Cosa rischia il Paese
di Rinaldo Gianola
L’ultima svolta di Marco Tronchetti Provera rischia di privare l’Italia del più importante gestore di telefonia mobile, la Tim, e della rete di telecomunicazioni. La decisione del consiglio di amministrazione di Telecom Italia di scorporare e di affidare a due nuove realtà le attività dei cellulari e la rete non è infatti finalizzata a un nuovo disegno industriale, ma prevalentemente, se non esclusivamente, al salvataggio di Tronchetti Provera e dei suoi soci, come la famiglia Benetton, in qualità di leader e di azionisti di riferimento di uno dei maggiori gruppi economici italiani, gravato da oltre 41 miliardi di debiti. L’operazione ha immediatamente suscitato la reazione del sindacato e dei dipendenti Telecom che hanno deciso un giorno di sciopero, mentre il governo, che dovrebbe essere molto preoccupato, non ha ancora espresso alcun parere. Tutto tace, per ora.
Le decisioni assunte ieri da Telecom confermano la precarietà della linea strategica del gruppo e la schizofrenia delle scelte di Tronchetti Provera che, dopo nemmeno due anni, ritorna sui suoi passi e riscorpora Tim dopo averne comprato le quote di minoranza per integrare la telefonia mobile con quella fissa. Adesso quella strategia non va più bene. Come mai? L’opa su Tim e la convergenza fisso-mobile avrebbero dovuto avvicinare i ricchi profitti di Tim alle casse indebitate della Telecom, in un processo finalizzato a sinergie, maggior efficienza, riduzione di costi. Evidentemente i risultati non sono stati brillanti e oggi Tronchetti Provera ripercorre la strada all’inverso. Ma dove può finire la Tim? La gallina dalle uova d’oro può essere venduta per coprire il debito e generare nuove risorse da destinare a investimenti nella «media company» in cui verrebbe trasformata Telecom grazie anche all’eventuale patto con Rupert Murdoch la cui gita in barca con Tronchetti Provera nei mari di Zante è stata molto enfatizzata mediaticamente. Quindi Tronchetti Provera, in prospettiva, sarebbe pronto a privarsi di un gioiello certo come Tim per avventurarsi nel territorio inesplorato, forse ricchissimo ma forse no, delle tv via internet, della distribuzione di informazioni, musica, sport attaverso la banda larga. Quanti anni ci vorranno affinchè i ricavi, e non parliamo di utili, delle attività media della futura Telecom possano avvicinare quelli della telefonia mobile?
Sul destino di Tim c’è un’altra questione interessante. I giornali scrivono che l’operatore potrebbe valere 30-40 miliardi di euro, quindi la sua vendita risolverebbe qualsiasi problema finanziario. Ma perchè un investitore straniero dovrebbe spendere una cifra di queste dimensioni quando con gli stessi soldi, anche molti meno, potrebbe comprarsi tutta la Telecom, fare un break-up e vendere quello che non interessa? A questo punto, vista la debolezza intrinseca dell’assetto di controllo di Telecom, non ci sarebbe da sorprendersi se qualcuno pensasse a una scalata. Si vedrà.
Certo, al momento, non ci sono interessi italiani capaci di mettere sul tavolo risorse tali da garantire il controllo nazionale di Tim che rappresenta uno dei successi della nostra industria nelle telecomunicazioni: il destino più probabile potrebbe essere una compagnia internazionale, come Telefonica, o qualche fondo di private equity. In entrambi i casi sarebbe una sconfitta per il Paese.
Poi c’è la questione della rete, scorporata da Telecom. La rete che porta i telefoni in casa è un assett strategico. La rete di telecomunicazione, così come quella del gas e dell’energia elettrica, è una di quelle infrastrutture che sono alla base di un paese industriale ed economicamente avanzato. La rete non l’ha fatta Tronchetti Provera, è un patrimonio del Paese. Non è nemmeno pensabile che finisca in mani diverse da quelle di un soggetto pubblico, cioè dello Stato. Che sia la Cassa Depositi e Prestiti o il fondo per le infrastrutture allo studio, sia quel che sia ma il governo, pur nel doveroso rispetto dell’autonomia delle imprese (ma Chirac, ad esempio, è più invadente), non può lasciarsi sfuggire la rete Telecom.
A due anni dall’ultimo riassetto e a cinque anni di distanza dall’acquisto di Telecom, Tronchetti Provera e i suoi soci, dunque, fanno i conti con una situazione allarmante. Maturato e benedetto sotto il governo Berlusconi, il passaggio di Telecom a Pirelli e Benetton non ha prodotto i risultati sperati. Tronchetti Provera comprò le azioni Telecom a quattro euro, oggi valgono poco più di due; ha fatto sparire l’Olivetti; i debiti sono ancora a livello di guardia nonostante un elenco infinito di dismissioni (tuttavia non ha perso l’occasione di comprare la Edilnord e le Pagine Utili dalla famiglia Berlusconi...) e di operazioni straordinarie come l’integrazione di Tim.
