Anche Borrelli se ne va
di Marco Travaglio
MANI PULITE durò due anni, e già parve un’eternità. Poi arrivò la restaurazione, cioè Berlusconi. Piedi Puliti è durata quattro mesi, e a molti è parsa anch’essa un’eternità. Ma ora, se Dio vuole, con la fulminea espulsione di Guido Rossi e Francesco Saverio Borrelli, è finita anche quella.
In fondo, se non fosse stato per una stravagante congiunzione astrale (due procure che intercettano i telefoni giusti, il centrodestra non più al governo e il centrosinistra non ancora), non sarebbe neppure cominciata. Profittando di quel vuoto di potere, nel maggio scorso, quelle due strane cellule di legalità riuscirono a intrufolarsi nel corpo marcio del calcio italiano, provocandovi fin da subito devastanti crisi di rigetto. Che si estesero, per analogia, anche al mondo politico ed economico, che poi è la prosecuzione del calcio con altri mezzi. Un giurista e un magistrato, per giunta famosi, anziani, onesti, indipendenti, senza nulla da perdere, ai vertici di un Far West senza legge: ma chi si credevano di essere? Per dire l’ardire: si erano addirittura messi in testa che le partite le debba vincere chi segna un gol più dell’avversario, e non chi controlla l’arbitro, o la cassa, o la tv. Non contenti, appena giunti alla Federcalcio, i due extraterrestri cominciarono ad applicare le regole della Federcalcio. C’era per esempio un Ufficio Indagini che non faceva indagini: Rossi pensò che Borrelli, esperto di indagini, fosse l’uomo giusto al posto giusto. Apriti cielo. L’ex procuratore di Milano fu accolto un po’ peggio di Al Capone. La destra strillò al comunismo che s’impossessava del pallone per «fregare il Milan e Berlusconi» (nessuno sapeva ancora dei traffici rossoneri di Meani & Galliani, ma tutti li davano giustamente per scontati). La sinistra, al solito, si divise in una trentina di posizioni, da far impallidire il Kamasutra: chi vedeva nei due galantuomini una minaccia pari alla discesa dei marziani, chi l’aveva scampata nel ’92 e sperava che Borrelli fosse morto o comunque relegato ai giardinetti con i nipotini, chi si faceva precauzionalmente il segno della croce, chi astutamente come Prodi - avrebbe preferito Gianni Letta, chi ingenuamente - come Giovanna Melandri - s’illudeva che il cosiddetto «paese legale» dei furbetti e dei marpioni fosse ancora salvabile e potesse reggere l’urto di due persone perbene tutte insieme.
L’esperienza di questi quattro mesi insegna che, probabilmente, non c’è più niente da fare. Rossi e Borrelli sono stati sputati, vomitati, eiettati fuori dal Sistema come corpi estranei, con una rapidità e una brutalità che fanno riflettere: anche perchè il Sistema non sono soltanto i politici, ma pure il mondo imprenditoriale che dell’Italia pallonara è il padrone, con l’aggiunta di gran parte della classe giornalistica e intellettuale. Eran tutti per la «pulizia a ogni costo», per «non abbassare la guardia», per «pene esemplari», quattro mesi fa, quando i giornali e persino i telegiornali pubblicavano quotidianamente le intercettazioni di Moggi e dei suoi compari. Lisciavano il pelo ai tifosi schifati per quello che stava emergendo, fino a portarli al livello di saturazione. Dopodichè, con agile guizzo, bastò far sparire dai giornali e dai tg l’oggetto dello scandalo le intercettazioni - gettando in pasto al popolo bue un po’ di panem et circenses (la vittoria ai mondiali), per far dimenticare tutto. Anzi, per diffondere la diceria che si stava meglio quando si stava peggio. In fondo, non s’era fatto così anche per Tangentopoli? Dopo due anni passati a discutere di tangenti, si cominciò a parlare del colore delle toghe dei giudici: così un’indagine sulla corruzione diventò un complotto politico. Il gioco di prestigio funzionò così bene che le stesse persone l’hanno replicato pari pari per Calciopoli. Solo che stavolta si son fatti furbi e hanno accorciato i tempi: 120 giorni, non uno di più. Complice, si capisce, la consueta grancassa politico-mediatica che va dal ministro della Giustizia Mastella, intimo di Moggi e Della Valle, al partito del Milan (altrimenti detto Forza Italia, o Fininvest, o Mediaset, o Mediolanum, e prossimamente Tim) con tutti i suoi vassalli, valvassori e valvassini, ai soliti noti della sinistra dialogante o più semplicemente milanista e juventina, col contorno di Panebianchi, Ostellini e Platinetti ansiosi di dimostrare che, se il calcio è marcio, è colpa delle leggi e di chi le fa rispettare. Un coro unanime di trombette e tromboni ha accompagnato l’insabbiamento a rate dell’indagine di Borrelli, la spoliazione del processo pezzo per pezzo, di sconto in sconto, di saldo in saldo, di colpetto di spugna in colpetto di spugna, nella via crucis dei diciassette o diciotto gradi di giudizio previsti dalla cosiddetta giustizia sportiva. Fino alla comica finale, annunciata per i prossimi giorni, dell’imperdibile «arbitrato Coni».
