(AGI) - Roma, 15 lug. - Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha autorizzato "la dislocazione" nell'area di crisi mediorientale "di una unita' maggiore della Marina Militare, il 'Durand De La Penne', che si trova in acque internazionali al largo del Libano, e l'impegno nell'operazione di 2 C-130 dell'Aeronautica militare".
"Naturalmente - sottolinea una nota - l'impiego dei mezzi militari ha carattere umanitario". "Il ministero della Difesa - premette la stessa nota - in stretto coordinamento con l'Unita' di crisi della Farnesina, segue l'evolvere della situazione al fine di favorire l'evacuazione di connazionali dal Libano".
Col cazzo, io non ci sto, parisi non se ne fotte di avere la responsabilità di far entrare per prima in guerra l'ITALIA, NO non mi va di leggere o ascoltare che con il prestesto della scusa umanitaria si vada a menar le mani. Che se ne stiano a casa le nostre navi e i nostri aerei, neutralità, non entriamo, da stupidi, cerchiamo di essre razionali, molto razionali.
Marcello Pamio – 15 luglio 2006
La comunità internazionale sta assistendo silenziosamente e senza battere ciglio all’arroganza e allo strapotere politico-militare dello stato d’Israele.
In maniera fredda e spietata, il piccolo ma potente stato ebraico, ha sferrato un attacco militare illegittimo e criminoso lungo la Striscia di Gaza: distruggendo case palestinesi, mettendo fuori uso la centrale elettrica, bloccando gli aiuti umanitari (alimenti, medicine e soldi) e infine assassinando - per errore, ovviamente - decine di civili inermi, tra cui donne e bambini.
Il tutto come rappresaglia per il rapimento di un caporale diciannovenne dell’esercito israeliano, sequestrato da un fantomatico commando sbucato da un tunnel scavato sotto la sabbia…
Se vogliamo prenderci in giro, allora va benissimo, se invece siamo seri è bene cercare di comprendere cosa sta realmente accadendo e dove porterà questa strada di terrore e violenza.
Una possibile spiegazione è questa: «Hamas e Fatah, i principali gruppi palestinesi, rivali tra loro, hanno raggiunto oggi un accordo sul documento dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, che prevede un riconoscimento implicito dello Stato di Israele. Lo ha detto Ibrahim Abu Najah, coordinatore del ‘dialogo nazionale’ sulla proposta. L'accordo è stato raggiunto dopo settimane di serrate trattative»[1]
Avete capito? I principali gruppi palestinesi (Hamas e Fatah) stavano raggiungendo un accordo tra di loro che prevedeva, tra le altre cose, un riconoscimento implicito dello Stato d’Israele (stranamente, ogni qualvolta il processo di pace avvicina i due popoli, accade sempre qualcosa o da una parte o dall’altra…)
Ma non è quello che ha sempre voluto Israele?
In teoria sì, ma in pratica no!
Per qualcuno (sicuramente la minoranza, ma che al momento controlla l’amministrazione israeliana) la pace tra ebrei e arabi non è accettabile.
Non è accettabile per diversi motivi:
- Da quello pratico, molto materialistico: i 3 miliardi di dollari che giungono dagli Stati Uniti ogni anno come aiuti contro il terrorismo (per favorire la pace, sic!) verrebbero meno, provocando un danno economico di non poco conto;
- A quello spirituale o presunto tale. Vi sono delle motivazioni talmudiche, e cioè religiose che vedono Israele, come la terra promessa da YHWH (Yahweh, noto come Geova) al suo popolo eletto: gli ebrei. Non arabi!
In quest’ultimo contesto i palestinesi che vivono illegittimamente nella “terra promessa”, sono visti come un impedimento alla realizzazione della volontà del potente loro dio e alla realizzazione dei precetti della letteratura talmudica. Precetti che attualmente controllano i vertici del sistema ebraico ortodosso e di conseguenza i vertici politico-economici.
L’esercito israeliano, dopo aver bombardato per giorni Gaza, dopo aver fatto scappare migliaia di palestinesi, ha rivolto le proprie armate attenzioni, all’altro nemico mortale: il Libano.
