L'intelligenza decrescente
di Giovanni Sartori
Leggo che uno studio di una Università americana scopre che noi — noi genere umano — stiamo diventando non solo più longevi, più alti, più belli, ma anche più intelligenti. Questa proprio non me l'aspettavo. Ho sempre considerato Aristotele intellettualmente imbattibile, anche se vecchio di più di duemila anni. Confucio, ancora molto più antico, resta forse il più saggio di tutti i saggi. Quando il Medioevo tornò a scoprire gli antichi li vide come giganti i cui successori erano al paragone dei nani; e nel chiedersi come loro, i nani, potevano essere «all'altezza» escogitarono il rimedio di arrampicarsi sulle spalle, o anche sopra la testa, dei giganti. Soluzione ingegnosa che però non ci è più di aiuto, visto che la rivoluzione giovanile, o giovanilista, del '68 ha cancellato i giganti e interrotto la trasmissione culturale tra il passato e il presente.
Tornando al punto, la questione dipende da come l'intelligenza viene definita; e per l'appunto il concetto di intelligenza sfugge quasi più di ogni altro al nostro intelligere.
Se ne possono dare diecine e diecine di definizioni (nonché centinaia di misure). Nulla di male, perciò, se in questo mare magno propongo questa mia definizione: una persona è intelligente (potenzialmente,
in nuce) se sa riconoscere e apprezzare l'intelligenza di un altro. Se no, è stupida. Carlo Maria Cipolla in un suo delizioso divertissement
stabilisce che lo stupido è chi fa non soltanto il male degli altri ma, senza volerlo, anche il male proprio. Parallelamente direi così: lo stupido non individua il non-stupido, e quindi non ha motivo di ascoltare nessuno né di dar retta a nessuno. Essendo stupido sa già tutto da sé; e semmai l'intelligente è lui.
Dunque basta cambiare definizione per cambiare il discorso che ne discende. E certo la mia definizione già mette di per sé in serio dubbio la tesi della «intelligenza crescente». Ma la tesi contraria dell'«intelligenza decrescente» è anche sostenuta da forti prove. La prima è nel mio argomento sull'homo
videns che soppianta l'homo sapiens sapiens confinandolo al piccolo mondo delle cose visibili, rendendolo incapace di astrazione, e anche ormai di capacità di concentrazione. (I nostri ragazzi non sanno stare attenti per più di 15 minuti e sfuggono al loro
taedium vitae con un incessante divagare e svagarsi).
C'è poi, in secondo luogo, il gravissimo problema di come il pianeta Terra possa sostenere più di sei miliardi di viventi (ancora in forte crescita) senza collassare. Questo collasso è evidenziato dal fatto che respiriamo aria sempre più avvelenata, che la terra è sempre più scaldata (assieme ai mari) dai gas serra che immettiamo nell'atmosfera, che il clima sta pericolosamente cambiando, che l'acqua è sempre più scarsa (così come lo sono le risorse energetiche), e così via. Eppure i più — ancora moltissimi — di questa imminente catastrofe ecologica se ne infischiano. Se ne infischiano perché non ascoltano e non danno credito agli scienziati e agli esperti che in grandissima maggioranza denunziano questa situazione. Il che equivale a dire, per la mia definizione, che siamo stupidi, e anzi più stupidi che mai vista l'enormità del problema.
Oggi, Ferragosto, è il grande giorno di festa-vacanza nel quale fuggiamo la città, cerchiamo il mare, la montagna, la campagna. Il mezzo dell'agosto è un momento di ritorno alla natura. Ma se davvero amiamo la natura, allora lo dobbiamo dimostrare con il proponimento di esserne amico e non nemico, con il proponimento di salvarla. Tra l'altro, salvare madre natura — la Terra — è salvare noi stessi. Oppure siamo tanto stupidi da scoprire che siamo morti solo quando lo siamo già?
Purtroppo siamo fallati già a livello genetico: l'evoluzione fa sì che vengano avvantaggiate la generazione attuale e quella successiva, ma niente di più. È ovvio che sia così, dato che nella quasi totalità dell'esistenza umana sulla Terra non siamo stati in grado di fare danni a livello planetario. Ora siamo in grado di farli, e gli esiti possibili sono due: o ci sarà un volontario, generalizzato e rapido cambiamento di coscienza (cosa di cui dubito), oppure sarà ancora una volta l'evoluzione, con tutta la sua violenza, a fare il suo corso.