Tronchetti Provera ha molte giustificazioni: c’è stato il crollo dell’11 settembre 2001, i mercati hanno cambiato giudizio sulle telecom riconducendole, dopo la «bolla» del 2000, quasi a livello di una commodity, la lunga crisi dell’economia e infine anche quel fastidioso incidente delle intercettazioni di collaboratori infedeli. Tronchetti Provera si è spesso lamentato di aver pagato troppo le azioni e di aver trovato l’azienda eccessivamente indebitata: tutto vero, ma queste sono scuse che non gli fanno onore. È uno dei più potenti imprenditori italiani e la grande stampa dei salotti lo adora, ha guidato per cinque anni la Telecom, ha fatto quello che ha voluto. Il piano deliberato ieri, che potrebbe produrre come conseguenza accidentale o meno un terzo polo tv, è la sua ultima carta.
Un’ultima osservazione riguarda il silenzio del governo. È comprensibile che l’esecutivo non voglia interferire con la vita delle imprese. Ma, forse, questo è un tema che merita l’attenzione attiva del governo e del centrosinistra, trascurando gli eventuali rimproveri dei giornali confindustriali sulle intromissioni della politica. Circa tre anni fa, in piena crisi Fiat, Romano Prodi confessò publicamente di essersi pentito di aver venduto nel 1986 l’Alfa Romeo alla Fiat. Non vorremmo che tra qualche anno, davanti al caminetto, confessasse il suo dolore per non essersi opposto alla vendita di Tim.
La gente è instupidita volutamente con la TV ed i suoi programmi demenziali: calcio, sport vari, "reality shows" (!?) ( ma quale reality show migliore del padre di famiglia che con stipendi da fame deve tirare la fine del mese?)
nani e ballerine, attori e cantanti, modelle, culi e tette e compagnia cantando.
Chi volete che si accorga dell'ULTIMO MIGLIO di telecom, almeno finchè non ci sbatte contro e si rende conto che paga, continua a pagare e pagherà sempre ad un privato una cosa che ha già strapagato, lui ed i suoi avi, nel corso degli anni!
Questo "STATO" dov'è, oltre alle missioni di guerr.. pardon.. di pace, al partito unico, al "Tronchetti Provera non me ne ha parlato" al "occorre riformare lo stato" alla polemica sulle vacanze di Bertinotti, le nomine RAI, ecc. ecc. ecc.?
Dove sono la class action, la riforma del sistema elettorale, il ritiro dall'Iraq, il conflitto di interessi, solo per fare qualche esempio?
SINISTRA DEL CAVOLO, che delusione!!!!!!!!
Ho sempre votato Bertinotti, non l'ultima volta che ho votato Di Pietro e che pare essere una delle poche, pochissime persone serie tra questa gente che finge di governare l'itaglia (oltre, beninteso, a farsi i cazzissimi propri).
Sembra una compagnia di avanspettacolo becero del tipo "Polvere di stelle" di Alberto Sordi e Monica vitti!!
Merda!!
Sarà anche così, ma intanto in Italia si paga Internet così cara come da nessuna altra parte al mondo. Se la rete finisse in mano ai privati siamo proprio sicuri che ne deriverebbe uno svantaggio per gli utenti-consumatori?
Non abbiamo già assistito, negli ultimi 15 anni, a un calo vorticoso delle tariffe per la telefonia mobile quando, all'inizio timidamente, poi sempre di più, si sono affacciati nuovi gestori sul mercato?
Quello di cui lo Stato dovrebbe interessarsi, a mio avviso, è garantire migliori servizi a prezzi più bassi (garantire, ho detto, quindi anche togliendo le "licenze" a chi non lo fa). E multando pesantemente (cosa che non avviene) chi va contro la concorrenza barando, facendo cartelli sottobanco, finte promozioni ecc. ecc.
Tutto il resto conta relativamente. A meno che non si ritenga utile tornare a uno Stato che produce panettoni (Motta) e automobili (Alfa Romeo).
La sinistra italiana (leggi:DS) soffre di sudditanza psicologica e ansia di legittimazione verso i capitalisti, i loro giornali e i cantori del pensiero unico. Prodi non ha la statura né la capacità per fare politica industriale: è impagabile il pentimento su Alfa Romeo, lo dovrebbe andare a spiegare ai lavoratori (ex lavoratori!) di Arese e poi correre a nascondersi agli occhi del mondo, invece di fare il presidente del consiglio. E infatti, ma guarda un po', si è fatto sorprendere da quei maleducati della Telecom, che non lo hanno avvertito prima, poverino! Padoa Schioppa è il felice e feroce rappresentante della vera destra al potere, che ci farà ingoiare tutto quello che Berlusconi non è riuscito a far passare. Rutelli aspetta cinicamente che gli altri si autodistruggano per tornare poi al potere con la rinata unità dei cattolici.
