Troppi misteri su Metroweb, dibattito in consiglio
In un paradiso fiscale la sede della società acquirente. Polo e Ulivo: il sindaco chiarisca
di Elisabetta Soglio
Una società con base in un paradiso fiscale: si infittisce il mistero sulla vendita di Metroweb, l'opposizione chiede che la questione venga portata in consiglio comunale e anche all'interno del centrodestra si levano dubbi sulla bontà dell'operazione. La notizia, ieri, è arrivata dall'Espresso: Stirling Square, il fondo inglese cui Aem sta per vendere l'intera proprietà di Metroweb ad un prezzo effettivo di 32 milioni di euro, è gestito da una società che ha la sua sede nel paradiso fiscale di Jersey (Isole del Canale). L'inchiesta del settimanale aggiunge un altro dato: per acquisire Metroweb sarebbe stata costituita, durante l'estate, una holding lussemburghese, la Sscp Fibre. Un intricato gioco di scatole societarie: il punto è che non si capisce chi sia effettivamente il compratore.
Lo ammette l'ex ministro ed ex assessore leghista (al Bilancio) Giancarlo Pagliarini: «C'è qualcuno che vuole comprare e non vuole farci sapere chi è. Io avrei un'idea, ma me la tengo stretta. Per ora». «Non sono a priori contrario a cedere l'azienda al privato — prosegue Pagliarini — ma dipende dal prezzo. Qui prenderemo 32 milioni di euro, la società è in rilancio e può essere valorizzata: secondo le mie stime approssimative, varrebbe almeno 150 milioni di euro». Secondo punto: «Questa storia del paradiso fiscale è assurda. Io ho piena fiducia nel sindaco Moratti che, sono certo, ha capito che stiamo svendendo e che vorrà capire con chi stiamo trattando. Qui c'è sotto qualcosa e il sindaco chiarirà tutto».
L'Unione ieri ha chiesto, durante la riunione di capigruppo, di portare il caso in consiglio comunale. La maggioranza si è detta contraria e ha rinviato la decisione a lunedì. Il capogruppo dell'Ulivo, Marilena Adamo, ha annunciato che, nel caso in cui non si inserirà all'ordine del giorno dei lavori consiliari la questione Metroweb, «raccoglieremo le firme per una commissione d'inchiesta, perché bisogna dissipare le ombre». Il capogruppo di Fi, Giulio Gallera, ha frenato: «Non commento le notizie dei giornali. Dico che Aem è una spa libera di decidere come muoversi e parto dal presupposto che ci siano trasparenza e legalità». Tra gli azzurri cresce però il numero dei perplessi. «La società è sana — taglia corto Armando Vagliati — e una infrastruttura di questo tipo deve restare pubblica. Pare quasi che si voglia invece fare un un ulteriore regalo ai soliti noti. Ed è giusto che sia il consiglio, magari attraverso la commissione, a dare un indirizzo all'Aem su come muoversi».
Il capogruppo di An, Carlo Fidanza aggiunge: «Eravamo d'accordo col sindaco che si sarebbe venduto solo a precise garanzie. Ma su queste non abbiamo finora avuto le risposte che ci attendevamo ed è urgente avere chiarimenti su tutto il quadro: dal prezzo, all'affidabilità dell'acquirente, alle certezza di utilizzo pubblico della rete».
Fabrizio Spirolazzi dell'Ulivo chiama in causa la giunta: «Ogni decisione di merito è nelle mani di Aem e se il Cda della società energetica è propenso alla vendita, è legittimato a farlo. Alla giunta, che ha compiti di indirizzo, spetta però la responsabilità delle scelte degli amministratori di Aem: anche di quelle sbagliate».
«Il quadro rivelato oggi incalza Pierfrancesco Majorino — conferma una volta di più gli elementi di pericolosità dell'operazione. A maggior ragione, è necessario cercare una soluzione diversa che garantisca il possesso pubblico della rete».