Gerardo D'Ambrosio: «È finita a tarallucci e vino Un'altra occasione persa»
di Marco Imarisio
«Un'altra occasione persa, l'ennesima». Detto senza alcuna rabbia, con voce calma e la consapevolezza di chi da un pezzo ha smesso di farsi illusioni sull'Italia.
Gerardo D'Ambrosio, oggi senatore ds a Roma, ieri procuratore capo a Milano e alter ego di Francesco Saverio Borrelli. Ne è passato di tempo da allora, e secondo l'ex magistrato di Mani Pulite non è che sia stato speso bene: «Nessuna sorpresa. Quando ci sono forti interessi economici in ballo, va sempre a finire così, tarallucci e vino».
Se l'aspettava?
«Diciamo che non mi stupisco. Lo schema di questa vicenda è tipico dell'Italia e dell'illegalità diffusa che abbiamo nelle vene».
Lo riassuma.
«Si comincia con una forte indignazione, seguita da un fiero proclama emanato all'unisono da classe politica e società civile: chi ha sbagliato paghi, dobbiamo ridare credibilità al sistema, eccetera».
Come si finisce?
«Così, con un'altra occasione persa. Quelli che blaterano di rispetto della legalità si accorgono che per ristabilirla davvero dovrebbero anch'essi pagare un prezzo».
A quel punto che succede?
«Si aprono i banchetti, le trattative, le minacce più o meno velate. Gli imprenditori coinvolti prospettano ritorsioni economiche, i politici auspicano il rispetto delle regole ma senza far male a nessuno, ai loro amici soprattutto. E si arriva a un bel compromesso dove si cambia qualcosina per non cambiare nulla».
È andata così anche nel calcio?
«Ci sono dei dubbi? L'unica cosa che sorprende è la velocità di questo ciclo. In un paio di mesi siamo passati dall'indignazione al sospiro di sollievo».
Lei lascia intendere che per Mani Pulite, almeno, ci vollero un paio d'anni.
«È così. All'inizio un grande entusiasmo che poi si attenua, per stemperarsi poi in una malcelata insofferenza che nasconde un timore: non è che questi giudici vogliono fare piazza pulita per davvero?».
Se è così, per il suo amico Francesco Saverio Borrelli si tratta di una seconda volta.
«È stato accolto con una ovazione dagli stessi personaggi sui quali doveva indagare. Personalità di grande spessore e pulizia morale, dissero tutti. Adesso, sembra quasi sopportato. C'era da aspettarselo ».
Secondo lei perché accade questo?
«Francesco Saverio è un uomo davvero particolare per questa Italia. Per me, ha rappresentato un anticorpo all'illegalità diffusa, che, ripeto, è il grande male di questo Paese. È stato chiamato nel mondo del calcio per la sua grande professionalità. Aveva un compito: fare una indagine complessa in tempi rapidissimi. L'ha fatto».
E fino a qui siamo nell'ovvio. Dov'è il problema allora?
«Non si è fermato solo alle intercettazioni, ha continuato a lavorare. Nel tentativo di ripristinare la legalità in un mondo che ne aveva evidentemente bisogno. E dopo un po', tutto questo scoccia, è una seccatura».
Senatore, le diranno che questa è un'intervista giustizialista e giacobina.
«Lasciamo perdere. Sono le due accuse che più sovente cascano sulla testa di Borrelli. L'alternativa che viene proposta dai moralisti all'incontrario è quella di una indistinta palude dove l'impunità può prosperare. Senza accorgersi che è proprio questo atteggiamento a fare di noi un'eccezione nei Paesi civilizzati».
Tre delle quattro città che oggi «tirano sospiri di sollievo» sono rette da suoi colleghi di partito che si sono schierati contro la sentenza di primo grado.
«Ripeto: è sempre così quando ci sono in ballo interessi economici e quindi anche politici. I tifosi della propria città sono un bene da tutelare, da vezzeggiare. E quindi i sindaci hanno preso le loro parti e non quelle della giustizia. Purtroppo, è normale».
Non suona come un complimento agli illustri ds Veltroni, Domenici, Chiamparino...
«Non si sottraggono alla regola italiana».
Che sarebbe?
«Ben venga la legalità, ma a parole. All'atto pratico, sarebbe meglio se non arrivasse proprio a casa mia. Magari un po' più in là, ma non a casa mia, che ho già tanti impicci...».
Adesso il calcio è più credibile?
«Abbiamo vinto i Mondiali. Per il resto, avanti come prima».
è finita nella maniera piu' itaGliana possibile.
ma davvero qualcuno spera che in questo paese si premino gli onesti e si condannino i colpevoli ?
Un popolo "disonesto" per vocazione è difficile da cambiare. Si proclama la svolta, il taglio con il passato, l'abbattimento del malaffare, ma poi si ricade nelle manovrine da mercatino. Alle grandi idee (quelle della correttezza morale di cui tanti sentono il bisogno) vengono sempre tagliate le gambe, forse perchè nel nostro vocabolario la parola furbo non è legata da negatività ma da quella equivoca positività figlia della nostra cultura (furbo = che sa provvedere abilmente al proprio interesse, che sa agire prontamente e con scaltrezza per trarsi d’impaccio, -con qualsiasi mezzo aggiungerei-).
