«Stampa infetta»: Pollari sapeva
Una «connection» senza precedenti tra spie e carta stampata. Si aggrava la posizione di Farina
di Vincenzo Vasile
I VERTICI DEL SISMI, il direttore dell’“intelligence” militare Nicolò Pollari in persona, erano perfettamente e puntualmente informati dell'operazione Stampa Infetta che avrebbe dovuto provocare il naufragio dell'inchiesta della Procura della Repub-
blica di Milano sul rapimento Cia-Sismi dell'ex imam di Milano Abu Omar. La libertà di stampa c'entra come un fico secco: si aggrava la posizione del vicedirettore di Libero, Renato Farina, inquisito nell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar non per quel che pensa o per quel che ha scritto, ma per l'accusa di avere agito in combutta con una centrale spionistica ubicata in di via Nazionale 230, nel cuore di Roma a due passi dalla Questura, dalla Banca d'Italia e dal Botteghino dei Ds.
Era da lì, da quel grande appartamento all'ultimo piano, adibito a ufficio “coperto” del funzionario del Sismi Pio Pompa (lo stesso che curava i pedinamenti e le intercettazioni ai danni del vicedirettore di Repubblica, Giuseppe D'Avanzo, e il dossieraggio contro almeno altri quattro giornalisti di diverse testate, considerati “nemici”) che partivano gli input per una complessa intossicazione informativa destinata a sabotare l'inchiesta della Procura di Milano e della Digos e anche a pressare con qualche avvertimento il neopresidente del Consiglio Romano Prodi. Tra le carte e i documenti informatici che sono stati sequestrati in questa sede del Sismi balenano, infatti, numerosi indizi di un legame stretto, di dipendenza anche economica con tanto di ricevute di pagamento, della “fonte” denominata Betulla, che secondo gli inquirenti corrisponde a Renato Farina. Agli atti ci sono non solo la minuta di un'intervista del giornalista al Procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, e al sostituto procuratore Ferdinando Pomarici, che avrebbe dovuto servire per aggiornare il Servizio sugli sviluppi dell'inchiesta riguardante la mano “italiana” nel sequestro e per indirizzarla verso false piste, ma anche una serie di carte e di intercettazioni che provano una “connection” senza precedenti tra spie e carta stampata. L'incontro con Spataro e Pomarici, registrato all'insaputa dell'“intervistatore”, è del 22 maggio scorso: qualche giorno dopo la drammatica confessione del maresciallo dei Ros Luigi Pironi, che partecipò personalmente al sequestro dell'imam, e le conferme del colonnello Stefano D'Ambrosio, ex capocentro milanese del Sismi, che gli impartì - anche se poco convinto - la direttiva.
Farina ha ricevuto dal Sismi, secondo l'accusa, l'incarico di sondare i magistrati sui nuovi sviluppi «ventilando interesse giornalistico», e persino di cercare di indirizzare i loro sospetti su un ex-collega, Stefano D'Ambruoso, il primo magistrato milanese che si occupò di Abu Omar: ritardando certi provvedimenti avrebbe favorito consapevolmente i piani della Cia. Ma è una bufala confezionata soprattutto per prendere tempo.
L'intervista non vede la luce sul giornale, ma il suo contenuto viene immediatamente riversato dalla “Fonte Betulla” a Pio Pompa. E Pompa, questa è la novità clamorosa che sta per emergere dall'indagine, a sua volta immediatamente riferiva a Forte Braschi al direttore del servizio, Pollari: «Betulla dice... », «Fonte Betulla riferisce... ». Ci sono almeno due rapporti confidenziali che traggono spunto dalle “rivelazioni” del giornalista. Che nei giorni successivi agli incontri in Procura si dà da fare - a doppia firma con il giovane cronista Claudio Antonelli - piazzando sulla prima pagina di Libero uno scoop che dovrebbe compiacere la “casa madre”. Cogliendo tre o quattro piccioni con una fava: avvelenare con il sospetto di una fuga di notizie l'inchiesta milanese, svilire il contenuto del rapporto al Consiglio d'Europa sui voli Cia stilato dal senatore svizzero liberale Dick Marty, buttare fango su Prodi; e soprattutto sgravare Berlusconi e il Sismi dall'accusa nell'aria di aver avuto una mano nei rapimenti Cia. A contorno si segnano a dito alcuni giornalisti e testate sgradite, «non titolate ad emettere sentenze». Il titolo «Sorpresa, dietro i rapimenti Cia il marchio Prodi» sorregge 150 righe, introdotte dall'incipit «Abbiamo uno scoop». Nel corso dell'incontro del 22 maggio - su indicazione di Pompa? - Farina ha lasciato cadere tra l'altro una domanda: come mai il rapporto Marty cita informazioni provenienti dagli uffici di Milano e in particolare dal pm Spataro? Nel suo pezzo Farina insinua: «Quali confidenze non si sa. Dopo verifica con fonte di primo livello (la falsa intervista, ndr) possiamo smentire il fatto: il pm di Milano non ha in nessun caso avanzato accuse, né in privato né in pubblico al governo Berlusconi e al Sismi. Spataro ha parlato a Bruxelles, ma solo in audizioni pubbliche (... ) Urge smentita pubblica».
