Lettera a Israele
di Furio Colombo
Da quando la guerra, con il suo volto più cupo e violento, è esplosa di nuovo in Medio Oriente, questo giornale è stato segnato da due diverse testimonianze. Semplificando potrei descriverle così: una è molto vicina a Israele. Una è molto lontana. Non è sdoppiamento del giornale, che nella parte notizie si impegna, come sempre (e col prestigio che si è meritato) a raccontare con esattezza e con dolore gli eventi sanguinosi di ogni giorno. E negli editoriali e nei commenti (specialmente quelli firmati da me) mostra una vicinanza e comprensione per le ragioni di Israele che da decenni non ho mai nascosto, e che cerco di spiegare e motivare senza mai presumere di avere ragione.
«L’altro giornale» - se mi permettete di esprimermi così - prende vita in molte lettere.
Non parlo di quelle che si riferiscono al dolore e alle vittime civili libanesi o alla sofferenza senza fine dei palestinesi. Parlo delle dichiarazioni dure, esplicite e ostili verso Israele con espressioni che non cercano e non conoscono limiti alla condanna. È una condanna che cerca ragioni nel passato, che vede “l’occupazione” come il male, facendo intravedere la vera interpretazione della parola occupazione, cioè tutta Israele. Descrive la “Guerra dei sei giorni” del 1967 come se fosse stata un’opzione aggressiva di invasione invece che un atto di estrema difesa dell’attacco concentrico di quattro potenti Paesi arabi, con il sostegno di tutta la forza finanziaria e petrolifera araba di quegli anni. Ogni riferimento al passato, nelle lettere di cui sto parlando, è una collezione di guerre, tutte pensate e ricordate come scatenate da una parte sola (Israele) contro un mondo che altrimenti (il vero senso è: “senza Israele”) avrebbe vissuto in pace. Manca nella memoria di queste lettere ogni riferimento a Camp David, Oslo, Madrid, di nuovo Camp David, Ginevra. In altre parole si immagina e descrive un Paese - Israele - che ha sempre portato guerra e ha sempre evitato e disprezzato ogni iniziativa di pace. Come se Sadat, Begin, Rabin, Barak e lo sgombero di Gaza deciso da Sharon come inizio di una politica di “pace in cambio di territori” non fosse mai avvenuto.
Cito alcune di queste lettere - e spero che il giornale pubblichi le altre - non per avere ragione, ma per offrire spunti, utili e importanti di confronto e dunque di giudizio da parte dei lettori.
«Lo Stato di Palestina è reso impossibile dalla volontà ottusa della maggioranza dei dirigenti di Israele e degli Usa. La terra della Palestina va divisa equamente fra i due Stati con i pozzi di acqua e le terre fertili e questo spaventa gli israeliani più del terrore degli attentati. Inoltre la cattura di un soldato israeliano in territorio libanese (perché era lì?) non può provocare una tale guerra. Dicono osservatori internazionali che era tutto progettato dai dirigenti israeliani e lei questo non lo vede, purtroppo». Gianni Esposito
Lo vedo, caro Esposito, e so purtroppo anche come si chiama. È il complotto ebraico, un popolo che si fa la guerra da solo per potersi lamentare e dare la colpa agli altri.
«Mi pervade una gran rabbia per il comportamento criminale dei soldati israeliani nei confronti della popolazione civile libanese - sparano su tutto, centrali elettriche, linee di comunicazione, ponti, case, e anche sui veicoli carichi di fuggiaschi. E questo solo per stanare i miliziani Hezbollah che lanciano missili alquanto obsoleti (anche se micidiali) sulle città del nord di Israele? È contro ogni convenzione internazionale. Chi ha buona memoria sa di sicuro come è stato costituito lo Stato di Israele e chi erano i primi terroristi di quelle terre». Leopoldo Skercavaj
Chi ha buona memoria ricorda le navi di ebrei sfuggiti al nazismo e affondate dagli inglesi al largo di Haifa per non avere noie con gli arabi. Ricordano segreterie di Stato vaticane che scrivevano alle diplomazie inglesi e francesi, a quel tempo padrone dell’area, mettendole in guardia dal permettere uno Stato ebreo nei luoghi santi, ricorda l’organizzazione socialista dei primi Kibbutz. Ricorda «Vedi alla parola amore», il racconto di David Grossman in cui alle prime famiglie giovani di nuovi arrivati in Israele veniva assegnato un “nonno” o una “nonna” fra gli anziani sopravvissuti alla Shoah, ricorda il voto unanime (compresa l’Unione Sovietica) per la fondazione dello Stato di Israele accanto allo Stato Palestinese altrettanto votato in modo unanime dall’Onu.