Intanto i vecchi marpioni facevano il loro gioco di sempre: gli eterni petrucci e pagnozzi, fauna protetta del Jurassic Park pallonaro, quelli che per decenni che non hanno mai visto né sentito né saputo nulla, guardavano dall’alto quell’anziano signore d’altri tempi con la schiena dritta che arrivava in autobus, si faceva largo fra telecamere e autoblu, e saliva l’ascensore con la cartellina sotto il braccio. Lo guardavano, sorridevano e si rimettevano in moto, mentre con la consueta trasparenza i presidenti dei club riesumavano dalle macerie di Punta Perotti don Tonino Matarrese. Fiutando l’aria che girava, si rivide anche Lucianone in tutto il suo splendore: dopo un’estate di tregenda sul suo yacht privato in quel di Capri, organizzava la riscossa con i suoi ricattucci appena accennati («eh, se parlo io...», «certe cose le dirò un’altra volta...») e i suoi addetti stampa ben nascosti, o fin troppo visibili, nei giornali e nelle tv. Dalla finta lacrima di fine campionato («mi hanno rubato l’anima, questo non è più il mio mondo») alla protervia delle ospitate a Ballarò e a Quelli che il calcio fino alla pochade delle rubriche da «opinionista» su Libero e Antenna 3: tutto in quattro mesi.
Il ritorno dell’uomo che sussurrava agli arbitri, e soprattutto ai designatori, e la cacciata di Borrelli e Rossi (accusato addirittura di «conflitto d’interessi» da chi ha digerito per anni Galliani alla Lega Calcio e Berlusconi a Palazzo Chigi senza batter ciglio) è un simbolo, l’ennesimo, dell’Italia del Gattopardo, anche se con l’andar del tempo il principe di Salina è scaduto a ex vicecapostazione di Civitavecchia. E s’è visto pure ritoccare il celebre motto «cambiare tutto perché non cambi nulla» che presupponeva quantomeno un’ombra di cambiamento. Oggi invece non si cambia nulla per non cambiare nulla. Punto e basta. Per questo la semplice uscita di scena di Rossi e Borrelli (senza dimenticare il professor Cesare Ruperto, altro pericoloso incensurato) pare inadeguata al momento storico. Per dare l’idea dello scontro di questi quattro mesi, degli interessi intoccabili e indicibili in gioco e dell’abisso che separa i vincitori dai vinti, le dimissioni di Rossi, Borrelli e Ruperto non bastano. Bisognerebbe proprio arrestarli.
l'italia è diventato un paese surreale, altro che "belpaese".
ovviamente mi aspetto la solita sequela di insulti nei confronti di Travaglio, fa parte della sceneggiatura anche quella ormai.
