Dopo anni di allenamento a destra e a manca, studio kung fu con un vero monaco Shaolin (Shifu Shi Yanzi, della 34ma generazione di monaci Shaolin). Il tempio in cui studio e' un'operazione non a fini di lucro che finanzia un progetto molto ambizioso, ossia di finanziare la costruzione di un luogo in cui gli studenti possano studiare non solo part time (come avviene al momento) ma anche a tempo pieno tutto cio' che concerne la cultura Shaolin, al di fuori del tempio Shaolin di Henan.
Shifu Shi Yanzi insiste che ancora nessun regista sia riuscito a cogliere l'essenza del kung fu ed a tradurla in un film. Da parte mia tutti i migliori auguri che gli insegnamenti fatti di scimmie che corrono nei campi di mais (eh, funziona cosi') possano raggiungere il grande schermo.
Alberto, con la maglietta Fred Perry e la lunga criniera quasi non ti riconoscevo.
Com'è la storia del tristrisnonno?
Chiara: non sono d'accordo con il tuo monaco. Credo che non pochi film degli anni '70 colgano perfettamente lo spirito eroico della boxe cinese. Tra questi ne voglio citare due in particolare, Shaolin Temple e The Boxer rebellion, polpettoni storici, certo, che però rendono giustizia al clima di sudore, sangue, fatica, ma anche intrigo e tradimento che caratterizzavano la società cinese della fine dell'impero. Per me sono testimonianze di valore inestimabile. Tra l'altro vorrei aggiungere che il tempio ricostruito è un'operazione che ha molti aspetti commerciali. Dopo la caccia alle streghe della Rivoluzione culturale, la Cina è tornata sui suoi passi e ha rivalutato profondamente l'arte marziale, sia come strumento di pratica sportiva, sia come veicolo promozionale. La mia sensazione è che la tradizione più vera sia quella tramandata nella Cina del sud, con le due stirpi degli stili di Hung e Wing Chun, che ha avuto il suo apice a Hong Kong negli anni '70 e '80 con i maestri Chan Hon Chung e Yip Man, personaggi luminosi, capaci di evolvere la tradizione per adeguarla a una società straordinariamente vitale, senza però snaturarne i principi.
Charlie: quello è un signore importante quanto Leo Fender.
Alberto, anch'io ho trovato Shaolin Temple un film davvero straordinario (e grazie per la segnalazione di The Boxer Rebellion, lo vado subito a cercare).
Credo che la critica di Shifu Shi Yanzi sia piu' indirizzata alla difficolta' di tradurre cinematograficamente l'inscindibile interconnessione nel kung fu di stile Shaolin tra l'aspetto fisico e l'aspetto interiore (Qi Gong) piuttosto che produrre un ritratto fedele dello Sanshou o box cinese.
La mia esperienza di arti marziali cinesi e' molto limitata, non posso esprimere un giudizio su cosa sia piu' tradizionale anche perche', a differenza per esempio del karate che come sistema definito e' piuttosto recente, il kung fu ha una storia complessa e sostanziosa.
Per quanto riguarda l'appoggio del governo nei confronti delle arti marziali correggimi se sbaglio ma mi pare che sia un annuncio molto recente. Per esperienza personale al tempio, sembra che tuttora ci siano ostacoli da parte del governo quando si tratta di "esportare" monaci Shaolin. Concordo pero' con te che ci sia un'apertura (e io dico finalmente!) da parte delle scuole tradizionali. Non posso mettere la mano sul fuoco che non ci sia assolutamente nessuno spirito commerciale, fino a questo punto la mia testimonianza e' che ci sia una volonta' genuina a passare la tradizione anche agli occidentali.
chiara: vedrai che in Boxer rebellion esce l'anima più occulta della boxe cinese (la morte epica del personaggio interpretato dal compianto Fu Sheng lo testimonia), che del resto è stata molto ben rappresentata anche in parecchi film degli anni '70.
Il governo della Cina ha avuto un'inversione di rotta negli anni '80, quando il divieto di praticare la boxe cinese fu prima modificato, per consentire il Tai Chi Chuen, e finalmente cancellato per vendere nel mondo il "wu-shu", nuovo trademark su cui si cominciò a investire anche in termini di comunicazione.
Ultima cosa sul "passare la tradizione". Ho studiato con Chan Hon Chung dal 1975 fino alla sua morte e successivamente ho continuato con i miei si-hing. Sono l'unico (credo) in Europa ad aver imparato tutte le forme e tutte le armi direttamente dal maestro Chan, in casa sua e poi dai suoi allievi anziani diretti, Cheung Yee Keung e Kong Pui Wai (attuale presidente - credo tuttora - della HKCMAA).
