, come ci si aspetta della Legge delle Leggi. Pensiamo a esempio alle nove parole dell'art. 70: "La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalla due camere". Il nuovo art. 70, vi risparmio il testo, è fatta da 585 parole, con 11 rinvii a 9 diversi articoli della costituzione stessa, comma vari, e una serie di precisazioni e distinzioni, sempre all'insegna della semplicità, naturalmente!
I valori. La Costituzione è per definizione una Legge che traduce i valori fondanti di una società in criteri generali che regolino la vita futura della collettività, al di là delle diverse situazioni contingenti che possano emergere. Sono valori vivi che tutelano i diritti e la libertà dei cittadini, senza discriminazioni di alcun tipo; sono valori universali e democratici pensati per il futuro di tutti. Nella nostra Carta essi ispirano in particolare la I parte, che apparentemente non verrebbe toccata dalle modifiche proposte. Ma è proprio vero? Nella passata legislatura ho assistito, abbiamo assistito, ad attacchi insistenti ai valori di solidarietà, anche internazionale, che hanno riferimenti in articoli della prima parte della Costituzione. I criteri di progressività del prelievo fiscale (art. 53), l'indipendenza e la laicità dello stato (articoli 7, 8, 19), gli ideali internazionali (art. 11) sono stati messi in discussione e con la concentrazione dei poteri nelle mani di una sola persona, sancita dall'elezione diretta e dalle modifiche oggi introdotte e non condivise né concordate con l'opposizione, risultano ancora più minacciati.
L'anacronismo. Le prime critiche alla Carta Costituzionale: erano dettate dai disagi che viveva la Prima Repubblica, prima del crollo, ed erano conseguenze di difetti non necessariamente attribuibili alla Costituzione. Le critiche di allora erano: Esecutivo debole rispetto al Parlamento; troppi "inciuci" tra maggioranza e opposizione; troppe lungaggini ostruzionistiche e troppo potere di ricatto e di veto da parte di partiti e partitini. Oggi assistiamo all'opposto: il Parlamento soccombe davanti ai voti di fiducia al Governo e ai suoi maxi-emendamenti onnicomprensivi; la maggioranza nega con arroganza il dialogo con l'opposizione in nome di un'investitura ingiustificata (dalla Costituzione); i tempi dei lavori parlamentari sono regolati e contingentati in forma assai stretta e i partiti, i partiti basta guardare come sono ridotti… a caccia esasperata di consensi.
La "devolution". Con questo nome poco italiano e ancor meno lombardo viene presentata la modifica proposta. Il significato sembra essere quello di venire incontro alle esigenze di decentramento volute dalla Lega Nord di Bossi, con attribuzione di competenze alle regioni. Questo aspetto è presente, ma con un peso non paragonabile a quello dell'accentramento dei poteri già descritto. Sono ribadite le competenze regionali in materia di salute, istruzione e sicurezza (corpi armati), e a mio parere si affacciano pericoli di "dissolution" dello Stato (ricordate come è cominciato il crollo della Jugoslavia?). Si ha poi la certezza di un frastagliarsi di provvedimenti locali che renderanno meno omogenei alcuni diritti e servizi ai cittadini italiani. Più vicina all'idea di devolution era perfino la famigerata riforma del Titolo V operata unilateralmente dal centrosinistra (che brutto precedente!) che comunque, va ricordato, si basava sull'assenso espresso dall'allora opposizione su questi argomenti in commissione bicamerale (70 membri, tutte le componenti - Lega, FI, AN, UDC - rappresentate), prima dell'affossamento politico di questa.
Il metodo. Basterebbe da solo a determinare una scelta. Se è vero che la Costituzione deve essere il riferimento normativo e valoriale per tutti, sembra logico che la sua elaborazione spetti a tutti (i rappresentanti in nome dei rappresentati) e che la sua approvazione debba essere la più ampia possibile. Così non è stato: le modifiche di oggi si devono all'attività redazionale di 4 persone di parte, mentre la Costituente del 1946-47 era composta da 556 rappresentanti di tutte le componenti; abbiamo assistito a una prova di forza ingiustificata, a una riforma costituzionale presentata come parte di un programma elettorale (inaudito) e all'esibizione dell'alibi fornito dal precedente della riforma unilaterale del Titolo V, fatta dal centro sinistra, di fronte a ragionevolissime obiezioni. (vedi punto 6). Sono convinta che fra tutte le contraddizioni del provvedimento, questa, di metodo sia anche la più importante e la più pesante. Una Costituzione non fondata sul contributo e sul consenso di tutte le componenti di una collettività è una contraddizione in termini, una negazione del concetto stesso di Costituzione. Non si vede in alcun modo come possa sostituirsi alla Carta che i Costituenti hanno elaborato con sforzi, discussioni e obiettivi di ben altra consistenza portata e lungimiranza.
