spero che OMB aderisca all'iniziativa.
maria
Ci vorrebbe ancora il Prefetto Mori per sistemare questa accozzaglia di "bestie" (chiedendo scusa agli animali). A chi tocca un bambino vanno tolti i testicoli senza tanti pietismi. Vorrei vedere tutti i "buoni" se venisse violentato uno dei loro figli. Tra parentesi io sono stato violentato "OGNI GIORNO" per anni ed anni mentre ero in orfanotrofio, non da sacerdoti ma da inservienti laici. Che Dio li stramaledica!
antonio mi spiace, un abbraccio!
maria
Don Antonio bellina è un prete friulano, che scrive libri in lingua friulana per dire cose che sarebbero considerate eretiche da Ratzinger.
Un tempo questo prete fu relegato in parrocchie sperdute sui monti della Carnia perchè pericoloso.
Quello che scrive fa riflettere, quello che dice ancor di più, frasi del tipo: "dai seminari può uscire solo gente sballata, non giusta di testa..."
Questa è l'introduzione di un suo libro che è stato ritirato dalle edicole:
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INTRODUZIONE
Anche se i cambiamenti radicali e generazionali stanno sconvolgendo sempre di più la nostra fisionomia culturale e religiosa, resta ancora vera l’affermazione di Benedetto Croce che “non possiamo non chiamarci cristiani”. Addirittura nel senso di cristiano-cattolico, che è una delle forme di essere cristiani. Perché la religione ci ha segnati tanto in profondità che si potrebbe parlare di una sorta di somatizzazione, di una modificazione organica.
Se questo vale per gli italiani, vale con più ragione per noi friulani, che siamo nati come popolo nel grembo di Aquileia e cresciuti attorno alla chiesa e all’ombra del campanile. Infatti uno dei difetti che tutti ci riconoscono, magari a torto, è quello di essere “campanilisti” e legati ognuno alla sua “parrocchia”. Che si può tradurre in selvatici, individualisti e asociali.
L’influenza del nostro background culturale-religioso cattolico è tanto in positivo che in negativo. Nel senso che, se anche andiamo sempre più raramente in chiesa o non andiamo proprio e siamo diventati neutri o contrari, ci sono rimaste le virtù e i difetti tipici di una società di stampo cattolico.
Per conoscere meglio la tipologia del friulano, base e premessa di ogni discorso sensato, sarà pertanto opportuno andare a vedere che sorta di religione ci ha formati e deformati. A differenza dei protestanti, che danno grande importanza alla coscienza e soprattutto alla Scrittura, senza mediazioni e intermediazioni di sorte, la nostra religione o religiosità è stata centrata sulla mediazione, quasi esclusiva, della gerarchia, in particolare del prete, che l’abbiamo sempre visto e considerato come il referente principale e obbligatorio nel nostro rapporto con la divinità. Non è un caso che il clericalismo e l’anticlericalismo siano ortiche che crescono solo nell’orto dei cattolici. Perché per noi la figura del prete, del parroco è stata determinante e discriminante, al punto che tanta gente va in chiesa e crede in Dio grazie a un prete santo e tanta gente non va in chiesa e non crede in niente per colpa di un prete testardo ed imbecille.
Arrivato ad una età in cui si può fare un minimo di bilancio e di riflessione e, trovandomi per combinazione nell’ambito clericale, mi è sembrato giusto studiare la figura, lo stampo, il modello del prete, per capire e spiegarmi la figura, lo stampo, il modello dei nostri cristiani. Perché i preti hanno avuto grandi meriti nella nostra storia personale e sociale, come hanno avuto grandi colpe. Arriverei a dire che non si può scrivere la storia del Friuli senza scrivere un grande capitolo sulla chiesa e sui preti. Sono stato contento di leggere che uno studioso di religioni americano, Antony D. Smith, ha trovato che in tutte le minoranze etniche e linguistiche il prete e la religione hanno una funzione insostituibile. Scappato il politico, sparito lo studiato, resta il prete, a prendersi debiti e crediti, a fare da papa e da re. Conoscere dunque i preti può diventare una chiave importante per aprire tante porte chiuse e per fare luce su tanti angoli oscuri.
