La fine della pace
di Furio Colombo
Il debutto in grande del terrorismo, l´11 settembre, ha cambiato la storia. Da allora non c´è più la pace come l´abbiamo sempre concepita: intervallo fra i conflitti. Da allora c´è un lungo percorso di incertezza, di ambiguità, di turbolenza.
Senza la pace, ci può essere la guerra? La prossima "conferenza di Roma" (che segna la fine dell´Italia come soprammobile di altri governi, e il ritorno dell´Italia come governo con una propria faccia e una propria identità) dovrà rispondere a questa domanda impossibile: come, con chi fanno la pace gli Stati attaccati da non eserciti, circondati e minacciati da pericoli estremi che però non si vedono e dunque fanno apparire folle ogni mossa di chi tenta di reagire, come i gesti contro il mare di coloro che temono di annegare?
Questa guerra che improvvisamente è apparsa con il suo volto tremendo in Medio Oriente sembra avere una maledizione in più. Ha privato tanti di noi della capacità di riconoscere i fatti. Abbiamo la stessa ansia ma non vediamo le stesse cose.
Non solo visioni radicalmente diverse si contrappongono prima ancora dei fatti, ma narrano fatti completamente diversi. O elencano sequenze di responsabilità, di colpe, di accuse, in cui non vi è quasi alcun punto di coincidenza. Riesce inimmaginabile disegnare una condivisa via d´uscita, che pure è richiesta da tutti ed è disperatamente necessaria.
Non solo si oppongono una visione palestinese e una visione israeliana delle colpe, delle responsabilità, delle vittime. Ma profonde divisioni separano la guerra di alcuni fatta in nome dell´Occidente e contro tutto l´Islam terrorista, dalla guerra inglese-americana per il controllo dell´area dopo la caduta di Saddam Hussein. E tutto ciò è altra cosa dai combattimenti che - ti dicono gli israeliani - sono costretti a condurre per garantire la sopravvivenza del loro Paese nel momento più buio della storia di quel Paese.
Anche le controparti di Israele compaiono in versioni completamente diverse e non sovrapponibili.
Il Libano mostra al mondo la sua distruzione e appare innocente, colpito dagli israeliani per pura cattiveria e desiderio di far male. Oppure colpito goffamente, come se bombardare case e scuole servisse a snidare le formazioni Hezbollah.
Hezbollah appare di volta in volta un partito democraticamente eletto, una associazione islamica di sostegno e soccorso per le vittime degli attacchi israeliani (Giuseppe Zaccaria nel programma Controcorrente di Sky Tg 24) «una parte della nostra cultura» (l´ambasciatore libanese alle Nazioni Unite) e la organizzazione militare meglio armata e meglio organizzata fra quelle che tengono sotto tiro Israele.
Israele è per la prima volta assediato. Migliaia di missili di vario tipo e gittata l´hanno finora colpita, ed è un fatto senza precedenti. Ma «sono giocattoli» (Nemer Ammad, alla televisione italiana) e comunque non dovrebbero dare luogo ad una reazione «sproporzionata» (governi d´Europa).
I palestinesi, d´altra parte, sono allo stesso tempo occupati e oppressi a cui viene negata la pace. Ma con due diverse continuazioni per questo discorso. Una estende, più o meno chiaramente il concetto di occupazione a tutto il territorio palestinese del 1948 e dunque pace vuol dire che Israele deve scomparire. L´altra non considera importante che Hamas, nuova maggioranza e nuovo governo palestinese, neghi a Israele ogni riconoscimento. Dunque è Israele che non vuole la pace. Questa affermazione è molto popolare anche perché evita di affrontare il problema: come si fa la pace con chi rifiuta di riconoscere che esisti?
Un altro drammatico sdoppiamento di immagini si verifica in tutti i telegiornali del mondo e questo spiega perché, persino a New York, l´opinione pubblica sia nettamente divisa. La guerra di Israele si vede. Si vedono soldati, carri armati, aerei. L´impressione è che siano impegnati con un immenso rastrellamento militare, contro bande disperse su territori innocenti e contro popolazioni che sono ingiustamente colpite.