Il condivisibile. Possibile che tutto vada male in questa riforma? Possibile, possibile, certamente possibile per il metodo. Detto questo, nel merito potrebbero esserci parti condivisibili. Personalmente ho trovato due elementi che meritano attenzione: la ri-attribuzione allo Stato di competenze importanti in materia di ordinamenti generali sulla tutela della salute, sicurezza su lavoro, distribuzione dell'energia e la riduzione del numero dei parlamentari, che viene presentata come meritoria forma di risparmio. Ciò potrebbe essere condivisibile, tuttavia sono oscuri i criteri adottati per questa riduzione, che in ogni caso dovrebbe diventare operativa dal 2016. Ci dovrebbe essere insomma tutto il tempo per poter approfondire e concordare il provvedimento in uno spirito costituzionalista. O no?
Per quanto sopra ho maturato la decisione di partecipare al referendum votando NO e augurandomi che ogni eventuale futura modifica costituzionale sia effettuata con spirito costituzionalista!
Spero di non aver fatto cosa sgradita, inviandovi le mie lunghe considerazioni, e vi chiedo di andare a votare, comunque la pensiate. Grazie.
Carolina
Bella e lucida analisi. Grande Carolina!
simone, vedo che la rappresentativà degli elettori tramite il mandato elettorale senza vincolo di coalizione è un concetto del tutto estraneo.
Diminuire il numero dei parlamentari è lo slogan con il quale il centro-destra vuol far passare il SI al referendum confermativo.
Tra l'altro l'Authority per le telecomuicazioni ha disposto il divieto di continuare a trasmettere spot televisivi ingannevoli, ocn effetot immediato, ma oggi canale 5, cioè Mediaset li trametteva ancora, alla faccia del rispetto della legalità.
SVEGLIA !
Le diminuzione dei parlamentari dovrebbe scattare nel 2016.
alberto: qualunque siano le sue generalità all'anagrafe, inizierebbe con una parte (alta) del corpo, ci sarebbe un "di" in mezzo e finirebbe con un'altra parte (media) del corpo. :-)
Cosa ne dici di lasciare in evidenza questo post fino alla fine del voto?
non abbandoniamo la costituzione...!!!
facciamo in modo sino all'ultimo istante che le persone si informino...
VOTIAMO NO...
dopo se necessario..., la costituzione può essere cambiata..., ma solo con l'approvazione e il contributo di tutti...
non solo di 4 emeriti %&$@#°ÇƤæ riuniti in una baita in montagna... grrrrr...
Il problema non è la diminuzione dei parlamentari ma quello che fanno. L'alto numero di parlamentari si giustifica perchè c'è una grande produzione di leggi e qualcuno se ne deve occupare. Ma ci sono materie che possono essere tranquillamente lasciate al potere regolamentare del governo (ad es., tutta l'organizzazione della pubblica amministrazione). Riorganizzate le riserve di legge si possono diminuire i parlamentari senza danno per alcuno (se non per i medesimi).
Voterò no perchè sono contro la devolution, le comunità locali, il federalismo.
Voglio poche leggi valide x tutti e non desidero discutere dei miei affari o del mio modo di vivere col condominio, il municipio, la provincia etc.
Non mi sento laziale, ma individuo , piuttosto europeo.
Sono contro la divisione in tribù.
Cose da fare dopo:
abolire il senato (doppione inutile)
abolire le province (non servono a nulla)
tornare al maggioritario secco
abolire un'arma tra carabinieri e polizia (doppioni)
smilitarizzare la guardia di finanza
abolire le camere di commercio e gli ordini professionali
abolire tutte le "aziende speciali" di comuni e regioni
etc. etc.
