L’ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane
«Anche su Auschwitz si sentì frainteso, il Papa sia più chiaro»
di Umberto De Giovannangeli
«A me pare che quando una persona, volontariamente o inavvertitamente, causa un dolore ad un'altra persona, è paradossale rimproverare l'offeso, perché reagisce dichiarandosi offeso. Ed è ancor più paradossale sostenerlo quando gli offesi sono oltre un miliardo di persone». Non usa mezzi termini Amos Luzzatto, già presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, figura di primo piano dell'ebraismo europeo, nel contestare politici e intellettuali nostrani scesi in campo per difendere a spada tratta Benedetto XVI dopo la rivolta nel mondo islamico provocata dal discorso del Papa di Ratisbona. La categoria del «fraintendimento», utilizzata dalla Santa Sede anche dopo le reazioni del mondo ebraico al discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz, non convince Luzzatto: «Non mi convince - spiega - anche perché tra i doveri di una personalità di grandi responsabilità e di rilevanza internazionale qual è il Papa, vi è anche quello di comunicare in una forma non equivocabile».
Alla base della rivolta islamica contro Benedetto XVI c'è solo, come sostiene la Santa Sede, un fraintendimento del discorso di Ratisbona?
«Direi proprio di no. È molto difficile parlare di fraintendimento. Guardiamo le cose come sono: il Papa è andato indietro di sette secoli, citando un brano nettamente ostile all'Islam che appartiene ad un altro contesto storico e politico, nel quale si potrebbe anche capirlo. La domanda è: fra tanti brani citabili, tante opinioni espresse in questi sette secoli, per quale motivo il Papa è andato a scegliere proprio quello?».
Domanda cruciale. E qual è la risposta di Amos Luzzatto?
«La risposa, difficile di per sé, è resa ancora più complicata dall'atteggiamento assunto in questi giorni burrascosi dalla gerarchia vaticana. Il Papa ha dichiarato dopo due giorni di tempesta di essere dispiaciuto. Alcuni personaggi che si pongono sullo scranno dei giudici hanno rimproverato i musulmani per le loro "esagerate" reazioni. A me pare che quando una persona, volutamente o inavvertitamente, causa dolore ad un'altra persona, è paradossale, per non dire altro, rimproverare l'offeso perché reagisce dichiarandosi offeso, il che, naturalmente, non significa giustificare reazioni violente. Io credo che vi siano due maniere per uscire da questo impasse: la prima, che non mi permetto di suggerire al Papa, è di trovare un'altra citazione più adeguata al dialogo….»
Nell'Angelus, Benedetto XVI ha rinnovato le sue scuse invitando al dialogo e al rispetto reciproco…
«Mi auguro aiuti a far sbollire la tensione, tuttavia la domanda del perché della scelta di quella infelice citazione resta ancora senza risposta…».
E la seconda maniera per uscire dall'impasse?
«La seconda, è quella di rifiutare di trasformare il grave conflitto politico ed economico che si sta svolgendo nel mondo, in un conflitto teologico. Questo è un compito che non spetta soltanto al Papa ma a tutte le forze sociali, religiose, politiche dei Paesi d'Europa ed anche dei Paesi musulmani».
Professor Luzzatto, è la seconda volta che ci troviamo a riflettere su un controverso discorso di Benedetto XVI. La prima fu in occasione della visita del Papa ad Auschwitz. Anche allora vi furono reazioni critiche da parte del mondo ebraico. Anche allora la Santa Sede parlò di fraintendimenti.
«Sarebbe oltremodo imbarazzante se un personaggio di rilievo internazionale e di grandi responsabilità, ed il Papa lo è certamente, dovesse ritenere ripetutamente di essere stato frainteso. Questo perché appartiene ai suoi doveri anche la capacità di comunicare in una forma non equivocabile. Credo altresì che sia questa l'occasione per esaminare più a fondo le prospettive del dialogo interreligioso ed eliminare dal suo contesto qualsiasi tesi secondo la quale dovrebbe esserci, a priori, comunque una maggiore consistenza di verità in una fede piuttosto che in altre».
A esprimere forti critiche alle affermazioni del Papa sono stati anche numerosi esponenti dell'Islam moderato.
«Ritengo di essere moderato anch'io, ma non posso fare a meno di notare che queste "incomprensioni" pesano sullo sviluppo positivo del dialogo interreligioso. Guai a noi se rispolverassimo, innervandolo di presunte superiorità di fede religiosa, quel colonialismo culturale che era e resta alla base del razzismo».
«Quando una persona, volontariamente o inavvertitamente, causa un dolore ad un'altra persona, è paradossale rimproverare l'offeso, perché reagisce dichiarandosi offeso. Ed è ancor più paradossale sostenerlo quando gli offesi sono oltre un miliardo di persone».
Sì e no. C'è gente (ci sono "fedeli") che si offendono continuamente e danno sfogo di sovente alla loro ira. Generalmente i credenti sono settari -appunto perchè credenti piuttosto che raziocinanti- e considerano la propria verità assoluta; ovvero valida pure per i terzi.
Cattolici e islamici parlano spesso male (e con toni accesi) dei laicismo, della modernità senza valori, del deserto spirituale del indivisdualismo relativista. Avete mai visto un ateo dare fuoco ad un'ambasciata o + semplicemente ad un cassonetto dell'immondizia per protesta?
Il problema è che ci stiamo completamente dimenticando (in questo, sì, relativisti in senso deteriore) che il prevalere della fede sulla ragione è il segno di una profonda involuzione e che le religioni (lo diceva anche il vostro amichetto di treviri) sono una sorta di...(oppio dei popoli?).
Qui -ormai- pare si metta sullo stesso piano (intellettuale) chi dice che le supernove muoiono dopo x secoli e chi ritiene che nell'ostia ci sia il corpo di un tizio morto secoli fa.
per gli interessati, oggi su Il Foglio Giorgio Israel risponde a Amos Luzzatto.
testo qui:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=17741
Dedalus, si è vista gente fare di tutto. Non diciamo corbellerie. Tipo sono decadi che tutti saltano addosso all'Afghanistan, atei e non, perché l'importante sono gli interessi economici o gli obiettivi politici, non la religione (ed è per quello che el barbudo di Treviri la chiamava "oppio dei popoli" più che non perché avesse dato una controllatina alla composizione chimica delle ostie).
Carolina