Hezbollah non si vede, non ha uniformi. I suoi quartieri generali sono fra le case di cui vediamo le macerie, le sue caserme sono case di abitazioni dove stanno anche molte famiglie. Le rampe lanciamissili sono dovunque, anche accanto a un campeggio, a una scuola, a un ospedale. Una possibilità di visione comune sarebbe di ammettere la spietata crudeltà di questo tipo di guerra in cui tutto si gioca a carico delle popolazioni civili, da una parte e dall´altra.
Il fatto è che se un missile Hezbollah o Hamas fa centro, colpisce il "nemico", cioè gli israeliani, militari e militaristi, una azione che in guerra appare normale o almeno ammissibile. Quando l´ordigno di Israele distrugge case e persone perché il nemico, chiunque esso sia è lì, dove ci sono donne, bambini e intere famiglie, è un ordigno assassino. È vero. È stato vero anche a Stalingrado, che tutto il mondo democratico ha celebrato. Ma qui sono le immagini quasi in diretta a sdoppiare la percezione degli eventi: militari potentemente armati da una parte, civili che fuggono o restano sotto le macerie dall´altra. La visione sdoppiata riguarda anche le Nazioni Unite. In questo caso non dipende dai media, ma da vari e diversi strati della politica di destra e di sinistra.
A destra le Nazioni Unite sono odiate al punto che giornali padronali italiani dei tempi di Berlusconi hanno dedicato pagine intere a pubblicare capi d´accusa di tutti i tipi, dal furto allo stupro.
Sempre a destra, le Nazioni Unite servono per autorizzare l´invio delle truppe italiane "di pace" in Iraq (non è vero, l´Onu ha dato un generico assenso dopo l´invio delle truppe italiane). E servono per tranquillizzare su ciò che accade o potrebbe accadere in Afghanistan (ed è vero, coordinano gran parte dell´azione umanitaria e non militare in quel Paese). Nel campo opposto c´è uno sdoppiamento quasi simmetrico. Le Nazioni Unite sono una foglia di fico che non garantisce la pace, dicono coloro che vogliono votare no alla presenza italiana in Afghanistan. Però, sì, le Nazioni Unite sono la via d´uscita per togliere l´iniziativa di guerra a Israele e interporre una barriera che fermi Tzahal, dicono quasi le stesse voci.
Siamo dunque in presenza di narrazioni radicalmente diverse e non sovrapponibili. Sono narrazioni che riguardano soprattutto la sinistra per due ragioni. La prima è che solo la sinistra si tormenta su guerra e pace. Alla cultura di destra la guerra va sempre bene, prima ancora di andare troppo per il sottile sulle ragioni o sui mezzi per farla.
La seconda è che le sinistre europee, e quella italiana più di tutte, si sono tenute sempre a distanza da Israele, la conoscono poco e condividono (in molti) la ragione che viene dalla guerra fredda: Israele avamposto americano dunque imperialista.
Comunque hanno visto sempre la causa palestinese, terrorismo o no, come appartenente al mondo da liberare dalla occupazione coloniale. Si radica qui la persuasione molto diffusa a sinistra che Israele sia sempre e comunque un Paese occupante, per 100 chilometri o per un metro. E abbiamo visto che non a tutti è chiaro se vi sia un punto, una frontiera, in cui l´occupazione finisce e comincia il legittimo Stato di Israele che può vivere, garantito e riconosciuto accanto all´altro Stato che resta da fare. Diffusa è la persuasione che sia Israele, in modo unilaterale, a rendere impossibile questo secondo Stato. Come lo rende impossibile? Lo rende impossibile con la sua esistenza.