Ci saranno 112 deputati (art. 56) e 63 senatori (art. 57) in meno, quindi in teoria si "tagliano" dal Parlamento 175 nostri rappresentanti. Però (art. 57) vanno aggiunti al Senato i 40 rappresentanti delle Regioni e dei Consigli delle autonomie locali (non avranno diritto di voto, ma certamente avranno una adeguata indennità economica!). Inltre alla Camera vanno aggiunti i 3 Deputati a vita. Quindi gli "stipendi" risparmiati sono solo il 13% (132 sugli attuali 945 deputati). A parte che questo risparmio è assolutamente irrisorio rispetto alla mole del debito pubblico, esso avverrà non in questa, non nella successiva, ma addirittura tra 3 legislature, e quindi fra 10 anni (art.4 delle disposizioni transitorie). Se la riduzione del numero dei Parlamentari fosse stato il vero scopo della riforma sarebbe bastato modificare i soli articoli 56 e 57. Sarebbe stata una modifica bipartisan e ci saremmo potuti evitare anche il referendum (con quel che costa!)
http://www.carovanaperlacostituzione.it/
dedalus: il "doppione" è ciò che garantisce il bicameralismo perfetto, garanzia di tenuta democratica anche in un Paese come il nostro in cui abbondano i fessi pronti a credere alle fole dell'uomo della provvidenza di turno. La devastazione delo bicameralismo è l'obiettivo primo di Silvio e leghisti. Fermare questa indegna modifica significa tenere alte le difese contro gli autoritarismi.
Leggetevi questa va...E' tratta da "Carta canta", la rubrica di Marco Travaglio su Repubblica. Abominevole questa storia:
"La legge sulla devolution è nata in una baita a Lorenzago, tra i monti del Cadore, 'tra polenta formaggi e costine di maiale'. Lo racconta il ministro leghista per le Riforme, Roberto Calderoli, che fa il resoconto delle riunioni che hanno portato alla proposta sul federalismo e sulle modifiche da apportare alla Costituzione. A dispetto della serietà del tema, ricorda l'esponente del Carroccio, la 'stesura del testo si svolse in un clima rilassato'. E
soprattutto, in un contesto spartano: un rifugio in montagna senza elettricità: 'quando calava il sole usavamo le lampade a carburo', sorride Calderoli. In quel giugno del 2003, con Giulio Tremonti e Umberto Bossi, c'erano i saggi indicati dalla maggioranza: Domenico Nania (An), Andrea Pastore (Fi) e Francesco D'Onofrio (Udc), oltre al sottosegretario Aldo Brancher (FI). E proprio quest'ultimo era incaricato di preparare da mangiare: 'Si metteva ai fornelli a fare la polenta in grossi recipienti di rame. Quando era pronta la portava in tavola con costine di maiale e formaggi. Così il clima si scaldava - ricorda Calderoli -, il vino scorreva e anche le divergenze tra di noi venivano superate facilmente. Quelle giornate hanno aperto la strada all'accordo all'interno della maggioranza che sembrava difficile da raggiungere" (Adnkronos, 2005).
(23 giugno 2006)
Brrrrrr!!!
E' un po' datata ma vi fa capire chi ha riscritto la Costituzione...Porca miseria!!!
la riduzione del numero dei parlamentari non è secondo me la parte più rilevante della riforma.
Quello che molti ignorano , perchè la mediaset si guarda bene dal pubblicizarlo nel suo spot fazioso, è un aspetto veramente inquietante, ossia l'enorme potere che verrebbe ad avere il premier. Un potere che nessun leader occidentale ha, neanche Bush, perchè al contempo questa riforma diminuisce il potere del Parlamento.
Come sistema politico l'Italia si avvicinerebbe all'Italia di Mussolini.
con la differenza che se Mussolini doveva condividere i poteri con il sovrano, il Primo Ministro non li condividerà con nessuno, se Mussolini non aveva potere di supremazia sui ministri, il Primo Ministro tratterà i Ministri come dipendenti, nominandoli e revocandoli a piacere. Se Mussolini proponeva una legge alla Camera e veniva respinta, la proponeva per l’approvazione al Senato. Questa riforma fa ancora di più: se il Primo Ministro propone una legge al Senato e il Senato la respinge, lo stesso Senato perde il potere di decisione e la proposta passa alla Camera, che se la respinge a sua volta, crea una frattura con il Primo Ministro e firma la sua condanna a morte, dovendo in caso di crisi dimettersi...
Ma vi rendete conto?
