assolutamente da apprezzare la statura morale di uomo che con dei libri bellissimi ha cercato di svegliare il proprio popolo dal buio della storura ideologica e della folle cieca rabbia... sono le storie come queste che fanno capire quanto l'occidente sia responsabile anche delle proprie vittime...
non vorrei fare la solita parte da sciacallo, ma agli inizi della guerra sia grossman sia oz sia yeoushua hanno ampliamente giustificato l'intervento militare, questi sono i risultati.
Concordo con Berja, il padre ha detto che la guerra è giusta? Che il fulmine di Jeovah, Allah o Dio lo colga dove è più sensibile. Rispetto per la morte della persona, dell'essere umano, del giovane uomo, del figlio. Ma il dolore del padre non mi tocca.
Andrea elMac, sei un uomo veramente sensibile
il dolore di grossman va rispettato ma non enfatizzato, ricordiamoci anche il dolore dei genitori che dall'altra parte della barricata hanno perso i loro figli o del dolore di bambini rimasti orfani e che soffrono per le ferite, anche fisiche, riportate:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=2413
Credo che Grossman sia un uomo di pace, come lo è - per esempio - Furio Colombo. Per quanto mi senta agli antipodi rispetto alle scelte israeliane, rispetto il travaglio interiore di questi grandi personaggi di cultura, lacerati tra l'amore per la loro terra che sentono minacciata, il loro radicamento nella pace, le loro difficoltà a prendere una posizione. A maggior ragione li rispetto se sono colpiti da dolori terribili, come nel caso di Grossman, che non è un seminitaore d'odio alla Magdi Allam, ma un uomo cristallino e sensibile.
caro Alberto, la terra di Furio Colombo è l'Italia. Quella di Grossman è Israele. E, come larga parte della sinbistra israeliana (cioé di chi vive là) Grossman ha approvato le ragioni per cui questa guerra era iniziata. E io davvero non capisco se per te Israele è davvero minacciata (come pare a me, a Colombo e a Grossman) oppure no, come vanno delirando quelli che io-non-sono-antisemita-ma.
Caro Nissim, non lo so. In questi giorni di distacco dalle cose (un'oretta all'internet cafè con banda minima non mi basta a leggere tutto quello che vorrei) continuo a chiedermi la stessa cosa. Non credo di essere ancora in grado di darmi una risposta. Ma se ancora non ho condannato Israele senza appello come tanti, è proprio perché personaggi per me al di sopra di ogni sospetto - come Colombo, Grossman e Oz - hanno sostenuto la necessità di questa guerra che senza voci come le loro apparirebbe nulla più che una strage pianificata. Arrivo a dire che capisco chi, nonostante loro, la legge così, per esempio la mia amica Lia.
Quanto al "io-non-sono-antisemita-ma", su quello non mi riconosco. La situazione è tale per cui l'antisemitismo - almeno qui da noi - deve essere provato con certezza prima di essere invocato (su questo sono argomento ancora una volta con Moni).
Comunque, ripeto, non so davvero cosa pensare, salvo provare dolore per le troppe vittime innocenti.
Nel commento di Grossman emerge una visione del mondo che può servire a inquadrare i recenti commenti proguerra dei grandi scrittori israeliani: "ha realizzato il suo sogno di diventare comandante di un tank".
Alberto scrive:
La situazione è tale per cui l'antisemitismo - almeno qui da noi - deve essere provato con certezza prima di essere invocato
Ah si? E da quando?
Nel commento di Grossman emerge una visione del mondo che può servire a inquadrare i recenti commenti proguerra dei grandi scrittori israeliani: "ha realizzato il suo sogno di diventare comandante di un tank".
questa e', grossomodo, una gran cazzata.
l'esercito israeliano, con i suoi difetti di esercito (occupante, spesso), e' enormemente distante da qualsiasi esercito europeo, tranne forse gli eserciti svizzero e svedese; tsahal e' una sorta di milizia popolare molto ben organizzata e in cui la partecipazione dei cittadini e' molto presente.
non deve stupire quindi che il figlio di un noto pacifista (anche se questi negli anni si e' molto initiepidito) volesse diventare comandante di un merkava, vi ricordo che il primo israeliano ad essere ferito (gravemente) durante una delle manifestazioni contro il muro era un anarchico che aveva fatto il militare nei golani, sarebbe come se in italia durante una manifestazione contro i cpt venisse pestato un ex-paracadutista, abbastanza assurdo per noi, comune in israele.