Ma il rifiuto di riconoscere sia l´esistenza che la continuazione di Israele sembra un incidente poco importante, o perché viene inteso come un naturale atto di rifiuto della occupazione, o perché appare ad alcuni (e non sono pochi) come la legittima ritorsione contro le malefatte del potente Paese vicino che ha un suo Stato (e qui il discorso rinvia a come è nato, quando, perché, e si accumulano dubbi e obiezioni sulla legittimità concessa dalle Nazioni Unite) ma non vuole permettere che nasca lo Stato dei palestinesi.
E qui la storia è un film che ricomincia sempre da capo, come è facile constatare nei dibattiti che su questo tema si accendono continuamente a sinistra, anche quando non c´è la guerra, e persino nei miracolosi momenti in cui si stava quasi facendo la pace.
Tutti i sentimenti, le idee, le obiezioni con cui ci si incontra in questi duri e pericolosi giorni di guerra sembrano fare la spola fra due soli momenti della storia: quando Israele comincia (comincia a danno dei palestinesi, sottrae terra, produce profughi); e adesso, quando Israele «come al solito fa la guerra», che non viene mai intravista come difesa. Nel più benevolo dei casi si dice che «esagera». Ma non si precisa rispetto a che cosa. Mille missili su Israele sono una buona ragione per reagire? Duemila?
Una guerra è un fatto gravissimo. La farebbe a cuor leggero un Paese democratico con buone condizioni di vita, la farebbe tutto un popolo unito senza alcuna frammentazione e divergenza, intellettuali e classe media, pacifisti e militari, mettendo tutto in gioco, vite e beni, case e figli, come in un´ultima estrema partita, se questa fosse solo la decisione capricciosa di un governo incline alla violenza? La farebbero, insieme, scrittori pacifisti come Amos Oz, Abraham Bet Yehoshua, Meir Shalev, David Grossman?
Questa domanda viene di solito saltata, per arrivare subito alla sentenza e affermare: «Israele adesso esagera». Nel dire questa frase si fa rimbombare un´area vuota, o meglio svuotata di eventi. Si parla, cioè, come se Sadat non fosse stato assassinato per aver fatto la pace con Israele, come se Rabin non fosse stato assassinato perché stava facendo la pace con gli arabi, come se Sharon non avesse abbracciato la strada dei «territori in cambio di pace». E come se in mezzo, in decenni di faticosi, sanguinosi ma pieni di tentativi di pace, non ci fossero stati Camp David, Oslo, Madrid, l´offerta del primo ministro Barak che metteva sul piatto delle trattative anche una parte di Gerusalemme, la cosiddetta (discussa, misconosciuta, però avvenuta) «intesa di Ginevra» in cui israeliani e palestinesi (intellettuali con intellettuali, militari con militari, politici con politici, ex comandanti ed ex leaders delle due parti), avevano disegnato punto per punto frontiere e divisioni di territorio e risorse.
Osservare che non c´è petrolio in quest´area e che perciò non si applicano tanti tradizionali sillogismi su imperialismo e occupazione serve a poco. L´argomento viene superato ritornando a giudizi che si possono dare solo ignorando decenni in cui non si è mai smesso di cercare una porta di pace.
Osservare che il petrolio c´è, in quest´area, ma è tutto nelle mani dei Paesi arabi che sono contro Israele e lo boicottano e ne chiedono la cancellazione, e finanziano tutti gli Hezbollah e tutte le Hamas della regione serve a poco. Infatti il problema non viene visto come assedio di potenti nemici arabi che mandano avanti i palestinesi e i civili libanesi. Viene visto come il rifiuto di Israele di permettere la nascita dello Stato palestinese. E come invito esplicito a sgombrare l´area. Ecco il problema che ci ha portati a questa tragica situazione, da una parte guerra aperta di un Paese che si sente morire, di un popolo unito che non vuole scomparire. Dall´altro un popolo spossessato che rivuole la sua terra usurpata. Con l´aiuto legittimo della potenza militare siriana e iraniana.
