«Noi libanesi prigionieri della violenza Hezbollah»
Parla lo scrittore e giornalista Saad Kiwan: «Le bombe non uccideranno la primavera di Beirut»
di Umberto De Giovannangeli
«HEZBOLLAH ha catturato due soldati per rendere un intero Paese prigioniero. È questa l'amara verità che il popolo libanese sta pagando sulla propria pelle». Il nostro colloquio telefonico ha come sinistro sottofondo il rumore delle bombe che cadono su Beirut. Il nostro interlocutore è uno dei più acuti analisti politici libanesi: Saad Kiwan, scrittore, giornalista, una delle firme di punta di As Safir, tra i più diffusi quotidiani di Beirut. «La guerra che sta devastando il mio Paese - rileva Kiwan - non ha ucciso lo spirito della "Primavera di Beirut": la volontà di indipendenza non è stata seppellita sotto le bombe, la grande maggioranza dei libanesi non intende tornare indietro o assoggettarsi a un nuovo protettorato, magari iraniano».
Qual è oggi la situazione sul campo?
«Assieme al Sud Libano, l'area più investita dai raid israeliani è la valle della Bekaa. Israele sta cercando di spezzare la rete vitale di collegamenti tra Damasco e le milizie Hezbollah. Dopo la fase dei bombardamenti a tappeto, Israele sembra voler far seguire la fase dei bombardamenti "chirurgici", vale a dire colpire laddove si ritiene vi sia una presenza, una struttura di comando, una postazione militare di Hezbollah».
Come stanno reagendo i libanesi a queste devastanti operazioni militari e, soprattutto, come è cambiato l'atteggiamento verso Hezbollah?
«La gente è tramortita, in molti ritengono che nel rapire due soldati israeliani Hezbollah ha reso prigioniero un intero Paese. Su Israele nessuno si era fatto delle illusioni: resta una potenza aggressiva, nemica del Libano. Ma proprio per questo Hezbollah non doveva dar loro il pretesto per mettere in opera un piano militare che era pronto da tempo. C'è poi da analizzare l'atteggiamento nei confronti di Hezbollah da parte degli sciiti…».
C'è chi sostiene che la comunità sciita sia schierata compattamente con il Partito di Dio e con il suo leader, sheikh Hassan Nasrallah.
«Questa compattezza è solo di facciata. Chi è vicino a Hezbollah, chi ha rapporti ideologici o di lavoro, è soddisfatto di ciò che sta avvenendo, perché considera quella in atto una guerra mandata da Dio. Nella sua intervista dell'altro ieri ad Al Jazeera, Nasrallah ha insistito sul fatto che è una battaglia di tutta la "umma" (la comunità islamica, ndr.). Ma vi è anche un'altra parte della comunità sciita, legata ad Amal di Nabih Berri (il presidente del Parlamento libanese, ndr.) che pur condannando l'aggressione israeliana non nasconde il dissenso con la forzatura operata da Hezbollah, e c'è poi una minoranza, soprattutto di intellettuali, che ha preso apertamente le distanze da Hezbollah per la strategia complessiva perseguita da Nasrallah. Per quanto riguarda poi il resto del Paese, l'atteggiamento più' diffuso è quello di ritenere che Hezbollah abbia offerto un pretesto a Israele per attaccarci..».
Su questa linea è anche il premier Fuad Siniora.
«Sin dal primo momento il Governo ha sostenuto di non essere al corrente e di non condividere il rapimento dei due soldati israeliani operato dagli Hezbollah. C'è anche chi, come il leader druso Walid Jumblatt, ha accusato Hezbollah di combattere sul territorio libanese una guerra per conto terzi (Siria e Iran). Di certo, Damasco intende pesare su questa crisi per rientrare nella partita che si sta giocando a livello regionale e che ha come posta in gioco la definizione di nuovi equilibri di potere in Medio Oriente. Su scala interna, il dissenso è di fondo e tocca un nodo cruciale che dovrà essere sciolto una volta per tutte: Hezbollah non può arrogarsi il diritto di decidere da solo su questioni che investono l'esistenza stessa del Libano, come il fare la pace o la guerra. Da tempo era in corso un dialogo nazionale tra tutte le forze politiche libanesi su come affrontare la minaccia di Israele. Hezbollah ha forzato la mano mettendo tutti gli altri di fronte a un fatto compiuto».
Nasrallah nega di aver agito per conto di Iran e Siria.
«Non avrebbe potuto dire altrimenti. È indubbio che Hezbollah è un partito-guerriglia fortemente radicato nella società sciita libanese ma è altrettanto vero che senza il sostegno, militare oltre che politico, di Teheran e Damasco non avrebbe osato spingersi fino a questo punto...».
Cosa è rimasto della «Primavera di Beirut»?