Bisogna votare in tanti, e votare NO, per la Costituzione e per il mantenimento perlomeno di una parvenza di democrazia!
non credo nello stato, la repubblica e' sempre stata espressione della famosa "continuita' dello stato", con la costituzione, che sulla carta e' una delle migliori del mondo, ci si sono puliti il culo per 60 anni e adesso la vogliono buttare nel cesso e tirare la catena.
votero "NO", un "NO" anti-istituzionale; un "NO" per difendere una costituzione democratica e federalista fin dal 1948; un "NO" che sia una barriera contro tutti i cialtroni che la vogliono cambiare senza averla letta una volta; un "NO" contro gli egotismi e gli idiotismi pseudo-etnici di poveri buzzurri analfabeti e fascisti; un "NO" al premierato, agli uomini della provvidenza, alle maggioranze blindate; un "NO" ad un federalismo posticcio che distruggerebbe le regioni a statuto speciale, esempio mirabile di autonomia cui altri paesi europei sono arrivati negli anni'80; un "NO" alla demagogia.
anche se mi costa un sacco di soldi e due giorni di viaggio, io voto "NO".
ps: il titolo del bell'articolo di colombo mi ha ricordato "compagni est-europei uno sforzo ancora dalle sale da ballo un po' piu' che di merda" :-)
che brutta fine che fanno i poeti, dovrebbero morire tutti giovani.
dedalus: il "doppione" è ciò che garantisce il bicameralismo perfetto, garanzia di tenuta democratica anche in un Paese come il nostro in cui abbondano i fessi pronti a credere alle fole dell'uomo della provvidenza di turno.
Il bicameralismo nasce storicamente dalla mediazione con la nobiltà, presente appunto nella camera dei "lord" (non elettiva). Da noi, in una democrazia moderna, non ha senso alcuno. L'idea che ogni legge debba essere approvata due volte..e perchè non tre, allora?
Non mi pare, ad esempio, che in francia le camere siano due..
non è che tutto quello che hanno fatto i "padri fondatori" (lo dico trattenendo una risata) sia oro..
Non mi pare, ad esempio, che in francia le camere siano due..
Postato da dedalus Venerdì 23 Giugno 2006 alle 12:59
Sbagliato:
L'Assemblée nationale è formata da 577 deputati, eletti a scrutinio universale diretto per cinque anni dai cittadini francesi diciottenni iscritti nelle liste elettorali di un comune (requisiti per l'eleggibilità sono il compimento dell'età di 23 anni e il godimento dei diritti politici). La formula elettorale per l'Assemblea nazionale è quella dello scrutinio maggioritario a due turni nell'ambito di circoscrizioni uninominali; i candidati che ottengono al primo turno la maggioranza assoluta dei voti validi sono direttamente proclamati eletti (a condizione che la cifra elettorale conseguita sia almeno pari al 25 per cento del numero degli elettori iscritti nelle liste della circoscrizione), altrimenti la domenica successiva si svolge un secondo turno, cui partecipano i soli candidati che abbiano conseguito almeno il 12,5 per cento del totale degli iscritti della circoscrizione.
Il Sénat consta attualmente di 321 membri, eletti tra i cittadini ultratrentacinquenni per un mandato di nove anni (ogni tre anni Senato è rinnovato per un terzo dei seggi). Le elezioni hanno luogo a suffragio universale indiretto, l'elettorato attivo essendo costituito dai titolari di cariche elettive negli enti territoriali, ad eccezione dei 12 senatori eletti dai francesi residenti all'estero (su base proporzionale, tra i componenti del Consiglio superiore dei francesi all'estero eletti a suffragio universale).
che distruggerebbe le regioni a statuto speciale, esempio mirabile di autonomia cui altri paesi europei sono arrivati negli anni'80;
certo, riempite da palate di soldi dello stato.
Qualcuno mi spiegh perchè la sicilia deve avere uno statuto speciale? Per rendere autonoma la mafia?
Mafia? Dalla Costituzione alla mafia? Il salto mi sembra proprio lungo, anche se, a ben vedere, per pensare una modifica costituzionale del genere bisogna essere mafiosi (se non con i fatti, almeno nell'animo)...
spiegami dedalus: la maturita' l'hai presa coi punti miralanza?
Ho sbagliato.
(di solito, anche di fronte all'evidenza, è meglio negare; d'altro canto è un privilegio dei grandi ammettere i propri errori).
Quello francese mi piace ancora meno; se non hanno già perso un certo numero di cellule cerebrali (+ 50 anni) non possono essere eletti. Peggio che andar di notte.
Un domanda: ha gli stessi compiti del parlamento normale o si occupa di cose minori?
