Le Macerie di Cana
di Umberto De Giovannangeli
Nulla sarà più come prima. Può sembrare una frase di circostanza, un’affermazione dettata dall’emozione del momento, dall’orrore e dall’indignazione suscitate dalle immagini sconvolgenti di un palazzo ridotto a un cumulo di macerie sotto le quali giacciono i corpi martoriati di civili innocenti, tra i quali 37 bambini. Ma non è solo l’emozione e l’indignazione che portano a dire che dopo l’eccidio di Cana nulla sarà più come prima.
Quei piccoli corpi straziati dicono che non è più il tempo di disquisire sull’uso «sproporzionato» o adeguato della risposta militare di Israele all’attacco di Hezbollah. Non è più tempo. Come non è più tempo di lanciare da parte della comunità internazionale gli stanchi, ripetitivi, inermi appelli alla «moderazione». Non è più tempo. Perché un Paese, il Libano, è ridotto a un ammasso di rovine. Perché un popolo è stato trasformato in un esercito di sfollati costretti alla ricerca, sotto le bombe e i cannoneggiamenti, di un improbabile rifugio. Non c’è più molto tempo per evitare che l’escalation militare che oggi sta devastando il Libano non divenga l’innesco che fa esplodere la polveriera (nucleare) mediorientale. La richiesta di un cessate-il-fuoco immediato, di una immediata tregua umanitaria, non è più una opzione tra le tante in campo. È la via obbligata per una comunità internazionale che non voglia assistere non da spettatrice ma da complice ad una spirale di violenza che finirà, se non spezzata ora, subito, per travolgere anche Israele.
Perché le bombe di Cana raccontano anche di una impotenza politica mascherata da un esercizio di potenza militare che non rende più sicuro lo Stato ebraico. Non siamo in guerra con il popolo libanese, siamo in guerra contro un nemico (Hezbollah) che ha come obiettivo dichiarato quello di distruggere Israele, ripetono in queste ore così drammatiche i leader israeliani. Non è più tempo. E non basta a coprire l’orrore di Cana l’affermazione, ribadita dai leader israeliani, che da quel palazzo raso al suolo i miliziani Hezbollah sparavano razzi contro le città della Galilea. A piangere quei morti, a devastare gli uffici dell’Onu, a invocare giustizia e protezione da un mondo silente non sono i guerriglieri di Hassan Nasrallah, ma una popolazione disperata, donne, uomini libanesi che si sentono carne da macello.
Non c’è più tempo per concedere tempo - due settimane - a Israele per chiudere i conti con Hezbollah, come richiesto al segretario di Stato Usa Condoleezza Rice dal premier israeliano Ehud Olmert. Nulla sarà più come prima. Una constatazione che non deve tradursi in una ammissione di impotenza. Gli Stati Uniti, l’Europa hanno gli strumenti per agire sulle parti in conflitto perché si arresti questa escalation dell’orrore. Li usino. Prima che sia troppo tardi. L’orrore per questa strage di innocenti può anche innescare quella determinazione, fino ad oggi del tutto insufficiente, da parte della Casa Bianca e delle cancellerie europee per imporre le ragioni del dialogo, della trattativa, sull’illusione che esista una scorciatoia militare per neutralizzare Hezbollah o per risolvere la questione palestinese. I bombardamenti a tappeto, la distruzione del Libano, gli oltre 700 civili uccisi in diciannove giorni di guerra, i bambini martoriati di Cana non hanno indebolito Hezbollah e il suo capo, il cinico e ambizioso Nasrallah, ma li hanno rafforzati, innalzandoli agli occhi delle moltitudini arabe e dello stesso popolo libanese, al ruolo di eroi della “resistenza” al “nemico sionista”.
Imporre una tregua immediata: è il passaggio obbligato, il banco di prova decisivo su cui misurare non solo la credibilità ma la moralità stessa di un Occidente che si vuole portatore di civiltà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo.
Quei diritti giacciono oggi sotto le macerie di Cana. Di fronte a quelle immagini agghiaccianti nessuno può dire «non ho visto», «non avevo percezione della gravità...». Quei morti vanno onorati. E l’unico modo per farlo è di evitare che altre Cana possano determinarsi. Quei morti non sono un “danno collaterale” ad una guerra giusta, obbligata, di difesa.
