Il Palinsetto
di Marco Travaglio
Si era temuto, per un attimo non di più, che Bruno Vespa desse seguito all'orrenda minaccia di privarci della sua compagnia quotidiana. Poi, per fortuna, l'insetto è riapparso in tutto il suo splendore e in perfetta coincidenza con la riapertura del processo di Cogne. Chi pensava di levargli l'appalto su una delle quattro sere, temendo patologie da superlavoro e piaghe da decubito, ha dovuto ricredersi, vedendolo librarsi agile come una libellula fra le poltrone bianche occupate da due colleghi democristiani, uno di destra (Scajola) l'altro di sinistra (si fa per dire: era Mastella).
Si parlava di Telecom. Ma il titolo era un puro pretesto: in realtà, in ossequio alla tradizione, è andato in onda il solito processo ai giudici. E' più forte di lui: anche se parla di dieta mediterranea, c'infila qualche magistrato obeso o anoressico da mettere in riga. Tronchetti Provera aveva appena fatto notare che gli spioni arrestati non sono finora accusati di intercettazioni abusive. Vespa avrebbe dovuto saperlo, se si fosse letto l'ordinanza del gip. Ma non può mica fare tutto lui: dunque ha accolto la notizia come una folgorante rivelazione. "Ma almeno lo sapete che cosa avete ordinato di distruggere col decreto?",ha chiesto a Mastella. Il quale, pure lui all'oscuro di tutto, balbettava: "Mah, il decreto vale a futura memoria: ci mettiamo a dieta per evitare l'infarto. Anche se l'infarto non c'è, potrebbe sempre venire". Scajola precisava che a lui delle spiate illegali non gliene frega niente: "Il problema sono quelle legali, ci vuole un decreto" per limitarle e imbavagliare la stampa. Vespa,tutto umido,traduceva: "Dunque i giudici sono peggio di Tavaroli". Poi, non bastandogli l'attuale datore di lavoro di sua moglie, cioè Mastella, dava subito la parola all'ex datore di lavoro, Roberto Castelli. Anche lui, nonostante la faccia, aveva le idee chiare: "Il guaio sono le intercettazioni legali, e le procure che le passano ai giornali". "Ecco -sottolineava Vespa- chi le passa ai giornali: la Befana?". L'idea che i giornali le pubblichino perché sono pubbliche, contenute nei mandati di cattura, non sfiora nessuno. In fondo Castelli era solo ministro della Giustizia, mica è tenuto a capire qualcosa di giustizia.
Mastella faceva il Mastella: si barcamenava, invocava l'aiuto del centrodestra e s'infilava in metafore più grandi di lui, tentando invano di uscirne. Anche Feltri e Sansonetti andavano a orecchio, come gli studenti che non hanno studiato e menano il can per l'aia. Una sola cosa emergeva chiaramente dai loro interventi: che non avevano la più pallida idea dell'inchiesta Telecom e della differenza fra atti pubblici e notizie segrete. Vespa allora denunciava quell'odioso attentato alla privacy che fu la pubblicazione dell'sms con il bacio di Anna Falchi a Stefano Ricucci: una moglie che bacia il marito, roba da rovinare una famiglia. Poi si buttava sui Savoia, che si portano su tutto: giù lacrime sul povero Vittorio Emanuele perseguitato dai giudici cattivi. Essendo il presunto principe impegnato col Tapiro d'oro, Porta a Porta intervistava senza domande il cucciolo, Emanuele Filiberto: "Il 98% delle parole intercettate a mio padre sono un montaggio fatto dai magistrati di Potenza per attribuirgli cose che non ha mai detto". Vespa, tutto giulivo, rincarava: "Che senso avevano le domande dei giudici sulle sue abitudini sessuali, se il principe non è indagato per sfruttamento della prostituzione?". Qualcuno avrebbe potuto informarlo che il Savoia è indagato proprio per sfruttamento della prostituzione. Ma la presenza in studio di persone informate è severamente vietata. Allora l'insetto invocava "pene pecuniarie altissime" per i giornali che pubblicano quel che non piace a lui: soprattutto i verbali dei principi. Feltri si associava fremente di sdegno, forse dimenticando di aver allegato a "Libero" un inserto di 60 pagine con i verbali del Savoia. A questo punto, plin-plon: ecco in studio due giuriste di chiara fama: la gossipara Silvana Giacobini e Nancy Dall'Olio, la moglie di Eriksson, nella sua qualità di una che "ha il sospetto di essere spiata ma non ha le prove".
