D’Ambrosio: «Votata una legge devastante Non mi ricandiderei»
L’uomo di Mani pulite: «L’Unione si è piegata ai ricatti. Ma i miei colleghi li leggono i sondaggi?»
di Enrico Fierro/ Roma
«L’approvazione dell’indulto è la sconfitta del partito dei giustizialisti. E’ la fine di un’epoca». Leggo le parole del ministro della Giustizia, Clemente Mastella a Gerardo D’Ambrosio, una vita in magistratura: inchieste contro il terrorismo, rosso e nero, Piazza Fontana, fino a Tangentopoli, infine, l’approdo alla politica. Un seggio al Senato nelle fila dell’Ulivo. «Per ricevere una prima, grande, cocente delusione. Che dire? Se tornassi indietro non mi candiderei più». La voce, al telefono, è calma come chi è abituato a fare critiche forti senza aver bisogno di forzare i toni. Calmo e addirittura rassicurante, era il giudice D’Ambrosio una sera del 14 aprile 1995. Dal giornale lo chiamammo perché avevamo avuto una brutta notizia. Era stato scoperto un tiratore scelto, appostato nei pressi di casa sua. L’attentato non riuscì solo per l’abilità della scorta. Il killer, inseguito, fuggì su una moto. D’Ambrosio ci rispose, ma non fece un commento, meno che mai fornì un particolare in più, si limitò ad augurarci una buona serata. Con calma. Questa era la vita di un magistrato nel pieno della tempesta di Mani pulite. E che oggi si trova iscritto d’ufficio, insieme ad altri che pure nel centrosinistra si sono schierati contro questo indulto, nel partito dei «forcaioli-giustizialisti» e via ingiuriando. «Non capisco cosa intenda il ministro della Giustizia quando parla di fine di un’epoca. Ce lo dirà in un’altra occasione. La mia speranza è che non finisca l’epoca del rispetto della legge. Tutto qui».
Senatore, lei dice di essere deluso e che oggi non si ricandiderebbe più.
«Lo confermo. Mai avevo assistito ad una una discussione su un tema così delicato fatta in fretta e furia, senza ascoltare gli argomenti di chi si diceva contrario. E badi bene: non per motivi di principio - la contrapposizione tra garantisti e giustizialisti è senza senso - ma per ragioni serie, documentate. Sono deluso perché dopo 45 anni passati in magistratura pensavo di poter mettere la mia esperienza al servizio del Paese e invece...».
Invece?
«Sull’indulto nessuno mi ha chiesto un parere preventivo, un contributo, un consiglio. Né a me, né ad altri - avvocati, giuristi, magistrati - presenti nelle fila della Camera e del Senato. Si aveva fretta, ecco».
Perché?
«La ragione è che il provvedimento doveva passare così com’era, altrimenti Forza Italia non lo avrebbe mai votato. Abbiamo subito un ricatto. O l’indulto prevede uno sconto di pena di tre anni e fino ai reati commessi al maggio 2006, oppure non passa».
E la maggioranza ha ceduto.
«Mi pare evidente».
L’indulto, è stato il leit-motiv dei sostenitori della legge, era indispensabile per affrontare la situazione drammatica delle carceri.
«E io sono d’accordo. Ma non era indispensabile approvare una misura così estesa, con uno sconto di pena così ampio e per reati anche gravi, per centrare l’obiettivo. In quanti usciranno dal carcere? Non è ancora chiaro. I rappresentanti del ministero della Giustizia hanno parlato di 12mila detenuti. Io, invece, ho calcolato - facendo una stima proprio sui dati del ministero - che i condannati con pene residue inferiori ai tre anni sono il 61,2% del totale. Se le cose stanno così ad uscire saranno circa 22mila persone. E si tratta non solo di poveri cristi, ma anche di soggetti che hanno commesso reati gravi. A Milano, solo per rapina a mano armata torneranno in libertà 358 condannati. Ma diamo per scontato che i numeri forniti dal ministero siano giusti: lo stesso obiettivo si poteva raggiungere abbassando la soglia della clemenza ad un anno solo. Così avremmo scarcerato lo stesso identico numero di persone (11346) venendo incontro all’esigenza di sfollare le carceri. Invece abbiamo approvato una legge devastante».
