Lettera aperta a Mirabelli, Sarfatti, Toia
«"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". La mia profonda convinzione è che il dettato dell'articolo 49 della Costituzione in realtà non sia mai stato attuato per la mancata definizione giuridica dei partiti come soggetti giuridici di rilievo costituzionale e per la mancanza totale di norme relative al "metodo democratico" che dovrebbe essere la base non soltanto della concorrenza esterna tra loro, ma anche della loro vita interna. Gran parte della crisi italiana, di questa transizione infinita, è dovuta infatti alla irresponsabilità dei partiti nei confronti del Paese e dei loro stessi aderenti: se il Partito democratico nascesse con queste caratteristiche non sarebbe che una nuova maschera».
L'illuminata proposta di Paolo Prodi per riprendere il cammino verso il Partito democratico apre MicroMega 05/2006 e cade a fagiolo sulle agenzie che ieri hanno annunciato la nascita del "gruppo di lavoro lombardo" coordinato da Franco Mirabelli, Riccardo Sarfatti e Patrizia Toia per preparare il percorso del nuovo Partito democratico locale. Dice Mirabelli: «non sarà solo la sommatoria di Ds e Margherita, ma andrà oltre. Rappresenterà i partiti e anche il mondo delle associazioni e delle professioni». L'obiettivo dell'iniziativa è arrivare a novembre con un "manifesto lombardo e milanese" che esprima, per punti chiari e sintetici, le priorità locali. Secondo le agenzie, agli incontri dei prossimi giorni parteciperanno anche "associazioni e mondo della società civile", perché, spiega Sarfatti, «abbiamo bisogno di una nuova partecipazione politica dall'esterno e di ampliare il consenso che abbiamo».
Dovrebbe essere chiaro a tutti che se il Partito democratico sarà un PACS di puro interesse tra DS e Margherita, il risultato sarà più disastroso che scarso, facendo cadere Milano e la Lombardia a tempo indefinito (quindi ben oltre il quarto di secolo che realisticamente si prevede) tra le braccia della destra. In questo senso chiediamo ai tre maggiorenti autoelettisi timonieri della transizione uno sforzo di onestà intellettuale e generosità, quale fino a oggi non è mai stato fatto. In paricolare:
1) un presupposto di sincerità. Il mondo delle associazioni che gravitano oggi attorno alla politica non rappresenta gli elettori, ma per la quasi totalità sono emanazioni di personaggi politici. Le eccezioni sono mosche bianche (per esempio l'autorevole Circolo Archimede). Millantarle per "società civile" (inflazionato luogo comune che usiamo per indicare tutte le persone attente alla politica, ma indipendenti da legami coi partiti) significa ignorare o distorcere la realtà.
2) Sergio Cofferati definisce "malato" il termine "riformismo", Paolo Franchi "inflazionato", Claudio Rinaldi "scolorito e logoro". Hanno ragione, si sente troppo, è in bocca a tutti, ma nessuno ne ha mai saputo definire con chiarezza il senso. "Riformista" - per assurdo - è anche Calderoli che pensava di "riformare" (per come la vede lui, ovviamente) la Costituzione (dice Rinaldi sullo stesso MicroMega: «Oggi a esigere che si facciano "le riforme" sono, in tutto il mondo, soprattutto i detentori del potere economico, ben interpretati da organi di informazione quali il Wall Street Journal e il Financial Times; a loro si aggiungono in Italia i leader della destra populista, da Umberto Bossi a Silvio Berlusconi» con le sue millantate "36 grandi riforme"). Insomma, la predicazione riformista, soprattutto se contrapposta al "massimalismo" com'era in voga nel secolo scorso, è un autogol che apre la porta alla sconfitta.
3) Riflettete seriamente sull'idea di Paolo Prodi di costituire - attraverso il meccanismo delle primarie - un gruppo di "saggi", autorevoli e indipendenti, che definiscano la piattaforma su cui costruire il Partito democratico. Milano e la Lombardia sono in grado di esprimere un numero enorme di personalità di alto profilo morale, politico, culturale e umano, indipendenti e disinteressate a successive candidature. Le primarie sarebbero garanzia di indipendenza dalle ragioni di bottega che hanno portato al fallimento di ogni precedente iniziativa di aggregazione.
4) «I fermenti che percorrono i movimenti, sempre più forti e incontrollabili, rischiano di accelerare il gap democratico e di trasformarsi in proposte in qualche modo concorrenziali ai partiti esistenti, come se il successo delle primarie nazionali dello scorso anno non fosse dovuto a una collaborazione (rimasta purtroppo un episodio isolato) in cui le due componenti sono state entrambe essenziali». Come dice Paolo Prodi, occorre superare l'idea passata dei partiti "chiesa" basati sulla professione di fede, per concentrarsi sui grandi temi da sempre alla base di ogni movimento progressista (solidarietà, libertà e uguaglianza). Devono per contro essere lasciati da parte da parte quelli che riguardano destino e salvezza dell'uomo. Dobbiamo "alimentarci e scaldarci" a vicenda, per alzare la temperatura di una società fredda, spostando l'attenzione dalla dimensione "io, qui, adesso" a quella di "noi, il mondo, il futuro".
Franco Mirabelli, Riccardo Sarfatti, Patrizia Toia: lo sforzo deve essere di tutti, ma soprattutto vostro. Nonostante tutto, nonostante le sconfitte, nonostante i recenti dolori elettorali, nonostante le critiche, tanti cittadini vicini al centrosinistra hanno ancora speranza, fiducia e voglia sufficiente a ripartire. Tenetene conto.
11.07.06 16:33 - sezione
milano