«La risposta è duplice: lo spirito della "rivoluzione dei Cedri" non è venuto meno. La grande maggioranza dei libanesi che fu protagonista di uno straordinario movimento civile, non violento, non ha tradito lo spirito di indipendenza che animò quella straordinaria stagione di libertà. Il Libano che resiste all'attacco israeliano non vuole tornare ad essere un protettorato siriano o iraniano. La delusione è sul piano politico e non riguarda tanto la resistenza al rinnovamento democratica messa in atto da Hezbollah, Amal, dal fronte filo-siriano, quanto i limiti dimostrati dalla maggioranza che ha vinto le elezioni, grazie a quel grande movimento di popolo, nel saper andare oltre l'emergenza. La questione ineludibile, il vero spartiacque riguarda la volontà di costruire davvero uno Stato indipendente, sovrano su tutto il territorio nazionale: ciò comporta l'affermazione che nessun gruppo possa avere il monopolio della forza o partecipare alla vita democratica mantenendo una milizia armata».
Interessante. Poi non costringe a mandar giù
personaggi importati dall'America più guerrafondaia (detesto sentir parlar di "èsbàlla", e poi come se tutti avessimo un "èsbàlla" sotto casa).
Carolina
Questa posizione è comprensibile ma assolutamente ingenua. Nessuno che si fermi a riflettere per più di due secondi potrebbe dubitare che il genocidio che sta avvenendo in Libano non sia stato preparato con molta attenzione e che quindi sia stato deciso molto tempo prima della cattura dei due soldati. Quando si cerca una scusa prima o poi la sitrova comunque.
Matthew Kalman del San Francisco Chronicle ci rivela che:
"More than a year ago, a senior Israeli army officer began giving PowerPoint presentations, on an off-the-record basis, to U.S. and other diplomats, journalists and think tanks, setting out the plan for the current operation in revealing detail. Under the ground rules of the briefings, the officer could not be identified."
http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/c/a/2006/07/21/MNG2QK396D1.DTL&hw=kalman&sn=001&sc=1000
mi asterrei da considerazioni enfatiche o dall'estrapolare singole frasi (poi che si parli di guerra e non di noccioline è ovvio, non da oggi e d'altra parte proprio come in molte altre parti del mondo di cui spesso tutti tacciono). comunque, se quell'ufficiale israeliano usava il ppt per piani di guerra, o è uscito da un film di Kubrick o stava intrattenendo gli interlocutori con info-fuffa. è per scopi commerciali il ppt. puoi farci su dei grafici di costi e ricavi e qualcosina di più, ma tutte le volte che lo si è usato per prendere decisioni complesse e in ambiti più mutevoli ha causato più problemi che altro (inclusa la caduta di uno shuttle).
Carolina
Carolina, che qui sta avenendo un genocidio e non è una considerazione enfatica, ma la realtà. Questo non è certamente l'unico genocidio che sia avvenuto o stia avvenendo, ma ciò non toglie nulla al fatto che lo si debba chiamare col suo nome. Quanto al powerpoint, se l'ufficiale in questione avesse usato la BEAMER class di LaTEX per fare la sua presentazione oltre a dimostrare di essere un geek non avrebbe cambiato nulla sul fatto che Israele stesse studiando questa operazione da molto tempo fa ed è questa la considerazione che mi premeva sottolineare. Tanto più che non serviva che ce lo dicesse Matthew Kalman, la cosa è evidente di per sé.
Nel 3D "Cui prodest", che adesso è scomparso dall'Home Page di Onemoreblog, dopo aver citato il clamoroso risultato di d'alema, del prossimo mercoledì, in cui si discuterà, di proporre un inizio di dialogo in libano, ma si prenderanno le seguenti decisioni:
1) mandare i soldati europei a farsi massacrare dagli israeliani (pardon, «Hezbollah») sui confini del Libano;
2)attaccare l'Iran e la Siria, Stati-sponsor del terrorismo globale.
e se per quest'ultimo obiettivo occorreranno armi atomiche, Israele sarà sicuro. Questo è il progetto, questo uscirà da vertice di Roma.
Putin ha dichiarato che è ferma intenzione della Russia sostenere il programma militare dell'Iran e opporsi a qualsiasi decisione di aggressione nei confronti di Teheran, sconvolgendo all'improvviso ogni aspettativa.
La crisi libanese sta degenerando al punto che la situazione rischia di portare il mondo alle soglie di una guerra nucleare, o comunque di forte contrasto tra l'Occidente e Russia e Cina.
c'è scritto che Israele aveva piani *di difesa* dal 2000 perché (secondo questo giornalista) temeva di non essere supportato dal resto della comunità internazionale contro gli hezbollah. Nota bene: quanto odio parlare di hezbollah!!! *grin*. poi quasi tutti i Paesi hanno piani di difesa: l'Italia se Tito l'avesse attaccata avrebbe, pare, trasferito tutte le popolazioni del Nordest e dopodiché la Nato avrebbe bombardato nuclearmente la zona. se fosse accaduto, probabilmente ci sarebbero stati altri problemi che dire che "aveva un piano prima". Bush e Blair avevano prima un piano *di aggressione* dell'Iraq, che comprendeva anche le panzane sull'uranio (panzane made in Italy, e nessuno si è scaldato così tanto e Pollari è al proprio posto e i giuristi internazionali han pubblicato una condanna unanime tipo su Falluja o contro la "guerra preventiva"? Non mi pare). quanto al software il problema non è di essere geek o meno: è di essere o meno pazzi. in ogni caso questo ufficiale israeliano, a tutt'oggi, è un personaggio fantomatico - che poi ce ne siano stati altri che sembravano usciti da un film di Kubrick può essere.