Mentre lei diceva queste cose, al Senato, il ministro Mastella era impegnato al telefono.
«Ognuno ha il suo stile. La verità è che con questo indulto abbiamo offerto un bonus di tre anni per i processi in corso. L’Italia è il paese dove un processo dura in media otto anni, queste norme rischiano seriamente di mettere nel nulla 100mila sentenze di condanna. Ma i miei amici del centrosinistra li hanno letti i sondaggi? Hanno capito che la gente è contraria a vedere in libertà estorsori, rapinatori, chi porta l’esplosivo per l’attentato ad un negozio, e poi gli autori di frodi fiscali, chi falsa i bilanci delle imprese...»
Senatore, lei è un forcaiolo giustizialista.
«Sorrido, perché tra le prime proposte che ho presentato c’è quella che riguarda l’immediata depenalizzazione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Nel 2005 gli immigrati (i poveri cristi sfruttati, senza contratto) passati per le carceri italiane solo per aver violato quella legge, sono stati 11500, per non parlare delle centinaia di piccoli spacciatori e tossicodipendenti finiti in galera, anche per un solo giorno, in virtù delle norme sulla droga».
Casson: «Ma non chiamatelo colpo di spugna»
L’ex magistrato, senatore dell’Ulivo: «Nelle carceri la situazione è drammatica»
«È stato un intervento tampone, reso necessario da concrete esigenze di umanità, di civiltà e di buonsenso. Non chiamatelo colpo di spugna». Felice Casson, senatore dell'Ulivo,membro della commissione Giustizia, già magistrato, ha detto sì all'approvazione dell’indulto. L'esito del voto sul provvedimento, però, apre un confronto nel centrosinistra. C'è chi è stato subito favorevole, chi no e chi anche votando a favore qualche dubbio l'ha manifestato.
Senatore Casson,con quale stato d’animo ha votato?
Sicuramente un sentimento di forte disagio, l’ho ripetuto più volte in commissione e in aula. Un contrasto condiviso con altri Parlamentari. Se da una parte c’è l'interesse alla sicurezza e alla tranquillità per tutti i cittadini e l’esigenza della certezza della pena, dall'altra ci sono i principi del rispetto umano, della dignità, della considerazione e del tentativo di recupero sociale del condannato. Ma il tempo a disposizione, con l’interruzione dei lavori parlamentari per la pausa estiva, era molto stretto. Ripeto, è stato un intervento tampone.
A chi, tra gli elettori del centrosinistra dissente, è stato detto: approviamo l'indulto per ragioni umanitarie. Con il provvedimento, gli istituti di pena da una dimensione espiativa recupererebbero una dimensione rieducativa.
È così, siamo in ritardo perché la politica per tanti anni non è stata in grado di intervenire e di risolvere in modo adeguato ed efficiente la situazione. La condizione attuale delle nostre carceri è giunta a livelli di vera emergenza con punte di drammaticità non solo per i detenuti, ma anche per gli stessi agenti della polizia penitenziaria. La Costituzione ci richiama ad un concetto civile ed umanitario della responsabilità penale e della pena, un significato non di afflizione, ma di recupero civile e morale del reo attraverso la privazione della libertà personale. Inoltre vorrei ricordare che con l'indulto i processi si fanno e non è, come qualcuno ha detto, una violazione della legalità, perché è una misura prevista dalle norme costituzionali.
Tutto questo va bene, ma quando si attiveranno gli interventi strutturali, questi anche esplicitamente previsti nel programma dell'Ulivo?
