Sergio Cofferati ha gettato la maschera da tempo, ormai non mi meraviglio più di niente. E' la prova che per ricostruire una forza che si batta per una società migliore non è necessario aspettare che scendano leader e leaderini dal cielo ad indicare la via. Io fui tra i tanti ad illudermi all'epoca dello scontro sull'articolo 18, se penso alla manifestazione del 23 marzo 2002 cui partecipai mi vengono le lacrime agli occhi tanta fu l'emozione e la convinzione che si stava rimettendo in moto un processo virtuoso. Col tempo ho capito che non è stato così, che i leader, si chiamino Bertinotti, Cofferati e D'Alema, sono bravi a sfruttare il trasporto e la passione del popolo di sinistra, ma poi fanno prevalere sempre e comunque un tornaconto privato. Bisogna organizzarsi dal basso, organizzarsi con la rete, organizzarsi nelle città, ovunque sia possibile e in ogni modo possibile per rilanciare le questioni poste oltre un secolo fa dal movimento socialista. La situazione mondiale è gravissima e c'è bisogno di partecipazione autentica, con il rinnovamento delle forme stesse della militanza politica (sì, militanza, perchè bisogna tornare ad essere militanti). I leader verranno dopo, e comunque bisogna una volta per tutte abbandonare il feticcio del Grande Timoniere che periodicamente seduce il cittadino di sinistra, per poi inevitabilmente abbandonarlo. Certo, le parole di Cofferati mi toccano lo stomaco.