Potremmo fare una petizione, una raccolta firme perchè sui vocabolari la parola furbizia sia sinonimo di disonestà.
sono davvero delusa...
non mi aspettavo niente di meglio...!!!
ps. ho vinto una scommessa...!!! :-(
io invece ho perso le domeniche allo stadio...
avevo promesso che avrei rifatto l'abbonamento solo con il milan in B e una nuova speranza...
la domenica farò altro...
nessuno conosce qualche piccola squadra da seguire a milano o nell'hinterland?
c'è la pro sesto che gioca in C1...
io devo dire che mi aspettavo che le sentenze di primo grado venissero confermate, anche perché non le ritenevo poi così severe... errore mio, questo paese ormai non lascia aperto lo spiraglio nemmeno per un minimo di ottimismo.
praticamente tutta la vicenda è finita in farsa, addririttura carraro non è stato nemmeno squalificato.
c'è un articolo di sconcerti sul corriere che ha dell'incredibile: parla di cambiamento, di marcio che ci lasciamo alle spalle, di un calcio che torna finalmente ad essere solo sport... solo l'orrido gioco di parole mi trattiene dal definire tutto ciò sconcertante...
Davide...
la persona con la quale scommisi sul fatto che le sentenze sarebbero state attennuate, era invece certa del contrario..., al punto da pronosticare un inasprimento delle stesse...
ieri sera l'ho sentito ed era in preda allo sconforto più nero... :-(
la domanda è la seguente:
d'ora in poi, chi avrà il coraggio di andare a vedere una partita di "calcio"...???
e qualora ci si andasse, con quale spirito si assisterebbe...???
io adoro lo sport, ma nel caso specifico (calcio), non riesco più nemmeno ad intravederlo...
Non ho mai seguito il calcio come è seguito dalla maggior parte degli italiani; era chiaro che dovesse finire così; non sono convinto che il popolo sia disonesto.
E' un concetto ricorrente, è una scusa per non impegnarsi a cambiare, è il paravento dietro al quale si nascondono tutti quelli che non hanno voglia o interesse a far si che questo paese cambi.
Purtroppo in questo paese c'è chi (anche suo malgrado) è costretto ad essere onesto e chi invece si è ben inserito in un sistema che tutte le volte che viene messo alla prova si dimostra (purtroppo) vincente, con buona pace di chi non vuole adeguarsi ad esso, o suo malgrado non gli è concesso e su questo il sistema a suo modo prolifera.
Staremo a vedere se sarà finita qui o se invece le domeniche pomeriggio fuori dagli stadi sarà necessaria più polizia per sedare gli scontri tra le tifoserie che da oggi avranno anche altri "argomenti" a pseudo-giustificazione delle loro azioni: spero di non dovermi trovare a passare di lì.
Avevo previsto prima dei mondiali che sarebbe andata così, e resto convinto che se l'Italia fosse uscita al primo turno ai mondiali l'atmosfera sarebbe stata meno conciliante e le cose sarebbero andate diversamente.
Comunque ormai sono dell'idea che lo sport vada praticato e non riesco più a provare nessuna emozione nel guardarlo. A proposito, ma se Moggi e Pairetto hanno avuto pene dure ma quasi tutti gli arbitri sono stati assolti, questi illeciti dove stanno? Chi li commetteva? Mah, forse sono troppo ingenuo...
i mondiali non c'entrano un cazzo.
le pene mitigate si spiegano soltanto con questioni legate ai diritti tv e alle società quotate in borsa.
Davide, certo l'aria da "volemose bene" che si è respirato dopo la vittoria ai mondiali, con Mastella e vari altri ad invocare clemenza ha contribuito a far passare come tollerabile il megacolpo di spugna di uqesta sentenza. Che poi alla base ci siano motivi finanziari è evidente, non dici niente di nuovo, ma resto convinto (convinzione mia, personale, a cui difficilmente rinuncerei) che se l'Italia fosse uscita subito, con grande vergogna, ai mondiali, l'opinione pubblica sarebbe stata molto meno disposta ad accettare una sentenza lieve ed i giudici avrebbero avuto molta più difficoltà ad emetterla. Purtroppo non lo sapremo mai.
A proposito, scommettiamo che con le varie altre possibilità di ricorso la Juventus si ritroverà con al massimo una decina di punti di penalizzazione?
ma chi se ne frega dell'opinione pubblica, le sentenze le emettono i giudici, non i tifosi.
e i giudici se ne fottono dell'opinione pubblica, al limite prendono in considerazione l'opinione di quelli che guidano il carrozzone, i quali sono mossi unicamente da interessi economici.
i mondiali non c'entrano nulla, quello è solo un risultato di una competizione sportiva, adimant è ora che ti convinci che hai gufato inutilmente
Contento tu Davide!
Visto che continui a considerare il calcio come uno sport in cui i calciatori sono solo dei calciatori e non pedine più che consapevoli di un sistema marcio, divertiti a guardare finte partite di finti sportivi. Io resto della mia idea e non sarà la tua difesa strenua dell'utopia calcio-sport a farmi cambiare idea.
bah io non ho difeso nessuna utopia. ho solo negato che la vittoria ai mondiali abbia influito sulle sentenze. il che mi pare evidente, a maggior ragione considerando che a legare il risultato dei mondiali alla vicenda di calciopoli siete rimasti tu, mastella e qualche mazzettaro di forza italia. e come sempre noto che stai in buona compagnia.
piuttosto, invece di travisare quel che scrivo, vedi di basare le tue opinioni su fatti tangibili e non su impressioni da processo di biscardi.