paolo, penso che la grande sfida del socialismo contemporaneo sia di quella di individuare le "nuove fabbriche" del nuovo millennio,
e che non sono più solamente le 100 fabbriche già girate da te.
Cosa sono le nuove fabbriche dove si fa davvero la produzione? Lo hai chiesto ai giovani? magari del sud? E se lo è chiesto il socialismo?
Io credo che non siano più solamente le tradizionali fabbriche, che siamo abituati a immaginare come luogo "fisico" (capannoni, ecc.).
Vi sono operai (che non si chiamano tali), che non lavorano in un luogo ben definito, in una Fabbrica intesa cosi come siamo abituati a immaginarla. Ma esiste una generazione, di trentenni a cui appartengo, che lavora (credimi) a ritmi molto più alti di "quelli per legge", che lavora forse il doppio delle ore "per legge". E lavoriamo solamente per la fine del mese.
Ma pochissimi si accorgono di noi. Eppure siamo ingranaggi importanti, fondamentali per la "nuova fabbrica".
E il nuovo socialismo, si è accorto di noi? Sa chi siamo? O nel terzo millennio pensa di occuparsi solamente delle fabbriche tradizionali.
Perchè se cosi fosse, il nuovo socialismo è morto ancor prima di rigenerarsi.
le "nuove fabbriche" del nuovo millennio, secondo me, sono rappresentate dall'unità dei Socialisti.
orpo! pre-midas!
"orpo! pre-midas!"
Magari ha conosciuto pure Filippo Turati
ah, sulle prime credevo fosse Giorgio Benvenuto (e quindi "socialista" tra virgolette!)
1 cordiale benvenuto Paolo!
la Kikka del blog
@carcio. Sono d'accordo con ogni parola del tuo post. La sfida per il socialismo / socialdemocrazia europea di oggi è proprio: come costruire una società libera e giusta quando il lavoro è diffuso e non troviamo più la grande fabbrica con la F maiuscola e il "padrone" tradizionale, facilmente riconoscibile?
Anzi , te ne aggiungo un altro: come conciliare, con giustizia, il diritto alla crescita economica e di benessere dei paesi emergenti con la comprensibile aspirazione dei ceti più deboli nei paesi sviluppati a non arretrare rispetto alle proprie conquiste, a non abbassare il proprio tenore di vita? Ne parleremo.
paolo, ne riparleremo con molto piacere da parte mia,e sono contento di aver fatto la tua conoscenza.
Solo una considerazione: oggi credo, a volte non solo non è riconoscibile il "padrone" tradizionale, ma forse in alcuni casi non si ha proprio un padrone (a meno che non lo si indivudui con lo "stato", la società, la politica, ecc. ma non voglio aprire questo varco).
La generazione di cui parlo, è formata spesso anche da liberi professionisti con lode e bacio in fronte, a cui nessuno riconoscerà un "padrone", anzi ultimamente additati come privileggiati. E credimi, di privilegi, questa generazione ne ha davvero pochi.
A meno del privilegio di essere considerati per i propri meriti. All'estero.
Benvenuto anche da parte mia (anche se io non sono un fedelissimo di questo blog)