Ciononostante, mi è difficile pensare di aver compreso e appreso l'essenza della boxe cinese. In effetti - benché il maestro Chan mi abbia voluto molto bene e onorato tangibilmente facendomi dimostrare in varie manifestazioni in nome della sua scuola - più ho imparato e più mi sono accorto che un ragazzino cinese con un anno di pratica delle due forme elementari, può interpretare lo stile meglio di un occidentale che l'ha studiato con fatica per decenni. Questo per dire che se la Cina ha deciso di aprire i cancelli, lo ha fatto soprattutto per vendere (a caro prezzo) un "prodotto" tradizionale.
leggere: Riccardo Pedrini "Ribellarsi e' giusto - Arti marziali, filosofia e pensiero rivoluzionario dal compagno Mao a Bruce Lee", Roma, Castelvecchi, 1998; ISBN 88-8210-036-7
Riccardo Pedrini, ex chitarrista dei "Nabat" (storica band OI! di bologna) e' maestro di muay thai ed ha praticato a lungo le arti marziali cinesi.
"più ho imparato e più mi sono accorto che un ragazzino cinese con un anno di pratica delle due forme elementari, può interpretare lo stile meglio di un occidentale che l'ha studiato con fatica per decenni"
questo e' applicabile anche nel campo della calligrafia.
ve lo dice uno umiliato da una scolaresca delle elementari.
calligrafia ed arti marziali, non sono la stessa cosa?
:-)
Non capisco una mazza di ciò che scrivete, ma ne sono rapito.
:-) guarda che hai piu' ragione di quanto tu stesso forse pensi!
beh...!!!
berja ha davvero più che ragione..., visto e considerato che il Confucianesimo prevedeva oltre allo studio dei classici, del portamento, dell'etichetta, della musica, del tiro con l'arco, anche lo studio della calligrafia...(che lo stesso Confucio consigliava ai giovani...)
del resto la calligrafia è parte e sintomo di uno stato interiore, senza il quale le arti marziali non sarebbero più la stessa fonte di luce per lo spirito...
Mi era sfuggita questa parte della tua biografia fino a questa mattina, Alberto. Bravo e fortunato.
Capisco benissimo la tua frustrazione. Mentre nel karate ero discreta anche a confronto con orientali, adesso nel kung fu devo combattere quotidianamente con la piena consapevolezza che anche con tutto l'impegno possibile non saro' mai piu' che a malapena vagamente mediocre - con queste premesse bisogna essere abbastanza idioti e testardi per continuare imperterriti ad allenarsi. E va be', sara' una forma di autolesionismo :-D
Ovviamente non so quali fossero e quali siano le specialita' dei tuoi maestri (mi riferisco all'enfasi sulle forme o sul combattimento). Shi Yanzi e' uno specialista di Sanshou, se capiti a Londra passa a trovarlo, magari tra i suoi aneddoti di scimmie, gatti e cavalli riesce a spiegarti la vera essenza della box cinese.
Io per il momento continuo a sudare e cercare di capire ed interpretare quello che vedo, che a volte, devo dire, mi lascia basita.
la ripetizione continua di una serie ordinata di figure complesse, che stimolano parti diverse, che determinano un'aumento dell'attenzione costante verso i dettagli.
la variazione minima che diventa determinante per costruire risultati totalmente diversi.
il calibrare l'intensita' fino a far sparire la forza e trasfromare in energia il puro atto.
e solo con la pratica si ottiene la padronanza, con cui il gesto non e' piu' pensato ma naturale esecuzione di cio' che e' talmente introiettato da essere semplice, essenziale, sciolto, facile, spontaneo.
calligrafia o arte marziale?
e' un caso che gongfu significhi "abilita'"?
e che questo termine si riferisca sia alle arti marziali che alla calligrafia si veda:
http://en.wikipedia.org/wiki/Kung_fu_%28term%29
ma lo stesso si potrebbe dire del gioco da tavolo del weiqi (aka: go), in confronto al quale gli scacchi diventano un gioco di forza bruta tra bestioni.
Bellissimo, Tonii :-)
Personalmente comincio ad avere il sospetto che il problema occidentale e' il non credere realmente all'energia come - err...come la chiamo? sostanza? ma se e' sostanza allora non e' energia. Vabbe' chiamiamola "cosa" tangibile.
Opinioni? Il problema e' mio o diffuso?