Questo rapporto Marty (che tra l'altro sta alla base della relazione della commissione di inchiesta approvata proprio ieri dal Parlamento europeo) proprio non va giù al vicedirettore di Libero. Del resto, esso si baserebbe, secondo l'articolo di Farina e Antonelli, su due libri di Guido Olimpio e Guido Ruotolo e Vincenzo Vasile e su due articoli del Corriere e di Repubblica. «Insomma, invece di atti giudiziari le prove sono ritagli di giornali e istant book di cronisti, bravi per carità, ma non proprio titolati a emettere sentenze. I giornali oggetto di tanta stima godono per le accuse al Governo e all'intelligence, ma non a caso evitano di citare il basamento su cui si erge l'inquisitore europeo: la loro carta, per altro di parte, un'autorefenzialità che dimostra il dilettantismo pericoloso di certe istituzioni».
Peccato che i libri e gli articoli citati da Marty riportino anche in dettagliata forma antologica i documenti giudiziari finora resi pubblici dagli uffici milanesi. E peccato che regga altrettanto maluccio anche l'intemerata finale contro Prodi. Ecco, con il terzo capoverso «siamo allo scoop». Le leggi americane prevedono che la Cia operi all'estero senza avvertire i Paesi coinvolti. La Cia «non ha ottenuto alcun consenso dal Sismi e dal governo, quando chiese collaborazione nel novembre 2001». (Ma il governo Berlusconi non ha sempre detto di non averne mai saputo nulla? ndr). «Ma quello che è stato bocciato dall'Italia è stato con un ghirigoro linguistico accettato dalla Commissione europea di Romano Prodi. Ad Atene si incontrarono esponenti del Dipartimento di Stato e della Commissione». In quella “New Transatlantic Agenda” si legge un passo che “Fonte Betulla” intende come un via libera al rapimento di Abu Omar: «Entrambe le parti si sono trovate d'accordo sul miglioramento della cooperazione, ovvero l'uso dei mezzi di transito europei per agevolare il ritorno di criminali o stranieri inammissibili... il miglioramento della cooperazione nel settore degli allontanamenti». Non c'entra nulla. L'imam della moschea di viale Jenner è stato protagonista di qualcosa che è l'esatto opposto di una “cooperazione”: sfilato com'è stato - dalla Cia e dal Sismi - alla magistratura e alla polizia di Milano che indagavano su di lui, mandando a gambe all'aria un'importante inchiesta sul terrorismo internazionale.
Ma “Fonte Betulla” non bada a questi dettagli. In via Nazionale hanno trovato due attestati di pagamento a suo nome: 2.000 e 5.000 euro.
Ah, il nostro Betullone!!
cosa non si farebbe x 2000 euro (quello che colpisce dei servizi italiani è la miseria delle "mazzette").
terribile. sì, 2000 euro appaiono decisamente grotteschi, ma se vogliono dire che questa è gentaglia che agisce proprio per ideologia???
e poi magari questo in realtà ha già avuto come "ricompensa" per i suoi servigi proprio il posto che ricopre. brrrrrrrrr spero che venga fuori tutto il marcio con relative conseguenze penali e professionali.
Carolina
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/arrestato-mancini/politica-ricatto/politica-ricatto.html
Se non ricordo male, all'inizio della campagna elettorale ci furono una serie di articoli sull'Unità in cui si accusavano i servizi segreti di passare dossier a Berlusconi ( http://www.canisciolti.info/modules.php?name=News&file=article&sid=4951 )
Ora nei computer del sismi sono stati trovati dossier su vari giornalisti e anche su Prodi...
( http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/07_Luglio/07/sismi.shtml )
comunque betulla è il codice del comando generale dell'arma cc
be', duemila euri non mi paion pochi...
per quella cifra si puo' trovare tranquillamente anche chi e' disposto a uccidere.
Verissimo, tonii.
Quanto al nostro, devo dire che non mi ha mai convinto quel suo modo di fare untuoso, falsamente pacato, mentre diceva cose terribili con il sorriso sulle labbra.
Il quadro etico-morale che ne esce è sconfortante.