Il bilancio delle vittime civili è drammatico, si parla di oltre 60 morti civili, e i danni materiali non si contano: aeroporti, ponti, porti e strade.
Anche in questo caso la motivazione ufficiale della “furia giudea” è il rapimento di due soldati israeliani e il tentativo di disarmare (distruggendo senza alcuna remora un paese) i miliziani degli hezbollah.
La definizione di «terrorismo» non è unica e varia sempre dal punto di vista, ma la «strategia del terrore» ha sempre un unico scopo: "incutere paura". In questo contesto, quello che stanno facendo le forze armate israeliane - proprio come hezbollah, hamas, fatah che tanto odiano e combattono - è proprio del terrorismo: stanno letteralmente terrorizzando e ammazzando la popolazione civile libanese. Come vogliamo altrimenti chiamarla: legittima difesa, come ha detto il povero di spirito, Giorgetto Bush?
I due soldati sequestrati - secondo fonti interne - sarebbero stati portati in Siria oppure in Iran…
Ci siamo capiti vero, dove vogliono arrivare (se non interverrà la comunità internazionale)?
Dopo il Libano, i prossimi obiettivi saranno Siria e l’ex Persia (Iran), i grandi nemici d’Israele, che guarda caso (almeno per Siria e Libano) rientrano, geograficamente parlando, nel contesto dell’“Heretz Israel”, della “Grande Israele” (dal Nilo all’Eufrate).
Un sogno molto caro all’ultradestra sionista.
Non a caso infatti nel 1993 Ariel Sharon propose formalmente al Congresso del Likud che Israele adottasse proprio i “confini biblici” come principio fondamentale della sua politica ufficiale![2].
Oggi, una emorragia cerebrale ha messo fuori uso Sharon, ma la missione divina della Heretz Israel è portata avanti in maniera spietata dal primo ministro Ehud Olmert, «cresciuto politicamente fra i revisionisti sionisti di destra»[3]
Con questi sionisti che si alternano al governo (per non parlare della letteratura talmudica che guida e controlla le loro gesta) e con i terroristi dall’altra parte (per non parlare della letteratura coranica che guida e controlla le loro gesta), la strada della pace, e soprattutto dei due stati, si fa sempre più lontana.
Facendo posto, in questa maniera preordinata e prestabilita, ad un pericolosissimo stato generalizzato di tensione e di terrore che ha lo scopo di dividere (per meglio controllare) le masse.
[1] “ La Stampa ” del 27 giugno 2006
[2] “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni”, Israel Shahak
[3] ANSA, “Sharon: chi è Ehud Olmert”, 5 gennaio 2006
Oneblogger, condivido in tutto e per tutto la tua lucida analisi. Condivido anche il tuo desiderio di nostra neutralità ma temo fortemente che si potrà realizzare visti i personaggi che ci governano che non sono nè di destra ma neppure di sinistra
Pamio insiste ancora con le sue ipotesi?
E' un grande politologo, pardon, astrologo vista la marea di predizioni che fa.
Poi, come per gli astrologi, quando le predizioni non si avverano, molti le hanno gia' dimenticate.
A metà del giugno scorso, Cheney ha incontrato a Washington Benjamin Netanyahu, oggi presidente del Likud.
E «l’americano avrebbe dato via libera all’israeliano per sfruttare il minimo incidente propizio per cominciare la distruzione di Hamas», scrive il sito dedefensa.org (1).
L’incidente propizio è stato a lungo cercato.
Sei mesi di «cura dimagrante» contro Gaza e Hamas, con blocco dei fondi spettanti al governo palestinese ed embargo di fatto degli approvvigionamenti alimentari, non bastavano a rendere Hamas un cane idrofobo.
Anzi il nuovo governo stava per riconoscere Israele almeno ufficiosamente.
C’è voluto il cannoneggiamento dal mare della famiglia di Gaza che faceva picnic sulla spiaggia. Una nave da guerra contro i bagnanti.
Eroico Tsahal.
