«Meglio la lamiera che il lager dei Cpt»
di Susanna Ripamonti
«NE HO PIENE LE SCATOLE, non ne posso più di queste anime candide che vengono a darci lezioni di democrazia e in compenso sanno proporre solo i lager dei Cpt». Flavio Zanonato, sindaco di Padova, che rischia di passare alla storia per un muro che non
ha mai eretto, si è ritirato per qualche giorno in un rifugio ad alta quota per riprender fiato. Ma anche lì il telefonino continua a squillare e vaglielo a spiegare a Fassino e ai vari sottosegretari che lo tempestano di telefonate, che il «muro» di via Anelli è una fantasiosa iperbole del linguaggio giornalistico, che lui ha solo rafforzato con dei pannelli di lamiera una recinzione che esisteva da più di dieci anni e che quello che sta facendo la giunta è l'esatto contrario: radere al suolo un ghetto e dare una casa agli immigrati che ci abitano.
Sindaco, però ammetterà che quel muro, steccato, recinzione, lo chiami come vuole, non è una bella immagine: è il simbolo della separazione e non certo dell'integrazione.
«Non lo ammetto affatto. In tutta questa faccenda c'è un'ipocrisia che trovo vomitevole. Quella recinzione esiste da anni, serve ad impedire che gli spacciatori entrino ed escano liberamente, serve a facilitare il controllo da parte delle forze di polizia. Era rotta, l'abbiamo rafforzata, ma se mi permette c'è una bella differenza tra una recinzione di lamiera e il muro di Berlino, quello di Sharon o il Vallo Adriano. C'è una retorica disgustosa, per cui per anni si è tollerata la sconcezza di quel ghetto in cui vivono immigrati, anche loro costretti a subire la prepotenza degli spacciatori e il degrado. E adesso che la giunta ha deciso di risolvere la situazione, di sgomberare le palazzine, di dare una casa a quelli che ci abitano, l'unica cosa di cui si farnetica è il cosiddetto muro. Quando sento Galan che parla del “muro che separa il bene dal male” provo un senso di nausea».
Sindaco, non è solo la destra che la attacca. Da una giunta di sinistra magari ci si aspettava che le recinzioni venissero abbattute e non rinforzate.
«Facciamola finita con questa ipocrisia all'italiana. Lì, dovevamo evitare che gli spacciatori facessero libero mercato e ci voleva una barriera per impedire il passaggio: era un problema di ordine pubblico e non una strategia per ingabbiare gli immigrati. Vogliamo capirlo o no? Ma mi faccia capire: esistono recinzioni di destra e recinzioni di sinistra? Oppure la recinzione è di destra e lo spaccio è di sinistra? Noi le barriere le stiamo abbattendo nei fatti, risolvendo alla radice il problema».
In quanto tempo pensate di abbattere tutto, ghetto e muro?
«Abbiamo già svuotato tre delle sei palazzine della "Serenissima", abbiamo dato una casa civile, a un prezzo ragionevole, a 350 famiglie di immigrati. Li abbiamo inseriti in tutte le zone della città, senza creare nuovi ghetti e preoccupandoci di accompagnare il loro inserimento, parlando coi loro vicini di casa e creando una disponibilità all'accoglienza. Si tratta di centinaia di stranieri che sono andati ad abitare in tutta la città. E in due anni non mi è mai arrivata neppure una riga di protesta, neppure una lamentela. A ottobre chiuderemo la quarta palazzina e trasferiremo altre 50 persone e entro il 2008 il ghetto non esisterà più, ma servono altri 200 alloggi e io non ho case a go-go. Ha idea di cosa vuol dire trovare 600 appartamenti in una città di 200 mila abitanti? E a Padova ci sono venti mila immigrati, perfettamente inseriti, che non hanno mai creato problemi».
Fini ha dichiarato che bisogna fare subito un Cpt padovano.
«Eccoli lì quelli che sono contro il muro, ma sono a favorevoli ai lager. E come sarà il muro del Cpt, d'aria? È una proposta che non sta né in cielo né in terra ed è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno. A Padova lavoriamo per dare il voto agli immigrati, per facilitare la loro integrazione, costruiremo una nuova moschea e anche una chiesa ortodossa perchè abbiamo 2600 moldavi che non hanno un loro luogo di culto. Il Cpt se lo scordino».