Come nella migliore delle tradizioni politiche italiane, il problema non è nei nostri rappresentanti che si macchiano di reati gravi, ma in chi scopre questi reati e persegue chi li commette.
È proprio vero, siamo un paese a civiltà limitata.
questo premio è bellissimo !
il calderoli è molto a la page con la camicina .
il solito koSSiga.
Prove tecniche di estinzione del reato?
Segnali a chi di dovere di buttare una pietra (tombale) su ogni procheria emersa?
Cosa succederà in caso di vittoria nel mondiale?
un calciatore (gattuso mi sembra)ha detto di non essere assolutamente favorevole ad amnistie varie , chi ha sbagliato paghi .
concordo con lui .
Sarebbe il caso di istituire un "Premio Kossiga" per le esternazioni di palese inutilità e/o di senso particolarmente contrario al comune pensare della gente. Un'altra occasione persa per stare zitto del nostro grande statista Sassarese che, in maniera assolutamente gratuita e totalmente fuori luogo, pretende di associare il tragico gesto di un padre di famiglia depresso, di uomo stimato da tutto il panorama sportivo e di un fresco ex calciatore che non è mai stato associato dalla stampa all'attuale indagine in corso sul calcio marcio.
Che il cervello Kossiga sia da tempo scaduto come lo yogurt è ormai un fatto di dominio pubblico, ma stupisce ancora la pervicacia con cui pretende di disquisire ed esternare pubblicamente tutto ciò che gli sfugge dall'embolo su questioni che non gli competono, sputando sulla giustizia e sui sentimenti di chiunque gli arrivi a tiro, destra, centro e sinistra, sempre garantito e consolato dalla completa assenza di pudore propria del folle e dalla libertà di espressione che gli garantisce la nostra vituperata costituzione.
Penserei seriamente quindi a un "Premio Kossiga" per le "uscite a cazzo", tanto per fare una distinzione col premio intitolato all'ineffabile dentista verde, confuso e scalcagnato ma adorabilmente disturbato e eticamente improponibile nella sua monade piena di sakè e otturazioni di molari costituzionali.
Kossiga ha ormai un'età in cui dovrebbe preoccuparsi della minestrina col formaggino e del campionato di bocce over 80 a Testaccio.
La differenza: sparano puttanate entrambi, ma Kossiga le spara aggratis, con discreta conoscenza della politica che la sua lunga militanza gli consente ma a casaccio e, sopratutto, a 360 gradi; quell'altro cassonetto col coperchio verde le spara tutte in una sola direzione, dimostrando sempre grande ignoranza, e con l'intento di fare sempre casino.
Premetto che non mi interesso di calcio. Per quel che avevo sentito dire pensavo che Gattuso fosse un gran cazzone. Ora mi ricredo pare invece essere una persona onesta. C omplimenti!!
se vi dico che l'ha detto de rossi è uguale ?:-)
incredibile.
sapevo che qualcuno l'avrebbe fatta, l'associazione fra il tentano suicidio di pessotto e calciopoli, ma non avrei mai puntato su cossiga.
la camicia di forza è quanto mai opportuna.
@ cristina a gattuso quel che è di gattuso ;-)
http://multimedia.repubblica.it/home/315989?ref=hpmm
l'hanno detto sia de rossi (qualche settimana fa) che gattuso.
avete ragione entrambe :)
PESSOTTO E CALCIOPOLI(ASP) TORINO – Perché l’ipotesi del tentato suicidio è sbrigativa e da rivedere
http://www.google.it/search?hl=it&q=pessotto+e+calciopoli&meta=
Qui non si ci sono teorie della cospirazione, ma semplicemente analisi della leggerezza e velocità con cui i giornalisti hanno trasformato un'ipotesi
(tentato suicidio) in fatto.
è assurdo sia sparare subito sui giudici sia ridurre il fatto e la sua spiegazione alla sola sfera privata.
grazie davide...con tutto 'st'ambararadan di notizie pensavo di essermi rimbambita ...:-)
Ma basta con i giudici, le inchieste, le incarcerazioni!! Basta! Diamine, non se ne può più.
