Piccola guida in otto domande e risposte per capire il “caso” politico economico del mese
Dalle reti ai cellulari, dallo scorporo alle dimissioni
1 CHE COSA PREVEDE
IL PIANO TRONCHETTI?
Il piano presentato da Tronchetti Provera al consiglio d’amministrazione di Telecom lunedì della scorsa settimana prevede la divisione in tre della compagnia: da una parte Tim, dall’altra la rete fissa, entrambe controllate al 100 per cento dalla nuova Telecom. Una società destinata a diventare una media company (il giorno prima del consiglio era stato raggiunto un accordo con News Corp di Rupert Murdoch per l’accesso al catalogo della 20th Century Fox attraverso Alice home tv). Lo scorporo avrebbe dovuto preludere alla cessione di Tim, di Tim Brazil e probabilmente anche di Brazil Telecom.
2 CHI CONTROLLA
TELECOM?
La catena di società con cui Tronchetti Provera controlla la Telecom Italia comincia con la società Marco Tronchetti Provera spa che possiede il 61 per cento di Gpi, la quale possiede il 50,1 per cento di Camfin, che a sua volta possiede il 25 per cento di Pierlli & C., che controlla il 57 per cento della holding Olimpia, nata al momento della conquista della conquista di Telecom nel 2001. Pirelli in Olimpia, con la famiglia Benetton, salirà a circa l’80 per cento quando rileverà le quote detenute dalle banche. Olimpia controlla quindi il 18 per cento di Telecom Italia, cioè la rete fissa e la telefonia mobile dopo l’opa sulla controllata Tim di un anno e mezzo fa (dicembre 2004)
3 PERCHÉ TIM ERA STATA
ACCORPATA IN TELECOM?
Sul modello di altri gestori europei, solo un anno e mezzo fa (dicembre 2004) era stato deciso l’accorpamento di Tim da parte di Telecom, sostanzialmente per drenare il ragguardevole flusso di cassa della telefonia mobile e quindi per coprire il debito crescente. L’acquisizione di Tim avrebbe prodotto altri debiti per 15 miliardi.
4 A QUANTO AMMONTANO
I DEBITI DI TELECOM?
L’ultima stima risale al giugno scorso. Il debito lordo totale assomma a 45 miliardi e 359 milioni di euro (in crescita rispetto all’anno passato) , in parte bond (70,4 per cento), in parte passività correnti (1,6 per cento) e passività non correnti (28 per cento).
5 PERCHÉ TRONCHETTI
PROVERA SI È DIMESSO?
Respingere ingerenze di natura politica. Questo uno dei motivi indirettamente addotti da Tronchetti Provera per spiegare le sue dimissioni. Che sono state anche spiegate con la volontà di evitare che sia messo a rischio la realizzazione dell’«indirizzo strategico» e «le conseguenti operazioni di rioganizzazione deliberate» dal cda dell’11 settembre. Ma le ragioni potrebbero essere altre: peggioramento della situazione debitoria di Telecom, incertezza di fronte ai mercati, reazioni negative di fronte al progetto Tronchetti.
6 CHI È ANGELO ROVATI
E CHE COSA CONTIENE
IL “SUO” PIANO?
Angelo Rovati, ex giocatore di basket, consulente ieri dimissionario di Prodi, suggeriva lo scorporo della rete fissa di Telecom Italia, rete fissa il cui controllo dovrebbe passare alla Cassa Depositi e Prestiti, operazione il cui costo ammonterebbe a circa 10 miliardi.
7 CHE COSA SI SONO
VERAMENTE DETTI PRODI
E TRONCHETTI PROVERA?
Il presidente del consiglio e il presidente di Telecom si sono incontrati due volte, la prima il 19 luglio a Palazzo Chigi, la seconda il 2 settembre a Cernobbio durante il Workshop Ambrosetti. Tronchetti Provera espone lo stato delle trattative con Ruper Murdoch e indica in Time Warner e in General Electric le alternative. Quindi anticipa la possibilità della vendita di Telecom Brasile. Prodi chiede che venga garantita l’italianità di Telecom.
8 CHE COSA INTERESSA
DAVVERO AGLI ITALIANI?
Le reti infrastrutturali (acqua, energia, trasporti, telecomunicazioni) sono il cuore dal quale dipende l’organizzazione e la crescita delle attività sociali ed economiche. Hanno le caratteristiche di un bene pubblico: per questo tutti i governi tendono a “controllare” la loro gestione. La via decisiva di intervento è quella che avviene attraverso le Authority che dettano le regole e sanciscono i comportamenti irregolari.