È come se fossimo impegnati a raccontare due storie diverse. Due percorsi che nella memoria, nella cognizione, e dunque nel giudizio e nei sentimenti, non si incontrano mai. E quando si scontrano e scoppia un conflitto che potrebbe essere mondiale, non c´è un solo punto, argomento ragione o dato storico che possa essere usato dalle due parti, se non altro per trovare un contesto logico (che non vuole dire un accordo), per cominciare anche solo a parlare.
La spaccatura s´allarga, diventa una faglia profonda. In questa faglia precipitano speranze e occasioni di pace. La strategia di attacco fortissimo e invisibile che segue l´appello iraniano a cancellare Israele, non ha scandalizzato nessuno e prosegue con tenacia e bravura. Migliaia di missili sulle città israeliane hanno colpito poco la coscienza e l´emozione del mondo, perché quel che si vede sono le tremende distruzioni nel Libano. Vere, tragiche. Ma le migliaia di missili (quelli a lunga gittata pesano tonnellate) non si fabbricano in Libano. Arrivano dai porti, dagli aeroporti, dalle autostrade, dai ponti. Un ponte in meno diminuisce per forza l´arrivo di nuovi missili e nuove rampe
Forse occorre cercare di rispondere a una domanda centrandola con onestà su questo preciso, tragico momento: che cosa fareste voi, se foste cittadini di Israele, oggi, stasera, in questo momento?
Scusami ma il titolo (Israele adesso esagera) non mi sembra in sintonia col testo: non mi pare che Colombo dica che Israele abbia esagerato, o se lo ha fatto invita a guardarne le motivazioni.
quando facevo l'Università ho visto un manifestino scritto da uno studente. Era così:
SESSO. [poi, sotto, più piccolo:] adesso che ho richiamato la vostra attenzione, vorrei proporvi l'acquisto di [e via con elenco di libri usati].
Si vede che per richiamare l'attenzione del lettore medio de L'Unità occorre usare questo genere di stratagemmi. Condannare Israele, sempre e comunque.
nissim che cavolo c'entra l'Unità? Io parlavo del titolo del post. E se leggi l'articolo vedi che Colombo tutto fa tranne che criticare Israele, e questo dall'inizio di questa crisi.
ottimo nissim, quindi proponi un "israele ha sempre ragione"?
Dai Al, metti almeno un punto interrogativo al titolo del thread. Colombo mi sembra sempre equilibrato.
Io propongo un uso maggiore di punti interrogativi. ¿Magari alla spagnola? per allontanarci sempre di più da clericali certezze.
non ha il punto interrogativo, ma ha le virgolette. credo che sia per questo passo dell'articolo:
"Tutti i sentimenti, le idee, le obiezioni con cui ci si incontra in questi duri e pericolosi giorni di guerra sembrano fare la spola fra due soli momenti della storia: quando Israele comincia (comincia a danno dei palestinesi, sottrae terra, produce profughi); e adesso, quando Israele «come al solito fa la guerra», che non viene mai intravista come difesa. Nel più benevolo dei casi si dice che «esagera». Ma non si precisa rispetto a che cosa".
Carolina
Mi sembra che Colombo affermi l'esatto opposto di quanto suggerisce il titolo del thread.
Ma bisognerebbe cominciare a parlare del contenuto dell'articolo piuttosto che del titolo del thread.
Giusto una provocazione in risposta alla domanda finale di Colombo: e se Israele riconoscesse finalmente la Palestina come stato, riconoscendo innanzitutto ai palestinesi la dignità di popolo, liberando davvero i territori occupati, liberando i prigionieri politici, smettendola di distruggere le case palestinesi con la scusa di uccidere fantomatici militanti di Hamas (come facciano poi a riconoscerli dall'alto di un elicottero devo ancora capirlo...), consentendo il libero movimento dei citadini palestinesi all'interno dello stato palestinese?