Purtroppo, invece di quello Stato, è cominciata la guerra di settecento milioni di arabi, dall’Arabia Saudita del petrolio alla Libia del terrorismo internazionale, contro mezzo milione di Ebrei appena sopravvissuti ai campi di sterminio e appena arrivati in Medio Oriente. Chi ha buona memoria ricorda una sequenza di altre guerre ma anche di ostinati tentativi di pace, a volte pagate con la vita come nel caso di Sadat e di Rabin.
Eppure «L’ennesima sporca guerra di Israele è un insulto alla coscienza civile degli uomini liberi. Quanto deve durare il senso di colpa di noi europei nei confronti di Israele per consentire loro di commettere nefandezze? E non mi si venga a parlare di antisemitismo. Se c’è qualcuno che nel dopoguerra ha mantenuto atteggiamenti assimilabili al regime nazista è proprio lo Stato di Israele». Franco Arcidiacono
Probabilmente gli israeliani hanno tenuto atteggiamenti assimilabili al regime nazista soprattutto mentre i loro atleti venivano uccisi a uno a uno nelle Olimpiadi di Monaco. Probabilmente era nazista Rabin e lo erano le madri dei bambini straziati dalle bombe sugli autobus all’ora della scuola. Un punto di forte richiamo storico nella lettera di Arcidiacono purtroppo c’è. Agli Ebrei, nei secoli, è sempre stata addossata la colpa, perché dovremmo cambiare il criterio di giudizio adesso?
E infatti «Anche i tedeschi chiamavano banditi i partigiani (allora dicevano “banditi” perché non conoscevano il terrorismo). Allora avevano ragione i nazisti e i fascisti? Missili: hanno cominciato a tirarli dopo che hanno cominciato a distruggere il Libano. Del resto Hezbollah è nato per difendersi dall’occupazione e Hamas si è rafforzata perché alla Anp è stato impedito di avere un ruolo». Pasquale Ruzza
Il problema, come si vede, è radicato e profondo. Non è una questione di rovesciamento di responsabilità. È una sentenza già pronunciata molto prima contro Israele. È il riferimento continuo a una colpa originale, qualcosa che è accaduto prima. Prima c’è la persecuzione poi lo sterminio, poi l’esodo dei sopravvissuti verso la Palestina, poi Israele, poi la guerra. È un tragico sillogismo in cui niente è normale, come in India e Pakistan, Indonesia e Timor, Tamil e Cingalesi (Srilanka), Turchi e Curdi, Somalia ed Etiopia, Myammar (Birmania) e minoranze confinate nella giungla, Vietnam e “Montagnard”, e persino Russia e Cecenia, per citare scontri, confronti e dispute spaventose che non hanno mai finito di accumulare vittime, persecuzioni e morte ma che tutti accettano come fatti dolorosi ma normali.
Qui, invece, il tragico sillogismo è che la colpa rimbalza di luogo in luogo, di generazione in generazione, sempre sulle spalle di Israele. Il cuore di questa colpa di Israele adesso si riassume così: siete come i nazisti. Ciò vuol dire, proprio se lo si dice a sinistra, che niente di Israele si può o si deve accettare.
Per questo
«Vorrei rispondere onestamente alla domanda che lei propone alla fine dell’articolo (la domanda era: che cosa fareste voi adesso, se foste israeliani? ndr). Se io fossi un cittadino israeliano e la mia presenza in quella terra rappresentasse un fattore di instabilità per il mondo da 60 anni, probabilmente abbandonerei quella terra (nel testo e mail le ultime tre parole sono in grassetto, ndr)». Sauro Orlandi
E l’argomento rimbalza e si allarga. «Se Israele continuerà ad aumentare intorno a sé il numero dei nemici prima o poi subirà le conseguenze di tale miope politica». Avv. Milani (un vostro affezionato lettore).