Scusa, ma sul Manifesto di domenica c'era un articolo ben più esauriente, e meno reticente. Lo posto, ma anche il resto della pagina è interessante (http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Settembre-2006/sezione3.htm)
Tutto quel che volevate sapere sul caso Telecom
Quali sono gli 'interessi di Tronchetti Provera? e quelli dei consumatori? Perché sono state fatte le operazioni di accorpamento e poi di scorporo di Tim e Telecom? Come intervengono i governi per tutelare l'interesse generale nei «monopoli naturali»? Dodici domande - e dodici risposte - sulla questione che sta dominando il dibattito politico italiano
Franco Carlini
Qual è l'interesse di Tronchetti Provera, oggi?
Deve assolutamente tamponare i debiti accumulati (41 miliardi di euro) che derivano dalla scalata iniziale a Telecom Italia e nello stesso tempo deve risollevare un appannato prestigio di manager. I due obiettivi sono in parziale contraddizione: vendendo altri pezzi del suo sistema industriale può sanare, ma questo comporta un ridimensionamento.
Qual è il suo controllo azionario su Telecom Italia?
Questa la catena di controllo: Marco Tronchetti Provera spa (61%) - Gpi (50,1%) - Camfin (25%) - Pirelli & C. (57%) - Olimpia (18%) - Telecom Italia. In pratica Tronchetti Provera comanda in Telecom Italia con un capitale attorno all'uno per cento.
Qual è l'interesse delle banche?
Devono recuperare i soldi prestati, ma non possono correre il rischio che il debitore fallisca, perché perderebbero tutto. Anche per questo Banca Intesa nei giorni scorsi si è affrettata a dire che non ha timori sulla solvibilità di Telecom. In ogni caso le due maggiori banche creditrici hanno deciso nei mesi scorsi di esercitare il loro diritto di riavere alla scadenza concordata i prestiti fatti a suo tempo a Tronchetti per scalare Telecom Italia.
Come pensa di salvarsi Telecom?
Nell'estate Tronchetti Provera ha giocato contemporaneamente quattro carte, segno di estrema urgenza:
(1) ha tentato un accordo con Murdoch per un suo ingresso azionario in Telecom, tentativo non riuscito o rinviato che per ora ha portato solo a un accordo per la cessione di diritti tv di Fox.
(2) Ha esplorato le condizioni per far crescere La7 tv, che potrebbe vedere l'ingresso del gruppo Rcs se cadesse il divieto agli editori di giornali di possedere tv. Perché ciò accada occorre un atto del governo, che è interessato a un terzo polo tv.
(3) Ha proposto e ottenuto dal Cda di ri-separare Tim da Telecom Italia, per poterla poi valorizzare a parte (venderla).
(4) Ha proposto e ottenuto dal Cda di destinare a una società separata la rete di telefonia fissa; anche qui, per valorizzare tale asset, peraltro strategico.
Perché nel dicembre del 2004 era stato deciso di accorpare Tim dentro Telecom?
Per realizzare la famosa convergenza tra telefonia fissa e mobile e drenare il ragguardevole flusso di cassa di Tim con cui coprire i debiti. Ma l'acquisizione di Tim, che era una società separata, ha prodotto nuovi debiti per 15 miliardi.
Perché scorporare la rete fissa in una società separata?
Di questo progetto in Telecom si discute da mesi, secondo le due ipotesi delineate nel memorandum Rovati che sta facendo scandalo. Lo scorporo permetterebbe di tagliare via ogni obiezione sul monopolio delle infrastrutture e lascerebbe libertà commerciale a Telecom. Che poi venga passata allo stato è questione relativamente secondaria e solo ideologica. Ma ci sono problemi: la nuova società affitterebbe i suoi servizi a tutti, anche a Telecom, che si troverebbe a pagare un canone dove oggi viaggia gratis sui cavi suoi. E poi la società di rete potrebbe non avere i capitali o non essere incentivata (in quanto monopolista) a potenziare la rete stessa. Il rischio è che, come con la rete ferroviaria, le prestazioni rapidamente peggiorino, anziché migliorare verso la banda larga e larghissima.
Qual è l'interesse dei consumatori?