...secondo me...siamo in un enorme truman show...
ci guardano da fuori nei teleschermi, momento per momento e si gustano, stesi sul divano, con tanto di patatine e birra l'avvincente telenovela "Itagliani"
...e col televoto ci scelgono il prossimo "premier"
(ma noi...abbiamo un premierato? e da quando?)
non mi resta neanche la forza di provare disprezzo...
l'arroganza e la spavalderia dei potenti marci è talmente palese che mi toglie l'aria...
quanto ha ragione Chomsky quando parla di media, propaganda e comunicazione...(sic..!!)
io sono invece stupito che coloro che davvero tengono in piedi il mondo del calcio - i tifosi - non si sentano profondamente presi in giro e offesi da quanto emerso nei processi di calciopoli, che non si stiano mobilitando per far crollare il castello: se e' infatti innegabile che il mondo del calcio e' principalmente un impero economico, ne consegue che venendo a mancare gli introiti il sistema imploderebbe e ci sarebbe l'opportunita' di ripartire in modo piu' intelligente.
uno o due anni senza le entrate di biglietti venduti, abbonamenti allo stadio, abbonamento alle paytv e mancato introito pubblicitario delle partite che nessuno seguirebbe piu' metterbbe davvero in ginocchio il sistema. il potere vero e' in mano ai tifisi. in italia il calcio e' una religione e quindi e' evidente che una rinuncia del genere sarebbe come togliere l'aria che si respira, ma penso che anche per un tifoso ci sia un limite di sopportazione, una goccia che fa' traboccare il vaso indipendentemente dalla passione per la propria squadra. e magari con qualche anno di "disintossicazione" il mondo del calcio si ridimensionerebbe un po' e cessarebbe di essere l'affare di stato che e' adesso! (vabbe', sperare non costa nulla, no?:-)
Mi viene quasi il magone...
Ehi drizzt, in che libro chomsky parla di media e propaganda?
@cronoman...
la penso come te..., ma prova a proporlo alla gente..., come minimo, verrai tacciato di essere un illiberale che non capisce un tubo di calcio...
Del resto, basta fare un giro sul tread di "cannavaro" per rendersene conto..., la realtà è che viviamo in un mondo che è governato dalla follia e più passa il tempo e meno credo sia possibile cambiarlo...
@Mauro...
in realtà, ne parla in parecchi, ma quelli più pertinenti, sono:
“La fabbrica del consenso, ovvero la politica dei mass media”
Noam Chomsky, Edward S. Herman – 1998
Marco Tropea Editore
"Illusioni necessarie. Mass Media e democrazia"
Noam Chomsky - 1992
Elèuthera
"La democrazia del grande fratello"
Noam Chomsky - 2004 (ed. originale)
Piemme
per ulteriori informazioni:
http://it.wikipedia.org/wiki/Noam_Chomsky
sotto voci correlate, apri "Il modello di propaganda di Chomsky", troverai una breve info...
ps. se ti interessa la sua bibliografia:
http://www.unilibro.it/find_buy/result_scrittori.asp?scrittore=Chomsky+Noam&idaff=0
Drizzt.. secondo me, siamo piu di quel che pensiamo..quel che ci frena e' la paura di restar soli a combattere una "guerra", che sappiamo da soli poter vincere....ed il calcio..IMHO non e' quel che loro dicono..cioe' uno strumento di aggregazione (potrebbe esserlo, ma dovrebbe spogliarsi di tutta la paraphernalia che gli fa da contorno..ma non vogliono..), bensì si tratta di uno strumento attoa dividere chi ama quello sport in vari clan e treibù una contro l'altra..e traslando questa appartenenza ad altri settori della vita pubblica, creando un polpettone indigeribile ed astio contro "l'altro da sè"..il non appartenente allo stesso clan..chiaramente.e' una generalizzazione, e nn voglio sottinitendere che sia per tutti cosi'..ma diciamo che questa e' la linea generale...e sottolineo ancora sempre nella mia modestissima opinione di cialtrone italiano
...quel che ci frena e' la paura di restar soli a combattere una "guerra", che sappiamo da soli poter vincere....
ehm..ci manca un "non"..
