Caro Violante, la politica è verità
di Giuliano Giuliani
Caro Violante,
approfittando ancora della generosità dell'Unità, provo a puntualizzare alcune questioni.
Il mio rispetto per le forze dell'ordine non deriva solo dall’accoglimento delle enunciazioni pasoliniane ma da una lunga militanza nel Pci e dalla lezione di Lama che ci portò a manifestare per la riforma della polizia. Da allora il quadro ha subito mutamenti, mele marce all’opera ne abbiamo purtroppo viste tante, non abbiamo ancora valutato a sufficienza gli orientamenti consolidatisi all’interno dei reparti speciali dell’arma dei carabinieri. Fare chiarezza, punire i responsabili, mettere i violenti e gli indegni in condizione di non nuocere è assolutamente necessario non solo per aiutare i tanti che fanno onore alla divisa che portano, ma anche per essere certi di non doverci rassegnare, fra un po' di tempo, a contare poche mele sane.
Ricordi nella tua lettera gli esiti della commissione d’indagine dell’agosto-settembre 2001. Non lavorò certo su una raccolta sufficiente di informazioni e testimonianze, e la conclusione di maggioranza suona ancora oggi come offesa alle tante troppe vittime innocenti di quei giorni. Vogliamo rimediare anche a questa offesa e restituire al Parlamento la credibilità su una materia tanto importante? Pensa solo alla terribile vicenda di Carlo, alle bugie insopportabili che hanno raccontato, elaborato e avallato e che oggi, grazie ad un paziente lavoro di comparazione di tutte le testimonianze (peraltro presenti nel procedimento archiviato), sono state inequivocabilmente dimostrate. Chi davvero ha sparato? Perché quella camionetta l’hanno lasciata lì e sono scappati? Chi è il carabiniere che gli spacca la fronte con una pietrata? E perché prima i reparti dei carabinieri non seguono le indicazioni che provengono dalla questura e fanno dell’altro, cioè attaccano un corteo autorizzato, più volte, senza giustificazione alcuna? Perché sabato la storia si ripete, con i poliziotti e i finanzieri al posto dei carabinieri? Perché la sera invadono il media-center, sequestrano il materiale, spaccano tutto, e poi le teste, i polmoni, le braccia e la gambe alla scuola che è di fronte? Perché a Bolzaneto torturano e sequestrano persone? Ricordi l’affermazione di D’Alema sul «clima cileno»?
L’intera vicenda di Genova, le strade, piazza Alimonda, la Diaz, Bolzaneto, indicano una strategia, una regia a più facce nel comportamento delle forze dell'ordine. C’è la bassa truppa violenta, quelli che “andiamo a Genova che ci divertiamo, ci lasciano fare di tutto”. Ci sono gli apparati, i quadri medi e alti. Quasi tutti promossi, anche quelli accusati di falso, calunnia, abuso d’atti d’ufficio (conosco l’art. 27 della Costituzione, ma correttezza vorrebbe che per un funzionario con compiti tanto delicati anche solo l’accusa consigliasse prudenza). L’unico che non è stato promosso è stato il prefetto La Barbera. Morì di un male incurabile poco dopo il G8, e naturalmente dai vertici fu indicato come l'unico responsabile delle mattanze di strade e della Diaz. Che stile!
Considero lo slogan 10, 100, 1000 Nassiriya una sconfortante idiozia e un’offesa intollerabile, inaccettabile anche se sostenuto da una risibile minoranza. Ciò non toglie che la politica debba recuperare equilibrio e offrire ai tanti una visione dei drammi del mondo che non si presti a scelte equivoche. Personalmente non distinguo i morti in base alla carta d'identità, le decine di italiani morti in Iraq li unisco nell'identico sentimento alle decine di migliaia di iracheni, afgani, libanesi. Israeliani uccisi da un kamikaze e palestinesi uccisi da un carro armato o da un bombardamento aereo. Ciò che rifiuto è la rappresaglia, sempre indiscriminata, dieci bambini per un soldato, una logica che ricorda comportamenti che pensavamo storicamente condannati per sempre e che alimenta, insieme alla requisizione cinquantennale delle condizioni di esistenza di un intero popolo, la risposta terrorista. Meno male che il senatore Andreotti ce lo ha ricordato. Non distinguo neanche sul merito dei funerali di Stato: se vale, giustamente, per un carabiniere che muore nell’esercizio del suo lavoro deve valere anche per tutti gli altri morti sul lavoro, attrezziamo il protocollo.
Francamente, fare alcune di queste cose, o tutte, mi sembrerebbe un buon modo di riaffermare che è l’ora della politica.
Giuliani mi stupisce sempre per chiarezza ed equilibrio.