Facciamo tutti come ce pare. Questi briganti di giudici. sempre a rompere l'anima.
Cossiga però ogni tanto pensa pure ai ragazzi che finiscono in carcere e si sputtanano la vita per molto meno.
PS Ma Cossiga non aveva detto che con il nuovo anno non avrebbe più parlato? Mitica l'intervista di Lucci alle iene: http://www.iene.mediaset.it/ricerca.shtml?cossiga
"l'hanno detto sia de rossi (qualche settimana fa) che gattuso. avete ragione entrambe :)"
Eeeh, ma la settimana precedente l'avevo detto pure io. Quindi siamo in tre ad averlo detto. :)
Il Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga dovrebbe saper dare una chiave di lettura diversa del gesto di Gianluca Pessotto.
Posso suggerirgli e suggerire la mia chiave di lettura, ripescandola dal post specifico ?
Eccola:
"Riesce estremamente difficile e difficoltoso commentare un tentativo di suicidio.
Questo, di Pessotto, ha mancato di un soffio di riuscire e adesso il calvario dell'attesa, dello scioglimento della prognosi.
E' adesso il tempo di interrogarsi, di pentirsi per ciò che si poteva capire e non lo si è fatto.
La famiglia, la moglie soffrono, ma non ne hanno colpa. Come poteva la povera moglie capire le sofferenze di una depressione profonda del giovane marito ?
Capire quanto stritolante della personalità è il 'dolore mentale', la sofferenza non del corpo ma della mente ?
Nessuno, nè i compagni di squadra nè i dirigenti nè l'organizzazione di squadra poteva capire.
Solo un altro (ex) depresso poteva leggere i sintomi della depressione grave e capire che un uomo apparentemente granitico, un cristiano fervente (aveva fra le mani il rosario) sarebbe stato fatto a pezzi in breve volgere di tempo da una depressione fulminea, collegata sia all'uscita di scena dal gioco attivo a solo 36 anni (non troppi per un difensore) sia conseguente al crollo del mito Juventus quanto meno come dirigenza, certo non come squadra.
Chi aveva il dovere di capire (il medico sportivo della società) non ha capito, quanto meno non ha capito che la situazione stava drammaticamente precipitando.
La visita lampo alla squadra ai mondiali in Germania altro non era che un grido muto di dolore, una disperata richiesta di aiuto, che nessuno ha sentito nè poteva sentire.
Nemmeno chi lo poteva.
Una persona gravemente depressa non può 'staccare la spina' per recuperare una serenità che ormai non possiede più.
Allora fa quello che nessuno si aspetta: 'stacca la spina' dalla vita, almeno ci prova.
Pessotto ci ha provato veramente, non ha bluffato.
Io gli auguro di riprendersi e di rimettere assieme ai cocci della sua esistenza, ma dovrà rivolgersi a chi lo potrà veramente aiutare, chi dovrà prima capire che cosa è andato in corto circuito nel suo cervello, trovare il rimedio, anche farmacologico, prescrivere un modulatore del tono dell'umore (Pessotto potrebbe essere un soggetto bipolare).
Gli faccio tanti auguri: ne avrà gran bisogno, se ce la farà a sopravvivere.
Io dico che ce la farà.
Postato da Mandrake Venerdì 30 Giugno 2006 alle 9:07"
Tratto che denota la sua sterminata esperienza e che mi pare davvero viscido è il passo in cui Kossiga sibila tra le righe, a discreditare i giudici ma non affermando apertamente, tenendosi al "pare" (pensate che schifosi 'sti qua), che costoro non facciano nemmeno il giusto tifo per la Nazionale.
Mentre lui non risparmia i giusti complimenti ai calciatori. Lui sì che ne è orgoglioso, mentre quelli, quelli sono forse anche nemici della patria, sapete: pare (non si dice il peccatore) non facciano il tifo...