Spero che l’Unità pubblicherà tutta la lunga lettera dell’avvocato Milani. Ma anche qui l’argomentazione si muove intorno a un buco nero, una sorta di involontario ma tenace vuoto di informazione. Non è vero che sono aumentati i nemici di Israele. Egitto, Giordania, Marocco lo erano e non lo sono più. L’Iran di Ahmadinejad, senza alcuna ragione o provocazione al mondo, ha improvvisamente dichiarato (e ripete ogni giorno) che Israele deve scomparire.
L’Iran è molto potente, certo non meno dello “strapotente” Israele. Come potrebbe un Paese minacciato direttamente non prendere sul serio una condanna senza appello, estranea alla politica e alla diplomazia e interpretabile soltanto come un autorevole invito a un pogrom? Come potrebbe non dare importanza al legame noto e diretto (e dunque finanziariamente e militarmente saldissimo) di Hezbollah con il Paese che ha lanciato contro Israele la sua Fatwa?
Il dramma di ciò che ho trascritto sta in due fatti che vorrei notare. Il primo è la buona fede. Chi scrive milita a sinistra, viene dall’antifascismo che ha liberato il mondo dalle persecuzioni e dalle leggi razziali. Eppure pensa davvero che la differenza negativa, il fattore destabilizzante sia Israele, coloro che devono andarsene: gli Ebrei divenuti israeliani. E restano persuasi che gli israeliani non abbiano mai fatto o voluto o cercato la pace, nonostante gli elenchi di eventi, il cambiamento politico di tanti Paesi arabi che erano nemici e non lo sono più.
Il secondo fatto è che ciò che avviene contro Israele (le stragi quasi quotidiane nei ristoranti e negli autobus) non lascia tracce nella memoria. Invece il muro (detto malevolmente “dell’apartheid”) è colpa grave, benché abbia posto fine ai massacri sugli autobus nell’ora della scuola. Benché si sia detto e ripetuto che è una barriera provvisoria e non un confine. Benché la Corte suprema di Gerusalemme abbia ingiunto il cambiamento o lo spostamento della barriera antistrage.
Devo ancora un chiarimento ai lettori. Le lettere citate non sono scelte. Sono di un unico giorno, il 24 luglio. Tutte, meno una, sono contro Israele. Tutte in apertura o chiusura testimoniano che vengono da sinistra. Le più dure non sono state citate.
A me dà molto fastidio il fatto che siccome la Sinistra non avalla l'operato del governo israeliano allora la Sinistra è contro Israele e antisemita. Questo è un ricatto bello e buono. Chi è che si è spostato a destra, e alla destra estrema, e va a braccetto con il peggio dei guerrafondai mondiali in questi ultimi anni solo per tentare di salvare un'idea di Grande Israele che è assolutamente irrealizzabile a meno di non commettere un genocidio su larga scala dei popoli confinanti?
Quando io ero ragazzina credevo di avere una certezza, che Israele non sarebbe mai stato un paese di estrema destra e mai sarebbe andato d'accordo con i fascisti. E ora?
Bisogna aver il coraggio di dire che Israele non è più quella di una volta.
Mi spiace vedere una persona, che di solito ammiro, anche se non considererei proprio di sinistra, se non per un certo "Effetto Berlusconi" che fa automaticamente ritenere di sinistra chiunque dica cose di un certo buon senso;colto da improvvisa miopia, nel rappresentare ai lettori i tragici fatti che stanno accadendo in Medio Oriente. Purtroppo e' un dato storico che Israele ha sempre attuato una politica "espansionistica" piuttosto che una di compromesso con i Palestinesi.In questo aiutata dagli Stati Uniti, seguiti a ruota dalla Gran Bretagna. I loro veti alle Nazioni Unite su tutto cio' che minimamente potesse mettere in imbarazzo Israele sono innumerevoli.Tralasciando Begin, che certo non era amico dei Palestinesi, ma quali sarebbero questi sforzi di pace che Barak & Sharon avrebbero fatto? Infatti mentre da un lato parlavano di pace, dall'altro, sotto di loro, il piu' grande avanzamento nella costruzione di colonie in territorio Palestinese esplodeva.Ad ogni accordo di "pace" tra Israeliani e Palestinesi si chiedono rinunce su rinunce e indecorosi compromessi solo a una parte, dando per scontati i diritti dell'altra. Quanto ai capi di stato arabi, sono stati praticamente tutti pronti a dimenticare la causa Palestinese quando si profilava un accordo che li favorisse. Nei giornali di solito si parla pochissimo della costruzione di strade, per soli Ebrei si badi bene, che tagliuzzano il territorio che dovrebbe essere Palestinese. La politica dei Check Point, instaurata molti anni prima di qualunque attentato suicida (come ebbe da ammettere un Gad Lerner ad una molto piu' informata Amira Hass durante un dibattito). Il razionamento di beni e, piu' importante, dell'acqua nei territori occupati e a Gaza, nominalmente ora non piu' occupata! Infatti il malcontento e, consequenzialmente, la violenza e' stata in ascesa sin da Oslo, quando il cosidetto "Peace Progress" comincio'.
