Caro Borsellino, la mafia non esiste?
di Gian Carlo Caselli
Sembra un secolo fa. E invece sono solo 14 gli anni trascorsi dalla strage di via d’Amelio che causò la morte di Paolo Borsellino e dei ragazzi che erano con lui in quell’orribile 19 luglio del ‘92. Sembra un secolo perché sembra voglia ritornare il tempo... che la mafia non esiste. Subito dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino l’enormità della violenza mafiosa produsse una mobilitazione senza precedenti nella società civile, insieme ad un forte recupero di entusiasmo e di efficienza nelle forze dell’ordine e nella magistratura. Conseguentemente vi fu un’imponente serie di indiscutibili successi nell’azione repressiva.
Quest’azione è continuata anche in seguito: lo prova il recente arresto di Provenzano (dopo quelli degli anni passati di Riina, Brusca, Aglieri, Bagarella, Graviano, Santapaola e tantissimi altri). Ma qualcosa è via via cambiato, rispetto al periodo successivo alle stragi. E oggi sembra a volte riaffiorare prepotente, in certi media e in ampi settori della politica (con contaminazioni anche a sinistra), la perversa tendenza a dire o far credere - come tanti anni fa - che la mafia non esiste. Certo, nessuno osa dirlo esplicitamente, con la brutale schiettezza che tempo addietro caratterizzava fior di notabili, compresi cardinali e procuratori generali. Le tecniche si affinano, oggi si è meno rozzi e ci si limita a non perdere occasione per provare a ridurre “Cosa nostra” ad organizzazione criminale sanguinaria, sì, ma tutto sommato anche folcloristica. Emblematiche, al riguardo, sono certe cronache su Provenzano che intrecciano prostata e cicoria, pannoloni e pizzini, vangeli e macchine per scrivere antidiluviane, covi mezzo diroccati, squallidi e sporchi, con rotoli di banconote, santini e formaggi custoditi alla rinfusa. E le T-schirt della vergogna con le scritte «Mafia made in Italy», per le quali in tanti ci si è giustamente indignati, sembrano un po’ figlie di questo “nuovo” clima: che può anche indurre i più spregiudicati o irresponsabili ad osare la mercificazione - con contestuale banalizzazione - di ciò che ancora poco tempo fa era, almeno pubblicamente, impresentabile. Del resto, la tendenza a ridurre la mafia ad un'organizzazione criminale un po’ folcloristica emerge addirittura dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia della legislatura appena conclusa, se è vero - com’è vero - che essa nega ogni carattere strutturale del rapporto fra mafia e potere, riducendo Cosa nostra (testuale!) a fenomeno «legato a condizioni di incultura, di scarsa mobilitazione o tensione sociale, a momenti di crisi morale ed economica»; con il capolavoro finale del patetico tentativo (portato avanti, in verità, con una fragile dissociazione dell'opposizione) di scrollare dalle spalle del senatore Andreotti il macigno, confermato financo in Cassazione, delle sue collusioni con la mafia fino al 1980.
In un simile contesto, si capisce meglio il riproporsi della “filosofia” del contrasto alla mafia come problema soltanto di “guardie e ladri”, da delegare tutto a polizia e magistratura, il cui intervento viene perciò esaltato quando si arrestano esponenti di vertice o quadri intermedi dell’ala militare o immediati dintorni, mentre si accusano di indebito uso politico della giustizia (comunisti!) i magistrati che si permettono di indagare senza sconti anche sulle cosiddette “relazioni esterne”, ossia sulle coperture, complicità e collusioni che sono la spina dorsale del potere mafioso. Al punto che se un magistrato dell'antimafia non viene aggredito o addirittura è sostenuto dai “soliti noti”, c’è da chiedersi dove stia sbagliando... È di decisiva importanza, allora, dare segnali precisi di discontinuità, di inversione di tendenza. Molte le cose che si dovrebbero fare. Ne segnalo due, a mio avviso pregiudiziali.
La prima riguarda la legislazione antimafia, oggi disseminata e dispersa in mille rivoli (codice penale, codice di procedura penale, norme di diritto amministrativo, ordinamento penitenziario, leggi più o meno speciali sui “pentiti”, sul riciclaggio, sugli appalti, sulle misure di prevenzione personali e patrimoniali, sui beni confiscati e via seguitando), con sovrapposizioni, contraddizioni, stratificazioni ed incongruenze che spesso ostacolano, ritardano o rendono vischiosi gli interventi. È urgente predisporre un testo unico della legislazione antimafia, che faccia ordine e chiarezza, e al tempo stesso proponga i necessari aggiornamenti. Il ministro Mastella ha pubblicamente manifestato l’orientamento di creare un’apposita commissione. Per favore, che dalle dichiarazioni di intenti si passi - senza più attendere - alla traduzione in cifra operativa dei buoni propositi.
