Galli Della Loggia, perché detesti la società civile?
di Francesco Pardi
Sul Corriere alla vigilia di ferragosto Galli della Loggia registra e celebra la fine del mito della società civile. L'Italia operosa degli onesti contrapposta al sistema dei partiti che lottizza e corrompe: mito efficace a distruggere il sistema politico della Prima repubblica e a inoculare nel paese il virus dell'antipolitica. Mito oggi finalmente sfatato: non esiste una società civile buona contrapposta a una società politica cattiva. Anzi, al vuoto di quella buona società civile mai esistita, come commenta nel suo excursus storico, corrisponde invece solo il pieno delle corporazioni (tassisti, avvocati, notai, farmacisti...) schierate a difesa della propria utilità particolare contro l'interesse generale. Questa secondo Galli sarebbe l'unica genuina società esistente in Italia, tanto più ingombrante di fronte ad uno Stato incapace di far valere quell'interesse generale.
L'autore se ne duole a più riprese, ma nel suo lungo articolo brilla anche un'implicita soddisfazione: annichilire, addirittura senza menzionarla, la cittadinanza attiva che si è manifestata negli ultimi cinque anni. Essa viene ridotta a consistenza evanescente: il fantasma dell'antipolitica. Curiosa categoria per interpretare la più costante e profonda esperienza di partecipazione popolare alla politica degli ultimi anni. Infatti, anche adottando il metro della più disinvolta sottovalutazione, riesce difficile cancellarne il contributo democratico e riformista. Ha per prima dato il segnale della riscossa dopo la sconfitta elettorale del 2001, ha denunciato l'anomalia di un monopolista televisivo al vertice del potere politico. Ha esercitato un'intensa vigilanza contro le leggi ad personam; ha manifestato con continuità contro una politica estera prona al dettato della guerra preventiva. Ha accumulato le energie che si sono espresse nella sequenza delle vittorie elettorali, e senza alcuna ambiguità nelle primarie dell'ottobre 2005, e infine, vero capolavoro, ha dato un contributo insostituibile a cancellare la riforma della Costituzione imposta dal centrodestra. Vittoria più solida dell'ultimo successo nelle elezioni politiche, e col tempo si vedrà che serba in sé anche un maggiore valore strategico.
Ma tutto ciò agli occhi del professore non vale niente, se non è addirittura controproducente. La società civile, se non è un vuoto, è un pieno di antipolitica perché ha criticato e critica i partiti. Attività questa consentita solo agli specialisti. Infatti su questo terreno il professore si prende le sue libertà. Nel medesimo articolo arriva a sostenere che i partiti stessi terrebbero in vita il mito della società civile lusingando i diversi segmenti di elettorato. Meno esplicito è sulle condizioni che hanno permesso, secondo lui, alle famiglie corporative di modellare con la propria logica l'architettura dei poteri dello Stato e addirittura gli strumenti della democrazia come partiti e sindacati. E qui sarebbe ineludibile la domanda: se la politica vera possono farla solo i partiti, di chi, se non di essi, sarebbe la responsabilità dell'assenza dello Stato? Ma critiche così severe possono essere formulate solo da parte degli esperti; solo così avranno valore costruttivo.
Resta difficile capire su quali energie il professore conti per emendare il sistema politico dei difetti che gli attribuisce: la sua sola forza di persuasione? Se così fosse saremmo appesi tutti alla sua buona volontà. Speriamo. Nel frattempo la cittadinanza attiva potrebbe portarsi avanti con il lavoro.
Molti lettori dell'Unità continuano a chiedere: è mai possibile che dopo aver vinto le elezioni sulle reti pubbliche continui a comandare il padrone di prima? Vogliamo ricostruire una televisione pubblica non lottizzata e di grande qualità? E introdurre un po' di concorrenza nel mondo della televisione commerciale? E davvero si deve assistere inerti all'attuazione dell'ordinamento giudiziario voluto dal centrodestra? La legge elettorale poi è tema continuo di domande preoccupate; la più semplice: si è accorta l'Unione che col contributo delle liste civiche avrebbe avuto il premio di maggioranza al Senato in almeno altre due regioni (dove con le liste aveva vinto alle regionali) e oggi governerebbe senza patemi d'animo a ogni voto? Che cosa si aspetta a cambiare la legge elettorale? Poi c'è la questione del conflitto d'interessi che condensa in sé non solo le anomalie che ci hanno afflitto nell'ultima legislatura ma anche l'estrema difficoltà di distinguere tra interessi privati e pubblici in tutti i campi. Le voci contraddittorie sulle ipotesi di legge per il conflitto d'interessi non fanno ben sperare, ed è un eufemismo dire che non è stato apprezzato l'indulto a corruttori e falsificatori di bilanci.
Ma il tentativo, purtroppo subito ammorbidito, di intaccare alcune corporazioni, il progetto di dare agli immigrati stabili la cittadinanza, sono idee degne di un vero centrosinistra. La società civile potrebbe dimostrare di esistere avanzando proposte e suggerimenti realistici. Ci sono le condizioni per una nuova fase di partecipazione popolare alla politica. Se poi anche Galli della Loggia darà una mano tanto meglio.
Ci sono stati commenti a questo articolo di Della Loggia da Libero, il foglio, il giornale e la padania? grazie
Però, scusa Alberto, l'opinione di Pancho Pardi sulla "società civile" è un giudizio su sé stesso e la propria opera. Per riprendere un tuo titolo recente, direi: "Cosa ti aspettavi, che confermasse?". Penso che il movimento di partecipazione civile, l'entusiasmo che suscita in molti e il rifiuto istintivo che causa in altri, meritino una riflessione rispettosa, ma meno trionfalistica. Anzi, guarda, più rispettosa proprio perché meno trionfalistica.
"Per chi è giustamente indignato per l'indulto-insulto informo che è nato un sito tutto dedicato a questo problema: www.indultopoli.com Il sito cerca anche dei collaboratori e volontari in modo da poter creare un'efficace opposizione all'indulto e alla prossima amnistia."
vorrei sapere in quale manuale di politologia il dott.Pardi ha trovato l'equazione "elettorato di sinistra=società civile". forse che un elettore di destra non è partecipe ai problemi della collettività, o lo è soltanto in misura minore, per un non meglio identificato motivo di intelletto o moralità? certi discorsi sono semplicemente vergognosi!
faccio parte anch'io della società civile, sono membro attivo di scout e rotaract, faccio volontariato eppure non ho subito nessuna "sconfitta elettorale nel 2001", non ritengo le ultime elezioni politiche un "successo", e dissento completamente dall'articolo del dott. Pardi.