Spiegami, borja (tu che ti sei laureato alla sorbona) qual'è il sommo fine delle regioni a statuto speciale? Val d'aosta e alto-adige si capiscono (li riempiamo di quattrini perchè restino in italia; perchè ci piace fare la settimana bianca a natale o febbraio)
non sono laureato, ma ti pisco in testa ugualmente.
le regioni a statuto speciale rendono possibile l'autonomia amministrativa in territori che abbiano delle specificita' per motivi culturali o geografici.
se avessi studiato la storia europea, o ti fossi fatto un viaggetto in qualche nazione vicina vedresti che le regioni a statuto autonomo hanno garantito una convivenza relativamente pacifica in presenza di attriti che in altri paesi hanno portato a scontri di decenni.
qualche esempio?
Corsica, Euskal Herria, Catalunya, Irlanda del Nord...
Credo che abbiano gli stessi compiti, solo che L'Assemblée nationale ha l'ultima parola in caso di disaccordo, ma non sono informato fino a tal punto e non so se il caso di paragonare due sistemi politici così profondamente diversi.
PS La durata dell'incarico senatoriale è adesso diminuita a 6 anni (il dato di 9 anni non è aggiornato) ma dal 2010 il numero dei senatori è stato aumentato a 346, ovvero 6 in più rispetto al senato italiano
le regioni a statuto speciale rendono possibile l'autonomia amministrativa in territori che abbiano delle specificita' per motivi culturali o geografici.
Sai indicarmi una regione che non ne abbia o non pensi di averne?
Va da se' che dovendo -causa motivi patriottici- incorporare due zone che italiane non sono (val d'aosta e sud tirolo) l'abbiamo fatto a pagamento.
Per me le avrei lasciate andare dove preferivano, ma, si sa, l'onore nazionale..
Sardegna e sicilia, solo perchè percorse da movimenti autonomisti?
Avrei, comunque, lasciato andare pure loro..
Per me l'esempio Havel (grande liberale progressista) è notevole: la slovacchia vuole andrsene. Ottimo, la porta è quella.
E si sono levati un sacco di rogne.
Vabbè Dedalus ma se lasci andare Val D'Aosta, Trentino, Sicilia e Sardegna cosa rimane? E poi quelle sono regioni italiane. Che abbiano specificità, conta poco o nulla.
Anche perchè come hai detto ogni regione ne ha, o pensa di averne.
il problema e' arrivare a comprendere che le regioni a statuto speciale sono una soluzione di compromesso che funziona, invece di sparare cazzate e farle passare per "principii".
vista la notevole complessita' della materia di questo referendum e la non indifferente difficolta' di trovare informazioni e analisi lucide che servirebbero per inquadrare compiutamente il problema, penso possa essere piu' utile operare la scelta in base a considerazioni che esulano dai contenuti specifici della riforma proposta.
e' sicuramente ragionevole postulare che una costituzione vecchia di 60 anni - e sono stati 60 anni di cabiamenti non indifferenti - possa necessitare di aggiornamenti, ma la costituzione attuale e' davvero l'ultima delle cause che hanno portato l'italia al suo stato attuale di emergergenza quasi totale. non possiamo piu' permeterci il lusso della procrastinazione e urge stabilire delle priorita' per il risanamento del paese, affrontando i problemi piu' macroscopici: qaundo avremo ripristinato una classe politica di elevata competenza e alto profilo etico, una dialettica politica improntata su un rapporto piu' civile e moderno tra maggioranza e opposizione, una cultura popolare di rispetto delle regole e intolleranza verso gli sprechi, i clientarismi e gli abusi dei potere, un sistema elettorale efficace e moderno, allora - e solo allora - avra' senso e avremo la maturita' necessaria per cambiare eventualmente la costituzione. la costituzione viene attuata dalle persone, quindi se non si fa nulla per migliorare chi gestisce il potere - la classe politica - e chi e' chiamato a svolgere attivita' di controllo - noi cittadini - modificare la costituzione lascierebbe tutto praticamente come prima, ovvero in avvicinamento incontrollato verso il baratro.
se da qualche parte dobbiamo ripartire, facciamolo dall'ABC: costruzione di una politica sana e da una societa' civile responsabile. e' questa la vera priorita', e bisogna farlo capire a chi ci governa. basta sprecare tempo e risorse per affrontare dei falsi problemi.
riguardo le regioni a statuto speciale sarebbe meglio che venisse abolito il ricorso allo statuto speciale e per tutte le regioni si deleghi più autonomia, ma con un principio abolire o decurtare del 90% gli stipendi dei nostri rappresentati a qualsiasi livello, istituire la condizione di volontariato 'statale', istituire per legge in caso di conflitti di interesse, la non compatibilità con qualsiasi tipo di incarico sia governativo sia finalizzato a consulenza.
il problema e' arrivare a comprendere che le regioni a statuto speciale sono una soluzione di compromesso che funziona, invece di sparare cazzate e farle passare per "principii".
fin qui ci arrivavo anch'io (che ho fatto largo uso dei punti mira lanza e del cremifrutto althea).
