il governo italiano ha il grande dovere e onere di porgersi la domanda della trasformazione del mondo del lavoro, è una riforma necessaria che toccherà e minerà il tessuto sociale e sinadacale fin nei più piccoli meandri.
la tipologia dell'industria italiana è retta su piccole e medie imprese , quasi a conduzione familiare , il costo del lavoro è altissimo ma non potrebbe essere diverso, in una società industriale non si possono ulteriormente abbassare gli stipendi nè aumentare la produttività poichè la tipologia di molti prodotti risultano ormai fuori uso o superati.
ho visto un filmato sulla produzione di televisori della mivar, prestigiosa azienda, ha magazzini pieni di televisori ormai desueti e fuori richiesta, a che serve continuare a produrli se ormai sono fuori mercato?
tenere a tutti i costi l'azienda aperta per giustificare la presenza dei lavoratori , ridotta all'esenziale a chi e a cosa serve quando ormai in un qualsiasi supermercato con 300 euro si possono comperare televisori ad alta definizione e tecnologia importata?
la mivar come altre centinaia di aziende, un tempo operose e produttive oggi , dispiace dirlo, rappresentano solo un costo.
il tessile, altrettanto.
chiudere un'azienda a volte è necessario ma lo sforzo è cercare nuove produzioni, formare gli operatori, investire in tecnologia.
quanto il governo, il sindacato , i lavoratori stessi sono disposti a mettersi in discussione ed accettare la sfida?
maria
Magari si potrebbero dare "piu confetti per tutti" . Ogni famiglia ne riceverebbe una confezione per posta. Aumenterebbe la produzione, e la Lastra potrebbe convertirsi in confettificio.
Mi pare che come "ricetta" da governo berlusconi sia perfetta. E la Pelino soddisfatta.
Seriamente, la questione è molto delicata e purtroppo non unica. La questione di saper convertire le imprese esistenti in altre produzioni (non per forza industriali) quando non vanno piu bene credo che sia una sfida della nostra società. Paolo, l'azienda è la "Lastra" , hanno anche un sito web www.lastragroup.com se può interessarti.
Mira il compito di rimanere competitivi sul mercato e' un compito che spetta all'azienda all'imprenditore,non capisco che cosa c'entrino i lavoratori.
Tra l'altro come in questo caso non avendo alternative accetterebbero qualsisasi cosa,
e per qualsiasi cosa intendo anche quello che chiami
sfida e cioe' meno garanzie sul lavoro.
Ma non e' colpa tua,intendiamoci,questa e' la nuova sinistra liberista ,una cosa di cui nessuno sente il bisogno.
Se il libero mercato deve essere la nuova frontiera chiudete partiti sezioni circoli e tutto quello che vi gravita intorno, perche' siete desueti e senza richiesta come i televisori mivar
sandro se il compito spettasse solo all'imprenditore sai cosa farebbe?
nel momento in cui non guadagnerebbe più come in passato, nel momento in cui non potrebbe più godere di servizi sociali di sostegno tipo moblità , cassa integrazione, prepensionamenti, istituti questi che poi ricadono sulle spalle di tutti , (ecco cosa c'entrano i lavoratori, visto che siamo tutti cittadini), dicevo sai cosa fa un imprenditore? non rischia più e chiude, mica è obbligato a tenere aperta un'azienda che non gli apporta più guadagno!
maria
>nel momento in cui non "guadagnasse" più come in passato...
okkio all'itagliano, please!
cippalippa hai ragione , grazie per avermelo fatto notare, anche a me stridono i denti quando leggo questi errori, figurati quanto sto male se li commetto io, ma reputo molto complicato scrivere con questo sistema, non è possibile fare le correzioni se non rileggendo tutto e con il mio portatile che fa le bizze e mi cancella i testi devo sempre fare troppo in fretta a postare e i risultati si vedono!
grazie cmq. maria
Parlo da licenziato Lastra e vorrei dire che non si tratta di "tecnologie obsolete"; convertire le nostre linee da analogico a digitale avrebbe richiesto molto meno di quanto si pensa (probabilmente 0,1 milioni di euro per dipendente), in quanto non si tratta di investimento "di sana pianta", ma di modifica. Purtroppo, è vero, è molto più doloroso chiudere un sito produttivo a Sulmona che al nord, ma temo che ciò avverrà anche per gli altri stabilimenti del gruppo.
Sono un analista industriale, e mi sono occupato di diverse acquisizioni in Europa e nel continente Americano per diversi grossi gruppi, vorrei far notare due fenomeni:
1) Il fatto di acquisire e poi chiudere sembra un comportamento ricorsivo nelle multinazionali estere nei confronti delle aziende italiane, tengo ha precisare che il costo del lavoro in Italia è molto più basso che in Belgio o in Francia od in Germania, per cui io personalmente evidenzierei come spesso aziende che fino al giorno prima dell'acquisizione andavano benissimo dopo poco si trovano in pessime acque....
O gli stranieri nel fare delle acquisizioni sono dei fessi oppure c'è qualcosa che non và …..
2) è importante chiarire un concetto, se un’azienda straniera avesse avuto lo stesso comportamento in Francia, od in Germania difficilmente sarebbe riuscita ancora a vendere il proprio prodotto all’interno di quello stato, se vogliamo fare capire qualcosa ha un top manager di un’azienda straniera, c’è un solo metodo boicottarlo.
Inoltre se ad un’azienda straniera fosse venuto in mente di fare un gioco del genere negli USA molto probabilmente avrebbe avuto diversi problemi con le istituzioni federali; ad esempio controlli delle autorità incaricate dell’igiene e della sicurezza dei siti produttivi ecc….
La realtà è che le multi nazionali in Italia fanno quello che vogliono, anche perché lo stato italiano non capisce che le aziende sono dei patrimoni, in parte anche pubblici.
Vorrei inoltre chiudere il mio intervento manifestando tutta la solidarietà a chi lavorava in questa azienda.
melzo grazie per le informazioni che ci apporti sono utili e aprono un discorso nuovo.
primo:hai ribadito, per fortuna quello che molti non sanno, il costo del lavoro in Italia non è altissimo come gli imprenditori della domenica tendono a dire per portare fuori dall'italia le produzioni.
secondo: se le multinazionali fanno ciò sul nostro suolo nazionale vuol dire che ci sono connivenze e piani specifici, non penso affatto alla sprovvedutezza delle imprese che fanno tali speculazioni quanto all'incapacità di controllare e forse a qualche sottile gioco di distruzione del tessuto industriale italiano a vantaggio di necessità di destrutturare per poi essere costretti ad importare prodotti scadenti, di bassa qualità, a basso costo ma che garantisce enormi guadagni ai pochi soliti ignoti.
maria
Grazie Melzo, per le acute considerazioni e per la solidarietà. In realtà, nel nostro caso Agfa ha acquisito per chiudere, questa è la cruda realtà. Non solo, ma in questi 3 mesi ha compiuto una messe di azioni antisindacali, che forse qui non è il caso di ricordare e ha più volte espresso pareri contrastanti sulla sua volontà di rivendere a un concorrente, al solo scopo di prendere tempo. Ormai il gioco è fatto: se non ci sono novità clamorose, il 7 ottobre si va tutti definitivamente a casa.
Amen. Grazie allo scarso interesse generale e all'ottuso atteggiamento tenuto da Agfa, si va tutti a casa