Ventiquattro anni fa, quattrocentomila israeliani riempirono la grande Piazza dei Re a Tel Aviv (oggi piazza Rabin): fu una rivolta morale quella che riempì la Piazza: una rivolta contro il massacro di Sabra e Chatila. Ventiquattro anni dopo, una grande democrazia, come è Israele, è alle prese con un evento tragico, sconvolgente. Ingiustificabile. Questo è l’eccidio di Cana. Non è più tempo di negarlo.
nulla di nuovo, nessuno scandalo...
se invece di cana era beslan, oppure londra, oppure new york, oppure madrid, sarebbe stato terrorismo..e tutti a piangere, a scandalizzarci...
invece chi sgancia bombe sulla popolazione civile sapendo di uccidere innocenti fa una buona azione preventiva appunto contro il terrorismo...
che schifo...
Non cambierà nulla purtroppo e altre Cana verranno perchè si è stabilito che quella che domina il mondo è la legge del più forte.
Il più forte ed il più abile anche a zittire chi ancora si ostina a protestare. Il più forte che ti ribatte che "anche gli altri fanno lo stesso o peggio" ogni volta che apri bocca, e che ti rende totalmente impotente e incapace di parlare, utilizzando la forma più sublime di terrorismo, quella basata sul dogma della propria infallibilità.
Intanto l'ONU esprime cordoglio, ma non si azzarda nemmeno a condannare Israele per l'attcco.
A proposito, l'articolo è bello, in buona parte condivisibile, ma continuo ad avere un vecchio dubbio: quand'è che un paese è una "grande democrazia" e quando invece è uno "stato canaglia"? Dipende dagli alleati? Dalle risorse? Dalle religione? Chissà...
E’ strage di bambini a Cana, nel sud del Libano. L’attacco aereo israeliano sul villaggio, è arrivato nella notte. Una pioggia di bombe ad alta precisione: obiettivo un edificio di tre piani che è venuto giù come un castello di carte. Dentro si erano rifugiate da giorni molte famiglie spaventate dal conflitto. Sotto le macerie, una sessantina di cadaveri, 37 sono bambini (quindici di loro erano disabili). E’ la strage che segnerà per sempre questa data e questa guerra. Per tutta la giornata il mondo è stato colpito e travolto dalle immagini dei soccorritori che scavavano tra le macerie e sollevavano corpi di bambini e bambine, li portavano via a braccia, li mostravano urlando e chiedendosi perché.
(repubblica.it)
E queste immagini le ho viste anch’io ieri sera e non ci sono parole. Penso che questa sia l’apertura dei giornali in tutto il mondo. Gli israeliani dicono che alcuni giorni fa da quell’edificio erano partiti dei razzi katyuscia. Appunto, alcuni giorni fa. Un sopravvissuto dice che dio avrebbe potuto risparmiare i bambini. Gia’ dio, se volete vi dico io dov’era dio. E quale dio? Quello che invoca il papa? Quello degli hezbollah? Quello degli israeliani? O il dio denaro di chi non vuole la tregua “che dai, piu’ missili sparano piu’ ci sale il PIL”.
Ho dato un'occhiata alle ennesime foto di questa porcheria che prosegue da troppi giorni, ho pensato per un momento ai miei figli, non me la sento di commentare nulla, non me la sento...
Sarebbe una sequela di insulti e bestemmie....
......Franz C.
Ricordate tutti i "Martiri di Beslan?". Sono stati giustamente omaggiati con monumenti, strade e piazze.
Vediamo quante amministrazioni decideranno di ricordare anche questi, di martiri.
Semplicemente agghiacciante!
Aiuti concreti, no truppe di interposizione, no omaggi di monumenti, aiuti concreti, atti che dimostrino che non sono soli.
Prima di tutto andrebbe detto che i morti di Cana non erano oltre sessanta, come declamato a tutto spiano dagli antisemiti di tutto il mondo, ma meno della metà.
Secondo, perchè non far vedere anche le immagini dei morti sotto le macerie delle case di Haifa distrutte dai razzi scagliati dagli Hezbollah?
O forse- forse - la vita di queste persone (guarda caso,ebrei) vale di meno?