E poi, tanto per fare un po' di conti, anche se quando si parla di morti è una pessima cosa da fare, Colombo si è accorto che il numero dei morti israeliani è cinque-dieci volte più piccolo del nuimero dei morti palestinesi e libanesi? Mi sembrano proporzioni da regime nazista: dieci dei loro per ciascuno dei nostri.
Una domanda: senza entrare nel merito, parlando solo di impressioni, non vi sembra che Furio Colombo abbia mischiato disinvoltamente fatti e situazioni oggettive con una difesa viscerale di Israele?
Questo articolo e' disturbante perche' ripropone pari pari la frase di Ahmadinejad sulla "cancellazione di Israele" che molte altre fonti riportano diversa, e' disturbante perche' perpetua l'idea di uno stato, nato in una situazione controversa, che ha il diritto di difendersi a prescindere, e' impreciso e fazioso perche' ripropone l'idea di un accordo patrocinato da Barak molto piu' vantaggioso di quello che effettivamente era.
Il fatto che Amos Oz sia usato da un giornale di "sinistra", in virtu' del principio di autorita' (scrittore famoso) e per quello di appartenenza (persona di sinistra), come giustificazione morale della guerra, e' un colpo basso all'onesta' e una negazione della realta'.
Ho sempre in mente un esempio: durante la guerra delle Falkland-Malvinas era stato chiesto ad una studentessa argentina perche', da persona di sinistra, appoggiasse la dittatura fascista.
Lei rispose al giornalista, britannico, con un'altra domanda.
Chiese se i laburisti in Gran Bretagna non avrebbero combattuto a fianco dei detestati tories della Thatcher in caso di un attacco alla nazione.
Sostengo che ci sia una varieta' di opinioni sempre e comunque, varieta' che tende pero' a sparire di fronte ad un attacco alla propria identita'.
In base a cio' nego la validita' intrinseca di un commento di Oz come nego che Edward Said fosse sempre nel giusto,in quanto intellettuale preparato, nelle sue trattazioni sulla Palestina.
"Due percorsi che nella memoria, nella cognizione, e dunque nel giudizio e nei sentimenti, non si incontrano mai."
L'articolo sembra fino alle ultime tre righe in apparenza equilibrato, solo in apparenza a mio avviso. sembra dire che i motivi che creano il conflitto sono innegabili da entrambe le parti, figli di due storie inconciliabili ch nascono dalla stessa radice, l'esistenza di Israele. sotire opposte, giuste e sbagliate se guardate dalla propria barricata o da quella opposta.
le ultime tre righe pero' sembrano definitivamente dar ragione a Israele (tra l'altro "minacciato da mille missili"), implicando il diritto alla difesa, in qualunque modo essa sia portata avanti.
Mi viene da aggiungere all'articolo:
"Forse occorre cercare di rispondere a una domanda centrandola con onestà su questo preciso, tragico momento: che cosa fareste voi, se foste cittadini del Libano, oggi, stasera, in questo momento?"
per nino (e tutti gli altri). Errata corrige.
Al posto di "lettore medio de l'Unità" si legga "lettore medio".
per berja.
propongo "se ci sono morti e feriti è colpa dell'esistenza dello Stato di Israele". E' il famoso assioma di Craxi junior, un politico che ha fatto tante belle cose a Milano.
per stefano calzetti.
tutti gli Stati nascono controversi.
Nissim, avevo espresso un'altra idea.
Parlavo del diritto alla difesa, a prescindere.
Un'ipotesi irrealistica per spiegare quello che intendevo:
la Malvezia, lasciata a se' stessa, senza aiuti esterni, puo' sopravvivere solo inglobando la Nequizia ma cio' implica l'annientamento della nazione rivale.
La Malvezia ha il diritto a far cio'?
Adesso una puntualizzazione: non siamo in un'aula di tribunale statunitense; non ho fatto questo esempio per capziosita'.
Era un ragionamento per assurdo per far capire cio' che sottintendevo, malamente, nel mio precedente commento.
