Carabinieri scoprono tangenti: trasferiti
di Enrico Fierro
La notizia è stata nascosta bene. Nessun tg ne ha parlato, meno che mai i giornali. Un servizio solo sul tg regionale del Molise. Il Comando generale dei Carabinieri è stato perquisito dagli 007 della Direzione investigativa antimafia spediti dalla procura distrettuale di Campobasso. Magistrati e poliziotti sono alla ricerca di documenti, lettere, ordini di servizio e richieste di trasferimento per due ufficiali dei carabinieri. Due bravi investigatori che hanno avuto il torto di ficcare il naso negli affari di Aldo Patriciello e Remo Di Giandomenico, due uomini potentissimi, entrambi dell'Udc di Pierferdinando Casini.
Inchieste, intercettazioni, e la scoperta di un sistema d'affari che fa della regione tra il Lazio e l'Abruzzo una piccola Sicilia con «un'alta autorità istituzionale» che si mette all'opera per spezzare le gambe ai due carabinieri. Allora vale la pena raccontarlo questo Giorno della civetta in salsa molisana, perché anche qui il potere politico diventa sistema d'affari, corrompe, minaccia, si fa mafia, e anche qui c'è un capitano Bellodi (nella storia vera sono due gli ufficiali dei CC), pressato, blandito, inquisito, trasferito d'ufficio.
Iniziamo dal tenente colonnello Antonio Bandelli, comandante della compagnia di Venafro. Città dell'olio buono, ma soprattutto centro del potere di Aldo Patriciello, pezzo da novanta dell'Udc, consigliere regionale e vicepresidente della Giunta, poi candidato alle elezioni europee con una valanga di voti. La famiglia Patriciello gestisce imprese edili, centri medici, tv private. Scrivono gli inquirenti: «I Patriciello, oltre a costituire un nucleo familiare, possono tranquillamente essere citati come famiglia nell'accezione poliziesca del termine, in quanto l'organizzazione interna, la suddivisione dei compiti, l'assunzione di responsabilità da parte di un leader indiscusso, somigliano drammaticamente agli elementi essenziali che caratterizzano le famiglie mafiose».
Arrivato a Venafro, il tenente colonnello Bandelli subito capisce l'aria che tira. «L'aver cominciato a svolgere indagini sulla pubblica amministrazione - confida con amarezza ai magistrati -, l'aver cominciato a violare alcuni santuari prima di allora inviolabili, ha senza dubbio infastidito alcuni che vivevano nella convinzione di essere cittadini a statuto speciale, destinatari di un trattamento di favore, di cautele accessorie e privilegi non comuni». L'ufficiale ficca il naso in uno dei più grandi appalti in corso nell'area, quello per la costruzione della cosiddetta «Autostrada del Molise». In ballo ci sono 55.669.471,69 euro, una torta che fa gola alle imprese dei Patriciello. E scopre cose turche: i pali dei viadotti sono fatti contro ogni regola, il cemento scarso, il calcestruzzo di pessima qualità, in alcuni pilastri c'è acqua e finanche «monnezza». I cantieri vengono bloccati. I lavori fermi.
Il danno per Aldo Patriciello e famiglia è enorme. Sì, il tenente Bandelli sta dando proprio fastidio. L'onorevole Patriciello non ne può più, e decide, scoprono i magistrati, di «rivolgersi ad un'alta carica istituzionale», un uomo del suo partito salito ai vertici del Parlamento e dello Stato, per togliersi dai piedi quel rompiscatole. Un bel trasferimento è la soluzione migliore. Ma non basta, per fare terra bruciata attorno a Bandelli, viene richiesto anche l'aiuto dell'editore di antica fede fascista e andreottiana Ciarrapico, che nella regione edita Nuovo Molise. Il Ciarra, si legge nelle carte dell'inchiesta «riunisce i giornalisti della sua testata imponendo di seguire l'inchiesta «Piedi d'argilla» con un atteggiamento favorevole a Patriciello. L'obiettivo è quello di ottenere un clima sfavorevole alle indagini dei carabinieri del tenente Bandelli e, in seconda battuta, di ottenerne il trasferimento». Non bastano «l'alta carica istituzionale» e i giornali amici per dare fastidio a Baldelli, e allora interviene un magistrato amico stretto di Aldo Patriciello e della sua famiglia, il procuratore capo di Isernia Antonio La Venuta. Che mette sotto inchiesta il tenente per «falso ideologico in falso materiale» e ne chiede il trasferimento. Ma il generale Nino Boccia, comandante della Regione Molise, si oppone, ritenendo l'errore del tenente Bandelli «veniale». Il procuratore insiste: «Trasferite il tenente e la questione può rientrare». I pm della Dda di Campobasso non hanno dubbi, dietro le manovre per cacciare dal Molise Bandelli «c'è un articolato disegno atto a condizionare l'attuale indagine intervenendo sull'ufficiale di Pg che l'ha iniziata e la sta portando avanti». Alla manovra, è il commento finale, non sarebbero estranee «le scelte del Comando generale dell'Arma nella movimentazione degli ufficiali».
