Liberali di ritorno
di Marco Travaglio
In un film di Carlo Verdone, un ragazzo avviata sulla cattiva strada viene convinto dal padre a confrontarsi con un prete moderno e progressista. Questi (Verdone) cita alcune frasi del Vangelo, ma non gli viene il nome di chi le ha pronunciate. Il padre, disperato, sbotta: “Gesù Cristo, padre, se chiama Gesù Cristo! Padre, ahò, te mancano proprio li fondamentali!”. Vien da dire la stessa cosa - “Ve mancano li fondamentali!” - ai tanti sedicenti “liberali” che si accalcano intorno al tema dell’indulto e, più in generale, della giustizia. Ci sono i finti liberali di andata, quelli che credono di esserlo sempre stati (in realtà erano craxiani), come Piero Ostellino. E quelli di ritorno, che nel girone d’andata erano comunisti o extraparlamentari di sinistra e, per quanti sforzi facciano, non riescono proprio ad assimilare concetti semplici come legalità, Stato di diritto, giustizia uguale per tutti. E’ più forte di loro. E’ il caso, per esempio, del Platinette Barbuto, di Pigi Cerchiobattista e dei maestrini clandestini del “Riformista”, tutti attoniti per l’insistenza dei “giustizialisti” sui reati dei colletti bianchi. Domenica scorsa Barbara Spinelli, raro esemplare di liberale vera, metteva in fila sulla Stampa alcuni paletti facili facili: la giustizia non è giustizialismo, la morale non è moralismo e guai a “sconnettere la cultura della legalità dall’economia come se non ne fosse parte fondamentale”, altrimenti “la democrazia e il mercato diventano diseducativi e distorti, e muoiono”. Anche l’ex comunista Michele Serra, rara avis, scrive su Repubblica:“Un gruppetto di impuniti negli ultimi anni ha attrezzato mezza politica e mezzo paese al solo scopo di far passare il sentimento di giustizia e di uguaglianza di fronte alla legge per inutile morchia forcaiola. Giustizia e uguaglianza sono pure loro cose di sinistra”. Cose di buon senso, che però faticano a far breccia tra i finti liberali di andata e di ritorno.
Ostellino scrive che in America uno come Moggi sarebbe “studiato nelle università” e promosso “capo della Fifa”, mentre il nostro “piccolo paese“ è ammorbato da “grandi moralizzatori che fanno fortuna sollevando polveroni giudiziari spacciandoli per Giustizia”. Forse bisognerebbe raccontargli la storia di Ken Lay, il big boss della Enron morto d’infarto il 6 luglio dopo la condanna per un crac un po’ meno grave di Parmalat: diversamente da Tanzi, miracolato dall’indulto, Lay rischiava 165 anni. Nel nostro “piccolo paese” gli Ostellini avrebbero accusato i giudici di averlo ammazzato. Negli Usa non han fatto una piega. Perché nei paesi davvero liberali chi delinque contro il mercato è considerato più dannoso di chi ammazza qualcuno: se ammazzi, danneggi uno solo; se violi le leggi del mercato, danneggi tutti, e °© quel che è più grave °© mini il sistema. Con l’indulto, Lay sarebbe sceso da 165 a 162 anni: una pena accettabile. Ma in America, come quasi dappertutto, l’indulto non esiste: manca proprio la parola sul vocabolario. Il Riformista, restando serio, paragona l’indulto all’amnistia di Togliatti che nel ‘46 sanò i delitti della guerra civile, provocando probabilmente qualche smottamento nella tomba del Migliore accostato a Clemente Mastella. È la stessa logica (si fa per dire) dello “scambio di prigionieri” evocato da “Liberazione”. Come se la guerra fra partigiani e repubblichini c’entrasse qualcosa con i reati comuni commessi in tempo di pace da tangentari, bancarottieri e furbetti che derubavano a man salva migliaia di cittadini inermi, senza sospettare che un giorno qualcuno li avrebbe elevati al rango di combattenti per la libertà.