Con questi "avversari", come stupirsi se un manager palesemente incapace come Tronchetti resta libero di mettere rimedio a tutti i suoi errori senza pagare mai? Non la vedo bene per i lavoratori della Telecom, purtroppo! Di Tronchetti vorrei anche ricordare, come esempio di stile e di finezza, la meritata principesca gratifica che si è autoconcesso, insieme a Morchio e ad un terzo che non ricordo, dopo aver venduto l'optoelettronica a Dow Corning.
E i lettori di OMB (vedi sopra) individuano il proprio campione in personaggi come Di Pietro, Travaglio, Grillo, che si chinano pensosi sul destino di Previti, mentre le telecom italiane si avviano verso il destino della chimica italiana, della farmaceutica italiana, dell'elettronica italiana.....
Manca solo un intervento di Carlo De Benedetti a favore della libertà di impresa, cioè della libertà di Tronchetti di essere lasciato fare quel che vuole. Gli suggerisco di pronunciarlo in un convegno sul caso Previti organizzato da Libertà e Giustizia.
Bravo Paolo,ce li hai messi tutti e con inaspettata verve,mi chiedo solo chi lo salverà sto paese a questo punto,l'Argentina si fa sempre più vicina
E vero mi hai convinto caro Mcsac: ritiro tutto, meglio che resti il buon Tronchetti Proveri. Vedrai come calerà la connessione internet, vedrai.
Lo sai che internet potrebbe essere diffusa tramite le linee elettriche con velocità se non pari almeno simili alle fibre ottiche?
Come mai non ne parla nessuno.
Chi ci perde e chi ci guadagna?
Evviva i nani e le ballerine, i musicisti e le maschere e tutta la compagnia d'avanspettacolo.
Avanti o popolo bue, Avanti Savoia. L'importante che ieri sera ci sia stato un bel reality, stassera un altro, domani ancora uno e così via: UN REALITY OGNI SERA TOGLIE LA SPERANZA PIU' NERA.
Viva il General Videla, Viva mio zio Orazio, Viva Pinochet evviva la gnocca e a chi non gli piace è stupido (o gay)
Vorrei inoltre ricordare che il VicePresidente di Telecom Italia è tale Gilberto Benetton, uno che di compagnie telefoniche se ne intende, infatti ha già contribuito in modo diretto al fallimento della Blu, "la compagnia telefonica che non c'è più": http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/blu.html
Alcune precisazioni.
La rete Telecom, compreso l'ultimo miglio, forse l'abbiamo pagata, noi e i nostri avi.
Purtroppo è una rete che va continuamente mantenuta e ammodernata;
questo è ciò che continuiamo a pagare a coloro che la aggiornano a livello tecnologico e che ne curano l'ampliamento e la manutenzione.
sandro... partiamo assieme...???
Salvatore... grazie di avermelo ricordato... :-(
Grazie Gustavo di averci ricordato della linea elettrica su cui potrebbe andare internet. Ben venga!! Se con Tronchetti Provera Telecom è arrivata a quel livello, restando allo Stato non sarebbe andata meglio. O rivorresti la tanto cara vecchia Sip?
Io me ne frego di Tronchetti, uso Skype, e spero che un po' più di mercato e di concorrenza abbassi i prezzi... (a vantaggio di tutti) e che lo Stato si occupi di far pagare le tasse e di tutto ciò di cui il privato se ne frega.
Storia vergognosa, cominciata male (acquisto di una società coi soldi -anzi coi debiti- della stessa da parte di "capitalisti" squattrinati amici dei politici, nella fattispecie di "centro-sinistra") e destinata a finire peggio (cassa depositi e prestiti o acquisto da parte di altri "capitalisti" sponsorizzati dal governo e dai suoi accoliti).
Il tutto in nome di un'italianità che significa solo gente prona ai desideri dei politici e dei loro amici.
All'utente interessano servizi che funzionano e costano poco; che la proprietà sia di tronchetti, murdoch o i fondi pensione inglesi è del tutto irrilevante.
Le reti naturali strategiche e simili sono pura aria fritta.
Quanto alla rete fissa, inoltre, penso che alla lunga morirà..sostituita completamente dai cellulari (che però debbono abbassare i prezzi, al momento scandalosi) e dalle nuove bande larghe x dati etc.