Apprendiamo ora che la stessa provocazione è avvenuta per innescare l’offensiva in Libano.
«Tutto è cominciato il 12 luglio, quando truppe israeliane sono cadute in un agguato sul versante libanese della frontiera con Israele. Hezbollah, che controlla il Libano meridionale, immediatamente ha colpito quelli che attraversavano. Ha arrestato due soldati israeliani, ne ha uccisi otto e feriti oltre venti nel contrattacco dentro al territorio israeliano». (2)
Dunque, secondo questa versione, è stato un corpo armato sionista a sconfinare in territorio libanese.
Ci si può non credere.
Ma chi conosce da anni la situazione, sa che questo è «normale».
Israele pretende rispetto per i suoi confini, ma non riconosce la sovranità degli altri Stati.
Sconfina, cattura, colpisce, e ciò in modo sistematico.
Tant’è vero che Justin Raimondo, un ottimo giornalista che conduce il sito «Antiwar.com», aveva previsto con due mesi d’anticipo che la guerra di Israele contro l’Iran, ove fosse avvenuta, sarebbe cominciata proprio così.
Il 29 maggio 2006 il giornalista ha scritto: «La guerra all’Iran probabilmente non comincerà con un attacco frontale di USA e/o Israele riguardo alle presunte installazioni nucleari iraniane, né con una schermaglia sulla frotniera Iran-Iraq. Come primi campi di battaglia per la guerra regionale progettata, bisogna guardare al Libano e alla Siria. Gli israeliani sanno perfettamente che le ambizioni nucleari dell’Iran, ammesso che mai si concretizzino, non pongono una minaccia immediata. La loro vera preoccupazione è il loro confine settentrionale, dove i loro nemici giurati, gli Hezbollah, sono un ostacolo efficace all’influenza israeliana. Gi israeliani cercano anche di sfruttare le opportunità crescenti per creare problemi alla Siria, dove i curdi sono i loro fidati alleati, e la reattività del regime baathista è un invito al cambio di regime». (3)
Veniamo informati che alla base USA di Aviano nei giorni scorsi sono arrivati un numero ragguardevole di caccia-bombardieri («centinaia», secondo un lettore), subito nascosti negli hangar. Il giorno 13 luglio, il Pentagono ha disposto la forniture ad Israele di 210 milioni di dollari di carburante JP-8 per jet.
Un attacco forse è imminente?
Se è così, stiamo assistendo all'attuazione del programma avanzato dai neoconservatori ebreo-americani fin dal 1996.
Costoro consigliarono a Netanyahu, allora primo ministro in Israele, di non accedere alle proposte di pace della road map, e invece di dare «un taglio netto».
Il documento infatti si intitolava «A clean break, a new strategy for securing the realm».
Il «regno» del titolo è il regno d’Israele, il regno della promessa messianica.
Grazie al controllo del governo americano assicurato dai neocon, dicevano costoro.
Israele «è in grado di cambiare la natura delle sue relazioni coi palestinesi, ivi compero il diritto di inseguimento-sconfinamento per autodifesa…».
Ma soprattutto, il documento aggiungeva: «Israele può dare nuova forma all’ambiente strategico circostante, in cooperazione con Turchia e Giordania, indebolendo, contenendo e anche facendo arretrare la Siria. Questo sforzo si concentrerà nel rimuovere Saddam Hussein dal potere in Iraq, in sé un importante obiettivo strategico per Israele, come mezzo per disarticolare le ambizioni siriane nell’area… La Siria sfida Israele sul suolo libanese. Una tattica efficace, con cui gli americani possono simpatizzare, sarà che Israele assuma l’iniziativa sul confine nord impegnando Hezbollah, Siria ed Iran dipinti come principali agenti dell’aggressione in Libano».
I firmatari di questo documento erano: Richard Perle, allora capo dell’«American Enterprise Institute», nel 2001 consigliere speciale al Pentagono, James Colbert, del «Jewish Institute for National Security Affairs» (Jinsa), Charles Fairbanks Jr., della «John Hopkins University/SAIS», Douglas Feith, della «Feith and Zell Associates», nel 2001 vice-ministro al Pentagono, David Wurmser, dell’«Institute for Advanced Strategic and Political Studies», Meyrav Wurmser,
della «Johns Hopkins University».