Leggendo Travaglio mi sono pentito di aver disdettato il canone TV ed aver fatto sigillare il televisore perchè nauseato da grandi fratelli, isole e cagate varie. Mi sono ricreduto: la trasmissione dell'ardito giornalista Vespa deve essere uno spettacolo d'arte varia vero e proprio, un avanspettacolo del tipo che andava in scena quando "si stava meglio".
Rinnoverò pertanto l'abbonamento alla TV per non perderne una sola puntata.
Grazie Marco
Vespa non fa più il giornalista, ma il comico, credo che ne sia consapevole. A lui politici, giudici ed avvocati non interessano più, preferisce "nani e ballerine", i culetti delle miss e le drag queen del gossip. E' l'età! Invecchia e si è infilato in quel girone noto a Costanzo, che partito con Falcone è finito con Costantino. Ecco, se si vuol parlare di Vespa, per favore, facciamolo nelle pagine dello spettacolo.
Applausi per Marco! Bellissimo articolo
Cavolo, questo articolo lascia a bocca a perta, è magistrale!
Fra l'altro riesco proprio ad immaginare Travaglio che scoppia a ridere sonoramente alla battuta di Feltri.
Aquila Reale, sai qual è il problema? Che per godersi la comicità tragica di una puntata di Porta a Porta bisogna sapere come stanno veramente le cose. Se non lo sappiamo quel programma diventa molto pericoloso.
Mastella-show, torna il reality della politica
Norma Rangeri
Tutto cambia. Fa eccezione Bruno Vespa, eterno come il suo reality della politica, tornato ad allietare la seconda serata di Raiuno. Un Porta a Porta sugli spioni della Telecom, impreziosito dalla presenza del colorito (non solo di capelli) ministro della giustizia invitato a discutere con il presidente del Copaco( comitato di controllo sui servizi) Claudio Scajola, insieme a due direttori di opposti schieramenti (Feltri e Sansonetti).
La serata, riassumibile nella parola d'ordine "d'ora in poi guai a chi pubblica le intercettazioni", ha ospitato un Mastella-show in tre atti: il primo passato a rammaricarsi per il caso capitato a un suo amico assessore («tra gli spiati c'è anche un mio collaboratore»); il secondo occupato dalle «mie personali scuse alla signora Anna Falchi» intercettata in quanto moglie di Ricucci; il finale dedicato all'appassionata difesa della privacy del comune cittadino.
Su quest'ultimo, delicato versante, il ministro è stato chiaro: «chi ha il telefonino deve stare tranquillo... c'è uno stato pensoso che riflette...come Cicerone io difendo il cittadino comune... non è che se uno telefona all'amica...». Il governo ha fatto un decreto urgente, non per tutelare politici e imprenditori, ma per rassicurare il signor Rossi. Un ministro così animato da spirito civico dove lo trovi?
Il cuore del dibattito ha battuto su un unico versante: vietare ai giornalisti di pubblicare le intercettazioni. Tesi che ha trovato tutti d'accordo, da destra a sinistra, da Feltri a Sansonetti, che, anzi, è stato così categorico («nessuna intercettazione deve mai essere pubblicata») da essere preso ad esempio da Scajola e indicato a Mastella come incoraggiamento per legiferare con mano sicura. Tutti insieme appassionatamente e la trasmissione sarebbe potuta finire lì.
Ma non saremmo nel reality show senza qualche bella donna, senza il profumo del gossip. Ecco allora l'opinionista Nancy Dall'Olio (ex fidanzata dell'allenatore Sven Eriksson) e la direttrice di rotocalco Silvana Giacobini. Tocca proprio a quest'ultima buttare tra le gambe degli illustri ospiti l'unica domanda interessante della serata: «io mi chiedo, per chi lavoravano gli spioni, chi li pagava?». Ed è sempre la bionda Giacobini che, di fronte a quel coretto, timidamente esprime qualche preoccupazione sulle conseguenze del decreto («attenzione a non cadere nella censura e nell'autocensura»).
Il ministro è inflessibile, non dubita, non transige, non ammette che i cronisti riempiano i loro articoli con i verbali degli interrogatori e con le telefonate che rivelano al pubblico di che pasta è fatta la nostra classe dirigente. No, così non si fa, «i giornalisti si guadagnino il Pulizer!», dice Mastella.
La ciliegina sulla torta ce la mette il gran cerimoniere della politica televisiva: «al di là di alcune vergini che si strappano le vesti, ce la facciamo a fare questa legge? qui siamo tutti d'accordo». E se c'è l'accordo a Porta a Porta, la questione è chiusa.
nrangeri@ilmanifesto.it
Comitato no-vespa:
http://www.petitiononline.com/novespa/petition.html