...quel che ci frena e' la paura di restar soli a combattere una "guerra", che sappiamo da soli NON poter vincere....
scusate..la fretta di scrivere :P
@Olezzo...
probabilmente hai ragione, magari sono solo un'pò stufo, o magari, non capisco davvero una mazza di calcio...
ma onestamente, vedo un sacco di gente (in aumento) che va in giro con maglie e magliette con i colori della propria squadra..., alcune con scritte inneggianti insulti verso le altre squadre, come in un piccolo gioco al massacro...
alla fine, è vero che non è più un aggregante, ma diventa una forza che divide le persone, ponendole loro malgrado in uno degli schieramenti...
non sono un tifoso, sono uno sportivo e non vedo il mio avversario come un nemico da dileggiare e umiliare, ma come un'altro sprtivo, che come me lotta per arrivare primo, senza perdere MAI di vista che è solo sport, non la vita...
rossi presidente telecom incarna un conflitto di interessi, poche balle. presidente della società sponsor della stessa federcalcio che presiede pro tempore,che per di più proprietà di uno dei principali azionisti di una società di A. Il conflitto c'è? Basta quello. Travaglio deve omaggiare le sue tesi, e si mette le fette di prosciutto negli occhi. Diventare presidente della telecom non c'era in nessuna prescrizione medica o ordine del giudice. Se non accettava nessuno lo avrebbe accusato di nulla.
Basta creare sti finti eroi di questa finta società civile.
Grazie drizzt ^_^
Conflitto di interessi una cippa: Rossi non è il proprietario di una squadra di calcio, di telecom e di nessun'altra azienda.
Rossi è un distinto professionista ( una rarità di questi tempi), che ha accettato di fare un lavoro disumano senza guadagnarci un soldo, e lo chiamano a risolvere certe beghe perchè di solito gli riesce, come ha fatto in consob, guardacaso qui non gli è riuscito.
nessun conflitto di interessi? E che fa, rinegozia con se stesso i contratti di sponsorizzazione della serie A Tim? Oppure esce dalla stanza come Berlusconi?
Ma ora, se Dio vuole, con la fulminea espulsione di Guido Rossi e Francesco Saverio Borrelli, è finita anche quella.
Ma siete proprio sicuri che il distinto professionista rossi non sia un personaggio inquietante? Prima alla consob, poi al calcio, ora di corsa alla telecom..certo, ha un gran successo..mi pare curioso che travaglio, di solito abbastanza sospettoso, prenda per buone certe verità ufficiali..
E la telecom, non è di tronchetti provera (azionista dell'inter; cui rossi ha precipitosamente dato lo scudetto 2006)?
@Drizzt
esatto, almeno per come la vedo io...
e pensa anche in quante altre occassioni siamo sempre divisi...il tifo, dallo sport e' dilagato in ogni ambiente della vita pubblica..non e' mai un incontro di idee ed opinioni per cercare di chiarire e capire il problema reale qual'e'...ma semplicemente voler imporre le idee del proprio gruppo di appartenenza sull'altro...e questo vale sia a dx che a sx, ho letto da qualche parte stamattina di un intervento di pietro ricca ad un festival dell'unita'...una roba ridicola...non ricca, che magari era anche in cerca di notorieta'...ma non e' questo il punto, che in realtà e' il trattamento riservato allo stesso, ed i modi...non li trovo tanto diversi da altre "manifestazioni di libero pensiero" già viste altrove...( a dx ), il discorso dei clan e delle divisioni e' tutto culturale ormai , e richiederebbe approfondimenti su come e' cambiata il nostro stile di vita negli anni e le idee che hanno preso piede grazie alle varie grancasse governative passate e presenti...il dialogo e' fuori moda, o tu o io, mors tua vita mea etc etc insomma..l'individualismo e la protezione del PROPRIO gruppo a priori, siamo regrediti, e non ce ne rendiamo conto..è questo che preoccupa
mi viene in mente una frase da star wars: "solo i sith vivono di assoluto" (lo so che e' una banale frase da film...ma siccome la vedo pari pari intorno a me...perchè non citarla?)