Bella la riflessione di Sartori sulla rivoluzione giovanile del '68 che, facendo tabula rasa delle conoscenze del passato, ci ha portato nel grande mare di ignoranza che c'e' oggi sia fra le classi dirigenti, che fra i comuni cittadini. Per non parlare di tutti i laureati in discipline sociali, che non sanno far di conto e che nutrono sempre di piu' le file dei disoccupati e dei precari.
Pur concordando con la sostanza dell'editoriale, non riesco a non segnalare una pecca nel ragionamento. Sartori confronta Confucio e Aristotele con la media dei nostri contemporanei: ma Confucio e Aristotele non rappresentano la media dei loro coevi. Un paragone più onesto sarebbe tra Aristotele e - dico il primo che mi capita - Stephen Hawking. O tra il medio ateniese che gioiva per la cicuta a Socrate e il medio ragazzotto con moto d'acqua.
Bella riflessione, Antonio, quella di Sartori, suggestiva, ma non posso condividerla. Lo spirito del '68 non affermava "che non si potesse salire sulle spalle degli uomini del passato" cioè, fuor di metafora, che non se ne potessero utilizzare le acquisizioni concettuali ed etiche; affermava invece "che ai giganti non si deve acquiescenza acritica". Solo il primo paradossale atteggiamento giustificherebbe il giudizio di S. sull'"interruzione nella trasmissione culturale". Al contrario, il '68 è stato "Rinascimento in piccolo", ci ha formato a sottoporre a verifica autonoma "le verità di Aristotele" e così, abbiamo scoperto che, in molti campi, non è vero che il sole gira intorno alla terra....
Concordo invece con te quando dici che oggi c'è un "grande mare di ignoranza, sia fra le classi dirigenti, che fra i comuni cittadini". Tema difficile; ma mi pare che S. si avvicini di più ad una spiegazione soddisfacente quanto contrappone l'homo videns all'homo sapiens.
Ieri ero al mare con mia moglie e mio figlio di 3 anni. Non c'era praticamente nessuno perché il cielo era stato nuvoloso per quasi tutto il giorno, ma per trovare un posto dove fare giocare il bimbo abbiamo dovuto sudare 7 camicie. In riva al mare, 5 ragazzi giocavano a pallone travolgendo tutto quello che gli capitava tra i piedi. In fondo alla spiaggia, dove abbiamo l'ombrellone noi, i più anziani giocavano a bocce e 2 ragazzini giocavano con le racchette. In mezzo tutta la spiaggia era deserta. Non potevano andarsene lì a giocare invece che starsene dove ravamo (ed avevamo diritto di stare) noi?
La riflessione di Sartori altro non è che la conferma della teoria dell'uomo-massa in espansione elaborata nel 1929 da Ortega Y Gasset. Siamo più intelligenti, ma come impieghiamo la nostra intelligenza? Con l'informatica. E i nostri giovani? Imparando a giocare alla playstation. Ma se non si impara qualcosa sulla natura e sulla storia fra qualche anno saremo fritti, o forse lo siamo già ora. I Romani dicevano che la storia è maestra di vita, ma oggi chi la studia veramente? Nessuno, e questo solo perché con la storia non si mangia. Io sono laureato in storia dell'arte ma faccio l'impiegato in un'azienda sanitaria, perché in un paese come il nostro che ha la maggior parte delle opere d'arte del mondo (chi dice il 40 e chi il 70%) i laureati in storia dell'arte restano disoccupati perché siamo nell'era della tecnologia. Tante volte mi sono sentito dire "Ma se volevi lavorare con la laurea, dovevi studiare ingengeria o informnatica, invece volete fare tutti i professori di Lettere". E tra 14 anni quando mio figlio finirà le superiori, se vorrà scegliere una facoltà universitaria probabilmente sarò costretto a dirgli lo stesso.La storica frase di Moretti "continuiamo così, facciamoci del male" sembra essere diventata il motto degli italiani.
Caro Doctor Pappiana, hai fatto bene a studiare storia, visto che era quello che ti piaceva. Anche nell'antichita' gli storici non erano pagati un granche', in generale erano nobili ricchi di famiglia che non avevano bisogno di lavorare. Magari, invece di lavorare in un'aziendda sanitaria dovresti trovare dei modi di valorizzare quello che hai studiato per essere piu' felice. I soldi non danno la felicita'.
