L’acqua di Milano e le mani dei privati
di Emilio Molinari (Presidente del Comitato Italiano
Contratto Mondiale sull’Acqua)
L’acqua è ormai al centro dello scontro politico del nostro Paese. Parlo dell’acqua da bere, per lavarci, parlo dell’acqua di casa nostra. Ebbene, questa è negli atti del governo e lo sarà nel dibattito parlamentare, misurerà l’impegno e la serietà con il quale l’Unione e l’Ulivo, terranno fede a quanto scritto nel loro programma elettorale e nei disegni di legge Bersani e Lanzillotta, varati dal consiglio dei ministri.
Carta canta si usa dire. Questi atti scritti dall’Unione sono chiari, affermano che: nel nostro Paese i servizi idrici, nella proprietà e nella gestione, devono restare pubblici e fuoriuscire dalle liberalizzazioni in atto... E, aggiungo io, non possono più essere contemplati con il titolo di servizi di carattere economico, ma bensì tra i servizi di pubblica utilità, non soggetti a leggi, direttive e negoziati del libero mercato globale. Inoltre, due ministri di questo governo, Paolo Ferrero e Pecoraro Scanio, hanno preso pubblicamente l’impegno di tradurre queste affermazioni di principio, in conseguenti leggi.
Non sono tra coloro che dicono che la politica e la parola dei politici è inaffidabile, ho preso tutto ciò con molta serietà, convinto che bene o male in questi anni siamo riusciti ad affermare delle verità: che l’acqua non è una risorsa rinnovabile. È esauribile, è sempre più rara, è insostituibile per la vita, è un monopolio naturale, è un diritto umano imprescrittibile, è un bene comune, è strategico, è aggredita da una politica mondiale che la vuole rendere universalmente una merce come il petrolio.
Abbiamo affermato che l’acqua è la storia, è la civiltà, è vita, energia, sviluppo, è cultura, poesia, musica, spiritualità, è il dono di dio in tutte le religioni. E allora...? Allora non c’è una sola ragione per cui alle soglie del XXI secolo debba essere consegnata all’ingordigia del privato: cioè di colui che priva. Non c’è ragione alcuna che debba essere l'affare del secolo, l’investimento internazionale più remunerativo, come ha recentemente illustrato il settimanale «Il Mondo».
Allora visto l’indirizzo preso dal governo tutto va bene? No, perché dal comune di Milano, in una parola da dove il centro destra ha la forza dei numeri, è partita una offensiva sostenuta dalla giunta Regionale, che se non trova una adeguata risposta, per l’importanza che la regione riveste e per la dimensione economica che mette in campo, rischia di rendere solo parole gli atti del governo. Da una parte il sindaco Moratti annuncia che intende ricollocare il servizio idrico, ora collocato in MM, il cui pacchetto azionario è totalmente nelle mani del Comune, in AEM il cui pacchetto azionario è invece prevalentemente privato (solo il 34 % è in mano pubblica). Risultato: senza gara pubblica, al limite della legge, il servizio idrico cittadino verrebbe privatizzato e affidato alla SPA Azienda Energetica Milanese, agli intrecci societari di questa con Edison e indirettamente con il colosso francese EdF.
Ma l’operazione è ancor più ampia e complessa e i rischi per l’acqua di Milano di diventare solo un affare finanziario sono ancora maggiori. Infatti la sindaca di Milano e il sindaco di Brescia Corsini hanno annunciato il comune intendimento di fondere la AEM di Milano, con ASM di Brescia, pure questa in parte privatizzata e con l’acqua già inglobata con l’energia, i rifiuti ecc... All’orizzonte si prospetta la grande società multiutility regionale da tempo sostenuta dal presidente Formigoni che per realizzarla ha concepito una legge che spinge, per non dire obbliga, gli ATO (ambiti territoriali ottimali) verso privatizzazioni e fusioni.
Una SPA in grado di andare per il mondo a “conquistare” la gestione dell’acqua nei Paesi poveri, trascinando e omologando nella cultura colonizzatrice i nostri enti locali, di concorrere o dividersi il mercato mondiale con le grandi Suez o Vivendi o di venire assorbita dalle transnazionali, come è logica del mercato e come è ormai destino di gran parte delle aziende pubbliche privatizzate italiane. Capite che una simile prospettiva svuoterebbe completamente gli atti del governo presenti e futuri. Penso che la gestione dei servizi pubblici debba essere di dimensione territoriali che anche se più grandi di quelle dell'ATO, devono essere tali da poter essere controllati e partecipati dai cittadini, senza fare business in altri territori.
Chiedo quindi all'Ulivo di rispettare gli impegni presi. Chiedo che tutta l’Unione, con noi, con la società civile milanese e lombarda, con i sindacati, con il comitato che si va costituendo, si batta affinché il servizio idrico milanese e quello di tutti gli ATO lombardi venga scorporato dalle SPA privatizzate, ASM compresa e venga escluso dalle fusioni societarie che lo porterebbero dentro le privatizzazioni. Chiedo che venga impugnata dal governo la legge 18 della regione Lombardia, approvata in agosto, perché in contrasto con i propri orientamenti e per il diverso regime a cui sottopone gli ATO lombardi. Chiedo che l’Unione impugni le modalità con le quali viene costituita l'autorità dell'ATO milanese, perchè non ha eguali in tutto il paese.
Concludendo, credo che si sia determinata la necessità di una battaglia unitaria, civile, culturalmente forte, capace di conquistare coscienze fuori dai campi politici e far emergere i migliori sentimenti dei cittadini, qualificante per l’intero centro sinistra e tale da essere vincente. Spero proprio che non si perda questa occasione.
le infrastrutture in mano ai privati e regolate con attenzione dagli enti pubblici sono quelle gestite meglio.
Certo Mauro: vedi telecom, ferrovie, autostrade, enel,consorzi privati dell'acqua, tanto per citarne alcuni.
Complimenti
Non mi pare che Telecom, Ferrovie e Autostrade siano "regolate con attenzione" dallo Stato, che se n'è in gran parte fregato; pensa solo alla condizione pietosa in cui versa l'Anas. Per quanto riguarda le "ex municipalizzate", la questione è spinosa e non ho le competenze per addentrarmici. Dalle mie parti acqua, gas e rifiuti sono tutte gestite già da molti anni da queste famose "multiutility" che tanto spaventano Molinari; proprio di recente c'è stata un'ulteriore fusione e ora siamo sotto alla più grande multiutility italiana (Hera). E le cose non sono di certo peggiorate rispetto ai tempi delle municipalizzate.
Sono d'accordo con Mauro quando dice che la gestione privata è spesso molto più efficiente, ma il punto non è questo. Chi vuole che i settori "cruciali" restino sotto il controllo dell'amministrazione pubblica, decide di accettare un inevitabile peggioramento dei servizi in cambio di un (auspicabile) aumento della moralità e della giustizia sociale. Ci si deve però porre una domanda: la classe politica italiana è in grado di assicurare questo maggiore "standard morale" nell'amministrazione della cosa pubblica? Sono certo di no per quanto riguarda il centrodestra, ma ora inizio a nutrire dei dubbi anche sul centrosinistra.