Mozione corsara in regione Lombardia
giuseppe civati ha scritto a OneMoreBlog:
Primo Consiglio regionale dopo le ferie. Uno pensa: faranno sul serio. E invece no. Dopo aver approvato la legge sul mercato del lavoro, con il contributo migliorativo del centrosinistra, segnatamente dell'Ulivo, e un voto di astensione da parte nostra (rimane da capire come sono gestiti i finanziamenti della legge e non ci siamo fidati), si è passati a discutere un'innocua mozione di solidarietà al Vaticano per gli attacchi ricevuti da alcune frange del fanatismo islamico ed è successo il finimondo.
An ha presentato un testo che sembrava un trattato sulla cultura islamica - in cui si affermavano cose molto curiose, alla Pera per intenderci -, la consigliere Dalmasso avanzava una proposta più moderata e più simile a una mozione, noi passavamo tutto il giorno a cercare un testo condiviso, con l'obiettivo di mettere d'accordo tutti e di non dividerci almeno su questo argomento così delicato. Forza Italia si diceva disponibile e dopo il taglia e cuci tipico del lavoro d'aula, è arrivato Corsaro a dire no per conto degli alleati nazionali. Dovete sapere che Corsaro ha un po' l'ambizione di rappresentare il pensiero della destra post fascista e di presentarsi come intellettuale di pregio. A fronte dell'ambizione, i risultati si sono rivelati molto scarsi. Grazie alla sua impuntatura è andata a finire che anche la Lega voleva optare per un testo più soft: alle 22 non c'era più il numero legale e siamo andati a casa. Senza votare la solidarietà e facendoci una figura a dir poco vergognosa, con i consiglieri del centrodestra che accorrevano da ogni pizzeria e ristorantino del quartiere, attardandosi un po' troppo: con buona pace di Ratzinger e della questione islamica.
I tre anelli e le tre mozioni
Questa mattina è finita la brutta vicenda della mozione del Consiglio regionale che doveva esprimere unitariamente al Pontefice la solidarietà del mondo politico lombardo per gli attacchi subiti nei giorni scorsi in relazione alla lezione di Ratisbona. Ho cercato, nel post precedente, di raccontare la seduta di ieri. Stamane, alla fine, si è votato, con l'uscita dall'aula dell'Unione e la votazione da parte della maggioranza di tutti e tre i testi presentati. Massimo Corsaro estensore della mozione di AN è così passato da Veneziani a veneziano, dal presentarsi come un intellettuale della Destra ad assumere atteggiamenti tipici del 'venezia' dei campi di periferia: o si vota la mia mozione, o buco il pallone e vado via. Il risultato è un curioso e paradossale relativismo delle posizioni, per cui si votano tre testi diversi - soprattutto quello di An dagli altri due - e si manda un messaggio confuso alla comunità lombarda e allo stesso Pontefice. E' il primo caso in cui, per condannare le strumentalizzazioni, si strumentalizza ulteriormente, cercando di far passare il punto di vista di una parte, abbandonando con molta leggerezza un'espressione unitaria, che avrebbe dato senso e importanza al voto della mozione. Viene in mente la storia dei tre anelli del Decameron di Boccaccio e di Nathan il saggio di Lessing. Si tratta della domanda che Saladino rivolge a un saggio ebreo, chiedendogli quale sia la Legge vera tra quella di Mosè, quella di Gesù e quella di Maometto. E il saggio risponde con una favola, raccontando di un signore proprietario di un anello preziosissimo che, avendo tre figli e non volendo fare torto a nessuno di loro, prima di morire, chiede a un orafo di trarre due copie dall'originale, lasciando credere a tutti e tre di possedere quello vero. Scrive Boccaccio a mo' di conclusione: "Ciascuno la sua eredità, la sua vera Legge, e i suoi comandamenti si crede aver a fare; ma chi se l'abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione". La questione è ancora sospesa, tra le grandi religioni e le questioni interculturali. Nel frattempo, la maggioranza del Consiglio regionale, che non ha ricevuto in dote i tre anelli, si lambicca con le tre mozioni. Mala tempora.
Cristo si è fermato a Otranto?
Ieri, sulla Stampa, tra le tante citazioni inopportune di questi giorni, Pierferdinando Casini ha citato la Otranto del 1480, in cui ottocento idruntini affrontarono Ahmed Pascià e il martirio per non rinnegare la fede. Casini lo prende in considerazione come termine di riferimento del dibattito, ammettendo che non è molto politically correct, ma - sembra voler dire, quando ci vuole, ci vuole. Mi chiedo se siamo rimasti a Otranto o se qualche passo avanti è stato fatto e se è possibile dare messaggi più sereni. Nel frattempo, ci giunge la nota di Corsaro (non quello di Otranto, quello di Milano). Dice testualmente: "L'opposizione non è riuscita a trovare un accordo al suo interno sulle motivazioni per cui giustificare la sua solidarietà al Papa. Non si può equiparare chi attacca a chi è attaccato". Infatti è successo il contrario. E' stato Corsaro a non votare un testo altrimenti condiviso da tutti gli altri, da Rifondazione a Forza Italia, che mi ero preoccupato insieme ad altri di redigere. Se si fanno le citazioni, che almeno siano corrette...