I singoli, come le aziende clienti, hanno due esigenze, contrastanti tra di loro: prezzi bassi e buona qualità del servizio. I sistemi nazionalizzati del passato offrivano l'esatto contrario (prezzi elevati e qualità bassa). I sistemi concorrenziali hanno dato, volta per volta, esiti diversi e variabili nel tempo.
Qual è l'interesse del paese?
Nelle teorie economiche prevalenti, un paese deve crescere quanto a Pil e farlo specialmente nei settori a maggior valore. Le reti infrastrutturali (energia, trasporti, comunicazioni, acqua) sono però importanti anche perché sono il sistema nervoso di un paese, dal quale dipendono le altre attività sociali ed economiche. Hanno le caratteristiche di un bene pubblico e per questo tutti i governi «mettono il naso» in tali questioni.
Come intervengono gli stati?
La strada prevalente è quella delle Authority indipendenti che devono monitorare gli andamenti, dettare le regole e intervenire per sanzionare i comportamenti fuori regola. Le Authority interpretano gli indirizzi generali fissati nelle leggi.
Le reti sono monopoli naturali?
Quando un settore ha un'utilità generale per il paese e costi di investimento molto alti che rendono impossibile duplicare le strutture (per esempio una seconda rete ferroviaria) si parla di monopolio naturale. Non necessariamente questo significa che debba essere di proprietà dello stato e/o gestito da esso, ma sempre che debba essere sottoposto a controllo pubblico nella qualità del servizio e nelle tariffe.
In quali altri modi i governi intervengono?
Per tutti i grandi affari le industrie premono sui governi attraverso i loro lobbisti e i governi discutono con loro dei provvedimenti di legge che riguardano i diversi settori. Nei casi peggiori, come avvenne per la legge Gasparri, la lobby vincente in pratica scrive la legge. In altri casi i governi (tutti) esercitano pressioni morali sulle imprese perché tengano conto di interessi più vasti. Per esempio dei riflessi occupazionali o di questioni di sicurezza. Nella primavera di quest'anno, per esempio, il parlamento americano ha messo il veto alle vendita di 22 banchine dei porti americani alla Dubai Ports World (araba). L'affare poi è stato dirottato, con vero interventismo statalista, sulla famosa Halliburton.
Davvero Prodi ha sbagliato?
Le opinioni divergono e non solo per campi politici. La teoria prevalente sostiene che il governo deve stare fuori dalle decisioni delle aziende private e non dare suggerimenti, tantomeno chiedere modifiche ai progetti. Questo lo sostengono solo i liberisti ideologici, ma nella pratica non lo fa nessuno perché in realtà le imprese hanno sempre bisogno dello stato e viceversa. Prodi ha incontrato due volte Tronchetti Provera ricevendo una descrizione parziale dei progetti e di suo chiedendo una certa «italianità» delle operazioni previste. Quando l'annuncio è risultato molto diverso da quello dei colloqui, Prodi si è evidentemente sentito preso in giro e ha scelto una strada nuova, rendendo pubblico il contenuto delle discussioni. Per questo è stato criticato anche dalla stampa internazionale per eccesso di interventismo e turbativa dei mercati. Altri hanno apprezzato il metodo: perché rende conto all'opinione pubblica e perché indica a Tronchetti (e in generale a tutti gli interlocutori, su qualsiasi questione) che di tutto un governo è pronto a discutere, purché con limpidezza e senza reticenze. L'innovazione è stata così clamorosa che ha sconvolto persino gli alleati, abituati a trattative più soft e soprattutto ben più riservate.
Sostanzialmente l'Unità ha copiato il pezzo a Il Manifesto, epurandolo da tutti i commenti che potessero dispiacere ai Ds e alla Margherita. Stanno già spianando la strada per diventare l'organo di informazione del futuro Partito Democratico?
ed è per quest'ultimo punto che non intendo cadere nella trappola mediatica/politica di chi indica pordi come un maneggione.
ha nuovamente rovesciato il tavolo, seguendo quella che -lo credo sempre di più- è la sua strategia vincente: sorpresa. è così debole che non può permettersi di giocare entro le "regole" sistemiche, ma anzi le deve scardinare. un po' come colpire sotto la cinta in un incontro di boxe. scorretto, ma vitale se un tipo di 70 chili incrocia i guanti con uno di 100.
rotafixa, il problema è che a questo punto però Prodi non poteva dire che non sapeva nulla del piano Rovati. Avrebbe almeno dovuto dire che lo scorporo della rete era una delle ipotesi che erano state fatte informalmente, ma che non aveva mai detto a Rovati di preparare un piano esplicito. Se la sarebbe cavata molto meglio, IMNHO.