So bene di aver riproposto implicitamente il concetto di "intervento sovranazionale".
Stefano Calzetti e sensi, approvo in pieno quanto avete scritto.
Trovo questo un articolo intimamente disonesto, cosa ancora più disturbante perché non a firma di neocon qualsiasi, ma di furio colombo, del quale chissà perché avevo un'opinione molto diversa.
Ragazzi, leggete, eccheppalle. E' virgolettata ed è come la scrive Furio...
effettivamente il titolo mi ha indotto a leggere. Era il classico uomo che morde il cane.
Però forse ha ragione chi chiede di cambiarlo.
PS: per chi fosse disattento il titolo dell'articolo è: la fine della pace
per me si capiva benissimo che il virgolettato si riferisce a una sorta di "pensum" di cui Furio Colombo discute specificamente in un paragrafo, che ho riportato sempre fra virgolette in un commento sopra.
Quello che mi ha stupito più che altro è che Colombo usi una sola accezione del termine "pace", quella dell'intervallo fra due guerre, nel definire fra l'altro quello che si sarebbe *sempre* pensato di essa.
Secondo me ce ne sono molti di più di modi di intendere la pace, nella storia (rispetto a quel *sempre*), in relazione al diritto, ma anche alla filosofia, all'esperienza dei popoli e delle culture, etc... Curioso.
Carolina
propongo "se ci sono morti e feriti è colpa dell'esistenza dello Stato di Israele"
e dei sette savi di sion, delle demoplutocrazie occidentali, di al qaida e del buco dell'ozono, no?
berja considerando il numero di volte in cui nomini i savi di sion mi pare di poter affermare che tra i tanti tomi da te letti uno in particolare e' risultato decisivo per tua formazione culturale e umana,Il codice da vinci .... :)
Perché nessuno ha il coraggio di dire palesemente che i palestinesi stanno al mondo arabo come gli ebrei al mondo occidentale...?
Furio Colombo c'è andato vicino, molto vicino.
Aleph: dici senza tanti arrampicamenti sugli specchi e giustificazioni artefatte?
no sandro, semmai "il pendolo di foucault".
Antonio, dico che quell'Aristotele, con le sue manie di catalogare tutto e tutti, ci ha resi schiavi dell'intruppamento.
Intruppa oggi che intruppa domani, ci intruppiamo pure il nostro cervello che non riesce più ad analizzare con lucidità (e io sono il primo ad avere il cervello intruppato, non si vede...?).
Se non troviamo subito l'anti-semitico e il pro-palestinese, ci perdiamo per strada, non riusciamo più a venirne fuori...
La sinistra è pro-palestina e anti-israele, la destra è pro-israele e anti-palestina: quale banalità più banale è più noiosa e banale di questa banale affermazione?
L'esempio lampante è qui, con l'articolo di Colombo: accenna vagamente al fatto che Israele probabilmente non è il paradigma del male, e che la Palestina ha spesso e volentieri sputato in faccia ad un possibile modello di convivenza e subito ti trovi commenti tipo: pensavo che Colombo fosse una persona per bene...
Assurdo.
Abbasso Aristotele.
"semmai "il pendolo di foucault"
Ho notato che i due libri vengono spesso
messi in contrapposizione,con disgraziatissimi esiti per dan brown, com'e' giusto che sia
Aleph,
:-)
a parte pro e anti intruppamenti, guarda agli effetti di cosa sta succedendo in libano.
poniti l'ultima domanda di colombo: e' maieutica a senso unico, no?
Viva Socrate a doppiosenso
"Abbasso Aristotele"
Ormai per capire il conflitto mediorientale dobbiamo ricorrere a tutto lo scibile umano,ridiscutiamo aristotele tra un po' toccherà a kant hegel e così via...
Non credo che ne valga la pena,é sempre e comunque
una bassa e volgare storia di sopraffazione ...
Chissà se Colombo legge gli articoli di altri giornalisti e corrispondenti che vengono pubblicati sul suo stesso giornale.
