Milano, città ostile per i bambini
di Roberta Mamola
L'autunno porta la pioggia che non fa paura ai bimbi: niente tuoni che fanno sgranare gli occhioni, niente fulmini che «rompono» il cielo, solo acqua e niente più. È, invece, la pioggia d'autunno quella che fa più paura alle mamme. Perché bisogna andare a prendere i bambini a scuola. Ombrello per me e copricarrozzina trasparente per la piccola. I marciapiedi sono una bella prova da superare. Bastone dell'ombrello tra mento e spalla. Il gioco si fa duro con gli ostacoli «da marciapiede».
Cacche, pali e paletti, moto e auto? Risposta: polsi d'acciaio che consentono di far curvare il mezzo di trasporto «lanciato» a discrete velocità, in totale sicurezza.
Finalmente siamo a scuola. Infilo l'ombrello nella rastrelliera con la consapevolezza che, difficilmente, lo ritroverò all'uscita perché, si sa, quando piove taluni si divertono a giocare a «Prendi l'ombrello che ti piace di più». Il gioco funziona bene per chi lo inizia; chi arriva ultimo deve accontentarsi di rientrare a casa con vecchi esemplari sfilacciati, arrugginiti e dalle fantasie impossibili. Stivali e mantella sono gli stessi di questa mattina.
Bene, non è poco: quando piove, i 15 minuti dell'uscita da scuola sono talmente frenetici che il minimo che ti può capitare è di tornare a casa con le scarpe spaiate e il bimbo sbagliato. Siamo di nuovo in strada con l'ombrellino che non ne vuole sapere di riparare la testa del suo proprietario di 3 anni e ondeggia qua e là. Per fortuna le punte arrotondate e l'altezza di chi lo regge lo rendono innocuo.
Strade e marciapiedi sono acqua, fumo bianco e clacson ma noi non c'entriamo niente, noi siamo usciti con l'ombrello.
Mai provato a prendere la metropolitana o un tram con carrozzina e vedere nessuno, mai, da nessuna parte che ti chiede se hai bisogno di aiuto?
Ieri due giovani genitori spagnoli alla fermata del metrò, linea 1, con due bambini, bagagli a mano e valigia grande erano in evidente difficoltà. Fiumana di pensone noncuranti gli passava a fianco, quasi indispettita del loro lento incedere che non faceva altro che rallentare il tutto. Io mi avvicino, gli chiedo se hanno bisogno di aiuto. Mi guardano: e mi dicono: "ma allora, voi italiani non siete tutti così". Perché siamo in un paese pieno di teste di cazzo, che pensano solo ai fatti loro, dove fare un bambino viene percepito solo ed esclusivamente come una rottura di coglioni, e mai, dico mai come un atto di coraggio, e una bella cosa, come dovrebbe essere ed è nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo? Credo che questa domanda se la ponga chiunque abbia figli non solo a Milano, ma anche in tutte le altre città d'Italia (fatta salva qualche rara eccezione). Venti, trenta anni fa non era così. Che cazzo c'abbiamo addosso?
Achab il boyscout. ;~)
Una volta in treno una signora brasiliana mi ha chiesto se potevo aiutarla con la valigia, e lo ha fatto tenendo 5 euro in mano. Dai lei si usa così.
Quando le ho spiegato come stavano le cose ha temuto di avermi offeso, e ho dovuto tranquillizzarla. Io stesso mi rendo conto che in italia si usa fare i cavalieri solo con donne avvenenti, come scusa per attaccare bottone "ehi, pesa questa valigia... dove vai? e da dove vieni? e come ti chiami?".
Non so se è stato il mio ex lavoro a sensibilizzarmi, ma con le persone anziane non riesco a non dare una mano. Quando guardate le vecchiette negli occhi, magari mentre portano le borse della spesa, non vedete troppo spesso quello sguardo misto di sofferenza, solitudine e fiera ostinazione?
Non centrano i boy scout, basta un minimo di sensibilità.