Ma come conoscere i preti? Leggendo i documenti del Vaticano e della curia? Leggendo le vite dei santi, quasi tutti preti, frati e suore? Leggendo la tanta letteratura che in ogni secolo e in ogni parte del mondo è stata dedicata a loro? Andando ad interpellare la gente? Andando ad interpellare i diretti interessati? Tutte strade buone e percorribili, che possono dare qualche risultato illuminante.
Io ho preferito andare a studiare il posto, là, da dove vengono e, meglio, venivano fuori i preti, quando era grande abbondanza e si poteva permettersi anche di fare “gli americani”, i grandi e diradare senza stare troppo a trattare. Il posto si chiama “seminario”. E’ stato inventato e codificato nel 1500, e precisamente in quel Concilio Tridentino (1545-1563) organizzato per combattere i protestanti, che è durato e dura, nella sostanza, fino al giorno d’oggi. La parola viene chiaramente da “semente “, una sorte di vivaio per piantine che dovevano essere guardate dai venti del secolo e riscaldate con il calore della santità.
In quei tempi di miseria materiale, i seminari godevano di grande abbondanza numerica, al punto che la nostra gente, per dire che “ce n’era ‘una strage”, diceva ‘un seminario’. Cosa che sicuramente oggi stonerebbe. Però l’aspetto più caratteristico di questo posto di formazione clericale, che la retorica del tempo chiamava anche “santuario”, non era il numero degli eletti ma lo stampo di educazione. Uno stampo soprattutto negativo, immobile, ossessionato a far sparire l’uomo vero, l’uomo che diventa prete, per sostituirlo con l’uomo nuovo, il prete che non è più uomo.
Questa struttura è durata quattro secoli e ha mandato fuori centinaia, migliaia di preti, una stirpe per conto suo, tutta compatta, tutta uguale, tutta differente e alternativa alla gente normale. Che se in tempi di clericalizzazione e di sacralizzazione generalizzate poteva essere comprensibile e addirittura accettabile, oggi è tremendamente, scandalosamente stonata, incomprensibile e soprattutto inaccettabile.
Queste pagine sono una visita in quel luogo e in quell’ambiente, fatta da uno che ha passato li dentro tredici anni e dunque può vantare qualche titolo. Le ho scritte per fare luce sull’anormalità del prete, per trovare una qualche ragione alla sua stravaganza rispetto alla gente normale. Per capire quello che gli hanno fatto per ridurlo così e dunque per trovare una qualche attenuante e, se è possibile, un po’ di comprensione, come si ha per tutte le vittime. Non è un lavoro contro i preti ma, contro la struttura che li ha ridotti così.
Ho scritto anche per dare una testimonianza alternativa a quella oleografica fornita dal mondo clericale, che sicuramente loda e dà risalto al suo prodotto nascondendo colpe e limiti. Queste testimonianze, apparentemente inutili, hanno il vantaggio di offrire una lettura diversa, contraria, inedita. Di modo che, un domani, se Dio vorrà, si potrà sentire un’altra campana, meno edificante e celebrativa ma non per quello meno vera. Una testimonianza personale, ma provata sulla mia pelle e dunque genuina.
Volevo mettere come titolo “memorie dall’oltretomba”. Poi mi era venuta la voglia di mettere “memorie di un sopravvissuto”, ma non arrivavo a trovare la parola giusta in friulano. Alla fine ho preferito un titolo più generico ma forse più incisivo e comprensibile: La fabriche dai predis - La fabbrica dei preti.
Una fabbrica che non ha saputo o potuto o voluto camminare con i tempi. Si è ostinata, prendendo come un punto di onore, a mandar fuori sempre quel prodotto, sempre più standardizzato, sempre più uguale, sempre più fuori dal tempo. Fino a che è arrivata la crisi o il momento del rendiconto.
Una prova del Signore, ha detto una persona! Un castigo di Dio! ha detto un’altra. Una buona occasione per cambiare sistema! dice ancora un’altra. Io, la mia idea la ho e ho avuto modo di dirla in più occasioni.
A quelli che si strappano la tonaca domandandosi come ha potuto franare in maniera così repentina, io rispondo che la domanda sarebbe, in caso, un’altra: “Come ha fatto a durare così tanto a lungo?”. Ma lasciamo stare considerazioni sicuramente importanti ma che non si possono sbrigare in quattro e quattr’otto. Occorre tempo, umiltà e soprattutto libertà. Entriamo assieme nella grande fabbrica silenziosa. Prima, però togliamo il cappello e fermiamoci un attimo a pregare per tanta manovalanza sacrificata e rovinata in tutti ‘questi’ anni e secoli. E, facendo uno sforzo, spendiamo un requie anche per le maestranze. Forse anche loro vittime di un sistema che uccideva l’uomo illudendosi di onorare quel Dio che l’aveva creato come coronamento del creato a sua immagine e somiglianza. "
da
http://www.cjargne.it/fabriche.htm
antonio
perchè non denunci queste cose
altri bambini ti ringrazierebbero .