Qualcuno mandi a lui e agli altri soloni suoi pari l'articolo di Fisk postato oggi ed un elenco di siti dove vengono approfonditi gli argomenti e magari bubblicate foto che gli organi di stampa"ufficiali" hanno troppa paura di diffondere.
Oltre a dover scontare ancora oggi il fatto di aver perso la 2^guerra mondiale, mi rendo conto che dobbiamo anche farci carico dello sterminio degli ebrei (sorte in parte condivisa dai nonni di noi che si opponevano ai nazifascisti) a seguito del quale ogni critica all'operato dei governi israeliani viene bollata come antisemitismo (quando al limite è antisionismo), come se il modo di porsi di Israele nel suo ambito territoriale fosse molto diverso dalle politiche della germania di 70 anni fa.
Quando si potrà tornare a ragionare con la gente di fatti, di politiche adottate dai vari stati e non più per religioni, razze, etnie, "occidente faro del mondo", "israele punta avanzata del pensiero occidentale in M.O."...sono stanco di vedere quale prezzo paghino centinaia di milioni di persone per la nostra lunghissima tranquillità (intesa come mancanza di guerre).
Sensi, gli effetti di una guerra sono sempre e comunque devastanti. In Libano, Somalia, Darfur, chi ci va di mezzo è sempre la povera gente. Questo fa della guerra una cosa odiosa, sempre e comunque.
La domanda di Colombo è invece importante perché un uomo di sinistra si pone dalla parte dell'odiata Israele tentando, mi pare, di essere libero da trappole pre-costruite dall'ideologia.
Occorre un sottile strato di cinismo per farlo, quel cinismo tipico di chi desidera dire cose scomode e fastidiose: Sadat e Rabin sono vittime immolate al tentativo di creare una sorta di pace. Sharon, dopo cose immonde, ha fatto una cosa incredibile. Non sono servite a nulla nè le uccisioni di Sadat e Rabin, nè i terriori in cambio di pace di Sharon.
Io non sono un grande esperto di medioriente, ma mi sono fatto l'idea che le colpe gravano sulle teste di palestinesi e israeliani in pari misura, se non peggio dalla parte dei palestinesi che, loro malgrado, sono stati spesso e volentieri utilizzati in modo vigliacco dall'intero mondo arabo per il proprio sporco tornaconto economico e politico.
aleph, cercare equita' e' una via difficile.
"quel cinismo tipico di chi desidera dire cose scomode e fastidiose"
Ti confesso che pur essendo un cinico impenitente non riesco a mettere i palestinesi dalla parte del torto
Ma un momento ... ho capito,e' colpa dell'ideologia che oscurato i miei sensi e avvelenato la mia vita...Cristo voglio guarire!voglio diventare come Giuliano Ferrara e Capezzone gente che sa quello che dice
Derive e approdi,su spiagge desolate
Con tutte le critiche che si possono fare a Israele, quella di somigliare al regime nazista onestamente è assurda.
In Israele Abraham Yehoshua pensa una cosa, e la dice; Grossmann ne pensa un'altra, e la dice; i parlamentari arabi eletti ne pensano altre ancora, e le dicono; e potrei continuare.
Nella seconda guerra mondiale anche negli Stati Uniti la democrazia subiva restrizioni (se per quello anche in guerre successive e pure oggi, e con ragioni molto meno "di sopravvivenza"); e ci sono numerosi altri casi che dimostrano che di una democrazia si tratta. Poi noi non scontiamo particolarmente "l'aver perso la seconda guerra mondiale" (o meglio: il passato fascista), visto che siamo nell'ONU, fondatori dell'UE, nel G8 e non so più in quale organismo internazionale, con tutti i diritti di ogni altro - incluso a fare e dire idiozie come a volte abbiamo fatto anche ricoprendo cariche istituzionali in quegli organismi. Della Shoah non è solo che dobbiamo farci carico, anche per impedire che i crimini contro l'umanità possano ripetersi, è anche che proprio quell'orrore ha stravolto la stessa faccia del nostro continente.