Il potere politico ordina, i vertici della Benemerita eseguono. La storia del capitano Fabio Moscatelli è un altro esempio tutto da raccontare. L'ufficiale comanda la compagnia di Termoli. Qui impera Remo Di Giandomenico, sindaco fino alle scorse elezioni comunali, e soprattutto potentissimo parlamentare dell'Udc. Il capitano Moscatelli raccoglie alcune voci sulla gestione della Asl locale, dove detta legge la moglie dell'onorevole e scopre un mondo da fare invidia alla Bucarest dei coniugi Ceausescu. Tangenti su tutto, aborti clandestini, regalie, minacce a medici e infermieri. «Già dopo i primi mesi che ero arrivato alla compagnia di Termoli percepii un diffuso clima di connivenze complicità tra i personaggi da me indagati e alcuni militari della Compagnia», è il suo sfogo con i pm. «Anche Moscatelli - notano i magistrati - si trovava di fronte al bivio, adeguarsi al clima locale, ai suggerimenti di non eccedere, o credere nella propria funzione ed impegnarsi nel lavoro senza lasciare zone franche». Proprio come ne Il giorno della civetta. Moscatelli va avanti e inizia l'inchiesta «Black Hole», «Buco nero», sugli scandali nella sanità. Di Giandomenico e la moglie (che verranno successivamente arrestati) ci sono dentro fino al collo. Siamo solo all'inizio e l'inchiesta va fermata. Come? Togliendosi dai piedi il carabiniere. Mandandolo lontano, in Kosovo. Incarico che Moscatelli non ha chiesto. Cerca di opporsi ricordando di non conoscere l'inglese (essenziale in una missione militare all'estero) e di avere un serio problema familiare, la mamma da poco vedova e lui come unico sostegno. Ma il Comando generale è irremovibile. Moscatelli è odiato dal clan Di Giandomenico, nelle carte dell'inchiesta «Black Hole» c'è una intercettazione nella quale la moglie dell'onorevole schiuma di rabbia per quell'ufficiale «che era stato mandato là (in Kosovo, ndr) per non fargli dare più fastidio». Perché il capitano, usando le sue ferie, torna a Termoli e porta a conclusione l'inchiesta. La moglie dell'onorevole viene arrestata, i vertici della Asl decapitati, l'onorevole non viene ricandidato e viene arrestato pure lui. E il capitano? Lo spediscono in Iraq a Nassiriya, dove viene impiegato in «quotidiani servizi esterni in un ambiente notoriamente ad altissimo e concreto rischio». Non conosce l'inglese, non ha i requisiti, ma viene immerso nell'inferno iracheno. Insomma, quell'inchiesta su un potente, amico stretto dell'allora Presidente della Camera Casini, gli costa tanto: tornato dall'Iraq il capitano viene contattato dal Comando generale che gli annuncia il trasferimento definitivo. Destinazione: Caltanissetta o Locri. Lontano da Termoli. Storie di strani trasferimenti che i magistrati vogliono approfondire, per capire a quali «alte autorità istituzionali» obbedisce il Comando generale dell'Arma dei Carabinieri.
ecco l'articolo che cercavi
Purtroppo, le vicende narrate nell'articolo sono molto più comuni di quanto non si possa credere. I cittadini, ormai, sanno che chi si oppone alla prepotenza del potere politico può avere dei guai.
Alcuni cittadini, però, per onestà nel loro lavoro o semplicemente per orgoglio, intraprendono e conducono tra mille difficoltà la "loro" battaglia. Il mio commento, dato che anch'io sto conducendo una di queste battaglie, (proprio contro alcuni di questi personaggi) è carico di rabbia e si sintetizza in poche parole: non lasciateci soli.
allucinante
Queste vicende sono per il Molise una dura e cruda realtà. Non esiste politica, ma solo potere politico. C'è una struura clientelare da far paura. Basta avere una lista dei contrattisti della Regione e della struttura per la ricostruzione post-sisma per avere un'idea.
LAVORO=VOTO, e non ti stabilizzo sennò non mi voti più.
Io sono stato costretto ad emigrare per lavorare.
Auguri ai rimasti.