Così l’”indulto per i poveracci” risparmierà financo gli arresti domiciliari a Cesare Previti e Pacini Battaglia, che per essere dei poveracci se la passano piuttosto bene. Previti, oltre a conservare l’indennità di parlamentare in barba all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ha anche la scorta dello Stato: praticamente lo stipendiamo e lo proteggiamo noi. Ora minaccia di trascorrere l’affidamento ai servizi sociali alla Caritas, nel qual caso toccherà scortare pure la Caritas. Un altro “poveraccio” miracolato è il professor Di Summa, il cardiochirurgo torinese che ha confessato un bel po’ di tangenti ed è pure imputato di omicidio colposo per aver impiantato valvole difettose su pazienti poi finiti al Creatore: fra indulto e prescrizione, non farà un giorno di carcere. E non basta: l’onorevole rosapugnista Buemi, autore dell’indulto, dichiara che “la professionalità del professore non dev’essere dispersa: in Italia non possiamo permetterci di perdere le sue capacità”. Le manette, sul colletto bianco, stonano. E ancor più sul camice bianco.
No, mi dispiace ma questa da Travaglio non me l'aspettavo!
Ma come si fa a citare in maniera scorretta una delle scene cult del cinema! Avesse chiesto al primo passante, qui a Roma, non sarebbe incappato in una simile onta.
Ve lo correggo: il prete, riferendosi al "lavarsene le mani" dice " come fece Ponzio Pilato davanti a ... davanti a..." e lì, di fronte a una incertezza del genere il padre (il grande Mario Brega) sbotta: "A nostro Signore, Arfio, che cazzo! manco le basi del mestiere!".
Non "i fondamentali", ma " le basi del mestiere", e anche se il concetto può essere analogo se si fa una citazione deve essere corretta.
Oppure può sorgere il dubbio che Travaglio sbagli anche quando cita sentenze e leggi.
e che c'è da commentare ?
c'è solo da vergognarsi di vivere nel paese degl'inciucioni.
vabbè valeria, Marco spesso va " a braccio " mica lo possiamo condannare se non ricorda le battute di un film..:-)
Sora valeria può stare tranquilla ed un errore di Travaglio su Verdone è perdonabile :-P
Stamattina in edicola ho trovato di cattivo gusto la copertina di Gente, con tanto di modella in pigiama e cappello a strisce, che lanciava “la dieta del carcerato”. Pensate che figata, Ricucci (da qui è nata la superba trovata giornalistica) ha perso 12 kg in tre mesi. Che fortunato, che privilegiato, che invidiabile figurino, giusto in tempo per l’estate. Ora aspetto, dallo stesso giornale o da testate concorrenti, altre strepitose mode alimentari: suggerisco la dieta del disoccupato, la dieta dell’extracomunitario sul gommone, la dieta del malato terminale.
Erano usciti dal carcere di Macomer alle 18, beneficiando dell’indulto, ma alle 23 sono stati nuovamente arrestati per resistenza a pubblico ufficiale, minacce, violenza e danneggiamento. Protagonisti Massimiliano Formula, 32 anni e Raimondo Muntoni, 28. Un altro caso, più grave almeno nell’intenzione, si è verificato a Genova: un uomo, Giovanni Calassi, 45 anni, è stato arrestato per tentata rapina cinque ore dopo essere stato scarcerato. Sono questi alcuni tristi epiloghi delle migliaia di scarcerazioni avvenute ieri dopo l’applicazione dell’indulto.
Repubbica IT.
*...ho trovato di cattivo gusto la copertina di Gente...*
Incazzatevi con il direttore...
Secondo me, quando si fa una citazione, mettendo la frase tra virgolette, deve essere esatta, che si citi una sentenza, Hegel o Verdone.
Altrimenti, si può scrivere qualcosa tipo "la frase suonava più o meno così", "il concetto era all'incirca questo".
Magari Alberto o altri giornalisti potranno dirmi se esiste una regola del genere o se si può citare "a braccio" senza specificare che si riporta un concetto e non la frase esatta.
Ha ragione Valeria,poi quell'introduzione sul ragazzo avviato alla cattiva strada!!?!!!
Era una specie di hippy nostrano mica un criminale,
va be' spero che nessuno qui si sia fidanzato il con
il beriatravaglio,va fatta un po' di strada insieme poi amici come prima.
La teppaglia come Ostellino non va neanche commentata,troppo vigliacchi per fare i ladri in prima persona,ripiegano sul servilismo prezzolato
solo perchè questo ancora non ha ancora rilevanza penale,dovesse in futuro averla,state tranquilli
non esiterebbero a darsi alla prostituzione sessuale pur di racimolare qualche spettanza in più...