sì però mau non è il massimo che un consulente di palazzo chigi decida di inviare un memorandum a tronchetti all'insaputa del presidente del consiglio.
voglio dire, già in campagna elettorale l'hanno accusato di essere il prestanome di d'alema, ora salta fuori che neppure i consulenti lo stanno a sentire...
ps. per cosa sta la N di IMNHO? :)
sì però mau non è il massimo che un consulente di palazzo chigi decida di inviare un memorandum a tronchetti all'insaputa del presidente del consiglio.
all'insaputa del presidente del consiglio?
Mah, non ti sapevo un credulone delle versioni ufficiali..
rileggi quel che ha scritto mau e quel che ho scritto io, e ripassa quando hai capito
datemi retta, questo sara' un nuovo caso antonveneta-bnl-rcs: faranno un gran polverone, troveranno un fesso (che si crede un furbetto) tipo ricucci che si fara' mettere in mezzo e schiacciare per benino per mascherare la solita vendita sottobanco agli unici capitali disponibili, stranieri.
e' giusto cosi', ben venga la crisi, scoppino una buona volta 'ste maledette contraddizioni del capitalismo.
potete trovare un interessante articolo sull'argomento telecom qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2006/09/001932.html#001932
e' giusto cosi', ben venga la crisi, scoppino una buona volta 'ste maledette contraddizioni del capitalismo.
pro borja, in perenne attesa di godot..(e gli anni passano)
http://www.carmillaonline.com/archives/2006/09/001932.html#001932
e allora si capirebbe perchè il governo ci vuole uomini suoi a controllare telecom e intercettazioni..ed ecco che sbuca dal cilindro il jolly guido rossi (già in loco ai tempi dell'affare -o non affare- telecom serbia).
E tra una un'operazione finanziaria il pregiato duo tronchetti-rossi ha fatto fuori pure la juve (x salvaguardare gli investimenti nell'inter?)
Curioso, eh? Tronchetti, azionista dell'inter, intercetta (telecom) moggi, poi manda rossi alla lega, quando litiga con prodi (ufficialmente) richiama rossi alla telecom..mm..
tronchetti intercetta?
hahahaha
buona questa, dedalus, lo devo ammettere
Che ridere, prima Bersani fa il decreto sulle liberarizzazioni (attaccando in maniera molto coraggiosa lobbies notoriamente potenti come quelle dei panettieri e quelle dei tassisti) poi si presenta a Ballarò per difendere l'operato di Prodi. Insomma Signori, fate pace con il vostro cervello, orsù! Siete per il libero mercato gestito da capitalisti (anzi finanzieri ormai) o preferite la statalizzazione? Credete nella libertà di circolazione di capitali all'interno dell'UE o credete negli aiuti di stato per le aziende italiane? Secondo me non sapete più che pesci pigliare, e su Telecom la sinistra ha messo tante volte le mani (e vorrei sapere quanto ci ha guadagnato in tutto ciò). La prossima volta che qualcuno si lamenta dell'opposizione dovrebbe prima rendersi conto di chi ci governa e chi ci ha govrnato anche 5 anni fa. Conflitto di interessi? Gruppi di riferimento? Finanzieri d'assalto che fanno affari con il Governo? Credete veramente che ci sia molta differenza tra destra e sinistra? Sveglia sognatori!
ma questa situazione è il risutlato della privatizzazione della telecom nel 1997, quando il governo Prodi mise sul mercato le azioni telefoniche in possesso del Tesoro. E vendette quelle azioni per una cifra minima: tant’è vero che si vide, in un anno, che Telecom valeva sul mercato cinque volte di più (più 514 %).
Il più bell’affare di Telecom del ‘97, compra il 29 % di Telekom Serbia, pagando a Milosevic 878 miliardi di lire.
Rivenderà questa quota a Telekom Serbia, cinque anni dopo (caduto Milosevic), per 378 miliardi: con una perdita del 57%.
Su questo delitto il Polo, Paolo Guzzanti in testa, faranno una così rumorosa indagine, da pasticciare le cose in modo tale, che nulla si scoprirà e nessuno sarà condannato.
E' stata tutta una serie di affari schifosi, in pura perdita, a portare il debito Telecom a 40 miliardi di euro, il costo di tre finanziarie lacrime-e-sangue.