Il programma dell’Ulivo prevede interventi più specifici che vanno dall’edilizia carceraria alle nuove norme sostanziali penali o di rito penale. E ancora, penso alla modifica dell'ordinamento penitenziario, alle misure alternative al carcere e quindi alla modifica della 689, all’abrogazione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione o della Giovanardi-Fini in materia di sostanze stupefacenti, norme a tutela delle persone offese e all'abrogazione delle leggi vergogna a cominciare dalla Cirielli e dalla Cirami approvate nella passata legislatura. Per questi ultimi due provvedimenti, insieme ad Anna Finocchiaro e Massimo Brutti abbiamo già depositato delle proposte in Parlamento.
E avremo la stessa solerzia e unità di intenti con i quali il Parlamento ha varato l'indulto?
Dovrà essere così. In questo senso è il Governo che deve darsi da fare. In Commissione Giustizia stiamo aspettando le proposte.
Si parla del rischio di reiterazione del reato. Inoltre le strutture sul territorio, i servizi sociali, che dovrebbero recepire e seguire i soggetti che escono dal carcere non sembrano pronte ad assorbire questa nuova domanda. Si è fatto un’idea circa le ricadute sull’ordine pubblico?
A parte il balletto di cifre, anche qui abbiamo avuto, i giorni precedenti la votazione, delle perplessità sul costo sociale del provvedimento. In Commissione avevamo chiesto, il giorno prima, la presenza di qualche esponente del Governo. C’era il ministro Clemente Mastella, il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, ma del ministero dell’Interno non c’era nessuno. Comunque sia sappiamo chi sono coloro che beneficeranno del provvedimento e abbiamo approvato un ordine del giorno che prevede un sistema locale di controllo e sorveglianza.
D'Ambrosio ha detto: "Dopo ciò non mi ricandiderei". E lei?
Avevamo due posizioni diverse, ma per quel che mi riguarda non cambia nulla: confermo la mia candidatura. Ci sono molti nodi da affrontare e sciogliere e la conoscenza specifica di particolari settori e realtà è una risorsa per tutta la maggioranza.
Votando sì...
Certo, ma non chiamatelo colpo di spugna.
L'indulto è stato approvato in fretta, sotto la spinta del caldo estivo nelle carceri. L'indulto ha dovuto accettare di essere contrattato con Forza Italia, perché ci volevano i due terzi dei voti. Molto giusto.
Ma perché non è stato approvato più largo nel dicembre scorso, quando è passato l'indultino e c'era più tempo per discutere con calma? Ma chi aveva voluto la "legge dei due terzi"?
Sempre An, la Lega e ....
Ho molta stima per D'Ambrosio, non lo dico in maniera formale, non direi la stessa cosa per altri membri del mitico pool di Milano. Ma oggi mi pare che veda solo un lato del problema: governare significa trovare il miglior equilibrio fra ciò che si vorrebbe e ciò che si può fare. Semmai, il fatto che sia passato un brutto provvedimento dimostra che c'è bisogno che lui si candidi due volte invece di una.
Il commento di "onebloger (l'animista del Kazakhstan)" ha asssunto "dignità" :-) di articolo a se stante.
Clemenza Mastella. Indulto buono, indulto cattivo. Le carceri piene, il ricatto dei malaffaristi, il Papa, Previti, Sofri, i processi lunghi, i patteggiamenti corti. Quanti aspetti ha questa questione. Tanti ed ognuno può tirare la coperta dalla sua parte anche se rimane sempre corta. Ma quello che vorrei dire è la mia visione di votante di sinistra. Ho la sensazione di vivere in uno stato dove un certo tipo di disonestà è percepita come una cosa positiva, da mettere in pratica, perchè il mondo è dei furbi (rilancio la richiesta di scrivere sui vocabolari che furbizia è sinonimo di disonestà e che ciò si insegni a scuola). Ho la sensazione di vivere in uno stato dove molti sono convinti che vi sia una garanzia dell’impunità. Ho vissuto in uno stato dove negli ultimi cinque anni sono state fatte leggi per tutelare questo tipo di persone, o meglio, per rafforzare questo tipo di cultura. Ho subito la “prepotenza” di queste leggi, ho subito l’avanzare della “legalizzazione della disonesta morale”. Ho votato a sinistra (da sempre per la verità). Chiedevo più rigore morale, chiedevo l’abolizione delle leggi tutelanti il malaffare. Ora l’indulto chiude le mie speranze. Ho subito la “prepotenza” dell’indulto. Mi chiedo se si poteva fare un indulto (solo perchè anche le carceri devono avere al loro interno una situazione che rispetti la dignità delle persone) dando prima un segnale di rigore morale, un messaggio ai cialtroni che è finita l’epoca del “fare i propri interessi a scapito di ...”, di dare una spallata ad una cultura che ha fatto disastri ma che è sempre più viva e forte nel nostro paese. Mi chiedo se si poteva fare un indulto con meno fretta (o forse farlo in periodo di ferie serve a far dimenticare presto questo brutta pagina del mercatino dell’unione). Mi chiedo se era prioritario svuotare le carceri o cercare di dare un concreto impulso ad una cultura diversa (ma forse la seconda non interessa agli eletti di sinistra). Mi chiedo cosa voterò la prossima volta.