Pappiana, in alternativa potresti occuparti di storia nel tempo libro. A quanddo la tua prossima pubblicazione di best seller storici?
"I nostri ragazzi non sanno stare attenti per più di 15 minuti e sfuggono al loro taedium vitae con un incessante divagare e svagarsi"
Uh, che bel luogo comune. Se tuo figlio ha una scarsa capacità di concentrazione sei proprio sicuro di non avere alcuna colpa, o genitore?
Doctor, per piacere, non dica informatica con quella spocchia: le scienze e la matematica (la matematica non è una scienza in senso stretto) non sono meno cultura della storia dell'arte. Senza nulla togliere alla storia dell'arte.
(Non ne posso più di vedere come uno scienziato medio sia in grado di leggere un saggio di storia, un umanista medio non sappia cosa sia un gruppo abeliano (e se ne vanti sciaguratamente), e sia il secondo ad essere considerato "colto", in questo cavolo di Paese figlio di Croce e Gentile.
Aggiungerei che, forse, se le scienze non fossero così trascurate, le facoltà umanistiche sarebbero meno affollate e avrebbero più posto per i veri appassionati.)
(http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo - nel caso in cui ve lo chiedeste. In termini di cultura matematica è come sapere che Colombo è sbarcato in America nel 1492. Ovviamente, al liceo non te ne parlano quasi mai: siamo troppo presi con la matematica pre-1850. E con le tragedie di Seneca.)
doctor pappiana :sono pochi i privilegiati che lavorano nel campo della loro laurea , e la maggior parte di loro questo privilegio lo pagano a caro prezzo , basta pensare agli insegnanti , precari a vita , o ai tanti professionisti che si avvantaggiano di laureati sottopagati che per anni fanno i galoppini
la metà di questa gente sarebbe ben felice di mettere la laurea nel cassetto per un posto fisso e sicuro come hai fatto tu .
l'essere laureati oggi (come ieri il diploma)è un valore aggiunto nella formazione di una persona , magari non ti darà un lavoro diretto ma sicuramente lo studio migliora una persona indipendentemente da quale sia .
quanto allo studio sull'intelligenza oggi penso che abbiamo più stimoli , un'alimentazione migliore e senza carenze nutritive (anzi)che influisce positivamente sul cervello e sopratutto la possibilità di istruirci
se i nostri avi avessero avuto le stesse cose sarebbero stati più intelligenti di noi di sicuro anche perchè a noi manca l'arte di arrangiarsi e la grinta di andare avanti , vivendo nel benessere .
torno ora da pantelleria.
isola bellissima.
infestata da quad. sembra quasi che non ne possano fare a meno.
a stromboli invece hanno comprato in massa dei motorini elettrici (anche perchè fortemente incentivati).
Restodelmondo, sono d'accordo con te. Gli storici di solido guardano al passato, gli scienziati guardano al futuro.
io penso che per quello che riguarda le sorti della nostra civilta' sia molto piu' ipmortante e utile affrontare il problema del uomo massa - a cui ha accennato sopra doctor pappiana - che non quello della presunta crescita o decrescita dell'intelligenza media del uomo.
l'uomo massa e' il nemico pubblico numero uno: e' tronfio, poco esigente con se stesso, considera la sua grande ignoranza un pregio, non ha alcuna coscienza dei propri limiti intellettuali e non, ha un'avversione per l'approfondimento, il concetto di bene comune gli e' estraneo, non ha alcun rispetto - e anzi quasi disprezza - chi e' culturalemte e intelettualmente piu' preparato di lui. inietta sempre piu' i sui letali memi nella biosfera umana, inquinandola e distruggendola a ritimo velocemente crescente.
sono d'accordissimo con restodelmondo sulla pari importanza e dignita' culturale del sapere scientifico e quello umanistico: pensare di progettare un futuro per la nostra civilta' senza un profondo rispetto e conoscenza di entrambi - sia a livello del singolo individuo che della societa' - significa condannarci all'estinzione. inbarazzante dover constatare quanto l'italia sia mediocre dal punto di vista dell'alfabetizzazione scientifica e matematica:
international comparison of mathematical literacy 2003 (alfabetizzazione studenti 15enni, tabelle comparative a fondo pagina)