Non c'è una recensione di questo film che ne abbia colto il valore. Le leggi e ti domandi se i cosiddetti
recensori l'hanno visto. Perché le mele di Adamo non è un film su "un neo nazista che viene affidato a padre Ivan", ma un'allegoria, in cui i personaggi sono solo tessere di un puzzle teologico-filosofico che prende avvio dal libro di Giobbe, attraversoa il Nuovo Testamento per atterrare nel superuomo di Nietzsche. Il tutto in 90 minuti di sottile ironia scandinava, maledettamente seria come si conviene ai danesi, eppure carica di un sotttile senso dell'umorismo che non scardina la profondità del messaggio.
Quello che Le mele di Adamo ci vuuole dire, è che nella vita occorre crederci, sempre e comunque, fino in fondo. Bisogna crederci, indipendentemente dal risultato che si vuolke ottenere. Bisogna crederci anche se tutto è contro, se devi fare una torta ma l'albero delle mele è andato mangiato dai corvi, le mele hanno i vermi, l'albero è completamente bruciato, se il tuo amico ha preso una pistolettata in testa. Bisogna crederci, indipendentemente da Dio e dal diavolo, perché l'unico che può riuscirci è l'uomo che ci crede.
Tra l'invasione di fuffa estiva, un film molto apprezzato all'estero, che meriterebbe ben altra attenzione in Italia.