Qualcuno può postare l'articolo che Libero pubblica oggi del nostro, in cui ammette al collaborazione ?
In internet non lo dà.
Grazie.
Da IL GIORNALE emerge quanto segue:
"Ad inchiodare il giornalista ci sono le ricevute, pare almeno due. Il Sismi pagava la fonte Betulla. E la fonte Betulla dava informazioni, cercava attraverso un ignaro cronista giudiziario di aprire squarci sull'indagine dei pm milanesi sul sequestro di Abu Omar. Cinquemila e duemila euro: questi i versamenti trovati nell'archivio di Pio Pompa, lo 007 che teneva i rapporti con la stampa.
Farina non nega quei passaggi di denaro, ma prova a dare una spiegazione plausibile: si tratta di rimborsi spese per viaggi effettuati. La linea difensiva è stata preparata in un conclave con Grazia Volo, l'avvocato che difende fra gli altri Cinzia Banelli e Stefano Ricucci. Dunque, Farina accredita la tesi dei rimborsi per gli spostamenti dovuti alla sua attività di intelligence. Nell'articolo rivolto alla platea dei lettori Libero, il vicedirettore tocca invece un'altra corda: la lotta al terrorismo. Il senso è fin troppo chiaro: Farina ha fatto la sua parte nella guerra che l'Occidente combatte dopo l'11 settembre. Dunque, ha collaborato con il Sismi, ha cercato e dato informazioni ai suoi partner, ha coltivato le fonti in prima linea, ha dialogato con gli 007."
Un po' pochino, vero ?
Rimborso spese ! Il suo senso dello Stato dov'è andato a finire ? E' andato a puttane ?
Neanche Grazia Volo, valentissimo avvocato penalista, ce la farà a tirarlo fuori dai guai.
Meno male.
"RENATO FARINA CI SCRIVE di Renato Farina
I giudici mi hanno interrogato sette ore. Ho detto tutta la verità. Che è questa: sì, ho aiutato i nostri servizi segreti a difendere l'Italia dai terroristi. E adesso vi spiego perché e come
Caro Direttore, ti scrivo come si fa a un amico e a un padre. Se ritieni ancora degna la mia firma, magari per oggi e poi più, passa questa lettera ai lettori e ai colleghi di Libero. Dopo di che mandami a casa, se credi. Privatamente in queste ore a te - che eri ignaro dei miei casini - ho detto tutto e anche di più, ma è meglio fermare le cose sulla carta. Quando è cominciata la quarta guerra mondiale, quella scatenata da Osama Bin Laden in nome dell'islam contro l'Occidente crociato ed ebreo, ero animato da propositi eroici. Mi conosci come le tue tasche. La mia ambizione è sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyla: lui morire nei viaggi, io sul fronte, magari in Iraq o in Qatar. Sono immodesto anche nel paragone. Vanità e protagonismo della mutua, incoscienza, ma credendoci, buttandomi tutto. Sapevi già delle mie avventure in Serbia sul filo del rischio, convinto di riuscire a raccontare meglio le cose se però risolvevo anche i problemi del mondo. Hai sempre cercato di farmi ragionare, di trattenermi. Poi di solito ti arrendi tu: non riesco a concepire altro modo di fare il giornalista. Mi ricordo la tua sfuriata di quando ero andato vicino all'Iraq senza dirti nulla, e in più scrivendo un articolo sui tagliatori di teste di un camionista bulgaro vicino al luogo del delitto. Hai sempre voluto salvarmi la vita, sono un disgraziato ma mi vuoi bene. Forse però volermi bene oggi vuol dire farmi cambiare mestiere. Pensaci, Vittorio. Anche stavolta, dal 2001 a oggi, anzi ieri (se c'è un domani dipende se mi credi), mi sono comportato alla mia maniera: alè, in battaglia. Stavolta sono stato esaudito, ma così no, così è troppo pesante. Non mi sono rotto una gamba, non ho avuto bucato il polmone da una scheggia di piombo, ma è stato amputato il mio onore. continua..."
Quello che precede è l'incipit di un articolo comparso oggi (ieri?) su Libero.
Farina, l'automartire.
La Fonte Betulla sono io! ...l'altra é solo il Fontanone ciccio.
Un Berlusconi osannato dalla platea CL,che vergogna.Farina,Formigoni e co.non dimenticate DELL'UTRI TUTTO QUELLO CHE SI SONOSISTEMATI IN CINQUE ANNI DI GOVRNO DI QUESTO SHOW MAN PREVITI ECC.NON METTETE IN MEZZO DON GIUSSANI ANIMA SANTA.RICORDATE DON PUGLISI.
SCUSATE GRAZIE.