L'intervento di Lameduck e Pietro sono esempi lampanti di pregiudizio antiisraeliano, lascito della guerra fredda dopo essere stata determinante per far nascere Israele (in chiave antiinglese) l'unione sovietica sostenne i regimi nazional-socialisti arabi. Israele ha molte colpe indubbiamente ma anche molte ragioni.
Sottolineo solo tre aspetti
1) Fin dalla fondazione Israele ha subito decine di attentati, per tutti gli anni 50 israele ha avuto oltre 100 morti all'anno per attacchi esterni. Questo è uno dei motivi per cui non si puo' far dipendere il terrorismo dagli attentati
2) il rifiuto degli accordi di pace di Taba e Camp David è responsabilità sostanzialmente palestinese. Con questi accordi Israele restituiva il 97% dei territori occupati, e il restante 3% con territori al di quà della linea verde.
3) Come si fa a sostenere che Israele sta perseguendo l'obiettivo della grande israele? Israele si è ritirata da Sinai in cambio della pace con l'Egitto, si è ritirata dal Libano (in cambio di quassam) si è ritirata da Gaza.
daniele la reazione israeliana in libano sta mettendo a dura prova la convinzione che si stia difendendo da un assalto. molti ebrei democratici in questi giorni stanno dissentendo dalla scelta operata dall'attuale governo israeliano.
la difesa dello stato non può passare con il bombardamento della popolazione e delle infrastrutture civili.
se giustifichiamo ciò nessuna condanna sui crimini contro l'umanità sarà mai più possibile.
ecco perchè quanto sta avvenendo in questi giorni pone molte domande ed interrogativi.
maria
"Israele si è ritirata da Sinai in cambio della pace con l'Egitto"
Ah ecco secondo te sarebbe stato altresì normale occupare pure un pezzo di egitto...
Con le stronzate che dici tu il risentimento antiisraeliano lo alimenti appena apri bocca
Propagandista idiota!
Colombo mi sembra prigioniero di una proiezione astratta e perciò ideologica e fideistica di tutto il contesto. Non mi sembra né saggio né utile a Israele stessa di essere difesa in questo modo. Oltre al fatto che si avvallano automaticamente qualsiasi tipo di azione, senza limiti, in questa guerra, coi risultati che vediamo.
Aspetto un sentito editoriale del nostro sugli osservatori ONU assassinati senza troppi complimenti (visto che i civili libanesi, da esseri umani di seconda categoria, non valgono tanto).
Gentile sandro, provo a spiegarmi meglio (certo è stata colpa mia non tua che non hai capito non ti preoccupare). Lameduck ha fatto riferimento alla volontà di mantenere la Grande Isreale. "Grande Israele" (come tu senz'altro saprai perchè sei una persona acculturatissima) è un concetto molto preciso con riferimenti nella bibbia e che indica un territorio comprendente le terre dalla mesopotamia al sinai (compreso).
Ora se Israele si è ritirata dal Sinai (a seguito del suo riconoscimento da parte dell'Egitto), oltre che da gaza e il sud del Libano (altre territori parte della grande Israele) come si fa a ventilare il fantasma della Grande Israele collegandola a quando sta succedendo.
Non sarebbe meglio per voi propagandisti moooolto intelligenti e informati sostenere le ragioni dei palestinesi, piuttosto che gli errori degli israeliani in libano attenendovi alla realtà senza tirare fuori la grande israele e altre amenità simili?
P.S: Il concetto non è difficile, comunque se vuoi te lo rispiego, mi spiace non potermi avvalere di disegnini...