Gente, non sapete quanto vi invidio. Vi prego, ditemi che a 33 anni non è troppo tardi per (ri)iniziare la pratica delle arti marziali orientali, lasciata all'inizio tanto tempo fa.
P.s. Ho letto tempo fa (purtroppo non ritrovo il link) che il governo cinese manda presso gli eserciti di vari paesi amici degli istruttori addestrati in un tempio Shaolin. C'era un'immagine dell'istruttore che si faceva spaccare sulla schiena una lastra di cemento dai suoi allievi in divisa. Mi è presa una tristezza che non vi dico.
Pp.s. Qualcuno ricorda "L'inferno dei mongoli"? Lo ho sempre trovato il più bel film di kung fu, anche se un po' atipico rispetto al genere.
tonii...
mi inchino... alla conoscenza...
e ricordo che... agli occidentali taluni traguardi sono interdetti...
perchè alla base mancano la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si deve essere...
nonchè la pazienza... ;)
ovvero, crediamo di essere la civiltà e siamo solo fragore...
chiara...
il kung fu il cui significato tonii ha tradotto, ha una valenza spirituale che difficilmente un occidentale può comprendere e spesso anche desiderare...
la completezza si ha solo unendo il Wai Chia al Nei Chia...
ma da noi, si "studia" più che altro il primo..., che è la velocità di esecuzione nonchè la potenza, ma il secondo è il raggiungimento dello Shen... che è la massima elevazione del kung fu..., ovvero il congiungimento di chi lo studia e del kung fu...
se non credi nel Ch'i non raggiungerai l'efficacia nell'azione...
chiara: "gungfu" significa abilità, certo, ma contiene un altro concetto determinante: quello di "lavoro faticoso, a misura d'uomo". Sta tutto qua.
drizzit: certo. Noi "sudisti" che studiamo l'arte di Hung Nei Kwun (allievo del venerabile maestro Tit Sin Shin, profugo del Tempio dove tutto ebbe origine) abbiamo una poesia composta da due volte sette ideogrammi, aperta da gung e yao (forza e dolcezza) e chiusa da kim e kwan (giorno e notte). Sta in questo perenne, inarrestabile alternarsi degli opposti l'essenza di ogni stile di boxe cinese che tragga le sue origini da Shaolin.
chiara: mio "bisnonno" per discendenza diretta (attraverso Chan Hon Chung e il suo maestro Lam sai Wing) è Wong Fei Hung, una delle dieci tigri di Canton, personaggio leggendario. Sì, la sorte mi ha privilegiato, perché ho avuto la fortuna e l'onore di conoscere la boxe cinese nella sua forma più pura e alla fonte. Da ragazzo avevo cominciato con il karate giapoponese, avevo un secondo dan quando ho gettato la cintura alle ortiche per cominciare a frequentare i tetti e i sottoscala di Hong Kong. La differenza è quella che corre tra il Tavernello in scatola e il Barolo di Ceretto.
alberto...
posso solo dire che hai avuto una grande benedizione,
ma sulle spalle una eredità non facile...
nella vita di tutti i giorni essere uno Shih-fu come si concilia con tutto il "fragore" che ci circonda...???
e termino con una frase di Fung Yu Lan...
Chi possiede lo spirito più nobile dovrebbe teoricamente essere un re;
se poi di fatto lo sia o meno ciò è irrilevante.
buona serata a tutti...
Pino, no, non e' troppo tardi. Piu' faticoso certo, ma non tardi. La mia storia: 8 anni di karate shotokan, 4 anni di latitanza, 2 di tai chi e qi gong, 2 latitanza, 2 di kung fu white crane, uno di pausa forzata causa malattia, ed ora kung fu Shaolin. Se sono riuscita io, fumatrice, dopo un anno di quasi completa stasi fisica, a rientrare per la via piu' dura, stai tranquillo che ce la fai pure tu :-) Scegli bene pero', il motivo per cui ho mollato diverse volte e' puramente legato alla qualita' dell'insegnamento. Fatti consigliare le opzioni da Alberto e poi fai la tua scelta.
"istruttore che si faceva spaccare sulla schiena una lastra di cemento dai suoi allievi in divisa"
Si chiama Steel Jacket, Shi Yanzi e' uno di loro - non che abbia mai fatto da istruttore a militari (almeno per quello che ne so). Ci sono 2 ragazzi che hanno da poco iniziato l'addestramento a questa specialita' nel tempio inglese, la dedizione e i sacrifici per acquisire quei livelli e' incredibile. Rompiballe come sono io, mi piacerebbe uno studio medico della cosa, vorrei sapere cosa e come cambia il corpo internamente.
