LA SVOLTA DEI GRAFFITI
di Armando Torno
1 - A Milano si cambia l'atteggiamento con i graffitari o, come qualcuno preferisce, con i writer. Maurizio Cadeo e Vittorio Sgarbi, i nuovi assessori all'arredo urbano e alla cultura, propongono una vera e propria «mappatura» dei muri, cominciando a mettere a disposizione agli affiliati di questa tendenza pareti mobili intorno alla Borsa.
2 - Si tratta sostanzialmente di coinvolgimento ma anche di riconoscimento di questi grafici, disegni o pitture selvagge che dir si voglia. Il dialogo con i writer li trasforma da imbrattatori abusivi a protagonisti di una tendenza; la quale, per quanto vituperata da coloro che invocano ordine e regole, fa comunque parte del nostro tempo ed è un'espressione dell'attuale società. Va da sé che se il dialogo avrà fortuna e i writer accetteranno spazi per esprimersi con i loro graffiti, diventeranno autori di un'arte che ritroveremo in determinati luoghi, magari con una sua evoluzione e con gli inevitabili eroi (anche se alcuni di loro sono già personaggi affermati).
3 - Diciamolo con franchezza: il dialogo era necessario. Sgarbi, che di arte se ne intende, era l'uomo adatto per dar vita a questa iniziativa. Non vogliamo entrare nel merito, ma il braccio di ferro ideato dall'ex sindaco Albertini, con forme di denuncia e taglie, non ha dato risultati degni di nota.
4 - Tutti i milanesi inorridiscono (giustamente) quando vedono facciate, mezzi pubblici e anche monumenti storici violati da graffiti; ora però la proposta di un disordine organizzato, che consente di focalizzare questa tendenza, potrà farla conoscere e forse apprezzare. Chi scrive, pur disinteressandosi completamente di arte contemporanea (tranne rarissime eccezioni che non è ora il caso di elencare), non trova disgustosi più i graffiti di talune tele ben pagate, e magari comperate in un'asta televisiva. La differenza sta soltanto nel fatto che il quadro è, nel peggiore dei casi, un orrore che si sconta in privato.
4 - Il dialogo, comunque, è preferibile in questo caso del «muro contro muro», anche perché l'Italia non ha da parecchio tempo né tempra né uomini per usare il pugno di ferro. E questa forma di concertazione andrebbe estesa anche ad altri problemi, a cominciare da quello che si sta creando con i taxisti.
5 - Ora speriamo che anche il verde a Milano trovi un suo adeguato spazio e delle vere cure. E che tutti quegli inutili pali e/o cartelloni rimasti, che sono stati disseminati negli scorsi decenni, vengano levati: anch'essi deturpano l'arredo urbano e sembrano denti cariati in mezzo alla città. Causano dolore agli occhi, è ora di estirparli.
Albè... ho 44anni suonati, però evidentemente soffro anch'io della "sindrome di Armando Torno", visto che fatico a distinguere tra "writer" e "graffittari".
Ognuno avrà i suoi gusti estetici, per carità.
Io di "arte" ne vedo ben poca, più che altro degrado che si aggiunge a degrado.
E poi, ok, comprensione, dialogo, però si deve arrivare a stabilire delle regole di "decenza minima" e a farle condividere e rispettare.
Il problema certo non è di facile soluzione, però un criterio potrebbe essere quello di decidere quali comportamenti sono comunque da qualificare come "atti vandalici" e di danneggiamento della proprietà pubblica.
Ti faccio 2 esempi, che, come sostenitore della "mobilità sostenibile" spero condividerai.
1 - Non è possibile, se prendi l'autobus, non riuscire a leggere l'orario, perchè deturpato da sgorbi fatti con bombolette spray.
2 - E, come ciclista urbano, che si batte per un ambiente migliore e per le ciclabili, mi incazzo quando leggo cose come queste:
http://www.romapedala.splinder.com/post/8629575#comment
Cose tra l'altro che ho già vissuto in prima persona (molti anni fa, una serie di pannelli indicanti percorsi ciclabili, preparati da me e da altri volontari, e finanziati e installati dal Comune, nel giro di pochi mesi imbrattati da tutta una serie di imbecilli - grafittari, svastiche, falci e martelli, ecc. -).