L’altra misura urgente riguarda la gestione dei beni confiscati ai mafiosi. Nella passata legislatura le relative competenze (da un ufficio specializzato, che si occupava soltanto di questo) furono inopinatamente trasferite al Demanio, cioè un calderone enorme dove la specificità dei problemi derivanti dall'origine mafiosa dei beni non può non perdersi: per ragioni strutturali ed obiettive, ma con guasti ed inconvenienti a non finire che aumentano di giorno in giorno. Di qui la necessità di ripristinare un qualcosa - si chiami Agenzia o Alto Commissariato poco importa - che sia incaricato di occuparsi esclusivamente dei beni confiscati ai mafiosi, così da poter mirare gli interventi volta a volta necessari sulla specifica concretezza dei problemi, affinandone via via la conoscenza e specializzandosi sempre più nella risoluzione di essi. Si tratta di impedire che appassisca quel fiore all'occhiello che il nostro Paese può orgogliosamente esibire: il fiore dell’antimafia dei diritti, delle opportunità e del lavoro. Un fiore che profuma di coraggio e di riscatto, di lavoro pulito e di cittadinanza vera. Un fiore che può indirizzare il futuro dei giovani verso una migliore qualità della vita. Un fiore che emana quel «fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità» di cui parlò proprio Paolo Borsellino alla vigilia della sua morte. Un fiore coltivato da «Libera», l’organizzazione della società civile in cui tanta parte ha avuto Rita, la sorella di Paolo Borsellino. Un fiore che oggi va sostenuto e protetto, se non si vuole che il rigore e il volto pulito di tanti siciliani onesti, che alla memoria di Paolo Borsellino ispirano il loro quotidiano impegno, soccombano nella palude della serena convivenza con la mafia praticata dai “maestri” della duttilità. Quelli che i rapporti tra mafia e potere li risolvono come se si giocasse a Monopoli: se peschi un “Imprevisto”, magari stai fermo per un po’; ma poi ricominci a giocare, con gli stessi terreni, le stesse case, gli stessi alberghi, le stesse stazioni, gli stessi soldi di prima; persino con la stessa pedina di prima. Non è precisamente per questi indecenti balletti che hanno sacrificato la loro vita Paolo Borsellino e tanti altri come lui.
Fellaz, la mafia esiste solo nei film hollywoodiani, si sa.
La mafia l'hanno inventata i comunisti per distogliere l'attenzione della gente dai veri problemi del popolo.
La mafia non ti tocca se: "CIASCUNO SI FA I CAZZI SUOI". Capitoooooooo
raider3000
spero la tua sia solo ironia.altrimenti prima di parlare "acculturati"
Raider3000
http://video.google.it/videoplay?docid=-9028472942222535718&q=blu+notte
qui si dice l'esatto contrario. Gli americani, nell'immediato dopoguerra, appoggiarono la mafia per ostacolare il partito comunista nelle elezioni. Portella della Ginestra docet.
MAFIA, la mafia ormai è una definizione generica, troppo generica per individuare il malaffare, la collussione a tutti i livelli.
Prendiamo ad esempio la giunta della prov. di RC, di centrosx, non è stata ancora nominata perchè ci sono indicazioni da parte della prefettura per nomine di assessori esterni, tra i vari eletti poche sono le persone che non vantano conflitti di interesse non propriamente legali.
l'intervento di raider3000 era ironico, dai
Cosa sarebbe stato il grande cinema senza la nostra cara mafia, non avremmo avuto grandi film come Bronx, Goodfellaz, Carlito's Way, per non parlare della grande serie de la Piovra con michele placido e tante altre belle cose...
...con i comunisti avremmo solo avuto film polacchi con sottotitoli in tedesco. Mi squilla il telefono scusate...Pronto...Ciao Antonio...Stasera? La corazzata Potemkin? A che ora? Va bene, alle 9 precise, la corazzata Potemkin. Ciao.
