Bonino: ora più coraggio anche su coop e sindacati
di Roberto Bagnoli
«Sulle liberalizzazioni il governo non si deve fermare ma procedere sui servizi pubblici, le municipalizzate e trovare il coraggio di togliere tutti i privilegi ovunque si trovino». Emma Bonino, ministro degli Affari europei e l'anima più liberista della Rosa nel Pugno, conta su tempi rapidi e spera che già domani, alla presentazione del Documento di programmazione economico finanziaria (Dpef), ci sia qualcosa di scritto. «In ogni caso Romano Prodi ha già annunciato ulteriori iniziative in questo senso».
Come spiega l'atteggiamento del ministro della Giustizia Clemente Mastella che ha minacciato di uscire dal governo?
«Già nel suo intervento in Parlamento sulla riforma degli Ordini professionali, Mastella aveva sostenuto una tesi più da concertazione. Ma vorrei fosse chiaro che gli Ordini rimangono, non vengono aboliti anche se personalmente non sono contentissima: quello che viene abolito sono le tariffe minime e massime per avvocati, architetti, ingegneri e il divieto di pubblicità. Sono atti dovuti nei confronti di Bruxelles che da anni ce li chiede tanto è vero che ha aperto due procedure di infrazione».
Molte categorie colpite non hanno gradito il blitz.
«La verità è che c'è stato un periodo lunghissimo di concertazione. Sono anni che se ne discute a tutti i livelli, nelle commissioni, alla Camera, al Senato, in mille convegni. Per sbloccare il Paese la strada scelta dal governo è l'unica possibile. Non dimentichiamo Bruxelles e l'ingessatura complessiva».
Cosa avrebbe rischiato l'Italia senza intervenire?
«Multe pesantissime. Con il regime entrato in vigore a gennaio sono state inasprite le sanzioni in caso di condanna. Oltre la multa forfettaria di almeno 10 milioni di euro, può essere aggiunta una mora giornaliera fino a 700 mila euro. Di procedure di infrazione in corso l'Italia ne ha 240».
Perché il liberista Berlusconi non è riuscito a fare altrettanto in cinque anni di governo?
«Credo ci sia stata una sottovalutazione. Questo tipo di liberalizzazioni non sono state considerate come prioritarie dalla sua maggioranza. Chiaramente un errore».
Il Cavaliere ha affermato che, in ogni caso, quel tipo di riforme a lui non sarebbe stato consentito farle con un decreto.
«Mi sembra una forzatura. Ma se pure fosse vero, non mi pare che l'ex maggioranza ci abbia mai seriamente provato magari con disegni di legge: con la maggioranza blindata di 100 deputati e 50 senatori immagino non sarebbe stata una missione molto difficile».
L'opposizione ora ha chiesto di liberalizzare anche a «sinistra», colpendo sindacati e cooperative...
«Su questo hanno ragione e c'è da impegnarsi perché nella seconda ondata delle riforme siano comprese altre misure».
La Casa della Libertà su taxi, notai e farmacie si è divisa. Non sarebbe l'occasione per procedere con riforme bipartisan?
«Io sono convinta che il governo ha un preciso mandato dagli elettori e lo deve rispettare muovendosi con chiarezza. Se poi, con la scusa delle riforme bipartisan, si intende un allargamento strutturale della maggioranza il discorso cambia. Come metodo credo che il governo debba procedere nelle cose in cui crede».
Non crede che sarà piuttosto difficile portare a termine le riforme che riguardano le cooperative e i sindacati con l'attuale coalizione?
«Mi auguro proprio che la dinamica delle riforme non si inceppi. Noi della Rosa nel Pugno siamo convinti che il decreto non è che il primo passo verso più concorrenza, più mercato, più scelta per i consumatori. E più occupazione per chi oggi è sistematicamente fuori dal mercato del lavoro».
Sono d'accordo anch'io (vendi un po') che con la concertazione non si va lontano, si fa un gran balletto di chiacchere e tutte le proposte vengono via via annacquate da sindacati e corporazioni.
Come si fa, faccio un esempio, ad abolire gli ordini professionali (cosa da farsi) concertando la cosa con gli stessi ordini?
Il governo è eletto dai cittadini, ascolti tutti e poi decida autonomamente.
E poi togliamo i milioni di Euro di soldi pubblici regalati a Radio Radicale, vero sig.na liberista?
:-))) quei pochi che i quattrini statali riescono a farseli dare, senza rubarli :-))).
A spiegarsi alla radio (non radicale), Emma Bonino era più brava secondo me. che cosa vuol dire "liberalizzare i sindacati"?
Carolina
Mmm..""mascalzone diessino" (sembra una caricatura di baffetto, qualcosa a metà strada tra una mediocre barca della coppa america ed un dirigente di partito). Scherzi a parte: radio radicale è pagata per un servizio pubblico che, qualora fosse gestito dalla rai, costerebbe quattro-cinque volte tanto.
Beh, sulle cooperative immagino che sia facile capire quello che dice la bonino. Quanto ai sindacati, che ne direste (per fare un esempio) di abolire le "quote di servizio" che gli stessi prendono (insieme alle organizzazioni padronali) da enti come le casse edili; e sono milioni di euro.