Nooo caro mio,tu non fai altro che suffragare con le tue parole quello che e' un modus operandi ampiamente sperimentato da parte dello stato israeliano ,l'occupazione dei territori e la concessione (centellinandoli) di parte di essi
a costo di sanguinose rinunce da parte della controparte di turno,che siano parti del territorio stesso o una pace più imposta anzi estorta che voluta
Valutiamo i fatti per quello che sono senza dover
ricorrere alla Grande Israele o gridare come direbbe qualcuno ai complotti giudaicomassonici
Caro Daniele,
non mi negherai che qualcuno ci ha pensato alla Grande Israele?
E poi mi hai elencato le ragioni, puoi fare lo stesso con le colpe, visto che ammetti che ci sono?
Pregiudizio anti-israeliano? Sei stato gentile, mi hai risparmiato l'accusa di antisemitismo.
E' critica, come si critica la Francia o la Russia, o il Burkina Faso. Che c'entra il pregiudizio? Non è un paese come gli altri?
Io non vedo differenza tra me e un israeliano, e tu?
Caro Daniele, trovo le prime righe del tuo intervento alquanto confuse, sarà per via della punteggiatura, o, meglio, per la sua assenza. Mi sembra di capire che, secondo te, lo stato d’Israele sia nato in chiave anti Inglese. Quest’affermazione non mi sembra vada d’accordo con i fatti storici. Infatti molto si è detto della dichiarazione Balfour, fatta dopo che la Palestina diventò protettorato Britannico, nella quale si invocava la fondazione di una “Jewish Home”. Ma c’era un post scriptum che viene sempre dimenticato: che i diritti della gente nativa di quelle terre era sacrosanta, e doveva essere salvaguardata.
In ogni caso anche i fondatori morali del Sionismo, all’inizio, non intendevano la Palestina come possibile Patria comune per sfuggire all’antisemitismo in Europa, piuttosto cercavano “una Patria senza popolo per un popolo senza Patria”. Per esempio: Pinsker pensava all’America, piuttosto che alla Palestina, come possibile meta; Herzl si orientò sulla Palestina, dopo forti pressione della destra sionista, solo dopo il Congresso Sionistico Mondiale di Basilea, del 1897. E molti Ebrei, specialmente i più tradizionalisti, prevedendo i futuri guai che sarebbero venuti, sono sempre stati contro alla creazione di uno stato Ebraico. Ma ormai Israele è li, nella buona e nella cattiva sorte. Quello che non capisco è: ormai è chiaro che i Palestinesi, nonostante i tentativi fatti, non andranno via! Così questa politica di oppressione e violenza continue, che nuoce anche agli stessi Israeliani, che senso ha? Se si continuano a negare i più elementari diritti a un intera popolazione che speranze ci sono di una fine delle ostilità? Israele può fare la voce grossa, e usare tutta la spropositata violenza che vuole, che non è sempre stata solo difensiva, anzi! Perchè sa che gli USA, e la stragrande maggioranza dei Mass Media, sono dalla sua parte. Ma questa politica sta alimentando un’odio feroce. E a ben gurdare, storicamente, Ebrei e Musulmani, se non amici, avevano un rispetto reciproco, per ricostuire il quale ci vorranno generazioni. Anzi sarà impossibile parlare di un dialogo costruttivo finchè ci saranno amministrazioni guerrafondaie come oggi in USA e Israele.
Il pregiudizio contro lo stato d'Israele deriva dal considerarlo un intruso dell'occidente cattivo in una zona di pace democrazia e sviluppo. Israele è un qualche cosa di molto complesso ridurlo a pezzo di occidente è semplificazione. Ad esempio oltre a una presenza ebraica che in Palestina c'è sempre stata, la maggior parte degli immigrati viene da altri paesi arabi, per lo piu' cacciati dopo il '48 (300 mila dal solo Marocco). Inoltre in una parte della sinistra (quella di origine marxista) è forte l'identificazione tra Israele e i ricchi ebrei. Israele=ricchi=torto vs palestinesi=poveri=ragione. Queste categorie interpretative non fanno comprendere la realtà.
L'Unione Sovietica (assieme agli stati uniti)sostenne Israele fino all'inizio degli anni 50, mentre molto ostili ad Israele erano la Francia e l'Inghilterra (che addestrava la legione araba giordana). La guerra del '48 Israele la combatte con fucili cecoslovacchi passati con il beneplacito dell'URSS.
Sento rumore di unghie che grattano lo specchio...
Pregiudizio vuol dire essere contro qualcuno a prescindere da ciò che questo qualcuno fa.