Per non parlare degli spazi verdi, giochi per i bambini, ecc.
Insomma, in definitiva, l'articolo di Torno mi sembra ampiamente condivisibile.
Se c'è chi ha capacità e voglia di esprimersi è giusto lo possa fare in luoghi "idonei" e non a discapito dei diritti di altre persone o di mezzi e spazi pubblici.
Forse il dialogo non sarà facile, però a questo punto, scusami, se questi "artisti" vogliono fare quel che gli pare "senza regole" per me stanno nella stessa categoria di quelli che evadono le tasse, corrono a 100 all'ora in città, ecc. ecc.
La logica è sempre la stessa "ho ragione io, faccio come mi pare, al diavolo gli altri".
Le regole di convivenza civile invece ci vogliono.
Si può decidere che il limite di velocità è 50km/h o 30 km/h .... ma bisogna deciderlo.
Per deciderle su queste, come su altre, questioni possono e devono essere messi in atto processi di coinvolgimento piuttosto che di pura repressione. Ok.
Se si tratta di combattere il degrado, è ovvio, ci sono altre priorità. Però certi comportamenti vanno fermati, perchè rischiano di diventare un ostacolo anche per chi combatte il degrado (vedi esempio della ciclabile).
In realtà 'sti graffiti, nella maggior parte dei casi, sono orrendi. Nel caso sarebbe meglio incaricare qualche buon pittore o cartoonist..
lo so, lo so..fanno un po' parte del "panroma urbano"..ma diciamo che vanno bene in luoghi desolati, vicino alla vecchia ferrovia etc.
scondo me uno che nel 2006 a milano ancorra non capisce che graffiti e tag fanno parte della società ha un grave problema culturale.
Sarà molto divertente vedere i pannelli candidi di Sgarbi restare candidi e venire incorniciati da un mondo fi colori. Si cerdono colti ma non sanno niente che venga dopo l'ottocento. Sono residuati bellici di valore nullo.
Che cavolo vuoi dire Roberta?
Anche inquinamento, evasori fiscali e nazi-razzisti ... fanno parte della società, purtroppo.
E allora? Ce li teniamo senza batter ciglio?
Ha ragione Gerry, non diamo per scontato il ragionamento che "siccome questi sono i tempi in cui viviamo, dobbiamo accettarli".
Non è vero, anzi: è un grave errore che nasconde dietro ad un falso intellettualismo, l'impotenza nei confronti di qualcosa che non è affatto arte ma fastidiosi sgorbi sui muri, almeno nella stragrandissima maggioranza dei casi che si vedono in giro per le nostre città.
Io vivo da sempre nel ticinese, da quando era un borgo popolare ma pulito. Che cosa vuol dire accettare il degrado come fatto culturale? Siamo lontanissimi dall'arte e dalla grafica. Igraffitari sono solo imbrattatori del paesaggio urbano, che ha una sua bellezza anche in una città brutta/bella come Milano. Viaggio molto per lavoro.Tutte le metropoli hanno zone imbrattate, ma salvaguardano i centri storici e le dowtown.
Per non parlare delle piccole città italiane, dal nord al sud, dove il fenomeno grafittaro è sporadico o inesistente. Gli abitanti esercitano coralmente una vigilanza sulla propria città.
Sarà che Milano ha sempre meno residenti per cui vengono da fuori a lordare un'area urbana che non sentono propria? Rozzano,Trezzano s/N, Corsico, Bianasco, Lacchiarella, Bernareggio ecc. non sono insozzate come Milano. Basta vedere le targhe delle auto parcheggiate di sera lungo i Navigli. Sgarbi ha toppato ancora una volta, per narcisismo, per mania compulsiva di protagonismo,
per "epater le bourgois" ancora una volta.
Di Haring ce n'é stato uno solo ed è morto di AIDS povero e sfruttato dai critici.
Basta scempi di Milano, cerchiamo di ripulirla.
Perchè no scusate? Mi sembra un'ottima idea...
O forse che i graffitari hanno pura della pagina, oops, pardon, del telero bianco?
Un caro saluto