PS:
i sith sono i cattivi del film...sigh..come son caduto in basso con le citazioni...:P
@Olezzo...
drammaticamente concorde... :(
ps. anche sulla citazione... ;)
ragazzi mi duole molto dirlo ma lavorando sull'analisi finanziaria,
essendo di sinistra,
Guido Rossi è sospetto...
quello che stanno facendo i nostri è sospetto tutto .
non possono parlare di statalizzazioni (perfette a mio vedere per telecom) perchè evocano il demone dei comunisti e rutelli si toglie la vita, e combattono il capitalismo corrotto appoggiato da dx con le sue stesse armi.
Ma fare le cose regolarmente nell'economia malata che abbiamo non è possibile.
Sarà una sensazione, ma Rossi temo finirà per fare il Fiorani de noartri...
dovrebbero solo avere le palle di dire: "l'esperimento telecomunicazioni ai privati è fallito, alla faccia del cazzo e delle liberalizzazioni ...che ti liberalizzi se si spartiscono tutto i 7 provoloni straricchi d'Italia? Ricordate di essere mai stati fregati dalla SIP ? forse erano inefficienti ma amen.. quell'azienda torna allo stato "
fine
non debbono dire altro
peccato che se lo fanno si cuccano 40 miliardi (ufficiali per cui facciamo 100) di debito
Basterebbe che allo stato tornassero solo le infrastrutture e non il servizio, quello si potrebbe anche dare, con un'authority seria che controlli il corretto svolgimento della distribuzione della banda e delle linee ai vari gestori, che finalmente sarebero tutti sullo stesso piano, e magari chissa'..si potrebbe assistere alla nascita di qualche altro concorrente e quindi..di vero mercato...questa la mia speranza...ma resta un'utopia, la realtà che temo, e' che anche se succedesse, troverebbero altre vie per mangiarci su..scusate il pessimismo, ma l'ottimismo me l'ha fregato tutto gianniiiiiii
Alla guida della Ferfin-Montedison durante la crisi Ferruzzi, Rossi sovrintende ad operazioni finanziarie importanti, come l'acquisizione del Credito Bergamasco dal Credit Lyonnais. Arriva poi dapprima alla presidenza di Ferfin-Montedison ed in seguito alla guida della Telecom Italia, orientata alla privatizzazione.
Dal 1987 al 1992 Rossi visse un'esperienza politica, che fu solo una breve parantesi nella sua carriera, venendo eletto, come indipendente, senatore nelle liste del Partito Comunista Italiano.
In tempi più recenti ha tutelato per un anno gli interessi della banca olandese Abn Amro, che dopo l'inchiesta sui vertici della Banca Popolare Italiana ha avuto il via libera per aggregare l'istituto padovano.
Nel 2003 è stato avvocato di Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, a seguito degli scandali Cirio Parmalat.
La sua passione per lo sport e l'amicizia personale con Massimo Moratti, lo portano a ricoprire per quattro anni la carica di consigliere nel Consiglio d'Amministrazione dell'Inter.
Docente a contratto di Filosofia del Diritto presso l'Università "Vita-Salute" S. Raffaele di Milano. Il 16 maggio 2006 Guido Rossi viene nominato commissario straordinario della Federazione Italiana Gioco Calcio, dopo lo scandolo di Calciopoli.
Il 22 maggio 2006, a diciotto giorni dall'inizio dei mondiali di calcio 2006, che risulteranno poi vittoriosi per l'Italia, sceglie di confermare alla guida della Nazionale di calcio Marcello Lippi, marginalmente coinvolto nello scandalo denominato calciopoli, nonostante pressioni popolari e da parte della stampa perché fosse rimosso dall'incarico. Il 26 luglio 2006, dopo aver delegato lo studio dell'argomento a un comitato di tre saggi (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesiassegna), decide di assegnare il titolo di Campione d'Italia per la stagione 2005/2006 all'Inter.
E non è curioso, tanto per dire, che lo scandalo delle intercettazoni telecom esca proprio in questi giorni?
C'è anche chi bisbiglia che le intercettazioni dei "furbetti del quartierino" che davano l'assalto al corriere uscirono dallo studio di guido rossi (allora capo di telecom) che chissà come le aveva avute..magari proprio dal tizio che hanno arrestato oggi..
