«Con quelle immagini terribili Israele premia Hezbollah»
di Tony Jop
«Che errore, che boomerang spaventoso: hezbollah sta ottenendo quello che vuole; Israele, sotto il bombardamento delle immagini di quei bimbi tra le macerie sta rischiando una sconfitta epocale». Moni, non ti ho mai sentito parlare così, fuor dall’epica del palco, sembri un profeta, uno che spiana una strada dove prima non c’era... «C’è che in guerra gli errori non esistono, c’è solo la guerra, la guerra ha un suo linguaggio terribile che se la ride del politicamente corretto,del fair play, delle bombe intelligenti. Tutte stronzate».
Ragioniamo: attraversiamo un’epoca nella quale le sole bombe intelligenti sembrano le immagini...
«Decidendo di affrontare la vicenda sotto il profilo della comunicazione - e faccio fatica a imboccare questo sentiero in una tragedia di queste dimensioni - devo dire che Israele con la sua aggressività militare nel sud del Libano si sta progressivamente chiudendo in una solitudine afasica. Non può dire, parlare di fronte alla comunità internazionale che le restituisce sul tavolo della comunicazione le foto sugli effetti dei suoi bombardamenti. Può solo accennare a un “mi dispiace”, “è stato un errore”. Ma quando sei nelle condizioni di reagire in questo modo hai già perso, stai perdendo; e ora che si fa?»
Questo te lo dovevo chiedere io. Proseguiamo su questa pista in qualche modo tecnologica: perché Israele non riesce a comunicare? Perché si tuffa così disastrosamente nell’impopolarità?
«E chi lo sa. Israele sembra chiuso in una logica primitiva: mi sento minacciato, ma sono forte e te lo dimostro picchiando duro chi assedia la mia sicurezza. Questo, pur partendo da verità incontestabili: che gli hezbollah hanno provocato, sparato, rapito soldati di Israele. Penso che lo stato di Israele abbia semplicemente abboccato all’amo di una cultura, quella degli hezbollah, che stima niente la vita umana ma che sa giocare con grande accortezza, tanto da procurarsi ciò che le serve: le orrende immagini di quei bimbi senza vita tra le braccia dei soccorritori...».
Siamo nei tempi giusti: cosa ti ricorda il potere di queste foto?
«Che chi di immagine ferisce, di immagine perisce. L’uso contundente della «visione» delle Twin Towers che si sciolgono nella polvere di New York è un fatto, il precedente, il pretesto. Tutto origina da lì, lo sappiamo. Così, le foto che campeggiano oggi sui giornali di tutto il mondo vengono usate in modo contundente dalla stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione del mondo arabo. Cosa ne verrà non lo so, ma è difficile pensare che l’inseminazione dell’odio non dia i suoi frutti. Così, ora siamo autorizzati a temere che la cronaca ci restituisca nel prossimo futuro le immagini di un centro ebraico in fiamme, di una sinagoga sventrata e il pendolo della comunicazione si dovrà ricollocare. È la depravazione delle immagini con la quale facciamo i conti ogni giorno».
Lo ammetto, mi fa disperare il timore che in Israele non ci sia percezione della negatività di questo pendolo, per Israele come per tutto l’ebraismo...
«C’è in gioco la sensibilità particolare di un popolo che ha rischiato l’estinzione dalla faccia della terra per scelta chirurgica. Da qui si attivano meccanismi di reazione che possono apparire e che possono essere inaccettabili. Ma questa ipersensibilità è, lo dicevo, un boomerang. Devono fermarsi, riflettere su quel stanno facendo e sull’impatto anche visivo delle loro azioni. Forse è venuto il momento di smetterla anche l’unilateralismo, si torni alla strada indicata da Rabin, non ce ne sono altre».
Ma l’opinione pubblica in Israele è in larghissima parte schierata con l’esercito nel sud del Libano...
«Vedi, ora sono sicuro che Gino Strada avesse ragione, completamente ragione sulla guerra, sulle armi, sulla soluzione armata dei conflitti. Se c’era bisogno di una verifica l’abbiamo tra le mani, non abbiamo alternative alla ragione, non ce l’ha neanche Israele. La guerra è quella che è stata catturata da quelle foto, sono forse immagini di una vittoria?».
l'unico israeliano buono...
Marx è morto, Rabin (e Sadat) sono morti, e neanch'io mi sento tanto bene...
Carolina