Claudio, sei un genio.
http://www.claudiofava.it/siciliani/memoria/jus/jus18.htm
http://www.youtube.com/watch?v=ZXOiJwySs8g&search=lamenta
sì, è la mentalità (protervia razzista a parte) che io da un famoso o famigerato episodio chiamo "Perché Milano non è Palermo". Mentalità da tossicodipendenti, nei migliori casi, ovvero quando coloro che la esprimono non sono collusi. Da tossicodipendenti perché denota il rifiuto di guardare alla realtà, sembra come quando si chiede come vadano le cose a una persona e quella invece anche solo di dare una risposta formale, se ne esce con un "Che c*** vuoi???". Non è, in tutti casi, puzzo della contiguità, però è brodo di coltura.
Carolina
x Carolina
ogni associazione criminosa ha il suo dialetto
midici tu in milanese come si dice mafiuso o u pizzu tanto questultimo lo pagano anche a Trento e solo che non si sa nulla x la vergogna.
a Milano si dice "racket" com'è tipico di una città che non ha dialetto, a parte alcuni vecchietti inconsapevoli del suo cattivo uso e alcune esecrabili teste di coccio, ma ovviamente esiste. per esempio esiste per coloro che aprono negozi nei cosiddetti "centri commerciali", ed esiste anche in altre situazioni se si ha la sventura d'imbattervicisi. solo che in questo "dialetto" qui c'è comunque la fila per aprire un negozio dentro in un'area di centro commerciale, e gli altri casi o dipendono da "balordi" o dipendono da "stranieri" (gli albanesi, le invasioni barbariche, non importa). quello che importa è sentirsi bravi, e non oppressi come si dovrebbe dire, da quello che è un boicottaggio del cittadino a tutti i livelli pubblici e privati, e di non sognarsi mai nemmeno per sogno una visione di sistema o peggio che peggio di prendersela con i potenti. c'è una componente di vergogna, come una di senso di sconfitta, come una di "trauma" (però vaffanculo, è assurdo rispetto a storie come quella di una Rita Borsellino); c'è pure una componente di alienazione, poveri noi; ma c'è anche una componente oserei dire di masochismo, e sicuramente una di tossicodipendenza mentale o vera e anche una di spocchia.
Carolina
La Mafia Non esiste? Ma da quando non c'è +? Non mi pare.
La Mafia Non esiste? Ma da quando non c'è +? Non mi pare.
x onebloger
puoi mandarmi i link dove hai preso la notizia della giunta della provincia di Reggio? grazie mille
ciao
non c'è nessun link sono notizie, attendibili, ascoltate terze persone.
Ok, speriamo ne parlino anche in via ufficiale. Ma se ho capito bene, non possono formare la giunta perchè mancano assessori non collusi in varia maniera?
chiara
non nominare il gobbo, porta tanta " furtuna o sfortuna", io ho qualche anno, sentivo all'ora quando la tv aveva solo due canali ma se ne vedeva uno. Il gobbo disse largo ai givani chè saranno il nostro futuro dopo 40 anni e ancora lì ad occupare delle poltrone forse rivestite di pelle umana.
mafia in sicilia camorra a napoli tangentopoli a milano... FORZA ITALIA in italia..
Flor, non sono polemica. Userò forse un tono forte, ma è soprattutto per il principio, non nei tuoi confronti: a Milano c'è anche la mafia e c'è da un sacco di tempo, c'entrava anche con Tangentopoli e il tizio di "perché Milano non è Palermo" era un coglione, e ancora peggio sono quelli che hanno ancora dubbi sul perché l'ex maggioranza (quella dei "devoluzionisti") ha considerato assieme, come puntate su cui non intendeva perdere, in modo particolare Milano e la Sicilia.
Poi: oggi, come osserva Caselli, non è nemmeno più possibile identificare la mafia con un qualche "folclore locale" anche solo per ingenuità orgoglio o fatto di non volersi "vergognare" (de che? delle porcate degli strapoteri?), non solo perché non è folclore, ma anche perché non è locale. Riciclaggio di denaro, speculazioni finanziarie o immobiliari, infiltrazioni nelle istituzioni, illeciti di grande cabotaggio fatti da gente "in doppio petto" quanto vuoi, ma è mafia.
In più, anche se fosse locale, vuoi che farebbe le differenze di provenienza con quelli che accettano di servirla? O con quelli che no (purtroppo)? Non le fa.