Ma qui si sta discutendo delle azioni di un paese che è uno dei tanti del mondo, che sarà complesso fin che vuoi ma non è diverso né superiore a nessun altro. O vogliamo dire che è un caso speciale?
Spiegami piuttosto perchè chi difende Israele se la prende sempre e solo con con la sinistra ed è così certo che l'estrema destra sia sua amica. Questo proprio non lo capisco. Le tue equivalenze mi sembrano molto semplicistiche, cosa c'entra la lotta di classe nella critica a Israele?
mezzo OT: ieri qualcun altro di OMB è stato alla fiaccolata "Tacciano le armi in Medioriente" (se volete mi scrivete e vi mando il volantino che non è affatto ostile a chicchessia)?
Vorrei saperlo perché io son riuscita a fare una capatina, ma proprio al pelo, perché l'informativa che c'era la manifestazione, promossa anche da DS, Margherita, Italia dei Valori e chi ne ha più ne metta incluse CGIL e CISL a me era arrivata proprio ieri!!!
Girava solo l'email? O ero io che non ero riuscita a leggere info sui giornali o in altri modi? M'incuriosisce perché era da andarci, il messaggio era equilibrato e lo svolgimento poi anche, ma ho il dubbio che con cotali e cotanti organizzatori si sarebbe potuto fare un gesto molto più "udibile" e ampio...
Carolina
OT x Carol: 1 mia amica consigliera dell'Ulivo, ebrea, è andata ma benkè il messaggio del volantino fosse equilibrato, lo svolgimento nn lo era affatto. Nn c'era 1 bandiera israeliana manco a pagarla oro e il messaggio trasmesso nn era affatto quello d pace e x nulla equilibrato.
Sul resto nn mi esprimo x' soffro troppo.
Anche un famoso idiota filosofo francese ebreo dice la sua sul conflitto,riporto parte dell'articolo,intriso di sensibiltà come dire
occidentale:
BERNARD-HENRI LÉVY:
"le immagini del Sud di Beirut bombardata, passate e ripassate di continuo, sono diventate così perfettamente sistematiche che è difficile immaginare, lo so, che anche una città israeliana possa essere una città martire. Eppure... Le strade vuote... Le case sventrate o crivellate da schegge di granate... La montagna di razzi esplosi depositati nel cortile del commissariato centrale, che sono caduti nelle ultime settimane... Oggi, la pioggia di altre granate che si è abbattuta sul centro della città, obbligando le poche persone CHE AVEVANO L'INTENZIONE DI APPROFITTARE DELLA BREZZA ESTIVA A RIDISCENDERE NELLE CANTINE"
Giorgia boh io nn ero nella parte inkriminata. ero kon umanisti, ke han sempre la propria bandiera d partito dovunque vadano, e dalle loro parti so ke si condanna la violenza in modo korretto senza 2 pesi e 2 misure né orrori vari. mi spiace x il resto. kmq ho notato anke qualcosa di positivo, d cui se vuoi magari t skrivo in privato. d'altra parte se la sx s'impegnasse diversamente su certi principi le kose penso migliorerebbero. voglio dire ke kosì stando le cose, sekondo me, anke certe brutture kapitano per la stessa ignavia x cui alcuni fanno le iniziative ma nn c'investono su. c sentiamo. un abbraccio.
Carolina
Come ebbe a dire Tareq Ali: BHL "il francese che sa tutto"
Un commento leggendo Colombo, Levy, e forse anche Daniele (non so...)
Possibile che essere ebrei giochi per queste persone in maniera così determinante? Capisco benissimo il sentimento di appartenenza a un gruppo, capisco la tendenza a scusare e comprendere gli errori del gruppo, a identificare gli esterni al gruppo come nemici.
E' chiaro che la solidarietà tra ebrei è diventata un sentimento fortissimo per i secoli di persecuzioni, per l'atrocità irraggiungibile (irraggiunta, fin'ora...) dell'olocausto.
Ma qui stiamo parlando di persone che dimostrano lucidità e capacità di ragionamento. Come possono essere così attaccati alla difesa del gruppo da rendersi così cechi?
i cattolici riescono a leccare il culo a un Papa defunto. non so che cosa potrei umanamente dire degli ebrei, se non che han tutto il diritto di farsi le idee che ritengono più opportune, loro come tutti poi.
Carolina