israele ha dovuto inventarsi una identita' militare subito dopo la shoa' e ci si e' successivamente identificata (forse un po' troppo, in verita'), questa identificazione e' capillare e diffusissima in tutti i ceti e tra persone di tutte le idee politiche, tant'e' che viene ritenuto parte del "cursus honorum" di gran parte dei politici israeliani un lungo periodo passato nell'esercito.
la cosa che non va proprio e' l'aver parlato di "guerra giusta", sara' uomo di pace, non metto in dubbio, ma esiste una "guerra giusta" che colpisce i civili a beirut quando le posizioni militari hezbollah sono al confine?
E da quando?
da quando e' possibile andare a guardare le fonti che citano i novelli cripto-antisemiti: blondet per primo.
Tra l'autodifesa e la strage pianificata esistono infiniti gradi di separazione. Tra affermare il diritto vitale a tutelarsi e a rispondere alle minacce e l'autorizzare un'operazione di distruzione di larga scala di un paese confinante ce ne passa.
Ci si può anche fermare prima di arrivare alla strage per chiedersi se abbia senso e lungimiranza o se sia moralmente accettabile questa condotta. E se le indiscrezioni di Hersh e altri su un'operazione studiata a tavolino già da primavera dovessero risultare fondate sarebbe un aggravante, ma quello a cui abbiamo assistito è in ogni caso sbagliato, anche se frutto di un'esuberante spontaneità.
In realtà io penso che questo bombardamento a tappeto sia il risultato, a seconda dei livelli di responsabilità politica, sia di un piano preordinato, sia di un modus operandi, sia di una spontanea reazione alla paura di trovarsi accerchiati.
Gli intellettuali progressisti israeliani purtroppo hanno contribuito all'opera di rimozione di tutti questi passaggi logici dalla percezione collettiva e così facendo hanno svolto un compito importante nel guadagnare consensi all'operazione israeliana. Tanti hanno potuto leggere sulla stampa internazionale queste appassionate prese di posizione convincendosi che se anche persone di questo calibro si dichiaravano a favore della guerra un fondamento per tutto questo dovesse esserci.
Ma mentre loro si battevano per un concetto, in quanto tale assoluto e incontestabile, l'effetto pratico di questa mobilitazione è stato il via libera a un attacco nelle parole di Olmert "senza limiti" e contro l'intero popolo libanese. Solo alla terza settimana di scontri e di fronte ai magri risultati ottenuti, hanno pensato che un principio andasse coniugato con una realtà concreta fatta di opportunità, di persone in carne ed ossa e contraddizioni.
Il messaggio che la sicurezza israeliana sia un obiettivo da perseguire ad ogni costo, anche distruggendo la società libanese, è arrivato brutalmente a destinazione dall'altro lato del confine. E se c'era un popolo (e non una nomenklatura) con cui Israele poteva aspirare ad un mutuo riconoscimento, basato anche su affinità e non solo su convenienze, quello era il libanese. Ora non ne vogliono più sapere assolutamente nulla, né di Halutz, né di Grossman, né di Peace Now.
Grossman del terzetto storico, nella omologazione delle posizioni, è stato quello che si è mantenuto più lucido, avvertendo da subito che probabilmente non si sarebbe concluso niente di buono, come la storia degli interventi in Libano stava lì a testimoniare. Mentre Oz si è limitato a fotocopiare i comunicati dello stato maggiore e Yehoshua ci ha chiarito che lui preferirebbe vedere l'odio dei vicini accrescersi piuttosto che avere dei missili alla fronteria (accontentato).
Sulle responsabilità della sinistra israeliana nel lasciar precipitare le cose negli ultimi anni ha scritto parecchio Itzhak Laor: per esempio.
l'intervento di yehoshua l'ho ascoltato pure io e il primo commento che mi e' venuto in mente spontaneamente riguardo a meglio odio che missili e' stato "ma che gran coglionata".
puzza tanto di "molti nemici, molto onore" un artificio retorico per dire "ci siamo infilati in un pantano fetido ma dobbiamo far finta che ci piaccia".
non crede yehoshua che chi odia si possa servire di sassi e bastoni invece che di missili?
non crede che l'odio possa fomentare nuove ondate di attacchi suicidi?