Carolina
Credo che l'esercito israeliano abbia pronti piani per centomila scenari differenti.
veramente volevo dire qui che mi pare del tutto normale. ma fa niente. anche attendere gli eventi mi pare normale.
C.
C'è una grossa differenza tra i giochi di guerra e lo studio di ipotetici scenari che fanno i vari think tank ed organizzazioni militari in tutto il mondo e lo studio, la progettazione e la realizzazione di un'operazione di guerra in grande stile come questa. Quando un paese militarmente potente decide di andare in guerra al primo pretesto, lo fa sempre e comunque anche se il pretesto non arriva e la storia dal vietnam all'iraq ci insegna che questi eventi si ripetono sempre uguali. Ovvero se il pretesto non c'è lo si crea dall'aria fresca.
Ripeto, è evidente che Israele ha progettato questa guerra da ben prima della cattura dei suoi due soldati, e la così detta disproporzione tra offesa e reazione che sembra turbare tanti uomini politici della così detta sinistra si spiega semplicemente col fatto che questa era solo la scusa che aspettavano per mettere in atto i piani che avevano preparato da tempo. Piani che vogliono la socità libanese distrutta e divisa, riportata in dietro di cento anni, la sua gente in ginocchio e a pezzi, in guerra gli uni con gli altri. Il loro territorio sotto controllo, la loro terra saldamente sotto controllo. La loro risorse naturali sotto controllo secondo una consuetudine che israele ha consolidato con grande profitto negli ultimi 50 anni. Business as usual.
tu riconosci che Israele sia stato aggredito però, e che si stia difendendo (altrimenti non parleresti di "offesa e reazione"). In diritto internazionale, ciò fa un'enorme differenza. Anche fra Israele, almeno in questo caso, e Stati Uniti.
Per il resto: c'è anche molta differenza fra essere in guerra e non - e ne sanno qualcosa anche nel Darfur ad esempio: chi ha ragione e chi torto?proposte realizzabili??? teoria storiografica?
Una domanda nel merito: perché Israele dovrebbe avere interesse a un vicino disastrato e in preda alla violenza e al terrore?
Poi mi sa che confondi i piani dei militari con la politica dei governi. I militari lavoreranno continuamente a centomila scenari e piani di difesa, non è detto che i politici lavorino a programmi di distruzione del Libano.
Carolina
Carolina, la guerra è solo uno dei tanti modi di far politica, le due cose sono intimamente connesse e non scindibili.
Quanto al fatto che israele si stia difendendo, bullshit. Ribadisco, loro volevano questa guerra e ora che l'hanno ottenuta, come la proverbiale bicicletta stanno pedalando. Sulle ragioni per cui israele vuole il libano distrutto si può disquisire a lungo, quello che rimane è il dato di fatto che lo hanno *già* in gran parte distrutto e come si potrà facilmente constatare non si fermeranno finché del libano non rimarrà più nulla di valore in piedi e almeno un quarto del paese sarà stato cacciato dalle proprie case, profughi per chissà quanto tempo a venire, forse per sempre come per i palestinesi.
Sinceramente lo trovo un insulto alla nostra intelligenza mandarci a dire che dopo tutto loro vogliono solo far fuori gli hezbollah che naturalmente alla fine non solo non saranno affatto distrutti, ma ne usciranno solo rafforzati, al contrario del resto della società civile libanese. Spero solo che questa abbia la forza di resistere, di non cedere, di non tornare alle lotte intestine e ai massacri reciproci, ma ne dubito.
quella è un'idea della guerra. una delle tante, con una propria storia e tradizione. "la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi". però non è l'unica idea di guerra e c'è poi un diritto internazionale che disciplina quando si possa o meno percorrere quella via (se è quella via) e come e anche che cosa sia "accettabile" sia pure sui campi di battaglia e che cosa no. ma torniamo a noi: non ho capito perché la distruzione del Libano sarebbe negli interessi d'Israele e mi piacerebbe sentire le motivazioni, anche se fossero disquisizioni. per conto mio la penso un po' come Tonii, ovvero che non sempre Israele è in grado di fare i propri interessi, e che si dovrebbe distinguerli da quelli degli USA. sulle insensatezze della guerra in genere non posso che convenire, d'altra parte non avendo la possibilità di fermarla mi concentrerei su quella di parlarne per vedere di comprenderla.
Carolina