Culturalmente, demograficamente, a livello di relazioni umane in un certo senso, probabilmente anche a livello di dibattito, e quest'ultimo punto sarebbe quasi il meno, a livello di sensibilità anche (tranne proprio in casi non certo encomiabili), e mi pare che a livello politico sarebbe dunque difficile, anche volendo, prescinderne. Poi il prezzo la gente lo paga quando siamo ignavi - vedi ex Jugoslavia -, quando "esportiamo la democrazia", quando destabilizziamo il resto del mondo per i nostri interessi, ma non perché siamo, ammesso che lo siamo visto anche quanto precede, in pace.
Poi da noi è un pullulare di "strateghi" della situazione mediorientale, e mi pare proprio che ognuno (me inclusa) ne dica proprio quello che gli pare e quando gli pare.
Carolina
"Con tutte le critiche che si possono fare a Israele, quella di somigliare al regime nazista onestamente è assurda. "
Assurda fino a un certo punto; una manciata di minuti fa ho sentito un telegiornale riferire l'ordine non so se del capo di stato maggiore israeliano o qualcosa di simile. E recitava:" per ogni missile caduto su Haifa vanno distrutti dieci palazzi a più piani in Libano. Capito? 10 a 1...ricorda mica niente questo rapporto? O lo ricorda solo a me e ai sopravvissuti di S.Anna di Stazzema e degli altri eccidi stile anni '40? Perdonate il mio OT continuo ma...non mi trattengo, e cmq ho citato nomi(quasi tutti) e cifre.
è assurda comunque. poi che ci siano dei dementi anche in Israele (come in Italia, come nella popolazione umana in genere) non è tabù.
Carolina
Berja, non sto a scomodare John Rawls, ma hai ragione.
perche' parlate di equita'?
il problema è piccolo piccolo, ma importante: il demente che ha detto quella frase naza è uno di quelli con il ditino sul pulsantino. perchè minimizzare a ogni costo questo aspetto? io ho una profonda ammirazione della cultura ebraica che ha come valore la conoscenza. ma in questi casi mi spaventa ancora di più che non siano persone ignoranti e accecate dalla propria stessa piccolezza a dire e fare queste cose. e ripeto: non sono gente che è li per caso, sono la classe dirigente di una potenza militare.
allora. sull'accusa di nazismo in genere ho poi chiarito meglio il mio pensiero nel post "fare i conti con Hezbollah". è davvero insensata.
questo singolo individuo può essere un demente. non mi stupirei, poi, visto che si parla di guerra e quindi di carneficine.
ma dico solo - scontando il fatto di non sapere chi sia e di non aver sentito le sue frasi - analizziamo le cose che hai riportato:
1) edifici non sono comunque persone... che poi uno dica 'sti cazzi ma è violenza lo stesso ah beh non ci piove... però se il punto è decidere se sia o meno nazismo, forse non lo è;
2) S. Anna di Stazzema che hai citato, spiace dirlo, ma fu commessa da fascisti. in pratica non ci si può nascondere dietro il fatto che ci fossero dei cattivi "tetteschi", perché il punto era che quelli erano squadracce di itagliani che per "eseguire gli ordini" dei nazisti fecero un crimine inenarrabile - e ci son pure filmati dove poi i luridi topi di fogna
festeggiano sotto le mura con gli eja ala ala etc. che per ora non penso sia un comportamento da esercito regolare dello Stato d'Israele o di altri. ma poi comunque non è la stessa cosa anche se di sicuro la guerra porta sempre a comportamenti orrendi.
3) a margine.
solo con Israele si grida al nazismo,
mentre ci sono migliaia di guerre che non hanno alcun difensore di bambini ridotti senza famiglia, di gente privata dei diritti umani e di altre vittime dell'orrore bellico. come mai???
Carolina