Drizzt, pienamente d'accordo con te. Il problema e' la differenza tra credere e Credere. Credere con la "C" richiede vivere il chi tutti i giorni e tutto il giorno. Il che mi porta dei problemi quotidiani che spero prima o poi di risolvere.
Alberto: e si', lavoro faticoso e' quello che facciamo. Niente gingilli, si corre in salita per 2 kilometri, flessioni, salti, ed il "riprendere fiato" consiste nel sollevare le ginocchia. Te lo ripeto, sei fortunato, a me ci sono voluti anni, troppi, per finalmente trovare qualcuno vero. In fondo lo sapevo che ci doveva essere qualcosa in piu' altrimenti sicuramente avrei smesso di cercare e mi sarei data a fare la calzetta (aggiungo che anche ai tempi dello shotokan mi sono allenata spesso con karateka fantastici come il maestro Kase, ma no, le cose non sono paragonabili).
Alberto, avrei una domanda - in tutta umilta' e sincerita', senza assolutamente nessuna agenda strana, lo so quanto siamo sensibili nel campo, con "il mio e' meglio del tuo", proprio solo come neofita curiosa. Quanto e'/e' stato il peso dell'insegnamento interiore (non religioso o morale)? Vorrei capire se e come l'insegnamento fatto da un monaco varia da quello impartito da un non monaco.
Drizzit: non sono un sifu, Chan Hon Chung mi affibbiò il ruolo di suo rappresentante in Italia, ma insegnare è ben altro. Me l'hanno chiesto spesso, ma non ho mai voluto farlo. Non credo ai maestri occidentali, credo che la boxe cinese non possa che essere insegnata da un cinese. Ho visto occidentali spaccamontagne, ho provato ad allenarmi con Bill Wallace, Dominique Valera e Al Dacascos, ma ognuno di loro - tutti mostri di efficacia, combattenti micidiali ed eccezionali trainer - era a suo modo "buffo" nel ruolo di "maestro".
Chiara: non so rispondere, perché non ho mai avuto due insegnamenti distinti da Chan Hon Chung. L'insegnamento era la vita quotidiana nella piccola palestra al 729 di nathan Road, annessa allo studio di medicina tradizionale, alla sartoria, all'agenzia di viaggi, al negozietto di cravatte, un piccolo cosmo di persone e attività che ruotava attorno a quel piccolo grandissimo uomo. Ho trascorso almeno 40 giorni l'anno a HK dal 1976 al 1989, vivevo in palestra e facevo le classiche cose (spesa, pulire, spazzare, lavare i cessi, eccetera). L'allenamento a 40 gradi e 90% di umidità era tosto (andavo in periodo di ferie, tipicamente agosto e in più nella palestra c'era lo sbocco del deumidificatore dello studio medicodel maestro, una sauna). Lui compariva occasionalmente per qualche minuto e ordinava di eseguire una forma, imparata quasi sempre dagli allievi anziani, che lui correggeva. Non parlava inglese, ma era in grado di farti capire il mondo con un gesto. Invece per insegnarmi Tit Sin Kuen mi portava nella sua casetta nei Nuovi Territori (non si vuole farlo in palestra perché non deve essere imitata, un viaggio massacrante con tre autobus di fila. Poi almeno sei ore di allenamento con giusto dieci minuti per ingollare un cha siu pao). Se tutto questo sia "interiore" o no, non lo so. So solo che praticare Tit Sin (l'unica forma che ancora conservo nel mio quotidiano, come lui mi suggerì di fare) mi ha aiutato nei momenti più difficili della vita. E ogni volta che muovo l'aria coi suoni codificati da Tit Kiu Sam ci scopro qualcosa di nuovo, come se non l'avessi ripetuta migliaia di volte. Se questo è "interiore"... boh, non lo so proprio :-)
"Se questo è "interiore"... boh, non lo so proprio :-)"
!!!dalla risposta si vede che hai avuto un insegnante superlativo!!!
Che belle storie che hai da raccontare, Alberto :-) La tentazione di punzecchiarti per raccontarci di piu' delle tue esperienze e' tanta.