Ipotesi di violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva»,
con questa intestazione questa mattina un fascicolo sarà aperto dall’Ufficio
indagini della Federcalcio sulla vicenda Inter-De Santis-Vieri. I fatti. Nel
2002 l’arbitro Nucini ha un colloquio con Facchetti e gli racconta di alcuni
strani rapporti tra Moggi, l’arbitro De Santis e i dirigenti sportivi
Fabiani e Pavarese. Facchetti chiede a Nucini di riferire i fatti alla
Procura di Milano (visto che lo stesso aveva perplessità a rivolgersi alla
giustizia sportiva), ma non fu fatto nulla. Allora l’Inter si rivolse alla
Polis d’Istinto, l’agenzia investigativa di Emanuele Cipriani (legato al
responsabile del Cnag della Telecom, Giuliano Tavaroli) per far pedinare De
Santis. Da quel momento fu aperto un dossier dal significativo nome in
codice: operazione ladroni. Sarebbero, però, anche stati intercettati i
telefoni di De Santis e della moglie. Gli stessi furono anche seguiti,
fotografati, furono fatte indagini patrimoniali e sui conti correnti. Alla
fine il dossier si chiude dicendo che «non furono trovate anomalie nel
tenore di vita del soggetto».
Contemporaneamente furono intercettate le telefonate di Bobo Vieri e
l’attaccante fu anche pedinato, ma soltanto nell’ambito di un «controllo»
della società sul calciatore. A seguito del decreto legge del Governo sulle
intercettazioni illegali, è tornata d’attualità la vicenda. Perché fu
commissionata una inchiesta da parte di un’agenzia investigativa e non fu
fatto né un esposto alla magistratura, né una denuncia all’Ufficio indagini?
Il voluminoso materiale raccolto sull’arbitro, oltre che valutare il suo
tenore di vita, a cosa mirava? E le foto? L’argomento interessa, intanto,
anche la Procura di Napoli che nel 2004 proprio a Tavaroli si rivolse per
comunicare le intercettazioni delle utenze di Moggi, Bergamo, Pairetto. Sì
proprio a Tavaroli che era a capo del Cnag, il centro nazionale
autorizzazioni giudiziarie della Telecom, che quindi venne a conoscenza
dell’indagine che i magistrati Beatrice e Narducci stavano conducendo
proprio sulle stesse persone. Una coincidenza, chiaramente, ma che alla luce
degli ultimi sviluppi diventa inquietante: Tavaroli ha detto ai pm che lui
riferiva tutto a Carlo Buora, amministratore delegato Telecom e vice
presidente dell’Inter. Tutti sanno che in realtà Buora non muoveva un passo
senza il nulla-osta di Trochetti Provera. E’ fin troppo facile chiudere il
cerchio. L’Inter è nei guai. Guai seri. Tutti hanno capito che le
intercettazioni sono state filtrate e fornite al bacio alla Procura di
Napoli dalla lobby Telecom di Tronchetti & C. attraverso Tavaroli.
Eccoci allo scoop dell’ultima ora: inizialmente, tutti avevano ravvisato,
senza dar troppo peso alla cosa in quel momento, che le intercettazioni
erano state manipolate e interpretate prima di giungere nelle mani dei
magistrati partenopei. Ufficialmente si pensava che fossero stati i
Carabinieri di Roma ad aver interpolato con spiegazioni non dovute le
sbobinature (azione che peraltro non è loro consentita). In realtà il lavoro
di indirizzo era avvenuto ben prima e più in alto. Si parla proprio in
quest’ottica del coinvolgimento diretto di Moratti e Trochetti Provera. A
questo riguardo Tavaroli adesso sta tentando di fare da parafulmine per
salvare le posizioni dei due e soprattutto per tutelare il proprio tesoretto
nascosto e, probabilmente, da loro garantito. Alla Procura di Milano, però,
hanno già capito dove e cosa cercare e non è esclusa in futuro una
collaborazione di Tavaroli per alleggerire la propria difficilissima
posizione giudiziaria.
Insomma tutte le intercettazioni al centro di Calciopoli sono state
confezionate su misura per abbattere dei bersagli precisi: persone e società
considerate nemiche. La giostra gira ancora…