Gente che ha i poteri per attuare il programma, lo ha attuato grazie all’11 settembre (con l’attacco all’Iraq, «profetizzato» nel testo) e lo sta attuando, nonostante le diagnosi su un preteso indebolimento dei neocon nel governo Bush.
Per quanto esausto e alle corde, Bush continua ad obbedire ai suoi padroni, verso la quarta guerra mondiale.
Il documento conferma l’analisi dei professor Walt e Mearsheimer, che nel saggio «The israeli lobby» hanno sostenuto che la lobby ebraica guida la politica estera americana distorcendone
gli interessi.
Alcuni ebrei «buoni», come Noam Chomsky, replicarono che era ed è Israele ad agire per conto di Washington, come suo satellite.
L’attualità dimostra il contrario: l’America è il satellite di Israele.
Kevin Drum, l’analista politico del Washington Monthly, constatava il 6 luglio: «L’amministrazione Bush sembra completamente allo sbando. Nella sua politica estera non c’è un minimo di coerenza che si possa discernere, e nessun credibile follow-up di quel poco di coerenza che resta. L’amministrazione Bush sembra non avere più una politica estera quale che sia. Nessun piano per l’Iraq, nessun piano per l’Iran, nessun piano per la Corea del Nord, nessun piano per la ‘promozione della democrazia’, nessun piano e basta».
E ovviamente, nessun potere su Israele che la sta trascinando in una guerra imprevedibile per ampiezza e durata, e non più una briciola di credibilità sui Paesi islamici.
«L’amministrazione Bush ha ora di fronte all’improvviso in Medio Oriente tre crisi in rapida espansione, con poche opzioni di disinnescarle».
L’America naviga alla cieca verso la «tempesta perfetta» (perfect storm), che va intesa come
«la convergenza e congiunzione di tutte le possibili tensioni, crisi regionali, aggressioni, squilibri». Senza più altra bussola che i progetti messianici dei neocon, il grande cieco si lascia guidare dal cane idrofobo.
Come si vede, Bush è pronto a commettere suicidio politico, pur di obbedire ad Israele.
Ma la cosa non ci meraviglia.
Anche Fini, Calderoli, Berlusconi stanno in queste ore difendendo le «ragioni» di Israele, negando che la sua reazione sia «sproporzionata» come pure ripete tutta Europa.
Anche loro stanno facendo harakiri per servile obbedienza.
Ciechi di fronte alla quarta guerra mondiale che avanza. (5)
Maurizio Blondet
prof. per colpa di pochi, come al solito, va a finire che ci andrà di mezzo sarà la maggiorparte della popolazione israeliana che niente ha a che vedere con questi stronzi.
non ho letto tutto. le foto e l'interrogativo però sono potenti.
Carolina
Uh, che palle sti nazi-maoisti clericali!
Onebloger, ti prego..meno castronerie sul complotto giudaico mondiale.
impressionante il riflesso condizionato di alcuni: non sanno neanche per quale motivo e subito si scagliano contro i potenti poltici traditori della sinistra e del proletariato mondiale che ci catapultano in una guerra.
Guarda onebloger che le navi e gli aerei servono per evacuare i cittadini italiani, prenditi un valium e rifletti sulla demogogia che ispira le tue posizioni.
per il resto voglio ricordare a tutti che è diritto dello stato israeliano garantire la sicurezza dei propri cittadini e naturalmente è diritto dei palestinesi di avere uno stato indipendente ma non a scapito dell'esistenza di Israele. Concludo dicendo che gli estremisti di hezbollah non hanno nessun interesse verso i diritti del popolo palestinese che è strumentalizzato per i giochi di potere da varie potenze regionali (siria e Iran).
Per concludere non c'è una guerra di liberazione degli oppressi ma un attacco per interposta persona a Israele (e non solo direi alle ragioni di una convivenza pacifica).