Mi fai schifo
a sentire queste parole viene da chiedersi quale garanzia sia stato per la magistratura nel periodo in cui è stato presidente della repubblica nonchè del csm ,
è una vergogna che proprio lui cerchi di delegittimare un giudice .
In tanti anni non ho ancora capito che cosa si sia scaravoltato nelle rotelle del Presidente Emerito Francesco Cossiga.
Ho di lui un ricordo personale che sembra appartenere a un'altra persona, al suo gemello grigio, riservato, baciapile e low profile misteriosamente epurato con la comparsa del "picconatore del Colle". Misteri dell'animo umano e della politica.
Riguardo alla probabile defenestrazione di Pessotto, segnalo questo illuminante articolo di Alberto Custodero ("L'espresso", 19 maggio 2006) che spiega come la Juventus di Moggi avesse le mani bene in pasta nella polizia. Quella stessa polizia che ha compiuto le indagini sul "tentato suicidio" di Pessotto!
Nel 2004-2005 una sconcertante "guerra per il potere" nella Questura di Torino con la regia del dg juventino
"La Digos? La comanda Moggi"
Cene, omaggi e trasferte gratis per le Fiamme Gialle e un pm
Arbitri, giocatori allenatori, la «combriccola romana». Ma anche carabinieri, finanzieri, poliziotti. E magistrati. Il sistema-Moggi era una piovra che aveva tentacoli dappertutto. L´equazione su cui si fondava la Spa del «Signore del calcio» era «pallone uguale soldi. E soldi uguale potere». A Torino Lucky-Luciano dispensava favori e regalie ad alti ufficiali dell´Arma e generali delle «fiamme gialle», a patto che fossero «sensibili» alle sue esigenze. La «riconoscenza» delle forze dell´ordine veniva ripagata con biglietti, inviti a trasferte all´estero, orologi, magliette e cene. Il direttore generale della Juventus sapeva di essere potente. Al punto da «fare la guerra al Questore di Torino», vincendola. Dalle telefonate intercettate dai carabinieri del Lazio, coordinati dalla procura di Napoli, emerge un quadro inquietante di come funzionasse la Questura. In via Grattoni, negli uffici più delicati, quelli della Digos, Moggi aveva un fedelissimo, Dino Paradiso, ispettore capo, che faceva parte della «squadra calcio», le cosiddette scorte addette all´incolumità dei calciatori. Quando l´ex capo della Digos, Giovanni Sarlo, lo cacciò perché «noi siamo poliziotti, non dipendenti della Juventus», Lucky Luciano andò su tutte le furie. Era l´ottobre del 2004. A Sarlo, nel frattempo, era succeduto il suo vice, Giuseppe Petronzi. Paradiso si era lamentato con il suo «superiore» (Moggi, non Petronzi), del fatto di essere stato tolto dalla sezione calcio. Ecco cosa disse al «suo» ispettore il Dg della Juventus a proposito del Questore Rodolfo Poli e del nuovo capo della Digos. «Ma comunque devono andà in culo, solo che devono stare attenti praticamente da come si comportano perché sennò poi dopo ci so anche le note di qualifica per Questore e per tutti e….». Furibondo, la voce alterata, minaccioso, insomma, Moggi nei panni di Lucky Luciano: «Gli dico chiaro chiaro al Questore: vuole la guerra? Io la guerra gliela faccio, eh? Lui con me, a me mica mi conosce tanto bene come so fatto». Il questore ha poi avuto occasione di conoscere come era «fatto» Moggi quando dal Ministero degli Interni qualcuno gli ha telefonato imponendogli di ripristinare Paradiso alle sue mansioni juventine. Deve essere stata una telefonata talmente importante da costringere anche un funzionario irreprensibili fino all´esagerazione come Poli (che non usa neppure l´auto di servizio), a ordinare a Petronzi, verbalmente, il re-integro dell´uomo di Moggi. «Io - si vantava Moggi - quando uno vuole esagerà, e quando