Dal Nord la carica dei Tir Fra un anno altri 420 mila
Completata la posa dei binari nel maxi traforo del Lötschberg Ma le merci, passate le Alpi, dovranno viaggiare su gomma
di Luigi Corvi
E' uno scenario inquietante quello che si apre sull'immediato futuro della viabilità lombarda. Un sistema già al collasso dovrà affrontare tra un anno l'invasione di 420 mila Tir. Sarà l'effetto Lötschberg, legato all'apertura del nuovo traforo svizzero sull'asse del Sempione che consentirà di aumentare in modo considerevole il trasporto delle merci su rotaia attraverso le Alpi.
La scorsa settimana è stata terminata la posa dei binari (34,6 chilometri in galleria) e tra meno di un anno il traffico andrà a pieno regime, raggiungendo una punta massima di 220 treni al giorno. Poi, a completamento del progetto svizzero Alptransit, nel 2015 sarà pronto il nuovo tunnel del Gottardo, la galleria ferroviaria più lunga del mondo. Altre migliaia di tonnellate di merci arriveranno via ferrovia e una volta in Italia finiranno su strada. Non per colpa degli svizzeri — che 12 anni fa scelsero con un referendum (52% di sì) d'introdurre una tassa sui Tir che viaggiano lungo le strade elvetiche, finanziando così il potenziamento ferroviario —, ma a causa di una politica del trasporto che in Italia ha favorito il sistema stradale. E chein Lombardia si è arenata da anni sulla discussione Pedemontana- Brebemi-Tem (tangenziale esterna di Milano), tornata d'attualità in questi giorni con la richiesta della Regione al governo di dare in concessione al Pirellone le autostrade lombarde e di finanziare le nuove opere, mentre le ferrovie versano in un grave stato di crisi.
«Da noi — dice Dario Balotta, segretario regionale della Fit-Cisl — manca una strategia dei trasporti. Il nostro problema è da sempre quello di trasportare le merci al di là delle Alpi. Gottardo e Lötschberg sono una grande opportunità per una svolta nel trasporto su ferro. Ma alle intenzioni non si riesce a dare seguito.
«Quando nel 1998 — continua Balotta — aprì la nuova Malpensa, si disse che da lì le merci in transito dovevano andare oltralpe in treno. Bene, oggi sono solo 370 mila le tonnellate che ogni anno vanno verso il confine su rotaia: sarebbero dovute essere un milione e mezzo. Dall'Italia i camion continuano a passare le Alpi su gomma per essere poi imbarcati sui treni alla volta di Parigi, Francoforte, Zurigo».
In Lombardia (dati di Confindustria) passa il 22 per cento delle merci trasportate in Italia e, su strada, transitano 22.900 tonnellate di merci per chilometro di rete, a fronte della media nazionale di 7.100, una delle concentrazioni più alte del mondo. Sono queste le cifre che disegnano l'emergenza lombarda. Una situazione che ha portato le autostrade al collasso e che provoca soprattutto un carico inquinante insostenibile in una regione che già deve fare i conti con un clima poco favorevole allo smaltimento di gas e polveri sottili.
«Il dramma italiano — dice Piero Luzzati, direttore della Confetra, la confederazione che raggruppa gli imprenditori della spedizione — è che tutti noi vorremmo trasportare le merci su rotaia, la domanda esiste ed è forte. Ma non c'è offerta, i servizi offerti da Trenitalia sono allo sfascio».
Lo sostiene anche Balotta: «La situazione continua a peggiorare. Lo scorso anno il trasporto su rotaia ha perso il 7%, quest'anno il calo si avvia verso il raddoppio. Nel 1985 il 14% delle merci viaggiava su rotaia, oggi soltanto il 7%, contro il 14-16% di Francia e Germania. In Italia, poi, costa meno il trasporto su gomma, con il treno si paga di più e non si ha la certezza sui tempi di arrivo a destinazione».
«La congestione — dice il presidente della Confindustria lombarda, Giuseppe Fontana — rappresenta un freno pesantissimo per la competitività delle imprese. Nel 2010 in Lombardia, se venissero realizzate Pedemontana, Brebemi e Tem, la velocità media nelle ore di punta dei veicoli sul sistema autostradale e tangenziale milanese sarebbe di 72 km/h, mentre, in assenza di essi, la velocità media sarà di 23 km/h».
Con questo sistema non c'è nulla da commentare io sono un ex ferroviere, la merce sui binari non fa quadagnare a nessuno da solo fastidio a dirigenti i cosiddetti quadri messi dai sindacati.