Per favore vorrei una risposta , perchè il 2 maggio
se il governo fosse serio avrebbe attuato una riforma della Giustizia, e non questo indulto.
Carolina
Dalle informazioni recuperate sui siti internet e dai giornali a proposito della scelta di approvare l'indulto una sola parola continua a riecheggiare nella mia mente: irresponsabilità.
Innanzitutto credo che il Ministro Mastella e tutti coloro che hanno votato a favore di questo provvedimento, Capo dello Stato incluso, debbano sentire nella loro coscienza un enorme senso di responsabilità verso tutti i cittadini di questo stato italiani e non.
Coloro che hanno votato a favore dell'indulto evidenziano la necessità di recupero civile e morale, rispetto umano e dignità del condannato...capisco...ma i cittadini devono sapere in quale modalità coloro che hanno votato a favore dell'indulto pensano di aiutare questi ex-condannati al reinserimento nella società.
Vogliamo sapere:
1)quali sono i cosidetti "interventi strutturali"?
2)quando avranno inizio i cosidetti "interventi strutturali"?
3) se la Commissione di Giustizia ha ricevuto dal Governo delle proposte per garantire la tutela dei cittadini?
4) che impatto ha questo provvedimento sui processi in corso?
5) perchè non si può considerare illegittimo un provvedimento che lede la sicurezza e tutela dei cittadini che non si sono macchiati di alcun reato?
6) Quali strutture socio-assistenziali sul territorio devono prendersi cura di questi soggetti?
7) dal 1 giugno 06, la Regione Lombardia ha bloccato l'autorizzazione alle Associazioni di Assistenza Domiciliare di emettere voucher per l'erogazione dei servizi socio-assistenziali anche se chiaramente previsto dalla legge...forse era un'anticipazione dell'emergenza che tutti i cittadini dovranno affrontare?
8) con una popolazione crescente di anziani che tutela fornisce questo Governo e tutti gli esponenti politici che hanno votato l'indulto a questa fascia di persone particolarmente fragili ed esposte più di altri alla criminalità?
9) se tutta la classe politica viene pagata dalle tasse dei cittadini, dicendo una banalità i cittadini sono i loro datori di lavoro....io che non sono che un semplice impiegato, mi fermo fino a quando non ho finito il mio lavoro se necessario e se necessario chiunque nell'azienda privata ma penso anche pubblica si vede annullate le ferie.....come può pensare tutta questa classe politica, al Governo e all'opposizione di sentirsi legittimata a governare un popolo, composto per la maggior parte di onesti lavoratori, se nel legiferare su un argomento così delicato subisce la pressione delle ferie estive....
Che il Ministro Mastella oltre a cogliere gli applausi dei detenuti abbia il coraggio di dare risposte concrete ai cittadini che subiranno il peso di questo provvedimento e di tutte quelle famiglie che forse avevano recuperato un po di serenità con un proprio familiare in prigione mentre ora tutto il peso ricadrà ancora su queste famiglie, già martoriate.
Grace