uno esagera, poi batte sempre la testa e. Ma gliele abbiamo sgominate tutte. Dino, Dino glieli faccio abbassà io, vai tranquillo…». Sia Poli, che Petronzi, i due più alti dirigenti della polizia torinese, dopo l´intervento dall´alto, hanno dovuto «abbassà» la testa. La Questura di una città importante come Torino s´è dovuta piegare alle volontà del «padrone del calcio». Una volta tornato al suo posto, Paradiso ha cominciato un´attività, diciamo così, di seduzione del suo capo, inferocito. Non è stato facile, per Petronzi, uno dei poliziotti di punta dell´Ucigos nella lotta in Italia al terrorismo islamico e anarchico, farsi mettere i piedi in testa da un suo sottoposto, un «semplice» ispettore capo. Paradiso iniziò a invitarlo a cene, trasferte in Italia (Firenze), all´estero (Madrid), a caffè e aperitivi. Le provò tutte, pur di ingraziarselo. Portò nell´ufficio del suo capo magliette, qualche biglietto. Compito non facile. Paradiso a Moggi: «Ma….non lo so, perché poi sai che cos´è, Petronzi alla fine quello è pure rattuso, perché lui le prende queste cose e non dice nulla!». Petronzi, in realtà, alla fine modificò atteggiamento. Dopo il muso duro dei primi giorni fece buon viso a cattiva sorte. Finse sempre di accettare gli inviti, per poi disdirli all´ultimo momento, inducendo Moggi & C. a pensare che si fosse «allineato». Ecco i passi più significativi delle conversazioni fra il Dg juventino e il suo fedelissimo poliziotto. Paradiso: «Il dirigente Petronzi ha chiesto se poteva essere invitato a seguire la trasferta di Madrid. (ride). Eh, lo facciamo venire, dai! Eh! Hai visto? Poi so tutti uguali! So tutti uguali, no?» Moggi: «Lo faccio per te!». Paradiso: «No, no, tu fai quello che pensi sia meglio fare!» Moggi: «No, no, no, lo faccio per te ! Anche perché capiscono in pratica che devono star tranquilli! Lasciami fare, digli di si! Va bene! Va bene! Ok!». In questo caso, l´ispettore millantò. Le cose sono andate un po´ diversamente: Paradiso aveva invitato il suo dirigente alla partita di Firenze. Come al solito, Petronzi aveva inventato una scusa per declinare l´invito rispondendo che avrebbe partecipato alla prossima trasferta all´estero, Madrid appunto. Anche nel caso della partita in Spagna, tuttavia, si era ripetuto il copione, con la disdetta dell´invito all´ultimo momento. Luciano Moggi, che esercitava un enorme potere in Questura (al punto di far intervenire la Digos per aiutare Lua, la colf clandestina della sua fidanzata bloccata senza documenti a Catania), «trattava» con carabinieri e guardia di finanza. Il generale delle «fiamme gialle» Giuseppe Mango, «partecipava a cene istituzionali con Moggi che lo aveva invitato alla trasferta madrilena». L´ufficiale - si legge - richiedeva gadget e biglietti omaggio. «Per la partita con il Real Madrid - si giustificò Mango - mi stanno distruggendo da Roma». «Istituzionali» pure i rapporti a con il colonnello Angelo Agovino, comandante provinciale dei carabinieri, che a natale ricevette un «pensierino», due orologi da 500 euro l´uno. Moggi frequentava anche i magistrati, come l´amico di vecchia data Beppe Marabotto. Ma dei procuratori non aveva grande considerazione. Significativo il rapporto con Rinaudo che, in un´occasione, aveva chiesto a Moggi «una cena più intima senza la presenza della squadra». Lucianone parlò con Tonino Esposito, un uomo indagato negli anni Ottanta perché, secondo un pentito, avrebbe dovuto ammazzare Zampini su ordine di Franco Froio (accusa rivelatasi infondata). Moggi: «È nà rottura di palle»…Tonino: «Ma non fa niente. Tanto questi qua so tutti la stessa pasta, so´ sti magistrati».