E' ovvio che la repressione sessuale porta a sfogare i propri istinti dove si riesce ("uomini, donne, caloriferi" diceva gaber).
E le religioni (quella cattolica in particolare) si fondano sulla mortificazione della carne..
Il prete di cui sopra spera in un ammodernamento del prodotto religioso..faccia pure..
Grazie della vostra solidarietà. I fatti sono avvenuti tanti anni or sono e non in Italia ma in Romania dove non era possibile denunciare nessuno che fosse coinvolto con il regine di Ceausescu.
Spero che abbiano pagato caro successivamente dopo la morte del dittatore, unica fine che si meritava.
Antonio...
sono senza parole..., mi addolora sapere che hai patito simili sofferenze (ho una neanche tanto vaga conoscenza di ciò che avveniva in alcune strutture...), hai la mia totale ed incondizionata umana solidarietà...
ps. se erano amici della carogna, avranno almeno pagato care le loro nefandezze...
@antonio il tuo nome mi aveva fuorviato.
non ho alcun dubbio che in quella situazione fosse stato impossibile denunciare alcunchè.
sono rimasta scioccata da quanto hai detto, e ti confesserò che la mia più grande paura è che fatti del genere possano accadere anche qua e possano passare sotto silenzio .
per questo nel 3d sulla bambina bielorussa mi incavolo con le adozioni , mi fa rabbia pensare che non si possano togliere dagli orfanotrofi dei bambini che sarebbero amati e rispettati solo perchè la famiglia che li adotterbbe non è sposata , o non ha la casa adatta con una stanza in più solo per il bambino (visto fare),o tante altre cose che sarebbero normali in una normale famiglia ma diventano ostacoli insuperabili quando si pala di adozioni , non ultima l'adozione per il single come se in italia le famiglie con un solo genitore non fosse quasi la norma .
Antonio un abbraccissimo!!!
Carolina
Mi dispiace veramente per Antonio...con me ci hanno provato una sola volta ma gli è andata male, anche perché avevo già 20 anni. Ma a parte questo il problema della pedofilia esiste. Ci siamo tutti già dimenticati dei 6mila preti pedofili americani, scandalo messo a tacere a suo tempo da Ratzinger e dall'allora vescovo di Boston, oggi cardinale. A proposito, indovinate un po' da chi è stato ordinato alla porpora cardinalizia?
Ciao Antonio, volevo inviarti la mia solidarietà.
Sono un altro, ormai 30enne, che ha avuto esperienze comuni alle tue, purtroppo.
Non ero in Romania, ero in Italia.
Non ero in un orfanotrofio, ma era in casa mia.
Non era un prete, ma era l'amante di mia madre.
E' durata anni...un'infanzia intera...
Oggi, a distanza di tutto questo tempo, vivo nel turbamento e nel rimorso, pochi sanno ciò che mi è successo. La vergogna è tanta, troppa... e non voglio che la gente mi guardi come se stessi portando una bandiera...
Cerco di nasconderlo, ma ho problemi ad avere contatti fisici in un contesto affettivo, ho paura di generare lo stesso dolore e senso di repellenza che provavo io...
Spero che tu sia riuscito a trovare il tuo equilibrio, e che sia riuscito a costruirti una vita normale e felice, con moglie e figli...te lo auguro di cuore.
Un abbraccio forte.
Antonio, Davide, io ho 38 anni ed ho vissuto cose simili alle vostre quando avevo 13 anni per un certo periodo. Ho sviluppato anche io, come Davide, una incapacita' totale nel lasciarmi andare a contatti fisici in un contesto affettivo e tutti i miei rapporti sono franati miserevolmente.
Il mio aguzzino era il padre di un mio amichetto d'infanzia.
Antonio, oltre alla violenza anche la dittatura per te; Davide, non bisogna mai smettere di provare.
Vi abbraccio con affetto sincero e mi sento solidale con voi.