«Iraq a un passo dalla guerra civile»
Lo ammette il generale Abizid nel corso di un’audizione al Senato Usa
Per la prima volta il Pentagono ha ammesso ieri che la situazione in Iraq è tanto grave da poter precipitare in una guerra civile. Il generale John Abizaid, numero uno del Comando centrale (Centcom) delle forze americane, nel corso di un’ audizione di fronte al Congresso avvenuta ieri, ha affermato che «la violenza settaria è attualmente ai livelli peggiori che abbia mai visto», e potrebbe sfociare in una vera e propria guerra civile, se non sarà contenuta dall'azione congiunta delle truppe americane e dell'esercito regolare iracheno. Per questo - ha sottolineato il responsabile di tutte le forze Usa, dal Corno d'Africa all'Asia centrale - «è necessario rendere Baghdad sicura al più presto». Abizaid si è detto ottimista riguardo al fatto che, in questo modo, «il precipitare della situazione potrà essere evitato». Abizaid ha risposto alle domande poste dai membri della commissione Forze armate del Senato, testimoniando insieme al ministro della Difesa Donald Rumsfeld e al generale Peter Pace, capo degli Stati Maggiori, in un'atmosfera di forte tensione per le domande incalzanti dei senatori, soprattutto dei democratici all'opposizione. Il generale Pace ha espresso un parere più prudente, limitandosi ad affermare che il rischio di una guerra civile «esiste, ma al momento è solo una possibilità, non un fatto». E, ha specificato, il compito di evitare una guerra civile «spetta al popolo e al governo iracheni», poichè le tensioni saranno superate solo quando «sunniti e sciiti ameranno i propri figli più di quanto si odino gli uni con gli altri». Il capo del Pentagono Rumsfeld ha ripetuto con l’immancabile retorica che «il futuro dell'Iraq è nelle mani del popolo iracheno», ma si è ben guardato dal commentare le parole del generale Abizaid che suonano come il riconoscimento del fallimento della strategia fin qui adotatta.
Rumsfeld era stato quasi trascinato a forza in Senato, dopo che martedì aveva affermato di «non avere tempo» per discutere della guerra in Iraq. Rumsfeld, che non compariva in Congresso da febbraio, È stata proprio Hillary Clinton a sferrare ieri l'attacco più duro all'operato di Rumsfeld e dell'Amministrazione Bush in Medio Oriente, criticando numerosi aspetti dell'occupazione militare in Iraq e in Afghanistan. I Taleban, dati per sconfitti nel 2002 e nel 2004, avrebbero in realtà perpetrato un numero sempre crescente di attentati - ha rilevato Hillary Clinton.
In Iraq intanto si annunciano altre giornate di violenza. Il leader fondamentalista Al Sadr ha convocato per oggi a Baghdad una manifestazione per solidarizzare con Hezbollah e contro Israele. La tensione è altissima anche perchè ieri le truppe statunitensi hanno sparato contro un autobus di manifestanti sciiti che da Najaf si stavano dirigendo a Baghdad appunto per prendere parte alla manifestazione in programma per oggi.
C'est la vie!!
Quando la si capirà che 'sta gente nun finirà mai de facce ammazza' mentre lori se ne stanno ar carduccio coi loro culoni ben piantati su le poltrone en pelle umana??
E bravo il Donald. Che bella figura di democratico!
Chissà se stamattina è andato a messa (o al sermone)
Meno male che Fidel Castro sta per morire (o è gia morto) così, per fortuna, anche Cuba potrà godere della vera "DEMOCRAZIA" che gli Usa potranno colà esportare.
Que viva Cuba libre!!
Abajo el Che!!
Abajo Fidel!!
pezzo di merda! tra un meeting della bilderberg e uno della carlyle e' troppo impeganto a contare i miliardi. la guerra e' l'affare, si sa.
(fatevi una paio di risate con uolcherbusc:
http://video.google.co.uk/videoplay?docid=-869183917758574879&q=bush)
Hai capito Hillary! Ha chiesto pure le dimissioni di Rumsfeld per la chiara incompetenza mostrata.
Ma il bello sono le repliche di Rumsfeld: "Are there setbacks? Yes. Are there things that people can't anticipate? Yes. Does the enemy have a brain and continue to make adjustments on the ground requiring our forces to make adjustments? You bet," Trad.: Ahò, e mica c'ho la palla de cristallo! Impagabile.