Carolina
ps (scusa Al). e anche allora era così e c'erano magistrati inclusi quelli citati qui che ci lavoravano e che lo dicevano. però c'era anche molta gente che preferiva pensare "ah, no, a Milano no, quelli sono siciliani", anzi magari, per il fatto della mafia, visto che tanto "non esiste".. si potevano considerare come "gravi problemi" direttamente i siciliani o gli altri meridionali, no? e infatti.
e infatti nano + lega + an tutti a braccetto + parecchi danni al Paese tutto + i destri tutti contro Rita Borsellino e via dicendo... e la gente non capisce ancora e Giancarlo Caselli giustamente si rende conto che è anche un problema de media (chissà perché? guarda un po'?) e decide giustamente che bisogna ricordare un po' di senso della realtà!!!
2006. tangentopoli era fine anni '80 inizio '90 mi pare.
Carolina
Carolina
X Nino
Riesci a scrivere la lista dei possibili [e improbabili] candidati ad assessore, tra gli eletti?
Per ricordare che la Mafia esiste e per dare uno schiaffo alla mafia e ai mafiosi, ma anche
a quei signor che con dei stupendi sorrisi tutti i giorni ci parlano di legalità e poi la calpestano loro per primi tutti i giorni.
consumiamo e facciamo consumare i prodotti
delle terre confiscate e affidate a cooperative di giovani riuniti in Libera Terra
Ma attenti, a tutto questo, la gioia di potere dire che nonostante le ombre, le difficoltà, i nodi, le contraddizioni, (c’è il procuratore Grasso qui che ne sa qualche cosa che abbiamo vissuto insieme due mesi fa circa)
una realtà positiva di beni confiscati , un consorzio di comuni, no, cooperative di giovani che nascono
e anche una reazione dura parte della mafia perché vede che concretamente oggi si riesce a produrre pasta che le coop vendono, olio, farina:certo lo so che non sono bene confezionati, che devono migliorare la distribuzione, anni fa questo non era pensabile, e cosi adesso in Calabria e cosi adesso in Puglia in Campania questa scommessa di dare lavoro vero a dei giovani nel loro paese nel loro territorio, è questa la scommessa é questa la sfida, è possibile.
Allora, allora attenti abbiamo tutti in Italia una responsabilità, di non dimenticarci che il primo nemico del cambiamento è il silenzio e la rimozione
Siamo chiamati tutti a sentire che questi problemi devono avere la nostra testa e la nostra partecipazione
e sono grato che nella festa dell’Unità nazionale di Genova si sia messo questo, ma la mia inquietudine che ci sono quattro gatti onesti bravi sinceri perché questi problemi rischiano passare in secondo : piano saremo in tanti quando qualcuno sarà di nuovo ammazzato allora di nuovo la risposta, facciamo in modo che questo non avvenga che la coscienza di questi problemi ci accompagni sempre e diamo una mano facendo quello che possiamo fare perché questa rete di prodotti si allarghi ma proprio perché ha un valore aggiunto, ha un grande significato ed è il più grande schiaffo che noi possiamo dare alla mafia e ai mafiosi ma anche a quei signori con dei stupendi sorrisi che tutti i giorni ci parlano di legalità e poi la calpestano loro per primi tutti i giorni.
Arcoirisi.tv intervento di Don Ciotti - Festa dell’unità di Genov
“ .................la Sicilia in cui si senta quel fresco profumo di libertà e si era fermata li, no quella frase continua : quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso, della contiguità e, quindi, della complicità: perché la mafia noi la dobbiamo vedere in tutte le sue sfaccettature , non è soltanto la mafia di Toto Riina, non è soltanto la mafia di coso; noi sappiano che cosa significa tutto questo che non è soltanto un problema di criminalità, in cui la magistratura fa egregiamente il proprio dovere,
ma è un problema che ci riguarda personalmente, anche per i nostri comportamenti, anche per i comportamenti di ognuno di noi, che sono più o meno, ecco contiguità complicità , che è il compromesso. Ognuno di noi veramente deve guardarsi dentro e dire da questo momento basta , perché è questo:
anche la piccola scelta di ognuno;
anche la piccola vigliaccheria di ognuno ;
anche la piccola convenienza di ognuno che ha portato la Sicilia ad essere quella che è, perché poi tanti si sono sentiti autorizzati a comportarsi in certe maniere e si sono voluti fare interpreti, per se stessi, di questo meccanismo, di questo modo di essere di questa cultura come viene chiamata , di questa cultura.
” Rita Borsellino, un convegno – 2.1.2006 Arcoiris.tv