Yossi Beilin, leader della sinistra pacifista israeliana: «Non possiamo restare alla finestra, Olmert deve incontrare anche il presidente palestinese Abu Mazen»
«No a rivincite militari, Israele apra il negoziato con la Siria»
di Umberto De Giovannageli
«Se si vuole ricercare una pace stabile e duratura, allora è necessario guardare a Damasco e aprire un percorso negoziale con la Siria. Israele deve tornare a fare politica in Medio Oriente invece di coltivare, come fa la destra oltranzista ma anche settori del governo, insani propositi di rivincita militare». A sostenerlo è Yossi Beilin, parlamentare, leader del Meretz, la sinistra pacifista, più volte ministro nei governi a guida laburista. Sul fronte palestinese, l'ideatore dell'Iniziativa di Ginevra (il piano di pace elaborato da politici, intellettuali, militari israeliani e palestinesi), chiede al governo Olmert di sostenere gli sforzi del presidente dell'Anp Abu Mazen di dar vita a un esecutivo di unità nazionale palestinese: «Israele - non può restare alla finestra in attesa degli eventi. Un vertice tra Olmert e Abu Mazen va realizzato in tempi brevi».
Il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallim, ha affermato che "la guerra in Libano ha generato un'occasione genuina per la pace e per risolvere i problemi della regione". Qual è la sua risposta?
«Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa opportunità. L'iniziativa politica verso la Siria non è solo necessaria ma deve divenire una delle priorità nell'agenda politica di Israele. Una pace arabo-israeliana stabile, duratura passa inevitabilmente per Damasco. Dobbiamo esserne consapevoli e agire di conseguenza. Ed è ciò che chiedo al governo Olmert».
Il primo ministro non sembra disposto a seguire il suo suggerimento.
«Se Olmert proseguirà sulla strada dell'arroganza e della chiusura, questo ci condurrà ad un'altra guerra. Registro peraltro, e con favore, che Amir Peretz (ministro della Difesa e leader laburista, ndr.) non è dello stesso avviso di Olmert per ciò che riguarda l'atteggiamento da tenere verso la Siria».
Su che basi ricercare un confronto con Damasco?
«Ciò a cui Israele deve tendere è la sicurezza dei suoi confini e non all'estensione del suo territorio. Il che significa dichiararsi disponibili a mettere sull'altro piatto della bilancia di un accordo di pace globale con la Siria, la restituzione delle alture del Golan».
Questa affermazione verrebbe tacciata dalla destra israeliana come un cedimento ad un regime nemico dello Stato ebraico.
«La destra israeliana ha sempre venduto una illusione: quella di una pace a costo zero per Israele. Spesso lo ha fatto per coprire i suoi propositi espansionistici, altre perché convinta di poter mantenere con la forza delle armi l'attuale "statu quo". Questa è una politica miope, senza vie di uscita. Trattare non significa cedere. Significa prendere atto che il negoziato è lo strumento più efficace per raggiungere l'obiettivo di una pace nella sicurezza».
Bashar al-Assad può essere un credibile interlocutore di pace?
«Bashar al- Assad non è equiparabile a Mahmoud Ahmadinejad (il presidente iraniano, ndr.) e Israele dovrebbe agire con intelligenza e lungimiranza per incrinare il rapporto tra Damasco e Teheran. Rivendicare il Golan non è la stessa cosa di propugnare la cancellazione dello "Stato degli Ebrei" dalla faccia della terra… D'altro canto, il presidente siriano sa bene che l'affermarsi del radicalismo islamico in Medio Oriente finirebbe, prima o poi, anche per travolgere il suo regime. Un accordo di pace con Israele è oggi più che mai nel suo interesse, oltre che naturalmente nel nostro».
Resta il fatto che la Siria continua a sostenere Hezbollah…
«Sia chiaro: non ho detto che Israele debba firmare assegni in bianco ad Assad, ma sottolineo la necessità di non considerare la Siria alla stregua dell'Iran e dunque di aprire un nuovo capitolo nei rapporti con Damasco. In questo senso, un impegno siriano nell'agevolare l'azione stabilizzatrice dei "caschi blu" dell'Unifil nel Sud Libano e il blocco degli aiuti militari a Hezbollah, possono contribuire in modo sostanziale all'apertura di un tavolo negoziale tra Israele e Siria…».
Un tavolo allargato ai palestinesi.
«Direi di più: un accordo di pace con i palestinesi favorirebbe il raggiungimento di un accordo di pace globale tra Israele e i Paesi arabi confinanti, a cominciare da Siria e Libano. E a questo scopo ritengo necessario che il tanto evocato vertice tra Olmert e Abu Mazen si realizzi e in tempi rapidi».
Il presidente dell'Anp è impegnato in un braccio di ferro con Hamas per dare vita a un governo di unità nazionale palestinese.
«Israele non deve restare alla finestra ma agire per sostenere gli sforzi di Abu Mazen. Agire con atti concreti come può essere la fine dell'assedio di Gaza».
Hamas propone una tregua decennale ma non accetta il riconoscimento di Israele.
«A Hamas chiedo innanzitutto di dichiarare chiusa l'Intifada del terrore: sarebbe un’importante assunzione di responsabilità che Israele non potrebbe sottovalutare».
certo che leggere dichiarazioni simili in uno stato come quello israeliano è di enorme conforto da una parte ma di amarezza estrema dall'altra.
l'impressione che quella di Yossi beilin riamnga una voce isolata è abbastanza plausibile, stranamente nonostante gli errori strategici di olmert riguardo gli ultimi episodi libanesi, una forte presa di posizione da parte della popolazione israeliana continua a non arrivare,
ci vuole più coraggio ad invocare un tavolo di trattativa che non un bombardamento a tappeto.
incredibile quanto costi poco giocare con la vita umana, quella degli israeeliani e quella dei palestinesi valgono meno di zero nelle mani di gente al pari suo.
il fascino della guerra è un potente afrodisiaco che brucia le cellule cerebrali peggio dell'LSD, l'ottusità di olmert è il non voler capire che non basta avere l'esercito più preparato al mondo , le armi più sofisticate sul mercato, di fronte all'orgoglio di un popolo come quello palestinese che ormai da decenni sta dimostrando di non cedere, a meno che non si voglia e non si cerchi lo sterminio totale e allora sarebbe tutt'altro affare ,israele non potrebbe contare sullo stato di diritto cosa di cui necessita per il suo riconoscimento da parte dello scenario internazionale.
maria