Mi sto impegnando per raggiungere una forma fisica adeguata per riuscire a farmi un sabbatico in Cina il prossimo anno. Uno dei mei sogni nel cassetto sarebbe di allenarmi con una shifu donna per poter scoprire come dovrei veramente impostare lo studio ed interpretare il kung fu al meglio, invece di forzare il fisico all'interpretazione maschile. Meglio cominciare a studiare la lingua mandarina :-)
alberto...
anch'io credo che un occidentale, per quanto bravo non sia..., come dire..., credibile...???
hanno sempre l'aria di essere tecnici e fisicamente potenti, ma mi pare che non raggiungano un grado di "consapevolezza" interiore degno di nota...
e senza quello, a mio parere, decade l'arte marziale in se..., che dovrebbe essere l'estrema conoscenza/coscienza di se stessi...
tonii...
ma lo stesso si potrebbe dire del gioco da tavolo del weiqi (aka: go), in confronto al quale gli scacchi diventano un gioco di forza bruta tra bestioni.
è quel gioco con le pietre...???
dove all'inizio la "scacchiera" è piena e via via si tolgono...???
l'ho visto, ma non ho capito nulla...!!!
sai mica dove posso trovare le regole con tanto di spiegazione...???
http://www.figg.org/corso/index.html
occhio che produce dipendenza e fa sprofondare in breve da un 'ma e' facilissimo' a un 'non riusciro' mai a giocare in modo decente'...
cmq e' il piu' profondo, complesso e analitico gioco da tavolo mai concepito dall'essere umano.
ed e' basato sugli stessi principi delle arti marziali, della calligrafia, della pittura dei letterati, etc etc etc
carissimo...
grazie mille... :-)
"Everybody was kung-fu fighting
Those cats were fast as lightning
In fact it was a little bit frightning
But they fought with expert timing"
Carl Douglas, 45 RPM S/T, Durium 1974
(lo so, svilisco tutto, ma mi fa troppo ridere)
Chiara,
"Opinioni? Il problema e' mio o diffuso?"
il qi gong che pratichi e la meditazione (se la pratichi) dovrebbero aiutarti per arrivare ad una risposta. anzi, dovrebbero dissolvere la domanda.
tonii...
davvero qualcuno ha avuto il coraggio di dire che è semplice...???
altro che presunzione... ;-)
Ciao Alberto,
chissà se leggerai questo post....studio da quattro anni Hung Gar, ramo di Chan Hon Chung attraverso Cheon Yee Keung (naturalmente non direttamente da lui!). E' uno dei rari casi in cui provo invidia, i tuoi racconti mi hanno affascinato! Chissà se un giorno sarò degno di imparare l'hung direttamente da Cheon Yee Keung...grazie ancora per le tue preziose testimonianze!
Ciao Alberto,
Mi chiamo Yuri e sono allievo di Si Fu James Uglow di Londra.
Volevo chiederti se sei rimasto in contatto con qualche membro della "famiglia" tipo Kong Pui Wai, Chan Ka Wang...
Ti ringrazio in anticipo!
Un grosso Ken Lai.
Yuri
ciao yuri....
mi chiamo silvano, mi sono mosso a londra da poco per lavoro.
Mi sai consigliare qualche palestra dove si pratica un buon SANDA/SANSHOU a Londra
io sono con un amico, e ci siamo allenati per diverso tempo a pescara in Italia in una prestigiosa scuola piu volte campione italiana....
te ne sarei veramente grato
questo e il mio ind e-mail
silvanodorazio@gmail.com
ciao
Silvano,
se vuoi vai da Jim Uglow, a Londra, almeno a dare una occhiata e mi dirai.
Alberto, non ci conosciamo. Sono felice di sentire della scuola di Chan Hon Chung. Tuutavia, pochi occidentali erano al suo funerale. Ciò non è bene. Oggi Kong Pui Wai e James (dovresti conoscerli di persona) portano avanti l'associazione degli studenti di Chan Hon Chung.
Saluti.
Ciao Alberto,
ti conoscevo "di fama" per aver studiato con Sifu Chan Hon Chung fino ad apprendere la forma Ti Sin. Ho digitato su google il nome di Sifu Cheon e ho scoperto il tuo blog. Nelle tue parole ho rivissuto, per un momento, il mio mese passato a Gennaio scorso dal Sifu Cheon per apprendere la forma Sup Yin. Volevo dirti che le cose non sono cambiate per niente: stessa metodologia di allenamento, stessi tempi, ritmi e tradizioni (pulire la scuola la mattina, colazione insieme, ecc. ecc.). Il Sifu Cheon parla (ovviamente glielo leggo negli occhi non conoscendo il cantonese!) e ricorda con rispetto, devozione e anche una punta di nostalgia il suo Sifu. E' stato bello fare quell'esperienza (spero di tornarci presto) e sapere che ancora ci sono persone che proseguono nella tradizione senza sentire la necessità di commercializzarsi e sminuire il grande corpo di valori, significati e simboli rappresentato dalle arti marziali!
A presto