Il fatto è che friuli, sicilia e sardegna non hanno alcuna particolarità che spinga a simili compromessi.
Quanto alle altre due, beh, l'ho già detto, le "paghiamo" per farle rimanere in italia.
Sarei curioso di sapere se la bilancia tra il costo e quello che producono (turismo, tasse etc.) è attiva o passiva.
Nel secondo caso..beh, la soluzione slovacchia..
Quanto al resto delle semplificazioni (dal senato alle province etc.) il fatto è che abbiamo uno stato sovrabbandonte, che peraltro succhia con la spesa corrente risorse che potrebbero essere dedicate a "prestazioni" (sanità, scuola, pensioni etc.).
negli ultimi anni ci hanno accostati sia per decadimento economico, sociale , di libertà, ora al burgundi, ora alla malasia, ora all'indonesia, nelle varie classifiche.
In tema di accostamenti, perchè non ci abiutiamo ad una consuetudine della Kirghisa, non lavorare più di 3 ore e il resto del tempo lo dedichiamo alla vita, tanto oltre questo tempo si produce solo ca...te, e questo lo si colleghi al volontariato 'sociale'.
Dedalus. la presenza di minoranze linguistiche non è indice di "non italianità". quello l'avrebbero pensato solo i fascisti! e che volessero trasferirsi altrove solo i nazisti! che poi ci siano dei deficienti che sparano sui carabinieri a Orgosolo o che fanno gli schutzen in Altoadige è vero. ma sono appunto dei deficienti. che esistono ovunque e che pertanto non sono una prova che quelle regioni non siano italiane. dopodiché le particolarità ci sono. hai in mente episodi tipo Bronte in Sicilia? Ecco, c'è stato un autonomismo storico e non solo e necessariamente di tipo mafioso. e l'Italia ne tiene conto. nei modi possibili, non in quelli perfetti, ma è giusto che ne tenga conto a livello legale. non paghiamo nessuno per farlo rimanere in Italia. casomai paghiamo i bordelli che ha combinato il regime fascista, proprio fra l'altro anche con le peculiarità che tu neghi tipo le minoranze linguistiche che allora furono soggette a italianizzazione forzata (sì, anche in Friuli Venezia Giulia per quanto riguarda le comunità di cultura slava!). non perché non volessero stare in Italia però. ma soltanto perché parlavano altre lingue e avevano propri costumi. la "soluzione Slovacchia" non esiste. tu hai parlato con qualcuno di ceco o di slovacco prima di tutto? io sì. a parte che è un casino perché Cechia e Slovacchia si son separate una con tutta l'industria e l'altra con tutta l'agricoltura, ma poi mica tutti aderivano all'ottica delle divisioni "etniche". sono esseri umani pure loro. inoltre sarebbe una secessione. ti puoi immaginare!!! poi che quelle regioni qualcosa lo producano mi pare ovvio. sul turismo in particolare. dai campi da sci delle regioni del Nord alle spiagge sarde, ti puoi immaginare. hai idea di che cosa parli o ti stai facendo bello???
Carolina
la presenza di minoranze linguistiche non è indice di "non italianità". quello l'avrebbero pensato solo i fascisti!
Ti assicuro che gli altoatesini sono austriaci, crucchi, senza nessunissima ombra di dubbio.
ci sono anche quelli di ceppo italiano, quelli di ceppo ladino e ovviamente molti mix, poi comunque non è un indice di "non italianità" lo stesso e men che meno un indice che siano un di più per l'Italia. sono cittadini italiani, il che ha un senso giuridico e non "etnico", e sono cittadini di un Paese con una Costituzione che vieta ogni tipo di discriminazione.
Carolina
Vabbè Carolina, grazie, gli Italiani il Tirolo del sud lo hanno incominciato a colonizzare dal 1920 in poi, prima lì il 90-95% della popolazione era costituito da Austriaci
io sto parlando di un principio darth. uno può anche pensare in cuor suo che un bolzanino sia "un crucco", ma da lì a tirar fuori giudizi generali o proposte politiche comprendenti anche la secessione ce ne passa! quelli sono cittadini italiani di lingua e di cultura tedesca. tutto il resto è fuffa e sa molto di regime oltretutto.
Carolina